La nuova Liga/6: Valencia/Quique si gioca tutto.
Il presidente Soler ha deciso: Quique Sanchez Flores dentro, Carboni fuori. Il tecnico valenciano, dopo un confronto prolungato e dai toni aspri con l’ italiano, accentra il potere in una stagione che sarà la sua prova del nove. Se nella scorsa stagione ha potuto nascondersi dietro l’ alibi dei tanti infortunati e se l’ appoggio di gran parte della stampa locale rappresenta sempre un bel vantaggio, quest’ anno non ci saranno scuse. Dispone della rosa probabilmente migliore della Liga dopo quella del Barça (in ogni caso è molto più rodata e definita nel suo assetto rispetto a quella del Real Madrid), una “plantilla” completa in tutti i reparti, esperta ma anche irrorata di tanto talento giovane, con una concentrazione di talento offensivo forse mai verificatasi in tutta la storia del Valencia Club de Futbol, sicuramente superiore anche rispetto al mitico equipo de laboratorio di Rafa Benitez.
Un sistema di gioco, consolidatosi sin dall’ epoca di Cuper, che ormai fa parte del DNA di questo club, l’ organizzazione difensiva migliore di tutta la Spagna e una scelta di uomini che in teoria permette di giocare con la massima efficacia in tutti i modi possibili, agendo di rimessa o controllando il possesso-palla e aggirando l’ avversario sugli esterni, dove il Valencia dispone delle individualità migliori del campionato.
Questo discorso però ancora vale solo in teoria, è bene sottolinearlo, perché l’ anno scorso il punto debole del Valencia, mortifero in contropiede e molto a suo agio contro avversarie di pari grado, è stato proprio la disarmante mancanza di idee quando si è trovato ad attaccare difese schierate. C’ entravano anche le assenze di Baraja ed Edu che obbligavano a schierare coppie di centrocampo di meri interdittori con Albelda, Marchena (questo un po’ più bravo a giocare il pallone) ed Albiol, ma c’ entra soprattutto la filosofia di gioco di Quique, non solo avara nei confronti dello spettatore, ma anche contraria alla natura dei suoi talenti offensivi ed, alla lunga, scarsamente efficace in un torneo di 38 gare dove le squadre disposte a concederti il contropiede son sempre molte meno rispetto a quelle che tengono prima di tutto alla sopravvivenza.
Ed è stato lo stesso tecnico valenciano, in una per lui rarissima uscita autocritica, ad ammettere questo neo in un’ intervista al Pais: “con le grandi squadre è più facile giocare… le altre invece sanno quanto siamo pericolosi in contropiede, per questo ripiegano e ci concedono il possesso-palla… è un aspetto sul quale dobbiamo migliorare molto rispetto all’ anno scorso”. Un Valencia che occupi più stabilmente la metacampo altrui, dalle soluzioni più varie ed elaborate e cui il pallone non scotti tra i piedi, che permetta ai Silva, Villa, Joaquin e Vicente di agire più tempo possibile nelle condizioni e nelle zone di campo da loro predilette: da qui dipenderà il salto di qualità di questa squadra. Insospettito da queste promesse, ho avuto modo di vedere l’ andata del preliminare di Champions con l’ Elfsborg, e devo dire che le prime impressioni paiono incoraggianti: al di là dell’ infimo valore dell’ avversario, un Valencia con la mentalità e i ritmi giusti, dominatore assoluto del possesso-palla, fluido, imprevedibile e veloce nelle sue iniziative, con costanti sovrapposizioni dei terzini e illeggibili scambi a terra fra Vicente, Silva e Villa, sempre pronti a scambiarsi la posizione e indifferentemente servire l’ assist o andare alla conclusione in prima persona. Che dire, speriamo non sia soltanto un miraggio estivo…
Intanto, il mercato (affidato al nuovo direttore sportivo Miguel Angel Ruiz, questo sì in sintonia con Quique) non è stato certo dei più riusciti, nonostante la rosa fosse già molto ben fornita: oltre ad Alexis, Hildebrand, Helguera, Sunny e Mata, l’ incomprensibile acquisto di Arizmendi, quello un po’ troppo costoso (18 milioni) di Zigic, ma soprattutto l’ ancora fantomatico “mediocentro creativo”, la grande telenovela dell’ estate. E’ questa l’ unica vera pecca dell’ organico valenciano, ed è qui che i dirigenti stanno facendo la peggior figura: le voci si susseguono da due mesi buoni: prima Sneijder, inviso a Quique e finito successivamente al Real, poi Lucho Gonzalez, troppo costoso, poi ancora Kallstrom, incedibile dal Lione, poi addirittura Van Der Vaart, fuori ruolo e in ogni caso non negoziabile da un indispettito Amburgo, infine ora un ritorno alla disperata su Lucho Gonzalez, destinato a sicuro insuccesso.
