martedì, agosto 21, 2007

La nuova Liga/5: Athletic Bilbao/Un leone di nome Joaquin.

L’ ambiente dell’ Athletic necessitava di una scossa, qualcosa che permettesse ai suoi tifosi di ritrovare le caratteristiche e la mentalità storica del club, l’ identità e l’ autostima che ne hanno fatto uno dei pochi mai retrocessi in Segunda, nonostante e anzi forse proprio grazie a una politica autarchica unica nel calcio mondiale.
Dopo due stagioni da incubo vissute sul filo della retrocessione, e dopo che la Catedral ha visto seriamente danneggiata da ripetute profanazioni quell’ aura intimidatoria che ne accresceva il fascino, la nuova dirigenza, nella persona del neo-eletto presidente Fernando Garcia Macua, ha individuato in Joaquin Caparros l’ uomo che possa incarnare questa tanto agognata Restaurazione. Ebbene, sulla carta nessuno più di Caparros, andaluso doc, sembra indicato per il compito: specialista nel valorizzare organici di qualità tutt’ altro che eccelsa, entusiasta scopritore di giovani (Reyes, Sergio Ramos, Jesus Navas, Puerta, persino Diego Capel: li ha tutti lanciati lui), lavoratore maniacale e predicatore di un calcio dalla fortissima impronta agonistica (pure troppo: il suo Sevilla non di rado passava il limite), l’ ideale per tornare ad incendiare un San Mames col quale si sta già instaurando la sintonia giusta. Sul piano non emozionale, ma tattico, il raffinatissimo difensivismo di Caparros viene poi perfettamente incontro alle esigenze di una squadra l’ anno scorso meno bucherellata del solo, desolante, Nàstic.
Nessuno pensa ovviamente di lottare per la Champions, ma dovrebbe essere finalmente scongiurato il rischio delle false partenze accusate sotto gli inesperti Mendillibar e Sarriugarte. Anche gli acquisti poi, pur non sollevando alcun clamore, infoltiscono e completano la rosa in misura accettabile, a parte la perdurante assenza di un terzino sinistro e di un sostituto di Urzaiz in attacco: Aitor Ocio e David Lopez gli innesti-chiave, Iraizoz, Munoz e David Cuéllar elementi affidabili. Eccellente inoltre essersi liberati di Lafuente, finito all’ Espanyol, e Sarriegi, espatriato al Panathinaikos.

Le squadre di Caparros son state sempre decisamente più reattive che propositive (anche per questo pare un tecnico molto più adatto per ottimizzare il rendimento di squadre piccole o reduci da vicende economiche o tecniche tormentate, come è stato per Sevilla e Deportivo). Che utilizzi un 4-4-2 classico o un 4-4-1-1, fondamentale resta il lavoro delle due linee da 4 di difesa e centrocampo, impegnate a soffocare ogni sforzo creativo avversario. Lo spazio sulla trequarti fra la mediana e la retroguardia deve diventare ingovernabile, una specie di quartiere malfamato dal quale girino al largo trequartisti e inventori vari (un esempio della scorsa stagione al Depor è la grande vittoria al Riazor sul Villarreal, con Riquelme isolato dal primo al novantesimo minuto).
La parola d’ ordine del calcio di Caparros è una sola: intensità. Il tecnico utrerano è un martello, esige totale dedizione e disciplina da parte dei suoi giocatori. Tempo e spazio devono diventare proprietà di una sola squadra, la sua: anticipi costanti su attaccanti ed esterni avversari, i quali devono trovarsi costretti a giocare soprattutto spalle alla porta e in zone di campo il più possibile ininfluenti (magistrale l’ anno scorso il dispositivo adottato contro Ronaldinho e Messi); pressing incessante, falli tattici e raddoppi in ogni zona del campo, anche se l’ altezza del baricentro dipende sempre dall’ avversario e dal contesto tattico.
La fase di possesso, lo si intuisce, non gode delle medesime cure. L’ azione si sviluppa soprattutto di rimessa, ed è fondamentale per determinarne la pericolosità la zona di campo dove viene riconquistato il pallone. L’ ideale è che l’ avversario perda palla quando avvia l’ azione ed inizia a distendersi e ad allargare le maglie: coi centrocampisti aggrediti e i terzini già avanzati, allora si aprono gli spazi per verticalizzare in pochi tocchi e prendere di sorpresa l’ avversario, che non ha tempo di ricomporre le sue posizioni difensive.
Ripartenze ultra-rapide (riuscivano alla grande nel Sevilla, molto meno al Depor, le cui evidenti limitazioni di organico costringevano Caparros a sperare soprattutto nelle azioni da calcio piazzato, altro aspetto sul quale il tecnico andaluso lavora minuziosamente), perché il possesso-palla non interessa proprio, e anzi l’ azione delle sue squadre solitamente accusa una certa prevedibilità quando deve essere elaborata sin dalle retrovie.

