Senza complicazioni.
Il Barça porta le cose, nonostante l'indubbio valore del Werder, alla loro dimensione logica, qualificandosi per gli ottavi di finale della Champions. Ora per Rijkaard c'è la possibilità di riorganizzarsi con più serenità, senza impegni ultimativi alle porte (a parte il Mondiale per Club della settimana prossima, torneo di grande importanza ma che porta con sè pressioni di tipo completamente diverso rispetto a Liga e Champions), potendo nel frattempo attendere con calma, per la ripresa della Champions a Febbraio prossimo, i recuperi di Eto'o e Messi.
Già da un mese circa il Barça era tornato il vero Barça, per concentrazione e coesione, ma son sicuro che, con la forza dei nervi distesi per il risultato acquisito ieri, i blaugrana ci potranno proporre del calcio altamente spettacolare, peraltro già ampiamente intravisto contro il Villarreal e nei primi 20 minuti ieri.
Venti minuti in cui il Barça ha sparato tutte le sue cartucce, dispiegato il suo potenziale e affermato la netta superiorità sull'avversario (un Werder che, a parte una fase difensiva con la quale in Europa non potrà mai vincere nulla, deve prendersela soltanto per il sorteggio che l'ha assegnato al gruppo di Barça e Chelsea).
Il Barcelona ha avuto la fortuna di giocarsi il tutto per tutto contro una squadra assolutamente incapace, anche se lo volesse, di attestarsi sulla difensiva. Difesa alta, pressing e la verticalizzazione come idea fissa.
Erano arci-risaputi i punti deboli del Werder: una difesa pessima nell'applicazione del fuorigioco e, soprattutto, facilmente perforabile dai palloni filtranti alle spalle dei suoi componenti, in special modo le verticalizzazioni fra centrale e terzino. Come il cacio sui maccheroni per un Barça che è solito cercare questo tipo di diagonali, disponendo di un prestigiatore come Ronaldinho in rifinitura e di uno specialista del movimento senza palla come Giuly che taglia da destra ed entra come il burro nella disorganizzata difesa tedesca.
Dalla destra il Barça sbriciola il Werder, perchè c'è Giuly e anche perchè c'è il penoso Wome, sempre distratto, goffo, fuori tempo e fuori misura negli interventi. Dopo la "furbata" con cui Ronaldinho sigla l'1-0 (tira rasoterra una punizione dal limite dell'area, approfittando del salto della barriera del Werder), il secondo gol si rivela emblematica: Ronaldinho dalla sinistra, solito lancio in diagonale, fuorigioco sbagliato dal Werder, Wome addormentato, Giuly che va in fuga e serve il comodo 2-0 a Gudjohnsen.
Inizio perfetto dei padroni di casa che impongono il loro ritmo, pressano alto e raddoppiano i centrocampisti del Werder e rilanciano il gioco dando un ritmo alla manovra cui nessuno può stare dietro: grande merito di Deco, che perde sempre un po' troppi palloni ma quando filtra sulla trequarti è maestoso, e di Iniesta, che al consueto lavoro di "cucito" aggiunge un ottimo contributo in interdizione, ronzando continuamente attorno agli avversari e dando una grande mano coi raddoppi su Diego. I gol nel primo tempo potevano benissimo essere tre o quattro, se consideriamo anche un' occasione sciupata da Giuly per eccessiva fretta ed egoismo ed un'altra, incredibile, divorata a porta vuota sempre dal francese, che conclude con la peggiore delle ribattute una devastante azione di contropiede, avviata da un "coast to coast" di Deco e conclusa sul palo da Gudjohnsen al termine di un esaltante slalom (peraltro favorito dal movimento perfetto di Giuly che gli porta via l'uomo).
Nel secondo tempo cambia il quadro tattico, perchè il Werder alza tantissimo il baricentro alla ricerca del gol e il Barça si dedica esclusivamente alla difesa del vantaggio ("all'italiana", si è detto), cercando al massimo qualche contropiede.