La situazione resta delicata: va bene Baraja, quando gira non si discute, ma ci sono dubbi tanto sulla sua continuità di rendimento (non più quella dei tempi d’ oro) quanto sulla sua condizione fisica, spesso compromessa dagli infortuni. Di “Mr. Sfortuna” Edu non ne parliamo nemmeno, quindi il rischio è che al minimo contrattempo del “Pipo”, il Valencia possa essere costretto a riproporre una mediana di soli interdittori: Albelda-Sunny, Albelda-Marchena, Albelda-Albiol… cambiando l’ ordine dei fattori, il risultato non cambia.
Formazione tipo (4-2-3-1): Canizares; Miguel, Albiol (Helguera), Marchena (Alexis), Moretti; Albelda, Baraja; Joaquin, Silva, Vicente; Villa. Alternativa: 4-4-2 con Morientes o Zigic accanto a Villa e Silva esterno sinistro (dipende dalle condizioni di Vicente).
DIFESA
Ballottaggio in porta: la società spera che Hildebrand, protagonista dello Stoccarda campione di Germania (buon portiere, affidabile, ma secondo me inferiore per talento puro ad alcuni suoi connazionali), possa stimolare un Canizares che, quando si rilassa eccessivamente, rovina certi prodigi fra i pali con rovinose distrazioni e pessime letture, soprattutto sulle uscite che sono il suo vero Tallone d’ Achille.
Al centro della difesa, due delle maggiori promesse spagnole, Albiol e il neo-acquisto Alexis. Temendo certe controindicazioni dell’ inesperienza, la società si è comunque tutelata dopo la partenza di Ayala, ingaggiando Helguera, ripudiato dal Real Madrid dopo una stagione in cui si è disimpegnato sicuramente meglio del più reclamizzato Cannavaro: Helguera, che soffre molto se costretto al recupero in velocità, apporta oltre all’ esperienza buon senso tattico, gioco aereo e notevole capacità di impostare l’ azione dalla retrovie, da ex-centrocampista che si rispetti.
Alexis ha grossissime potenzialità, ma non si sa se possa ancora assicurare una continuità di rendimento ottimale: eccezionale girone d’ andata l’ anno scorso al Getafe, calo netto nel ritorno con il contorno di una serata da dimenticare come quella del Camp Nou in Copa del Rey. Per questo, l’ intenzione di Quique pare un inserimento più graduale: contro l’ Elfsborg Albiol (ormai una certezza, anche se andrà verificato separato da Ayala) è stato accompagnato da Marchena, tornato disponibile principalmente da difensore dopo la sorprendente parentesi dell’ anno scorso da centrocampista: Marchena soffre giocatori agili e rapidi, ma ha forza, personalità e tempismo da vendere, oltre ad essere l’ elemento che meglio di tutti sa avviare l’ azione dalla difesa, con discreta proprietà di palleggio e visione di gioco.
Miguel e Moretti saldi al loro posto: il primo spera che finalmente questa auspicata evoluzione del gioco valenciano possa valorizzarne meglio la naturale propensione offensiva, il secondo rimane a disposizione di ordini, come da copione di giocatore tatticamente diligentissimo, non poco insipido quando spinge ma concentrato ed efficace nei movimenti difensivi (valido anche da centrale, sicuro nel gioco aereo) e con i tempi giusti nelle sovrapposizioni.
Mentre il rientrante Caneira, tecnicamente modesto ma grintoso e rapido (in definitiva, meglio da terzino che da centrale come qualche anno fa), farà da silenzioso rincalzo a Miguel, Moretti ha una patata bollente alle spalle: Del Horno, uno degli esempi più lampanti dell’ irrazionalità del calcio attuale.
Il Valencia la scorsa estate effettuò su di lui, giocatore infortunato, un bell’ investimento: al rientro dall’ infortunio, Quique lo impiega in un paio di partite senza infamia e senza lode, poi lo ricaccia in panchina senza colpo ferire. Quest’ estate poi, durante il ritiro, risulta che Del Horno faccia parte della lista dei “descartes” del Valencia, quelli che si allenano a parte perché aspettano solo di essere venduti. Dopo un paio di settimane però Quique ci ripensa, e reintegra Del Horno con la prima squadra, senza però esagerate prospettive di titolarità, chè le voci di un ritorno all’ Athletic Bilbao (di difficile attuazione per via dell’ alto ingaggio del giocatore) tuttora non cessano. Detto dell’ insondabilità dei motivi di un comportamento così lunatico da parte del tecnico, va constatato con estremo rammarico come si stia bruciando il miglior talento di Spagna nel ruolo di terzino sinistro oltrechè uno dei migliori a livello europeo. E pensare che una coppia di terzini Miguel-Del Horno non è roba di tutti i giorni…
CENTROCAMPO
Albelda-Baraja qualche anno fa era una società straordinariamente proficua, ora gli anni passano anche per loro. Il Valencia la stagione scorsa ha risentito parecchio l’ assenza per infortunio di Albelda negli ultimi mesi del 2006, ma poi il capitano ha avuto un finale di stagione abbastanza stentato, addirittura un po’ in ombra rispetto allo smagliante Marchena centrocampista. Resta comunque, ovviamente, colonna imprescindibile per gli equilibri tattici della squadra, enorme sradicatore di palloni.
