Riquelme dice addio alla Nazionale. E ovviamente divide.
Con una conferenza stampa convocata a Vila-Real (strano per un tipo introverso come lui) e trasmessa dalla tv argentina, Juan Roman Riquelme ha rinunciato alla maglia, e alla fascia da capitano, della nazionale argentina.
La motivazione addotta da Riquelme è che le critiche ricevute negli ultimi tempi hanno ferito non lui ma la madre, costretta in ospedale da alcuni malori, e che quindi ritiene opportuno stare vicino alla madre e rinunciare alla nazionale.
Molti in Argentina hanno dubitato dell' autenticità della motivazione, e hanno anzi insinuato che Riquelme abbia voluto precedere una probabile non-convocazione di Basile per le prossime partite. In ogni caso, anche l'occasione del ritiro dall'Albiceleste si è rivelata buona per discutere uno dei giocatori più discussi degli ultimi tempi. Il titolo di oggi del quotidiano argentino "Olé" esemplifica efficacemente: "Y ahora por quién nos peleamos?", "E adesso per chi litighiamo?".
Riquelme divide perchè è un giocatore molto complesso: ha bisogno, e questo è un limite, di una squadra completamente costruita attorno a lui. Deve poter andare dove gli pare, deve poter tenere il pallone quanto vuole e deve essere sollevato da compiti di copertura.
Questo è successo al Villarreal, e infatti Roman ha trascinato con una stagione memorabile al quarto posto e alla Champions League il "Submarino Amarillo", portandolo l'anno dopo (in una stagione più discontinua), con una impressionante prestazione contro l'Inter, al leggendario traguardo delle semifinali di Champions.
Nel mentre, Pekerman ne aveva fatto il cardine imprescindibile della sua Seleccion, venendo nei primi tempi ampiamente ripagato (o forse qualcuno si dimentica prestazioni come quella del 3-1 inflitto al Brasile al Monumental nel Giugno 2005?). Al mondiale però, Roman, dopo una discreta prima fase, delude parecchio, soprattutto nella partita decisiva contro la Germania. E' forse quella stessa questione di personalità che l'ha portato a giocare sottotono nelle semifinali con l'Arsenal, soprattutto quella d'andata (i rigori si segnano e si sbagliano, non condanno un giocatore per quello). Anche alla ripresa dell'attività internazionale, nell'amichevole persa a Londra contro il Brasile, contribuisce ad appesantire il gioco del nuovo C.T. Basile, e il resto è storia di oggi.
La sensazione è che il suo stile di gioco sia troppo personale per incastrarlo in una nuova Argentina i cui talenti sono davvero tanti (nel Villarreal il gioco è basato tutto su di lui, in nazionale questo non è certo possibile), e che poi come leader della nazionale abbia, spiace dirlo, fallito. D'altro canto, il suo talento è troppo grande per farne un semplice comprimario, motivo per cui la sua rinuncia, anche se dolorosa per Basile e per il giocatore stesso, potrebbe facilitare il lavoro del nuovo C.T. argentino.
Giocatore che quando è ispirato e quando il contesto tattico glielo permette incanta per come controlla e gestisce a piacimento i ritmi della partita (in questo è l'unico trequartista che attualmente può ricordare Zidane), Riquelme può altre volte diventare un peso per la squadra in cui gioca a causa della sua lentezza e della mancanza di verticalità del suo gioco.
Non avendo il dribbling secco di un Kakà o di un Messi, può soffrire tantissimo (anche se è difficilissimo levargli il pallone) i ritmi alti del pressing avversario, che lo costringono a giocare orizzontalmente. Anche così comunque può essere fondamentale per la sua squadra: gran parte del gioco del Villarreal degli ultimi anni si è basata su Riquelme che tiene palla e permette di salire ai compagni che gli si muovono attorno, ampliando così le possibili soluzioni per la manovra. Con Riquelme il Villarreal ha giocato in un modo, senza Riquelme in un altro completamente opposto e siuramente meno ambizioso. Senza Roman il Villarreal non sarebbe arrivato dove è arrivato, e questo è innegabile anche dai suoi più accesi detrattori.
