DODICESIMA GIORNATA: Real Madrid-Mallorca 4-3: Robinho (R); Varela (M); Robinho (R); Varela (M); Güiza (M); Raul (R); Van Nistelrooy (R).
Partita memorabile, grazie alle emozioni che ci regala l’ atteggiamento disinvolto delle due squadre. Il Mallorca merita tutti gli elogi di questo mondo per essere andato al Bernabeu a cercare con ostinazione il gol in più rispetto a un così celebre avversario, ma a posteriori risulta fin troppo “aperto” l’ atteggiamento degli isolani, che hanno troppo spesso offerto il destro a quelle che sono le migliori prerogative del Real Madrid, le transizioni in campo aperto e gli uno contro uno del devastante Robinho. Insomma, pur senza rinunciare a giocarsela, si poteva, specialmente dopo il momentaneo 2-3 di Güiza, temporeggiare un po’ di più, rallentare le operazioni, fare numero nella propria metcampo (soprattutto raddopppiare su Robinho…) invece che lasciare campo aperto alle incursioni dei lanzichenecchi di merengue vestiti.
Il Real Madrid è il solito, illogico incomprensibile confusionario eppure ancora una volta vincente. Disordinato, sfilacciato, con un centrocampo ridotto all’ osso, difensivamente ridicolo, però con un’ impressionante facilità nel trovare la via del gol. Basta un guizzo, una palla vagante, e il gioco è fatto.
Il Real sfonda, e sfonda alla grande, senza quasi mai dominare (l’ unica partita che ha controllato dall’ inizio alla fine è la goleada del Mestalla): va di prepotenza e di istinto più che di geometria, si trova a suo agio molto più che nell’ elaborare gioco, dove accusa evidenti problemi di fluidità, nell’ attaccare con questi lanci subito verso l’ attacco, a cercare i tagli di Raul alle spalle della difesa avversaria oppure la fuga di Robinho sulla sinistra (guardate le azioni da calcio d’ angolo avversario: Casillas cerca sempre, dico sempre, il lancio verso Robinho, tant’ è che Manzano stasera ha messo uno a uomo su queste situazioni).
Robinho che sta assurgendo sempre più al ruolo di giocatore determinante: rido quando penso a ciò che mi è capitato di leggere da alcune parti, e cioè che Capello avrebbe favorito la crescita del talento brasiliano… altro che storie, questo è il vero Robinho. Non ha certo ricadute straordinariamente positive sugli equilibri della squadra, ma Schuster lo lascia praticamente libero di fare i suoi porci comodi, qualunque cosa che gli venga in mente in qualunque zona del campo, senza impegni di copertura, e il giocatore sente eccome questa fiducia. Oggi due gol, un assist che è praticamente tre quarti del gol di Raul, un quasi-gol da antologia (sul 3-3, finta e dribbling con la suola, sinistro incrociato di poco alto sopra la traversa).
Il Real Madrid fa i conti con due assenze pesantissime, Guti (la mente) e Sergio Ramos (l’ anima), nuova opportunità per Sneijder (che non la sfrutterà al meglio, l’ olandese sembra uscito dai circuiti di questa squadra). Manzano rafforza il centrocampo, optando per il doble pivote Basinas-Pereyra, con Ibagaza defilato sulla sinistra (anche se a partita in corso sarà Arango ad allargarsi disegnando una sorta di 4-2-3-1).
Il Mallorca sembra comandare le operazioni in avvio, ma Robinho-Marcelo-Robinho è l’ asse che porta al vantaggio madridista. Neanche il tempo di gioire che il Mallorca pareggia infierendo nelle incertezze difensive madridiste: rasoiata del Mago Ibagaza (peccato per l’ assenza di Guti, sarebbe stata una sfida nella sfida), Marcelo liscia la diagonale, il taglio dalla destra di Varela elude l’ uscita di Casillas per il gol a porta vuota. Ancora sull’ altalena però, bastano tre minuti perché il Real Madrid, ancora con Robinho, rimetta sottosopra il match con il 2-1, casuale e pure irregolare (fuorigioco di Robinho sulla deviazione di Raul).