Baraja, allo stato attuale del mercato, sarà l’ elemento-chiave della stagione valenciana, e questo può essere un rischio, data la sua insostituibilità (su Edu, dopo due infortuni gravissimi al ginocchio, non si possono proprio fare piani di sorta) e date anche la fragilità fisica e una continuità di rendimento smarrita già da un paio di anni. E’ indubbiamente nella fase discendente della sua carriera, ha perso l’ inserimento devastante dei tempi migliori, ma nelle serate giuste sa ancora assicurare quelle geometrie che fanno girare la squadra, perfette sventagliate ad azionare gli esterni, ma anche ottime rasoiate per la profondità di Villa. Si può ancora contare su di lui (molto brillante in questa pretemporada), ma tenendo sempre pronta quell’ alternativa di garanzia che deve ASSOLUTAMENTE arrivare in questi ultimi giorni di mercato.
Alle loro spalle affinerà il suo grande talento Sunny (già analizzato dettagliatamente in questo post sulla Spagna Under 20), secondo me titolare già designato della Spagna al Mondiale del 2010. Saggia la decisione della società di non darlo in prestito, il ragazzo è già pronto per il calcio di massima divisione. La polivalenza di Marchena permette un’ altra valida opzione per il ruolo di centrocampista difensivo, mentre le fasce saranno anche quest’ anno il fiore all’ occhiello della squadra, e si spera in un Valencia che le solleciti con maggior frequenza.
Vicente, come Baraja, sarà pedina-chiave: le poche belle partite del Valencia l’ anno scorso (mi vengono in mente le vittorie casalinghe con Atlético ed Espanyol) sono venute proprio quando c’era lui a spianare la fascia sinistra. La cosa che fa più rabbia è che questo giocatore ha passato gli ultimi tre anni in ombra per pura sfortuna: l’ ultimo anno in cui ha giocato con continuità è stato protagonista determinante di una stagione, la 2003-2004, che aveva riservato Liga e Coppa Uefa, e resta il meglio in Europa nel ruolo, verticale, concreto e incisivo come nessuno.
Purtroppo però questi maledetti infortuni muscolari giungono puntuali ogni volta che comincia ad ingranare, una vera maledizione. Aveva pure svolto una preparazione apposita ed accurata per scongiurare il ripetersi di questi problemi, ma dopo la grande prestazione con l’ Elfsborg l’ ennesimo contrattempo lo ha allontanato dagli allenamenti e costretto a dare forfait per la prima di domenica sera col Villarreal.
Vicente è imprescindibile per dare profondità sulla sinistra (anche perché in sua assenza viene adattato un trequartista di ruolo come Silva, altro passo altri movimenti), ma chissà che la dipendenza non possa attenuarsi con l’ eventuale esplosione di Jaime Gavilan, altro talento dei tanti martoriati da infortuni nel Valencia della passata stagione: classica ala dal gioco diretto e dallo spunto esplosivo, avrebbe tutte le caratteristiche per supplire ai tormenti di Vicentin. Chi non ha invece caratteristiche da esterno ma chiaramente da seconda punta (nonostante Quique nelle amichevoli lo abbia impiegato soprattutto da esterno sinistro) è Mata, l’ ultimo arrivato della pregiata collezione di mancini del Valencia, destinato però a un prestito ad un altro di club di Primera, la soluzione più giusta per un grande talento che si trova chiuso e che ha bisogno di minuti come del pane.
Cambiando fascia, la notizia più bella è che Joaquin a Valencia si trova finalmente a casa. E’ un ricordo ormai lontano lo straniero dei primi mesi della passata stagione (uno che da idolo stracoccolato della metà verdiblanca di Siviglia si trova ad essere uno dei tanti in una grande squadra accusa uno spaesamento quasi simile a quello di uno che cambia nazione), dal girone di ritorno Joaquin ha cambiato marcia e ritrovato la spensieratezza che tanto affascina nel suo gioco. In grande spolvero in quest’ inizio stagione, eccezionale con l’ Elfsborg e protagonista anche nell’ amichevole della Seleccion in Grecia. Joaquin che torna Joaquin vuol dire anche Angulo che torna Angulo, cioè dodicesimo uomo utile sia per dare più sacrificio sulla fascia destra sia come attaccante di movimento. Dodicesimo uomo però, sia ben chiaro, nulla di più.