All’ Athletic Caparros trova basi discrete per lavorare sul gioco di rimessa (Etxeberria, Aduriz) e basi invece davvero ottime sui calci piazzati (il miglior mancino della Liga, Yeste, ma anche il destro di David Lopez, ad innescare uomini di peso come Javi Martinez, Aitor Ocio e Llorente oppure elementi dall’ ottima scelta di tempo nell’ area avversaria come Aduriz e Luis Prieto).

Formazione tipo (4-4-1-1): Iraizoz; Iraola (Exposito), Aitor Ocio (Ustaritz), Amorebieta (Luis Prieto), Koikili (Exposito, Casas); Etxeberria (David Cuéllar, Dañobeitia, Susaeta), Javi Martinez, Orbaiz, David Lopez (Gabilondo, Dañobeitia); Yeste; Aduriz. Alternativa: 4-4-2 con Llorente accanto ad Aduriz.


DIFESA

Un po’ paradossale la situazione di Iraola: da queste parti abbiamo sempre invocato un suo ritorno al ruolo di terzino destro, che ne aumenterebbe oltrettutto le chances in chiave-Seleccion, ma ciò avviene proprio ora, con un allenatore non certo ideale per valorizzarne le propensione offensiva. Gli attacchi mordi e fuggi di Caparros non prevedono un accompagnamento costante da parte dei laterali di difesa, e le stesse scelte compiute dal tecnico andaluso nelle sue esperienze precedenti corroborano questa tesi: con lui Dani Alves era soprattutto esterno di centrocampo, mentre al Depor lo spavaldo Barragan è stato presto scalzato da centrali di ruolo come Arbeloa e Coloccini.
Aitor Ocio, nel mercato basco, era francamente il meglio che si potesse trovare per puntellare la difesa-colabrodo dell’ anno scorso: inseguito già ai tempi di Clemente, l'’ex del Sevilla è un centrale alto e forte fisicamente, dotato nel gioco aereo, lento ma dal buon posizionamento e con discrete capacità per impostare il gioco dalle retrovie (ha pure un gran destro, ogni tanto ci prova sulle punizioni dalla lunga distanza). Sicuramente un passo avanti rispetto a Sarriegi.
Punto fermo Ocio, l’ altro posto di centrale se lo dovrebbero disputare in tre: Ustaritz, che ha caratteristiche simili ad Ocio e ne costituisce il rincalzo ideale; Luis Prieto, molto in auge ai tempi di Valverde, non certo un mostro sul piano atletico ma dal buon tempismo, almeno quando le cose girano (però i suoi raids nell’ area avversaria sui calci piazzati restano sempre pericolosi, 2-3 gol a stagione ci scappano anche); Amorebieta, mancino che del ruolo dà un’ interpretazione molto più fisica, troppe volte sopra le righe per la scompostezza e brutalità di certi suoi interventi: chissà che l’ incontro con Caparros non serva a portarlo su livelli un po’ più decenti.
La fascia sinistra è coperta da un enorme punto interrogativo: finito Garrido al Manchester City, proibitivo lo stipendio di Del Horno (si spera però fino all’ ultimo in un suo prestito da parte del Valencia, visti i gusti “estrosi” di Quique), restano il modesto Casas, del quale Caparros si fida poco, ed Unai Exposito, che di ruolo è un terzino destro (posizione per la quale è disponibile anche Zubiaurre), anche se sa adattarsi a fare il suo compitino-ino-ino-ino pure a sinistra. Così, ecco la sorpresa dell’ ultim’ ora: Koikili Lertxundi. Acquistato per l’ Athletic B dopo anni nelle serie minori (l’ ultimo al Sestao in Segunda B), non si tratta di un giovincello, ha già 26 anni, ma Caparros, alieno da pregiudizi, ne è rimasto convinto dopo le recenti amichevoli con Nàstic e Fiorentina. L’ idea per la prima giornata con l’ Osasuna è di schierare titolare proprio Koikili a sinistra ed Exposito, causa squalifica di Iraola, a destra.
Fra i pali, finalmente è arrivato Iraizoz, grande protagonista di coppa con l’ Espanyol, mentre il decaduto Aranzubia, infine rimasto dopo che la sua cessione era stata data per certa, dovrà ripartire dalla panchina.