Pregi e difetti di un giocatore tanto grande quanto difficile.
La motivazione addotta da Riquelme è che le critiche ricevute negli ultimi tempi hanno ferito non lui ma la madre, costretta in ospedale da alcuni malori, e che quindi ritiene opportuno stare vicino alla madre e rinunciare alla nazionale.
Molti in Argentina hanno dubitato dell' autenticità della motivazione, e hanno anzi insinuato che Riquelme abbia voluto precedere una probabile non-convocazione di Basile per le prossime partite. In ogni caso, anche l'occasione del ritiro dall'Albiceleste si è rivelata buona per discutere uno dei giocatori più discussi degli ultimi tempi. Il titolo di oggi del quotidiano argentino "Olé" esemplifica efficacemente: "Y ahora por quién nos peleamos?", "E adesso per chi litighiamo?".
Riquelme divide perchè è un giocatore molto complesso: ha bisogno, e questo è un limite, di una squadra completamente costruita attorno a lui. Deve poter andare dove gli pare, deve poter tenere il pallone quanto vuole e deve essere sollevato da compiti di copertura.
Questo è successo al Villarreal, e infatti Roman ha trascinato con una stagione memorabile al quarto posto e alla Champions League il "Submarino Amarillo", portandolo l'anno dopo (in una stagione più discontinua), con una impressionante prestazione contro l'Inter, al leggendario traguardo delle semifinali di Champions.
Nel mentre, Pekerman ne aveva fatto il cardine imprescindibile della sua Seleccion, venendo nei primi tempi ampiamente ripagato (o forse qualcuno si dimentica prestazioni come quella del 3-1 inflitto al Brasile al Monumental nel Giugno 2005?). Al mondiale però, Roman, dopo una discreta prima fase, delude parecchio, soprattutto nella partita decisiva contro la Germania. E' forse quella stessa questione di personalità che l'ha portato a giocare sottotono nelle semifinali con l'Arsenal, soprattutto quella d'andata (i rigori si segnano e si sbagliano, non condanno un giocatore per quello). Anche alla ripresa dell'attività internazionale, nell'amichevole persa a Londra contro il Brasile, contribuisce ad appesantire il gioco del nuovo C.T. Basile, e il resto è storia di oggi.
La sensazione è che il suo stile di gioco sia troppo personale per incastrarlo in una nuova Argentina i cui talenti sono davvero tanti (nel Villarreal il gioco è basato tutto su di lui, in nazionale questo non è certo possibile), e che poi come leader della nazionale abbia, spiace dirlo, fallito. D'altro canto, il suo talento è troppo grande per farne un semplice comprimario, motivo per cui la sua rinuncia, anche se dolorosa per Basile e per il giocatore stesso, potrebbe facilitare il lavoro del nuovo C.T. argentino.
Giocatore che quando è ispirato e quando il contesto tattico glielo permette incanta per come controlla e gestisce a piacimento i ritmi della partita (in questo è l'unico trequartista che attualmente può ricordare Zidane), Riquelme può altre volte diventare un peso per la squadra in cui gioca a causa della sua lentezza e della mancanza di verticalità del suo gioco.
Non avendo il dribbling secco di un Kakà o di un Messi, può soffrire tantissimo (anche se è difficilissimo levargli il pallone) i ritmi alti del pressing avversario, che lo costringono a giocare orizzontalmente. Anche così comunque può essere fondamentale per la sua squadra: gran parte del gioco del Villarreal degli ultimi anni si è basata su Riquelme che tiene palla e permette di salire ai compagni che gli si muovono attorno, ampliando così le possibili soluzioni per la manovra. Con Riquelme il Villarreal ha giocato in un modo, senza Riquelme in un altro completamente opposto e siuramente meno ambizioso. Senza Roman il Villarreal non sarebbe arrivato dove è arrivato, e questo è innegabile anche dai suoi più accesi detrattori.
Pregi e difetti di un giocatore tanto grande quanto difficile.
Etichette: calcio internazionale (non spagnolo), Giocatori, Villarreal
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