Chi spera vivamente in un ritorno in pianta stabile di Vicente è anche Silva, dato che ciò lo libererebbe nella sua posizione preferita, quella di trequartista. Ragazzi, qui siamo nel territorio della classe pura: ciò che mi esalta maggiormente di questo piccolo genio mancino non è tanto la tecnica squisita, il sinistro morbido o il dribbling stretto, ma la sua capacità in senso lato di dare sempre una via d’ uscita limpida all’ azione.
Quando lui entra in contatto col pallone il discorso progredisce, ho visto pochi trequartisti con la sua capacità di intendere e favorire il gioco di squadra: mai un tocco di troppo, si offre e si associa ai compagni, scambia, segue l’ azione e si fa trovare sempre al posto giusto per rifinirla o concluderla, soprattutto fra le linee (interessante anche quando parte dalla fascia destra per tagliare nel mezzo). Lui è il tipico fuoriclasse da spazi stretti che fa capire quanto potenziale Quique sprechi votando i suoi alla religione del contropiede (non parliamo poi quando Silva, con impeccabile dedizione, si trova costretto a retrocedere fin quasi sulla sua area di rigore per aiutare il terzino…).
ATTACCO
Villa maravilla: l’ asturiano è uno di quegli assi, alla Henry per intenderci, cui sta strettissima la semplice, volgare definizione di “bomber”. Villa è l’ attacco del Valencia, punto: costruisce in prima persona le azioni che poi finalizza, sforna assist, crea spazi coi suoi classici tagli dal centro verso l’ esterno (micidiale quando ha a disposizione l’ uno contro partendo dalla sinistra), è una minaccia in contropiede… Può giocare sia seconda punta accanto a un Morientes o un Zigic, sia unico attaccante, anche se in questo caso le sue caratteristiche, l’ opposto di quelle di un ariete, necessitano di costanti inserimenti che dal centrocampo occupino tutti quegli spazi che la sua mobilità lascia a centro area.
Il partner, in caso di Valencia a due punte, può essere la vecchia pellaccia del Morientes oppure il nuovo acquisto Zigic, che aggiunge alternative tattiche preziosissime. Morientes è maestro nell’ incornare i cross dalle fasce, mentre i due metri e due di Zigic possono funzionare anche come torre per i lanci dalle retrovie, scorciatoia invidiabile nel caso di una prevedibile difficoltà di manovra a centrocampo. In ogni caso, non un giocatore da contropiede…
Infine, il mistero Arizmendi: 7 milioni per lui, in Spagna lo chiamerebbero “paquete”, noi lo chiamiamo “pacco”… Emblematiche le dichiarazioni di Quique che annuncia come suo compito quello di insegnargli a controllare il pallone… Davvero, investimento inspiegabile per un giocatore che al massimo potrebbe essere un vice-Angulo fra l’ attacco e la fascia destra, sempre che non giunga una cessione in prestito.
PROSPETTIVE
Potrebbe essere la più seria concorrente del Barça se solo riuscisse ad assolvere alle seguenti condizioni:
-salto di qualità sul piano del gioco;
-soluzione urgente (prima della chiusura del mercato il 31 agosto) e brillante del problema dell’ alternativa di Baraja a centrocampo;
-salute immacolata di Baraja e Vicente, elementi-chiave nell’ auspicato salto di qualità di cui sopra.
Non sarebbe affatto male anche se lo spogliatoio riuscisse ad evitare certe tensioni controproducenti che periodicamente filtrano sulla stampa. I giocatori avevano appoggiato Quique nello scontro con Carboni, ma ora pare tirare una brutta aria fra questi e il tecnico, accusato di eccessiva rigidità e protagonista già di un plateale lite in allenamento con Baraja, che gli ha rimproverato di averlo spremuto troppo nelle amichevoli precampionato.
Invece in Champions, competizione che si adatta magnificamente alle sue caratteristiche di squadra difficile da battere prima ancora che facile alla vittoria, il Valencia può arrivare molto in fondo.
Un sistema di gioco, consolidatosi sin dall’ epoca di Cuper, che ormai fa parte del DNA di questo club, l’ organizzazione difensiva migliore di tutta la Spagna e una scelta di uomini che in teoria permette di giocare con la massima efficacia in tutti i modi possibili, agendo di rimessa o controllando il possesso-palla e aggirando l’ avversario sugli esterni, dove il Valencia dispone delle individualità migliori del campionato.
Questo discorso però ancora vale solo in teoria, è bene sottolinearlo, perché l’ anno scorso il punto debole del Valencia, mortifero in contropiede e molto a suo agio contro avversarie di pari grado, è stato proprio la disarmante mancanza di idee quando si è trovato ad attaccare difese schierate. C’ entravano anche le assenze di Baraja ed Edu che obbligavano a schierare coppie di centrocampo di meri interdittori con Albelda, Marchena (questo un po’ più bravo a giocare il pallone) ed Albiol, ma c’ entra soprattutto la filosofia di gioco di Quique, non solo avara nei confronti dello spettatore, ma anche contraria alla natura dei suoi talenti offensivi ed, alla lunga, scarsamente efficace in un torneo di 38 gare dove le squadre disposte a concederti il contropiede son sempre molte meno rispetto a quelle che tengono prima di tutto alla sopravvivenza.