Magari, soprattutto nei primi 10-15 minuti della seconda parte, il Barça esagera nell'arroccarsi attorno a Victor Valdes (per una combinazione di calcolo, tensione e stanchezza per il ritmo tenuto ad inizio partita), senza mantenere il possesso-palla e senza neanche tener vivo per il Werder il pericolo del 3-0, ma poi la situazione si stabilizza e anche nell'altro aspetto, quello della speculazione pura e semplice, il Barça resta all'altezza di una notte che richiedeva di limitare al massimo gli errori.
L'aspetto temuto alla vigilia del Werder era soprattutto il potenziale offensivo, che lo fa procedere di goleada in goleada nella Bundesliga: nello specifico, la combinazione dei movimenti, sia larghi che profondi, delle punte (ieri Klose e Hugo Almeida, preferito con una scelta infelicissima a Hunt) con le incursioni dalla seconda linea dei centrocampisti, soprattutto di Borowski. E poi il preponderante, anche per una semplice questione di centimetri, arsenale aereo sui calci piazzati, oltre che, sul piano strettamente individuale, la qualità di Diego e il fiuto di Klose.
La fase difensiva del Barça ha risposto efficacemente a tutte queste insidie. Nel primo tempo, ha semplicemente allontanato i problemi attaccando il Werder e facendo terra bruciata intorno a Diego. Nel secondo, i terzini sono stati attentissimi (ottimo Zambrotta) e hanno ricevuto, sugli smarcamenti di Klose, costante copertura e aiuto da Marquez e Puyol (tranne in un' occasione in cui Klose, rimettendo al centro dell'area, non ha trovato nessun compagno), concentratissimi peraltro nel respingere tutti i cross avversari (provvidenziale l'intervento di Puyol che sullo 0-0 toglie palla a Diego liberatosi nell'area piccola).
Di calci piazzati pericolosi ne son stati concessi il minimo indispensabile, e in quei pochi nessuno ha perso la marcatura. Borowski e Frings hanno trovato pochi spazi per gli inserimenti e l'avanzamento di Marquez (avvenuto con l'entrata in campo di Thuram, formidabile in un salvataggio all'89') davanti alla difesa ha ulteriormente blindato il risultato, così come utile è stato lo spostamento di Gudjohnsen sulla sinistra del tridente per coprire le avanzate di Fritz, una volta che Ronaldinho aveva smesso di seguire il terzino destro ex-Bayer Leverkusen. Diego, visto che togliergli il pallone non era cosa facile, è stato comunque limitato, sottraendogli le opzioni di passaggio più pericolose.
Alla fine, nel secondo tempo non si è visto certo il miglior Barça, ma il dominio del Werder si è rivelato col passare dei minuti sempre più innocuo, con molto gioco orizzontale e il tiro da fuori come unica risorsa.
Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Zambrotta 6,5, Márquez 7, Puyol 7, Gio 6,5; Iniesta 6,5 (73'), Motta 6 (62'), Deco 7; Giuly 6,5 (85'),Gudjohnsen 7, Ronaldinho 7.
In panchina: Jorquera, Belletti, Oleguer, Thuram 6,5 (62'), Edmilson, Xavi 6(73'), Ezquerro (85')s.c.
Werder Bremen (4-3-1-2): Wiese 6; Fritz 6,5, Mertesacker 6, Naldo 5,5, Wome 4 (80'); Frings 6, Jensen 5, Borowski 5,5; Diego 6; Klose 6, Almeida 5 (71').
In panchina: Reinke, Pasanen, Vranjes, Andreasen, Schulz, Klasnic 6 (71'), Hunt (80')s.c.
goles: 1-0 (13'): Ronaldinho, de libre directo bajo la barrera; 2-0 (18'): Gudjohnsen, de derecha a centro de Giuly.