La partita prosegue senza un chiaro padrone, su ritmi elevati e con capovolgimenti di fronte spesso compromessi da errori di misura ed approssimazione nei passaggi (Nunes però prende una traversa clamorosa, solo in area piccola su un calcio d’ angolo). A Robinho risponde ancora Varela, che ha un conto aperto col Real Madrid: ingenuo Marcelo ad offrirgli l’ opportunità di girarsi, ma il destro dell’ ex Betis è una sassata che non è alla portata nemmeno di San Iker.
La ripresa vede un avvio volenteroso del Real Madrid (Sneijder manda fuori di poco un tap-in sottomisura), ma la spinta si affievolisce fino al clamoroso 2-3, un pasticciaccio brutto che conferma ancora una volta tutti gli imbarazzi difensivi del Madrid (che nel frattempo, uscito Cannavaro, ha riaccolto nelle sue fila Pepe, rientro non certo molto positivo): palla che gironzola al limite dell’ area, senza che nessuno dica o faccia qualcosa, assist involontario di Diarra e Güiza che, alla prima occasione vera della partita, la gira in rete con il fiuto dell’ attaccante vero qual è.
Conoscendone le abitudini, è quasi una bella notizia per il Real Madrid questo svantaggio, gli permette di prendere la rincorsa… Robinho dileggia Héctor e serve il pareggio su un piatto d’ argento a Raul, poi poco dopo sfiora il vantaggio con un’ azione capolavoro. Ma il marchio sui tre punti non può che metterlo Van Nistelrooy, che su un’ azione verticale avviata da Gago e rifinita ottimamente da Raul (che si muove sempre, e bene, sul fronte d’ attacco), si infila nel buco apertosi al centro della difesa maiorchina (Ballesteros esce troppo presto ed Héctor non ha il tempo per chiudere sull’ olandese) e la piazza sul secondo palo.
I MIGLIORI: Robinho uomo-partita, l’ altro protagonista è Varela, che ha questa curiosa tradizione col Real Madrid (l’ anno scorso all’ ultima segnò un gol e ne sfiorò un altro che quasi guastava la festa al Bernabeu): qualche pecca nel controllo di palla, è però un esterno che esprime grande energia nel suo gioco, con ribaltamenti e tagli improvvisi. Notevoli doti di corsa e un destro potente che qualche volta ci prende pure.
I PEGGIORI: Le due facce di Marcelo: promettentissimo quando spinge (deve però imparare a portare meno palla, sennò diventa troppo prevedibile), da mettersi le mani nei capelli e fare gli scongiuri quando difende, svagato, ingenuo, sbaglia grossolanamente i tempi e le misure degli interventi e affronta gli uno contro uno con leggerezza sbalorditiva. Mette una gran parabola sulla testa di Robinho nell’ 1-0, ma è responsabile su entrambi i gol di Varela. Diarra pascola per il campo (lui e Cannavaro nella lista dei 50 per il Pallone d’ Oro sono una barzelletta sconcia), Héctor viene fatto a pezzi da Robinho.
Real Madrid (4-4-2): Casillas 6; Torres 6, Cannavaro 6 (dal 45’ Pepe 5,5), Heinze 5,5, Marcelo 5,5; Sneijder 5,5 (dal 74’ Higuain s.v.), Gago 5,5, Diarra 5, Robinho 8 (dall’ 87’ Drenthe s.v.); Raul 7, Van Nistelrooy 6,5.
In panchina: Codina, Metzelder, Baptista, Saviola.
Mallorca (4-4-1-1): Lux 6; Héctor 5, Ballesteros 5,5, Nunes 6, F.Navarro 6; Varela 7,5 (dal 90’ Victor s.v.), G. Pereyra 5,5 (dal 51’ Borja Valero s.v.), Basinas 6, Ibagaza 6,5; Arango 6 (dal 76’ Webò s.v.); Güiza 6,5.