Ed è stato lo stesso tecnico valenciano, in una per lui rarissima uscita autocritica, ad ammettere questo neo in un’ intervista al Pais: “con le grandi squadre è più facile giocare… le altre invece sanno quanto siamo pericolosi in contropiede, per questo ripiegano e ci concedono il possesso-palla… è un aspetto sul quale dobbiamo migliorare molto rispetto all’ anno scorso”. Un Valencia che occupi più stabilmente la metacampo altrui, dalle soluzioni più varie ed elaborate e cui il pallone non scotti tra i piedi, che permetta ai Silva, Villa, Joaquin e Vicente di agire più tempo possibile nelle condizioni e nelle zone di campo da loro predilette: da qui dipenderà il salto di qualità di questa squadra. Insospettito da queste promesse, ho avuto modo di vedere l’ andata del preliminare di Champions con l’ Elfsborg, e devo dire che le prime impressioni paiono incoraggianti: al di là dell’ infimo valore dell’ avversario, un Valencia con la mentalità e i ritmi giusti, dominatore assoluto del possesso-palla, fluido, imprevedibile e veloce nelle sue iniziative, con costanti sovrapposizioni dei terzini e illeggibili scambi a terra fra Vicente, Silva e Villa, sempre pronti a scambiarsi la posizione e indifferentemente servire l’ assist o andare alla conclusione in prima persona. Che dire, speriamo non sia soltanto un miraggio estivo…
Intanto, il mercato (affidato al nuovo direttore sportivo Miguel Angel Ruiz, questo sì in sintonia con Quique) non è stato certo dei più riusciti, nonostante la rosa fosse già molto ben fornita: oltre ad Alexis, Hildebrand, Helguera, Sunny e Mata, l’ incomprensibile acquisto di Arizmendi, quello un po’ troppo costoso (18 milioni) di Zigic, ma soprattutto l’ ancora fantomatico “mediocentro creativo”, la grande telenovela dell’ estate. E’ questa l’ unica vera pecca dell’ organico valenciano, ed è qui che i dirigenti stanno facendo la peggior figura: le voci si susseguono da due mesi buoni: prima Sneijder, inviso a Quique e finito successivamente al Real, poi Lucho Gonzalez, troppo costoso, poi ancora Kallstrom, incedibile dal Lione, poi addirittura Van Der Vaart, fuori ruolo e in ogni caso non negoziabile da un indispettito Amburgo, infine ora un ritorno alla disperata su Lucho Gonzalez, destinato a sicuro insuccesso.
La situazione resta delicata: va bene Baraja, quando gira non si discute, ma ci sono dubbi tanto sulla sua continuità di rendimento (non più quella dei tempi d’ oro) quanto sulla sua condizione fisica, spesso compromessa dagli infortuni. Di “Mr. Sfortuna” Edu non ne parliamo nemmeno, quindi il rischio è che al minimo contrattempo del “Pipo”, il Valencia possa essere costretto a riproporre una mediana di soli interdittori: Albelda-Sunny, Albelda-Marchena, Albelda-Albiol… cambiando l’ ordine dei fattori, il risultato non cambia.
Formazione tipo (4-2-3-1): Canizares; Miguel, Albiol (Helguera), Marchena (Alexis), Moretti; Albelda, Baraja; Joaquin, Silva, Vicente; Villa. Alternativa: 4-4-2 con Morientes o Zigic accanto a Villa e Silva esterno sinistro (dipende dalle condizioni di Vicente).
DIFESA
Ballottaggio in porta: la società spera che Hildebrand, protagonista dello Stoccarda campione di Germania (buon portiere, affidabile, ma secondo me inferiore per talento puro ad alcuni suoi connazionali), possa stimolare un Canizares che, quando si rilassa eccessivamente, rovina certi prodigi fra i pali con rovinose distrazioni e pessime letture, soprattutto sulle uscite che sono il suo vero Tallone d’ Achille.
Al centro della difesa, due delle maggiori promesse spagnole, Albiol e il neo-acquisto Alexis. Temendo certe controindicazioni dell’ inesperienza, la società si è comunque tutelata dopo la partenza di Ayala, ingaggiando Helguera, ripudiato dal Real Madrid dopo una stagione in cui si è disimpegnato sicuramente meglio del più reclamizzato Cannavaro: Helguera, che soffre molto se costretto al recupero in velocità, apporta oltre all’ esperienza buon senso tattico, gioco aereo e notevole capacità di impostare l’ azione dalla retrovie, da ex-centrocampista che si rispetti.
