Notte magica al Montjuic.
La Partita Perfetta, magistrale, da sogno... c'è l' imbarazzo della scelta su come definire il 3-0 con cui l' Espanyol liquida nientepopodimenochè il Werder Brema, mettendo una seria ipoteca su una finale di Uefa che sarebbe tutta spagnola, resta da vedere il nome dell' eventuale altra finalista, visto che contemporaneamente all' impresa perica l' Osasuna batteva 1-0 (gran gol di testa di Soldado) al Reyno de Navarra un fiacco Sevilla.
Lo confesso: adoro Ernesto Valverde. Già ho apprezzato il suo Athletic Bilbao, ora mi inchino di fronte all' intelligenza e all' armonia con cui il suo Espanyol si muove sul rettangolo verde. In Spagna lo definirebbero pedazo de entrenador, io mi limito ad invocare una chance per lui sulla panchina di una grande squadra.
I padroni di casa hanno praticamente cancellato tutti i punti di forza del Werder e, al tempo stesso, hanno infierito senza pietà sulle arcinote debolezze difensive dei tedeschi.
Disposti in maniera impeccabile in fase di non possesso, col solo Tamudo davanti e Pandiani che si abbassava all' altezza di De la Pena andando a comporre, col contemporaneo spostamento davanti alla difesa di Moisés Hurtado, una sorta di 4-1-4-1. Nessuno sbocco nè sulle fasce (fenomenale lavoro in ripiegamento di Riera e Rufete), nè in zona centrale, linee di passaggio tutte ostruite, solo qualche azione individuale di Diego come extrema ratio.
Una cosa che mi piace tantissimo del gioco di Valverde poi è come schiera la linea difensiva: mai troppo bassa e quindi pericolosamente vicina al portiere, bensì sempre vicina al centrocampo, aggressiva e sempre pronta all' anticipo sugli attaccanti avversari, quasi sempre costretti a prendere palla spalle alla porta.
Il risultato è che il Werder impegna pochissimo Iraizoz, comunque ancora una volta eccezionale su una conclusione da fuori in pieno recupero che poteva fruttare un 3-1 dal sapore ben diverso.
Espanyol tanto compatto e organizzato in fase di non possesso quanto letale, geometrico ed armonico nel suo contropiede manovrato.
I primi due gol arrivano su azione di calcio d' angolo, prima Moisés Hurtado su cross dalla destra di Rufete, poi ad inizio secondo tempo Pandiani, sempre più bomber di Uefa con 11 gol, smorza appena con un perfetto inserimento sul primo palo un gran corner dalla sinistra di De la Pena, mandando a vuoto l' intervento di Wiese.
Wiese che pochi minuti più tardi segnerà il prosieguo della partita con la sua espulsione (fallaccio su Tamudo lanciato a rete su un ribaltamento improvviso innescato da De la Pena), che vanifica le speranze di rimonta dei suoi e mette la strada in discesa per l' Espanyol.
Nella mezzora finale i catalani possono abbassare il ritmo e rinforzare il centrocampo, aggiungendo Ito al centrocampo e sostituendo De la Pena con Jonatas. A parte un diagonale di Rufete sventato da Reinke, l' Espanyol sembra preferire evitare il gol del Werder più che cercare il terzo, ma Tamudo, Riera e Coro, non sono d' accordo, dato che con un' azione di spettacolare linearità, conclusa proprio da Coro, infliggono il colpo di grazia ai malcapitati tedeschi.
Se Moisés Hurtado ha assicurato equilibri fondamentali alla fase difensiva, De la Pena è l' altra faccia di questo Espanyol perfetto con e senza palla. Grande burattinaio del centrocampo, sicuramente meno controllato dal Werder rispetto a quanto fatto dall' Espanyol con Diego, il suo è un calcio visionario alla portata di pochi altri e Montjuic gli ha reso la meritata ovazione al momento della sua uscita.
3 - Espanyol (4-4-1-1): Iraizoz 7; Lacruz 6,5, Torrejón 7, Jarque 7, David García 7; Rufete 7(Corominas 6,5, min.83), Moisés Hurtado 7, De la Peña 7,5 (Jonatas 6,5 min.78), Riera 7; Pandiani 7 (Ito 6, min.72); Tamudo 7.
0 - Werder Bremen (4-3-1-2): Wiese 5,5; Fritz 5,5, Pasanen 5, Naldo 5,5, Owomeyela 5,5; Frings 6, Baumann 5 (Vranjes s.v., min.77), Jensen 5 (Reinke, min.58); Diego 6,5; Hunt 5,5, Klose 4 (Almeida, min.73).