In panchina: Ione Puga, Ramis, Tuni, Castro.
Gol: Robinho 11’ (R); Varela 13’ (M); Robinho 16’ (R); Varela 36’ (M); Güiza 57’ (M); Raul 62’ (R); Van Nistelrooy 72’ (R).
Arbitro: Fernandez Borbalan. Ammoniti: Diarra e Higuain per il Real Madrid; Varela per il Mallorca.
Il Real Madrid è il solito, illogico incomprensibile confusionario eppure ancora una volta vincente. Disordinato, sfilacciato, con un centrocampo ridotto all’ osso, difensivamente ridicolo, però con un’ impressionante facilità nel trovare la via del gol. Basta un guizzo, una palla vagante, e il gioco è fatto.
Il Real sfonda, e sfonda alla grande, senza quasi mai dominare (l’ unica partita che ha controllato dall’ inizio alla fine è la goleada del Mestalla): va di prepotenza e di istinto più che di geometria, si trova a suo agio molto più che nell’ elaborare gioco, dove accusa evidenti problemi di fluidità, nell’ attaccare con questi lanci subito verso l’ attacco, a cercare i tagli di Raul alle spalle della difesa avversaria oppure la fuga di Robinho sulla sinistra (guardate le azioni da calcio d’ angolo avversario: Casillas cerca sempre, dico sempre, il lancio verso Robinho, tant’ è che Manzano stasera ha messo uno a uomo su queste situazioni).
Robinho che sta assurgendo sempre più al ruolo di giocatore determinante: rido quando penso a ciò che mi è capitato di leggere da alcune parti, e cioè che Capello avrebbe favorito la crescita del talento brasiliano… altro che storie, questo è il vero Robinho. Non ha certo ricadute straordinariamente positive sugli equilibri della squadra, ma Schuster lo lascia praticamente libero di fare i suoi porci comodi, qualunque cosa che gli venga in mente in qualunque zona del campo, senza impegni di copertura, e il giocatore sente eccome questa fiducia. Oggi due gol, un assist che è praticamente tre quarti del gol di Raul, un quasi-gol da antologia (sul 3-3, finta e dribbling con la suola, sinistro incrociato di poco alto sopra la traversa).
Il Real Madrid fa i conti con due assenze pesantissime, Guti (la mente) e Sergio Ramos (l’ anima), nuova opportunità per Sneijder (che non la sfrutterà al meglio, l’ olandese sembra uscito dai circuiti di questa squadra). Manzano rafforza il centrocampo, optando per il doble pivote Basinas-Pereyra, con Ibagaza defilato sulla sinistra (anche se a partita in corso sarà Arango ad allargarsi disegnando una sorta di 4-2-3-1).
Il Mallorca sembra comandare le operazioni in avvio, ma Robinho-Marcelo-Robinho è l’ asse che porta al vantaggio madridista. Neanche il tempo di gioire che il Mallorca pareggia infierendo nelle incertezze difensive madridiste: rasoiata del Mago Ibagaza (peccato per l’ assenza di Guti, sarebbe stata una sfida nella sfida), Marcelo liscia la diagonale, il taglio dalla destra di Varela elude l’ uscita di Casillas per il gol a porta vuota. Ancora sull’ altalena però, bastano tre minuti perché il Real Madrid, ancora con Robinho, rimetta sottosopra il match con il 2-1, casuale e pure irregolare (fuorigioco di Robinho sulla deviazione di Raul).
La partita prosegue senza un chiaro padrone, su ritmi elevati e con capovolgimenti di fronte spesso compromessi da errori di misura ed approssimazione nei passaggi (Nunes però prende una traversa clamorosa, solo in area piccola su un calcio d’ angolo). A Robinho risponde ancora Varela, che ha un conto aperto col Real Madrid: ingenuo Marcelo ad offrirgli l’ opportunità di girarsi, ma il destro dell’ ex Betis è una sassata che non è alla portata nemmeno di San Iker.