CENTROCAMPO

Il vero grande acquisto del nuovo Athletic si chiama Pablo Orbaiz Lesaka, il giocatore migliore della rosa, determinante ancora di più da assente, come ha purtroppo sperimentato l’ Athletic l’ anno scorso, costretto a supplire al suo grave infortunio con Murillo, ormai convertito a centrocampista difensivo (troppo lento per la difesa, qui fa un po’ meno danni).
Forza, intelligenza tattica, geometrie e tempi di gioco sempre impeccabili: visione panoramica e gran calcio col destro (cambia gioco con grande facilità e può addirittura sorprendere il portiere avversario da metacampo), Orbaiz semplifica e razionalizza il gioco dei suoi con invidiabile continuità d’ azione. L’ aspetto più stuzzicante di questo Athletic è sicuramente la coppia che egli formerà con Javi Martinez, duo potenzialmente completo come pochi altri nella Liga.
Stagione importantissima per Javi Martinez, che con Caparros può maturare a livelli eccezionali. Potenzialmente è (assieme al colchonero Raul Garcia) il centrocampista universale che manca alla Spagna dei “jugones”, ma, a 19 anni ancora da compiere, deve fare ancora quel balzo in avanti in termini di personalità che gli permetta di imporre definitivamente il suo sterminato repertorio. Se Orbaiz sarà il perno della mediana, Javi Martinez agirà da suo scudiero con un raggio d’ azione più ampio, incaricato non solo di aiutarlo in copertura e nella costruzione del gioco ma portato anche all’ inserimento offensivo, dove le sue doti al tiro e nel gioco aereo possono fruttargli una media di 5-6 gol a stagione.
Le alternative al “duo d’ acciaio”: Tiko, anche lui reduce da un lungo infortunio, mezzala classica che predilige nettamente la fase di creazione e rifinitura (può essere impiegato anche sulla trequarti o come finto esterno), dotato di gran tiro, anche se l’ annata dei “tikotazos”, la Liga 2001-2002, è ormai storia vecchissima; Iñaki Muñoz, acquisto intelligente perché versatile ed affidabile, utilizzabile praticamente in tutti i ruoli della metacampo, con buone doti di palleggio e un pericoloso destro da fuori.
La fascia sinistra, affidata l’ anno scorso a Gabilondo, mancino di buona corsa e discreto piede, ma sin troppo lineare per giocare in posizioni così avanzate (più volte è stata suggerita una sua definitiva riconversione a terzino sinistro), ha trovato in David Lopez un’ eccellente soluzione. L’ ex-Osasuna, un destro naturale, è esploso l’ anno scorso proprio quando Ziganda lo ha invertito di fascia per supplire alla lunga assenza di Delporte: non particolarmente esplosivo né estroso nell’ uno contro uno, David Lopez ha però buona velocità media e un controllo di palla pulito, ciò che gli permette di arrivare con frequenza al cross, uno dei suoi colpi migliori, sempre teso e ben calibrato. Giocando a sinistra, si trova spesso a rientrare sul suo piede preferito, aumentando così le sue chances in zona-gol, dove fa valere il suo destro secco. Pure da destra comunque sa incrociare la traiettoria con ottima coordinazione.
A destra, lunga vita a Etxeberria, del quale comunque io ho sempre preferito la mobilità che esibisce da seconda punta piuttosto che il repertorio di dribbling un po’ limitato (ma non poche volte efficace) cui si affida quando parte largo sulla fascia. In alternativa il nuovo David Cuéllar dal Nàstic, esterno rapido e caparbio, oppure Markel Susaeta, 19enne canterano provato nelle ultime amichevoli e che a Caparros pare all’ altezza della prima squadra, senza dimenticare ovviamente il guizzante 21enne Dañobeitia (utilizzabile sia a destra che a sinistra), ingiustamente ignorato da Mané dopo essere stato lanciato con risultati apprezzabili da Clemente nella stagione 2005-2006.
Nonostante prediliga un calcio di transizioni rapide ed esiga grande sacrificio, anche Caparros difficilmente potrà fare a meno dello squisito mancino di Yeste, unico elemento di fantasia della rosa (avere uno così abile nei calci piazzati e nel dare l’ ultimo passaggio ti frutta dai 5 ai 10 gol stagionali: a quel punto credo si possa pure sorvolare sui suoi limiti in fase di non possesso), la più classica croce e delizia per i tifosi del San Mames, spesso molto severi con la sua discontinuità, peraltro accentuata da ricorrenti contrattempi fisici che lo terranno out anche per quest’ inizio di Liga. Garmendia è il suo poco credibile surrogato.