Gol: 1-0: Moisés Hurtado (min.19); 2-0: Pandiani (min.50); 3-0: Coro (min.87)
Árbitro: Tom Henning Ovrebo (Noruega).
Amonestó a los locales Moisés Hurtado (min.24), Pandiani (min.67) y a los visitantes Baumann (min.36) y Fritz (min.94). Expulsó con roja directa a Wiese (min.58).
Incidencias: Partido correspondiente a la ida de las semifinales de la Copa de la UEFA, disputado en el estadio olímpico Lluís Companys ante 40.250 aficionados.
Lo confesso: adoro Ernesto Valverde. Già ho apprezzato il suo Athletic Bilbao, ora mi inchino di fronte all' intelligenza e all' armonia con cui il suo Espanyol si muove sul rettangolo verde. In Spagna lo definirebbero pedazo de entrenador, io mi limito ad invocare una chance per lui sulla panchina di una grande squadra.
I padroni di casa hanno praticamente cancellato tutti i punti di forza del Werder e, al tempo stesso, hanno infierito senza pietà sulle arcinote debolezze difensive dei tedeschi.
Disposti in maniera impeccabile in fase di non possesso, col solo Tamudo davanti e Pandiani che si abbassava all' altezza di De la Pena andando a comporre, col contemporaneo spostamento davanti alla difesa di Moisés Hurtado, una sorta di 4-1-4-1. Nessuno sbocco nè sulle fasce (fenomenale lavoro in ripiegamento di Riera e Rufete), nè in zona centrale, linee di passaggio tutte ostruite, solo qualche azione individuale di Diego come extrema ratio.
Una cosa che mi piace tantissimo del gioco di Valverde poi è come schiera la linea difensiva: mai troppo bassa e quindi pericolosamente vicina al portiere, bensì sempre vicina al centrocampo, aggressiva e sempre pronta all' anticipo sugli attaccanti avversari, quasi sempre costretti a prendere palla spalle alla porta.
Il risultato è che il Werder impegna pochissimo Iraizoz, comunque ancora una volta eccezionale su una conclusione da fuori in pieno recupero che poteva fruttare un 3-1 dal sapore ben diverso.
Espanyol tanto compatto e organizzato in fase di non possesso quanto letale, geometrico ed armonico nel suo contropiede manovrato.
I primi due gol arrivano su azione di calcio d' angolo, prima Moisés Hurtado su cross dalla destra di Rufete, poi ad inizio secondo tempo Pandiani, sempre più bomber di Uefa con 11 gol, smorza appena con un perfetto inserimento sul primo palo un gran corner dalla sinistra di De la Pena, mandando a vuoto l' intervento di Wiese.
Wiese che pochi minuti più tardi segnerà il prosieguo della partita con la sua espulsione (fallaccio su Tamudo lanciato a rete su un ribaltamento improvviso innescato da De la Pena), che vanifica le speranze di rimonta dei suoi e mette la strada in discesa per l' Espanyol.
Nella mezzora finale i catalani possono abbassare il ritmo e rinforzare il centrocampo, aggiungendo Ito al centrocampo e sostituendo De la Pena con Jonatas. A parte un diagonale di Rufete sventato da Reinke, l' Espanyol sembra preferire evitare il gol del Werder più che cercare il terzo, ma Tamudo, Riera e Coro, non sono d' accordo, dato che con un' azione di spettacolare linearità, conclusa proprio da Coro, infliggono il colpo di grazia ai malcapitati tedeschi.
Se Moisés Hurtado ha assicurato equilibri fondamentali alla fase difensiva, De la Pena è l' altra faccia di questo Espanyol perfetto con e senza palla. Grande burattinaio del centrocampo, sicuramente meno controllato dal Werder rispetto a quanto fatto dall' Espanyol con Diego, il suo è un calcio visionario alla portata di pochi altri e Montjuic gli ha reso la meritata ovazione al momento della sua uscita.
3 - Espanyol (4-4-1-1): Iraizoz 7; Lacruz 6,5, Torrejón 7, Jarque 7, David García 7; Rufete 7(Corominas 6,5, min.83), Moisés Hurtado 7, De la Peña 7,5 (Jonatas 6,5 min.78), Riera 7; Pandiani 7 (Ito 6, min.72); Tamudo 7.
0 - Werder Bremen (4-3-1-2): Wiese 5,5; Fritz 5,5, Pasanen 5, Naldo 5,5, Owomeyela 5,5; Frings 6, Baumann 5 (Vranjes s.v., min.77), Jensen 5 (Reinke, min.58); Diego 6,5; Hunt 5,5, Klose 4 (Almeida, min.73).
Gol: 1-0: Moisés Hurtado (min.19); 2-0: Pandiani (min.50); 3-0: Coro (min.87)
Árbitro: Tom Henning Ovrebo (Noruega).