árbitro: Massimo Busacca (Suiza). Amonestó a Puyol (48'), Motta (52'), Wome (74'), Frings (77') y Diego (92'+).
incidencias: Camp Nou. Prácticamente lleno: 95.824 espectadores. Terreno de juego en buenas condiciones, aunque se levantaba en algunas zonas. Noche templada. Partido correspondiente a la sexta jornada del Grupo A de la Champions League.
Già da un mese circa il Barça era tornato il vero Barça, per concentrazione e coesione, ma son sicuro che, con la forza dei nervi distesi per il risultato acquisito ieri, i blaugrana ci potranno proporre del calcio altamente spettacolare, peraltro già ampiamente intravisto contro il Villarreal e nei primi 20 minuti ieri.
Venti minuti in cui il Barça ha sparato tutte le sue cartucce, dispiegato il suo potenziale e affermato la netta superiorità sull'avversario (un Werder che, a parte una fase difensiva con la quale in Europa non potrà mai vincere nulla, deve prendersela soltanto per il sorteggio che l'ha assegnato al gruppo di Barça e Chelsea).
Il Barcelona ha avuto la fortuna di giocarsi il tutto per tutto contro una squadra assolutamente incapace, anche se lo volesse, di attestarsi sulla difensiva. Difesa alta, pressing e la verticalizzazione come idea fissa.
Erano arci-risaputi i punti deboli del Werder: una difesa pessima nell'applicazione del fuorigioco e, soprattutto, facilmente perforabile dai palloni filtranti alle spalle dei suoi componenti, in special modo le verticalizzazioni fra centrale e terzino. Come il cacio sui maccheroni per un Barça che è solito cercare questo tipo di diagonali, disponendo di un prestigiatore come Ronaldinho in rifinitura e di uno specialista del movimento senza palla come Giuly che taglia da destra ed entra come il burro nella disorganizzata difesa tedesca.
Dalla destra il Barça sbriciola il Werder, perchè c'è Giuly e anche perchè c'è il penoso Wome, sempre distratto, goffo, fuori tempo e fuori misura negli interventi. Dopo la "furbata" con cui Ronaldinho sigla l'1-0 (tira rasoterra una punizione dal limite dell'area, approfittando del salto della barriera del Werder), il secondo gol si rivela emblematica: Ronaldinho dalla sinistra, solito lancio in diagonale, fuorigioco sbagliato dal Werder, Wome addormentato, Giuly che va in fuga e serve il comodo 2-0 a Gudjohnsen.
Inizio perfetto dei padroni di casa che impongono il loro ritmo, pressano alto e raddoppiano i centrocampisti del Werder e rilanciano il gioco dando un ritmo alla manovra cui nessuno può stare dietro: grande merito di Deco, che perde sempre un po' troppi palloni ma quando filtra sulla trequarti è maestoso, e di Iniesta, che al consueto lavoro di "cucito" aggiunge un ottimo contributo in interdizione, ronzando continuamente attorno agli avversari e dando una grande mano coi raddoppi su Diego. I gol nel primo tempo potevano benissimo essere tre o quattro, se consideriamo anche un' occasione sciupata da Giuly per eccessiva fretta ed egoismo ed un'altra, incredibile, divorata a porta vuota sempre dal francese, che conclude con la peggiore delle ribattute una devastante azione di contropiede, avviata da un "coast to coast" di Deco e conclusa sul palo da Gudjohnsen al termine di un esaltante slalom (peraltro favorito dal movimento perfetto di Giuly che gli porta via l'uomo).
Nel secondo tempo cambia il quadro tattico, perchè il Werder alza tantissimo il baricentro alla ricerca del gol e il Barça si dedica esclusivamente alla difesa del vantaggio ("all'italiana", si è detto), cercando al massimo qualche contropiede.
Magari, soprattutto nei primi 10-15 minuti della seconda parte, il Barça esagera nell'arroccarsi attorno a Victor Valdes (per una combinazione di calcolo, tensione e stanchezza per il ritmo tenuto ad inizio partita), senza mantenere il possesso-palla e senza neanche tener vivo per il Werder il pericolo del 3-0, ma poi la situazione si stabilizza e anche nell'altro aspetto, quello della speculazione pura e semplice, il Barça resta all'altezza di una notte che richiedeva di limitare al massimo gli errori.