La ripresa vede un avvio volenteroso del Real Madrid (Sneijder manda fuori di poco un tap-in sottomisura), ma la spinta si affievolisce fino al clamoroso 2-3, un pasticciaccio brutto che conferma ancora una volta tutti gli imbarazzi difensivi del Madrid (che nel frattempo, uscito Cannavaro, ha riaccolto nelle sue fila Pepe, rientro non certo molto positivo): palla che gironzola al limite dell’ area, senza che nessuno dica o faccia qualcosa, assist involontario di Diarra e Güiza che, alla prima occasione vera della partita, la gira in rete con il fiuto dell’ attaccante vero qual è.
Conoscendone le abitudini, è quasi una bella notizia per il Real Madrid questo svantaggio, gli permette di prendere la rincorsa… Robinho dileggia Héctor e serve il pareggio su un piatto d’ argento a Raul, poi poco dopo sfiora il vantaggio con un’ azione capolavoro. Ma il marchio sui tre punti non può che metterlo Van Nistelrooy, che su un’ azione verticale avviata da Gago e rifinita ottimamente da Raul (che si muove sempre, e bene, sul fronte d’ attacco), si infila nel buco apertosi al centro della difesa maiorchina (Ballesteros esce troppo presto ed Héctor non ha il tempo per chiudere sull’ olandese) e la piazza sul secondo palo.
I MIGLIORI: Robinho uomo-partita, l’ altro protagonista è Varela, che ha questa curiosa tradizione col Real Madrid (l’ anno scorso all’ ultima segnò un gol e ne sfiorò un altro che quasi guastava la festa al Bernabeu): qualche pecca nel controllo di palla, è però un esterno che esprime grande energia nel suo gioco, con ribaltamenti e tagli improvvisi. Notevoli doti di corsa e un destro potente che qualche volta ci prende pure.
I PEGGIORI: Le due facce di Marcelo: promettentissimo quando spinge (deve però imparare a portare meno palla, sennò diventa troppo prevedibile), da mettersi le mani nei capelli e fare gli scongiuri quando difende, svagato, ingenuo, sbaglia grossolanamente i tempi e le misure degli interventi e affronta gli uno contro uno con leggerezza sbalorditiva. Mette una gran parabola sulla testa di Robinho nell’ 1-0, ma è responsabile su entrambi i gol di Varela. Diarra pascola per il campo (lui e Cannavaro nella lista dei 50 per il Pallone d’ Oro sono una barzelletta sconcia), Héctor viene fatto a pezzi da Robinho.
Real Madrid (4-4-2): Casillas 6; Torres 6, Cannavaro 6 (dal 45’ Pepe 5,5), Heinze 5,5, Marcelo 5,5; Sneijder 5,5 (dal 74’ Higuain s.v.), Gago 5,5, Diarra 5, Robinho 8 (dall’ 87’ Drenthe s.v.); Raul 7, Van Nistelrooy 6,5.
In panchina: Codina, Metzelder, Baptista, Saviola.
Mallorca (4-4-1-1): Lux 6; Héctor 5, Ballesteros 5,5, Nunes 6, F.Navarro 6; Varela 7,5 (dal 90’ Victor s.v.), G. Pereyra 5,5 (dal 51’ Borja Valero s.v.), Basinas 6, Ibagaza 6,5; Arango 6 (dal 76’ Webò s.v.); Güiza 6,5.
In panchina: Ione Puga, Ramis, Tuni, Castro.
Gol: Robinho 11’ (R); Varela 13’ (M); Robinho 16’ (R); Varela 36’ (M); Güiza 57’ (M); Raul 62’ (R); Van Nistelrooy 72’ (R).
Arbitro: Fernandez Borbalan. Ammoniti: Diarra e Higuain per il Real Madrid; Varela per il Mallorca.
Etichette: Liga, Mallorca, Real Madrid
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