Amonestó a los locales Moisés Hurtado (min.24), Pandiani (min.67) y a los visitantes Baumann (min.36) y Fritz (min.94). Expulsó con roja directa a Wiese (min.58).
Incidencias: Partido correspondiente a la ida de las semifinales de la Copa de la UEFA, disputado en el estadio olímpico Lluís Companys ante 40.250 aficionados.
Etichette: Espanyol, Spagnole nelle coppe
8 Comments:
Innanzitutto, bentornato! ;-)
Riguardo all'Espanyol, be', niente da dire. Valverde ha completamente ridicolizzato Schaaf (a mio avviso molto sopravvalutato, non è la prima volta che il Werder fallisce una partita importante): squadra corta, ripartenze veloci e un giocatore di categoria superiore, del quale non c'è nemmeno bisogno di fare il nome!
Proprio su questo punto farei una riflessione: dopo anni in cui la figura del regista è stata bistrattata, in onore di mediani muscolari o fantasisti leziosi, mi sembra che in qualche modo stia di nuovo emergendo l'importanza di una figura alla De la Pena.
Il valore aggiunto di un giocatore del genere è che ti permette di gestire l'incontro nel migliore dei modi a seconda del contesto. Rallenta quando deve rallentare, accelera quando deve accelerare: un po' il lavoro del playmaker a basket, dove questa figura è (giustamente) ritenuta quasi essenziale.
Pensa all'importanza di Pirlo e Seedorf nel Milan (avercene due così!) o di Mascherano e Xabi Alonso nel Liverpool. Chiaro, se ne può fare a meno, a patto però di avere un ritmo e una creatività sulle fasce esagerati (vedi Manchester).
Sfondo una porta aperta: un paio di settimane fa m'è capitato di guardare il Superclasico Boca-River (sempre uno spettacolo) e sono rimasto incantato dalla prestazione di Riquelme: non un pallone buttato via, sfera giocata quasi sempre di prima e un movimento armonico di tutta la squadra intorno ad un perno geniale come Juan Roman. Senza esagerare, la cosa più vicina a Zidane che m'è capitato di vedere.
Sono rimasto molto deluso dal Werder, per me, assieme al Siviglia, la favorita. Gli uomini di Schaaf sono sembrati i fantasmi dei ragazzi che erano stati in testa alla Bundes e che avevano costretto il Barça ad un 1-1 rimediato in extremis. Io però non darei per certo l'approdo in finale di Tamudo & soci: al Weserstadion può succedere di tutto.
Son d' accordo su Schaaf: il suo Werder è una squadra piuttosto friabile, generosa in tutte e due i sensi. Ovviamente prevedere un 3-0 era da folli, ma conoscendo le caratteristiche dell' Espayol si sapeva che avrebbe potuto fare male, soprattutto in profondità.
Magari al ritorno il Werder farà 4-0, ma non ho alcun dubbio che Valverde faccia dieci a zero a Schaaf.
Mi piace perchè prima di tutto pensa agli equilibri difensivi, ma senza mai sacrificare il talento: tutto quello che ha, lo mette in campo. De la Pena-Rufete-Riera-Tamudo-Luis Garcia (Pandiani) fanno sì che una volta riconquistato il pallone l' Espanyol non proponga mai nulla di banale o approssimativo, ma che le sue azioni di contropiede manovrato diventino qualcosa di esteticamente appagante, oltre che estremamente efficace.
In tutto questo De la Pena svolge un ruolo-chiave: fai bene a sottolineare l' importanza di giocatori che nel mezzo sappiano gestire i ritmi del gioco, ma De la Pena è qualcosa in più di questo.
Negli ultimi anni non ho visto nessuno in Europa con la sua capacità di vedere e servire palloni smarcanti. Nelle sue azioni compie dei salti logici che hanno del prodigioso: ti aspetti un passaggio all' ala o all' attaccante, lui invece crea letteralmente degli spazi cui non avresti mai pensato. Anche ieri veniva da applaudirlo pure quando sbagliava i passaggi, per la genialità e la fiducia che palesava ogni sua giocata: mi viene in mente un contropiede nel secondo tempo nel quale con un semplice arresto della corsa ha spalancato un varco gigantesco fra i due centrali del Werder, presi in controtempo mentre correvano: De la Pena ha messo il pallone nel corridoio e l' azione poi non è andata a buon fine, ma che sinfonia!