ATTACCO

Reparto un po’ a rischio: Caparros non vuole rischiare un’ annata come l’ ultima al Depor, dove cavare gol dagli attaccanti era impresa miracolosa, per questo non sarebbe affatto male un centravnati di garanzia che sostituisse Urzaiz. Il problema è il mercato, il cui bacino nell’ Euskal Herria è più che mai ristretto per quanto riguarda questo ruolo: l’ unica scelta in pratica sarebbe Joseba Llorente, ma il Valladolid non ci pensa nemmeno a cedere il bomber della sua promozione (De Cerio sarebbe un’ altra idea, ma anche qui la Real Sociedad non penso sarebbe d’ accordo). Molto, forse troppo, dipenderà quindi dal buon Aduriz, che comunque, lui che è un ottimo contropiedista e che ama il gioco in profondità, dovrebbe presumibilmente trovarsi meglio col gioco di rimessa di Caparros rispetto al pelotazo per la torre-Urzaiz imperante sotto Mané.
La dipendenza si farebbe meno rischiosa se finalmente Fernando Llorente, il Bell’ Addormentato, decidesse di omaggiarci con qualche buona prestazione e soprattutto qualche gol. Llorente, 22 anni, 1,95x94, non è assolutamente il classico panzer, ma preferisce piuttosto svariare e cercare il gioco palla a terra, dove mostra doti tecniche di tutto rispetto (anche se l’ appellativo di “Van Basten basco” rimane una vergognosa bestemmia). Dopo l’ ottimo Mondiale Under 20 del 2005, di lui si ricordano in due stagioni soltanto un gol in un derby con la Real, un’ azione fuori dalla logica (doppio dribbling sulla linea di fondo!) che ispirò l’ importantissimo gol-salvezza di Yeste al Zaragoza nel 2005-2006, e, nella scorsa Liga, la buona prestazione nel derby di ritorno all’ Anoeta. Un po’ poco, deve tirare fuori la personalità, e l’ occasione che nelle prime giornate gli offriranno l’ assenza di Yeste e la conseguente titolarità nel modulo a due punte va considerata addirittura fondamentale per lo sviluppo della sua carriera: se ingrana, è la volta buona, altrimenti arrivederci e grazie.
Il canterano (22 anni) Ion Vélez, esaminato nella pretemporada, dovrebbe tornare alla seconda squadra, ma la carenza di effettivi nel reparto avanzato gli può tenere sempre aperto uno spiraglio, almeno finchè il mercato non provvederà a tappare la falla.


PROSPETTIVE

Una salvezza tranquilla, si spera. Il massimo possibile, in una Liga che si preannuncia equilibratissima nelle zone medio-basse, sarebbe un aggancio ad una piazza-Intertoto, ma è impresa molto difficile.

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