Alexis ha grossissime potenzialità, ma non si sa se possa ancora assicurare una continuità di rendimento ottimale: eccezionale girone d’ andata l’ anno scorso al Getafe, calo netto nel ritorno con il contorno di una serata da dimenticare come quella del Camp Nou in Copa del Rey. Per questo, l’ intenzione di Quique pare un inserimento più graduale: contro l’ Elfsborg Albiol (ormai una certezza, anche se andrà verificato separato da Ayala) è stato accompagnato da Marchena, tornato disponibile principalmente da difensore dopo la sorprendente parentesi dell’ anno scorso da centrocampista: Marchena soffre giocatori agili e rapidi, ma ha forza, personalità e tempismo da vendere, oltre ad essere l’ elemento che meglio di tutti sa avviare l’ azione dalla difesa, con discreta proprietà di palleggio e visione di gioco.
Miguel e Moretti saldi al loro posto: il primo spera che finalmente questa auspicata evoluzione del gioco valenciano possa valorizzarne meglio la naturale propensione offensiva, il secondo rimane a disposizione di ordini, come da copione di giocatore tatticamente diligentissimo, non poco insipido quando spinge ma concentrato ed efficace nei movimenti difensivi (valido anche da centrale, sicuro nel gioco aereo) e con i tempi giusti nelle sovrapposizioni.
Mentre il rientrante Caneira, tecnicamente modesto ma grintoso e rapido (in definitiva, meglio da terzino che da centrale come qualche anno fa), farà da silenzioso rincalzo a Miguel, Moretti ha una patata bollente alle spalle: Del Horno, uno degli esempi più lampanti dell’ irrazionalità del calcio attuale.
Il Valencia la scorsa estate effettuò su di lui, giocatore infortunato, un bell’ investimento: al rientro dall’ infortunio, Quique lo impiega in un paio di partite senza infamia e senza lode, poi lo ricaccia in panchina senza colpo ferire. Quest’ estate poi, durante il ritiro, risulta che Del Horno faccia parte della lista dei “descartes” del Valencia, quelli che si allenano a parte perché aspettano solo di essere venduti. Dopo un paio di settimane però Quique ci ripensa, e reintegra Del Horno con la prima squadra, senza però esagerate prospettive di titolarità, chè le voci di un ritorno all’ Athletic Bilbao (di difficile attuazione per via dell’ alto ingaggio del giocatore) tuttora non cessano. Detto dell’ insondabilità dei motivi di un comportamento così lunatico da parte del tecnico, va constatato con estremo rammarico come si stia bruciando il miglior talento di Spagna nel ruolo di terzino sinistro oltrechè uno dei migliori a livello europeo. E pensare che una coppia di terzini Miguel-Del Horno non è roba di tutti i giorni…
CENTROCAMPO
Albelda-Baraja qualche anno fa era una società straordinariamente proficua, ora gli anni passano anche per loro. Il Valencia la stagione scorsa ha risentito parecchio l’ assenza per infortunio di Albelda negli ultimi mesi del 2006, ma poi il capitano ha avuto un finale di stagione abbastanza stentato, addirittura un po’ in ombra rispetto allo smagliante Marchena centrocampista. Resta comunque, ovviamente, colonna imprescindibile per gli equilibri tattici della squadra, enorme sradicatore di palloni.
Baraja, allo stato attuale del mercato, sarà l’ elemento-chiave della stagione valenciana, e questo può essere un rischio, data la sua insostituibilità (su Edu, dopo due infortuni gravissimi al ginocchio, non si possono proprio fare piani di sorta) e date anche la fragilità fisica e una continuità di rendimento smarrita già da un paio di anni. E’ indubbiamente nella fase discendente della sua carriera, ha perso l’ inserimento devastante dei tempi migliori, ma nelle serate giuste sa ancora assicurare quelle geometrie che fanno girare la squadra, perfette sventagliate ad azionare gli esterni, ma anche ottime rasoiate per la profondità di Villa. Si può ancora contare su di lui (molto brillante in questa pretemporada), ma tenendo sempre pronta quell’ alternativa di garanzia che deve ASSOLUTAMENTE arrivare in questi ultimi giorni di mercato.
Alle loro spalle affinerà il suo grande talento Sunny (già analizzato dettagliatamente in questo post sulla Spagna Under 20), secondo me titolare già designato della Spagna al Mondiale del 2010. Saggia la decisione della società di non darlo in prestito, il ragazzo è già pronto per il calcio di massima divisione. La polivalenza di Marchena permette un’ altra valida opzione per il ruolo di centrocampista difensivo, mentre le fasce saranno anche quest’ anno il fiore all’ occhiello della squadra, e si spera in un Valencia che le solleciti con maggior frequenza.