De la Pena è una specie rara, un giocatore a sè: talmente atipico che i suoi limiti gli hanno impedito una grande carriera: troppo poco dinamico, per gli allenatori che l' hanno avuto era un lusso eccessivo sia per un verso farlo giocare da trequartista che per l' altro schierarlo come centrocampista centrale (grande Valverde che gli ha trovato finalmente una collocazione fissa). Aggiungici poi i limiti palesi di personalità e capisci come il Pelat abbia trovato la sua migliore dimensione in un club come l' Espanyol, dove le pressioni e la concorrenza a livello tattico sono minori: lui è il faro indiscusso.
Comunque in generale l' Espanyol è una squadra solida, quadrata e con molto talento, non talento nella quantità delle grandissime squadre, ma talento sufficiente per farti passare una serata assai spiacevole, se le cose girano (vedi anche il Barça): non dimentichiamo un mito come Tamudo, l' attaccante più furbo della Liga, il completo Luis Garcia, l' elegantissimo (mia predilezione) Riera, il veterano Rufete, il vivace Corominas, senza dimenticare uno come Dani Jarque che al centro della difesa sta completando un' eccellente stagione.
E' una mia opinione molto personale, ma credo che partite come il 3-0 di ieri sera (o anche il Celta che anni fa battè il Benfica 7-1 e la Juve 4-0) diano al calcio spagnolo lo stesso prestigio di una qualsiasi Coppa Campioni vinta dal Real Madrid o dal Barça.
P.S: Riquelme rientra proprio nella categoria di trequartisti di cui Zidane è stato l' esponente più illustre. Se da una parte ci sono i "solisti", quelli che come Ronaldinho o (di più) Messi entrano in azione più in prossimità dell' area avversaria, sfondando palla al piede, quelli come Zidane o Riquelme sono molto più centrocampisti, son come delle calamite che attirano tutto, compagni e avversari, il cui compito prima ancora che risolvere la partita con un' azione individuale è quello di far giocare meglio i compagni che hanno attorno.
Hai ragione Antonio: di certo col Werder non c'è nulla...
Ho visto moltissime partite dell'Athletic di Valverde: personalmente non lo sopportavo per l'ostracismo a Julen, che non faceva giocare nemmeno per sbaglio, tuttavia l'ho apprezzato per il suo calcio divertente e offensivo. Con lui l'Athletic è andato in UEFA e ha raggiunto una semifinale di Coppa del Re, roba che sembra lontana anni luce dagli orrori attuali...inoltre non è stato un caso che Yeste abbia reso tantissimo con Txingurri in panca. Del suo calcio mi piace molto il perfetto sfruttamento delle fasce e il tentativo costante di giocare il pallone. Ai tempi di Bilbao aveva un difetto enorme: i cambi. Non tentava mai correzioni di modulo, le sostituzioni erano sempre le stesse (attaccante per attaccante, mediano per mediano, ...), insomma mostrava scarsa elasticità e incapacità di cambiare il corso della partita. Non so se a Barcellona è migliorato, da questo punto di vista. Sicuramente è un tecnico preparato, capce di far giocare un bel calcio e molto giovane: il futuro è suo.
Già, bell' Athletic quello di Valverde: una manovra piacevole e ad ampio respiro, e ricordiamoci che è stato l' ultimo tecnico ad utilizzare Iraola soprattutto come terzino destro!
Mi ricordo ad esempio un Athletic-Real Madrid 2-1 nel 2004-2005, nel quale l' Athletic giocò un primo tempo a dir poco strepitoso.
Quest' anno con l' Espanyol l' ho visto soprattutto contro squadre più forte, quindi l' atteggiamento di partenza è stato per forza di cose più attendista. Mi sembra meno offensivo rispetto al suo Athletic, preferisce agire in contropiede.
Credo comunque che Valverde potrebbe far esprimere un calcio molto migliore al Valencia rispetto a Quique Sanchez Flores: immaginati con gli esterni che ha il Valencia, come li potrebbe sfruttare "Txingurri" (a proposito: che 'vvordì in euskera?)
ricordo anche un Real Madrid-Athletic 0-2, con reti di Del Horno e Iraola, che come fai giustamente notare con Valverde giocava sempre terzino destro in modo sublime. Il Valencia mi sembra davvero un'ottima squadra per Txingurri, visti i giocatori a disposizione...quelle fasce diventerebbero un incubo per gli avversari, mica come adesso che sono sfruttate pochissimo (roba da matti, tra parentesi). Io gliela auguro una grande, perchè ha capacità davvero notevoli come tecnico.
Txingurri significa "formichina", è un soprannome che risale ai tempi in cui Valverde giocava nell'Athletic e si riferisce alle sue caratteristiche di seconda punta piccola, veloce e agilissima ^^. Ciao!
De la Pena era il mio idolo già nella disgraziata stagione 1998/99 nella Lazio
ma soprattutto felice, davvero felice di rileggerti
Marco
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