L'aspetto temuto alla vigilia del Werder era soprattutto il potenziale offensivo, che lo fa procedere di goleada in goleada nella Bundesliga: nello specifico, la combinazione dei movimenti, sia larghi che profondi, delle punte (ieri Klose e Hugo Almeida, preferito con una scelta infelicissima a Hunt) con le incursioni dalla seconda linea dei centrocampisti, soprattutto di Borowski. E poi il preponderante, anche per una semplice questione di centimetri, arsenale aereo sui calci piazzati, oltre che, sul piano strettamente individuale, la qualità di Diego e il fiuto di Klose.
La fase difensiva del Barça ha risposto efficacemente a tutte queste insidie. Nel primo tempo, ha semplicemente allontanato i problemi attaccando il Werder e facendo terra bruciata intorno a Diego. Nel secondo, i terzini sono stati attentissimi (ottimo Zambrotta) e hanno ricevuto, sugli smarcamenti di Klose, costante copertura e aiuto da Marquez e Puyol (tranne in un' occasione in cui Klose, rimettendo al centro dell'area, non ha trovato nessun compagno), concentratissimi peraltro nel respingere tutti i cross avversari (provvidenziale l'intervento di Puyol che sullo 0-0 toglie palla a Diego liberatosi nell'area piccola).
Di calci piazzati pericolosi ne son stati concessi il minimo indispensabile, e in quei pochi nessuno ha perso la marcatura. Borowski e Frings hanno trovato pochi spazi per gli inserimenti e l'avanzamento di Marquez (avvenuto con l'entrata in campo di Thuram, formidabile in un salvataggio all'89') davanti alla difesa ha ulteriormente blindato il risultato, così come utile è stato lo spostamento di Gudjohnsen sulla sinistra del tridente per coprire le avanzate di Fritz, una volta che Ronaldinho aveva smesso di seguire il terzino destro ex-Bayer Leverkusen. Diego, visto che togliergli il pallone non era cosa facile, è stato comunque limitato, sottraendogli le opzioni di passaggio più pericolose.
Alla fine, nel secondo tempo non si è visto certo il miglior Barça, ma il dominio del Werder si è rivelato col passare dei minuti sempre più innocuo, con molto gioco orizzontale e il tiro da fuori come unica risorsa.
Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Zambrotta 6,5, Márquez 7, Puyol 7, Gio 6,5; Iniesta 6,5 (73'), Motta 6 (62'), Deco 7; Giuly 6,5 (85'),Gudjohnsen 7, Ronaldinho 7.
In panchina: Jorquera, Belletti, Oleguer, Thuram 6,5 (62'), Edmilson, Xavi 6(73'), Ezquerro (85')s.c.
Werder Bremen (4-3-1-2): Wiese 6; Fritz 6,5, Mertesacker 6, Naldo 5,5, Wome 4 (80'); Frings 6, Jensen 5, Borowski 5,5; Diego 6; Klose 6, Almeida 5 (71').
In panchina: Reinke, Pasanen, Vranjes, Andreasen, Schulz, Klasnic 6 (71'), Hunt (80')s.c.
goles: 1-0 (13'): Ronaldinho, de libre directo bajo la barrera; 2-0 (18'): Gudjohnsen, de derecha a centro de Giuly.
árbitro: Massimo Busacca (Suiza). Amonestó a Puyol (48'), Motta (52'), Wome (74'), Frings (77') y Diego (92'+).
incidencias: Camp Nou. Prácticamente lleno: 95.824 espectadores. Terreno de juego en buenas condiciones, aunque se levantaba en algunas zonas. Noche templada. Partido correspondiente a la sexta jornada del Grupo A de la Champions League.
Etichette: Barcelona, Champions League, Spagnole nelle coppe
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