Vicente, come Baraja, sarà pedina-chiave: le poche belle partite del Valencia l’ anno scorso (mi vengono in mente le vittorie casalinghe con Atlético ed Espanyol) sono venute proprio quando c’era lui a spianare la fascia sinistra. La cosa che fa più rabbia è che questo giocatore ha passato gli ultimi tre anni in ombra per pura sfortuna: l’ ultimo anno in cui ha giocato con continuità è stato protagonista determinante di una stagione, la 2003-2004, che aveva riservato Liga e Coppa Uefa, e resta il meglio in Europa nel ruolo, verticale, concreto e incisivo come nessuno.
Purtroppo però questi maledetti infortuni muscolari giungono puntuali ogni volta che comincia ad ingranare, una vera maledizione. Aveva pure svolto una preparazione apposita ed accurata per scongiurare il ripetersi di questi problemi, ma dopo la grande prestazione con l’ Elfsborg l’ ennesimo contrattempo lo ha allontanato dagli allenamenti e costretto a dare forfait per la prima di domenica sera col Villarreal.
Vicente è imprescindibile per dare profondità sulla sinistra (anche perché in sua assenza viene adattato un trequartista di ruolo come Silva, altro passo altri movimenti), ma chissà che la dipendenza non possa attenuarsi con l’ eventuale esplosione di Jaime Gavilan, altro talento dei tanti martoriati da infortuni nel Valencia della passata stagione: classica ala dal gioco diretto e dallo spunto esplosivo, avrebbe tutte le caratteristiche per supplire ai tormenti di Vicentin. Chi non ha invece caratteristiche da esterno ma chiaramente da seconda punta (nonostante Quique nelle amichevoli lo abbia impiegato soprattutto da esterno sinistro) è Mata, l’ ultimo arrivato della pregiata collezione di mancini del Valencia, destinato però a un prestito ad un altro di club di Primera, la soluzione più giusta per un grande talento che si trova chiuso e che ha bisogno di minuti come del pane.
Cambiando fascia, la notizia più bella è che Joaquin a Valencia si trova finalmente a casa. E’ un ricordo ormai lontano lo straniero dei primi mesi della passata stagione (uno che da idolo stracoccolato della metà verdiblanca di Siviglia si trova ad essere uno dei tanti in una grande squadra accusa uno spaesamento quasi simile a quello di uno che cambia nazione), dal girone di ritorno Joaquin ha cambiato marcia e ritrovato la spensieratezza che tanto affascina nel suo gioco. In grande spolvero in quest’ inizio stagione, eccezionale con l’ Elfsborg e protagonista anche nell’ amichevole della Seleccion in Grecia. Joaquin che torna Joaquin vuol dire anche Angulo che torna Angulo, cioè dodicesimo uomo utile sia per dare più sacrificio sulla fascia destra sia come attaccante di movimento. Dodicesimo uomo però, sia ben chiaro, nulla di più.
Chi spera vivamente in un ritorno in pianta stabile di Vicente è anche Silva, dato che ciò lo libererebbe nella sua posizione preferita, quella di trequartista. Ragazzi, qui siamo nel territorio della classe pura: ciò che mi esalta maggiormente di questo piccolo genio mancino non è tanto la tecnica squisita, il sinistro morbido o il dribbling stretto, ma la sua capacità in senso lato di dare sempre una via d’ uscita limpida all’ azione.
Quando lui entra in contatto col pallone il discorso progredisce, ho visto pochi trequartisti con la sua capacità di intendere e favorire il gioco di squadra: mai un tocco di troppo, si offre e si associa ai compagni, scambia, segue l’ azione e si fa trovare sempre al posto giusto per rifinirla o concluderla, soprattutto fra le linee (interessante anche quando parte dalla fascia destra per tagliare nel mezzo). Lui è il tipico fuoriclasse da spazi stretti che fa capire quanto potenziale Quique sprechi votando i suoi alla religione del contropiede (non parliamo poi quando Silva, con impeccabile dedizione, si trova costretto a retrocedere fin quasi sulla sua area di rigore per aiutare il terzino…).
ATTACCO
Villa maravilla: l’ asturiano è uno di quegli assi, alla Henry per intenderci, cui sta strettissima la semplice, volgare definizione di “bomber”. Villa è l’ attacco del Valencia, punto: costruisce in prima persona le azioni che poi finalizza, sforna assist, crea spazi coi suoi classici tagli dal centro verso l’ esterno (micidiale quando ha a disposizione l’ uno contro partendo dalla sinistra), è una minaccia in contropiede… Può giocare sia seconda punta accanto a un Morientes o un Zigic, sia unico attaccante, anche se in questo caso le sue caratteristiche, l’ opposto di quelle di un ariete, necessitano di costanti inserimenti che dal centrocampo occupino tutti quegli spazi che la sua mobilità lascia a centro area.
Il partner, in caso di Valencia a due punte, può essere la vecchia pellaccia del Morientes oppure il nuovo acquisto Zigic, che aggiunge alternative tattiche preziosissime. Morientes è maestro nell’ incornare i cross dalle fasce, mentre i due metri e due di Zigic possono funzionare anche come torre per i lanci dalle retrovie, scorciatoia invidiabile nel caso di una prevedibile difficoltà di manovra a centrocampo. In ogni caso, non un giocatore da contropiede…
Infine, il mistero Arizmendi: 7 milioni per lui, in Spagna lo chiamerebbero “paquete”, noi lo chiamiamo “pacco”… Emblematiche le dichiarazioni di Quique che annuncia come suo compito quello di insegnargli a controllare il pallone… Davvero, investimento inspiegabile per un giocatore che al massimo potrebbe essere un vice-Angulo fra l’ attacco e la fascia destra, sempre che non giunga una cessione in prestito.
PROSPETTIVE
Potrebbe essere la più seria concorrente del Barça se solo riuscisse ad assolvere alle seguenti condizioni:
-salto di qualità sul piano del gioco;
-soluzione urgente (prima della chiusura del mercato il 31 agosto) e brillante del problema dell’ alternativa di Baraja a centrocampo;
-salute immacolata di Baraja e Vicente, elementi-chiave nell’ auspicato salto di qualità di cui sopra.
Non sarebbe affatto male anche se lo spogliatoio riuscisse ad evitare certe tensioni controproducenti che periodicamente filtrano sulla stampa. I giocatori avevano appoggiato Quique nello scontro con Carboni, ma ora pare tirare una brutta aria fra questi e il tecnico, accusato di eccessiva rigidità e protagonista già di un plateale lite in allenamento con Baraja, che gli ha rimproverato di averlo spremuto troppo nelle amichevoli precampionato.
Invece in Champions, competizione che si adatta magnificamente alle sue caratteristiche di squadra difficile da battere prima ancora che facile alla vittoria, il Valencia può arrivare molto in fondo.
Etichette: Valencia
2 Comments:
Bene Valentino,così mi hai aggiornato per bene.
Di helguera e Mata non ero al corrente,ad esempio.
Passiamo oltre,gli acquisti:
Ottimi Hildebrand e Alexis.
Con Canizares non si poteva andare avanti sinceramente,è inguardabile,ogni tanto ne fa una nuova,da uscite da circo o dimenticarsi che se prende gol sul suo palo è l'unico responsabile,anche che la difesa facesse 4 lisci consecutivi.
Il tedesco è sicuramente meno spettacolare tra i pali ma di ben altra affidabilità.
Alexis in prospettiva è un muro,con albiol può garantire 10 anni di tranquillità al reparto difensivo,bene anche l'inserimento di un elemento esperto come Helguera,poi Marchena è un buon giocatore,forse fra i 4 sono un pò lentucci.
I terzini vanno bene,anche se un pieno recupero di Del Horno sarebbe un ulteriore salto di qualità,Moretti in fase offensiva è nullo.
A centrocampo se gli infortuni mollano un pò la presa ci sarà da divertirsi,sebbene il regista,uno come snejder o deco,per intenderci,serve davvero,la doppia diga capelliana preferirei non vederla,oltre che antiestetica spesso porta a sprecare palloni che invece,nei giusti piedi potrebbero essere sfruttati...
Le fasce devono essere la forza assoluta del Valencia,Joaquin e Vicente sono senza dubbio fra le ali migliori d'europa,aggiungici che villa e silva svariano bene sugli esterni e il potenziale è spaventoso,però bisogna metterlo in pratica...e quì sono dolori.
La mediana è coperta,bene aver preso Sunny,da simpatizzante del Valencia non posso che essere contento,i talenti giovani arrivano e sbocciano,c'è un progetto,come al Sevilla,altra bella realtà,impari chi si ostina a fare il mercato con il bastone bianco o con gli album panini,ogni riferimento al real è puramente casuale.
Silva è semplicemente il più grande talento che il calcio spagnolo abbia prodotto negli ultimi 10 anni,però ha bisogno di un impianto che sostenga lui e villa in modo più costruttivo dell'ultima stagione,poi sarà spettacolo.
Davanti quello che serviva ora c'è.
4 punte,e il surplus Arizimendi (al quale credo che Quique dovrà proprio insegnare i fondamentali,sinceramente...).
Villa e il Moro sono due certezze,segnano tanto e in tutti i modi,a patto di avere palloni giocabili.
Zigic è una ottima alternativa,anche se non è proprio un goleador aumenta notevolmente le soluzioni davanti.
Mata lo terrei a dir il vero,però a 19 anni è normale voler giocare e migliorare,mica lo si può condannare fra panchina e tribuna,il 4° sarà Angulo,sopravvalutato ma che ben si adatta agli schemi di quique.
Nella liga non saprei,in champions può fare bene,ma in un arco di 38 partite la fragilità di alcuni elementi chiave e le risapute difficoltà peseranno parecchio.
Per ora la gerarchia in spagna la vedo così:
Barcellona / Sevilla
Valencia
Real / Atletico
Villaeal / Saragozza
Ciao,
Manuel.
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