QUATTORDICESIMA GIORNATA: Betis-Atlético Madrid 0-2: Forlan; Raul Garcia.
Se si eccettua la strepitosa doppia parata di Leo Franco su Somoza e Sobis al 17’ del secondo tempo, ed una certa tendenza rinunciataria cui si è abbandonato l’ Atlético nella ripresa (tendenza non nuova, pensiamo al pareggio di Murcia) non c’ erano proprio motivi per pensare che questa partita potesse terminare con un risultato diverso da quello effettivamente prodottosi. Resta tutto da capire quanta sia la vera gloria dell’ Atlético, data la drammatica inconsistenza dell’ avversario.
Sempre più allarmante la crisi di identità del Betis: nella Liga esistono varie categorie di squadre, quelle fortissime, quelle forti, quelle medie e quelle deboli, ma il Betis è forse l’ unica che non sa chi è, cosa vuole, da che parte intende andare, quali sono i suoi punti di riferimento, e questo è un discorso basilare che prescinde completamente dalla caratura tecnica della rosa, incompleta ma tutt’ altro che malvagia. Il club verdiblanco ha intrapreso una chiara parabola discendente della quale non si intravede la fine: a fine partita contestazioni vibranti verso il palco presidenziale, col classico “Lopera vete ya” e uno striscione che recitava “otro Betis es posible”. Qualcuno dovrà pur pagare, quasi certo che sarà Cuper, un altro che da troppo tempo va in cerca della sua identità (e credibilità) perduta.
Cuper, alle prese con tantissime assenze (fra le altre, due titolari come Juanito e Juande), inserisce il canterano Zamora al centro della difesa, mentre Xisco viene preferito a Caffa come esterno sinistro; il solito 4-4-2 per Aguirre, con l’ assenza dell’ infortunato Perea e l’ anomalia del mancino Antonio Lopez terzino destro, scelta obbligata (peraltro già sperimentata in Uefa) per le assenze sia di Seitaridis che Valera.
Il primo tempo è un monologo dell’ Atlético, dal primo minuto riverso nella metacampo betica, libero di far girare palla come gli pare e piace. L’ idea del Betis dovrebbe essere difesa e contropiede, ma in realtà si tratta solo di stare a guardare la sessione di allenamento avversaria. A parte una traversa in avvio su splendida punizione di Reyes, l’ Atlético pur giocando in maniera molto scorrevole crea pochi pericoli, ma tutti comunque sanno bene che si tratta solo di aspettare l’ inevitabile. L’ inevitabile lo crea Agüero, con uno dei suoi diabolici esercizi di stile: sulla trequarti chiede palla, la protegge da par suo, si gira alza la testa e serve lo scatto profondo di Forlan con un tocco che è musica suadente per ogni esteta che si rispetti: l’ uruguaiano prende alle spalle Melli e anticipa la diagonale di Fernando Vega, poi col sinistro incrocia a rete. Capolavoro!
Negli spogliatoi, i giocatori di casa capiscono di avere almeno un’ anima e una dignità da difendere, e in avvio di ripresa provano perlomeno a giocare sull’ orgoglio nell’ impossibilità di inventarsi un gioco. E’ una gazzosa che dura poco, e che ha il suo culmine nella citata doppia prodezza (soprattutto la seconda, sulla ribattuta di Sobis) di Leo Franco. L’ Atlético perde qualche punto di possesso-palla e comincia a manifestare la sua inguaribile tendenza a sfilacciarsi e lasciare spazi a centrocampo, Aguirre corre ai ripari aggiungendo saggiamente Motta (certo che però togliere Agüero…), buon innesto il brasiliano. Finisce qui il Betis, non si illude più e rimane solo a riflettere sulle sue miserie. L’ Atlético cincischia, giochicchia, specula un po’ troppo, ma comunque non si esime dall’ arrotondare il risultato nel finale, in contropiede con un sinistro sul primo palo di Raul Garcia, giocatore che si batte per la causa in maniera sempre utile e che merita perciò questo premio.
I MIGLIORI: L’ Atlético costruisce altri tre punti sulla sua straordinaria coppia d’ attacco: Agüero mette la qualità, con le sue immarcabili iniziative nello stretto e il suo sublime tocco di palla (merita il 7 solo per l’ azione del gol: non ha fatto altro, ma visto quello ti senti più che sazio…), Forlan la quantità, col suo impagabile movimento qualche metro dietro al Kun. L’ anno scorso lamentavamo l’ esasperante incapacità di verticalizzare dell’ Atlético, quest’ anno le cose sono decisamente cambiate…
Reyes ha sprazzi interessanti (ma solo sprazzi, sennò non sarebbe più Reyes): Aguirre schiera gli esterni sulla fascia inversa rispetto al piede prediletto (una moda molto diffusa in questi ultimi tempi, dettata dall’ intento di avere più giocatori possibile in grado di inquadrare la porta avversaria), lui dalla destra trova spazio per liberare il suo sinistro, impressionanti soprattutto certi cambi di gioco di 40-50 metri, da alzarsi in piedi e applaudire per cinque minuti di fila almeno. A Leo Franco evidentemente piace questo campo: l’ anno scorso parò due rigori, stavolta è impegnato in una sola occasione, ma è decisivo. Purtroppo deve uscire per infortunio a pochi minuti dal termine, assenza che temiamo si estenderà anche alle prossime partite.
Bene sia Pablo che Eller al centro della difesa (soprattutto il brasiliano va sottolineato, vista la marea di critiche che è solito ricevere); dignitoso, uno dei pochi nel Betis, l’ esordiente Zamora.
I PEGGIORI: Difficile scegliere qualcuno nel Betis in caduta libera: diciamo che Melli fa molta acqua, e ciò non va bene visto che la campagna per il suo utilizzo da centrale è uno dei miei cavalli di battaglia…
Betis (4-4-2): Ricardo 5,5; Damiá 5, Zamora 6, Melli 5, Fernando Vega 5,5; Edu 5,5, Somoza 5,5 (dal 71’ Rivera s.v.), Arzu 5, Xisco 5,5 (dall’ 83’ Caffa s.v.); Sobis 5,5, Pavone 5,5.
In panchina: Doblas, Babid, Rivas, Ilic, Fernando.
Atlético Madrid (4-4-2): Leo Franco 7 (dall’ 86’ Abbiati s.v.); Antonio Lopez 6, Pablo 6,5, Eller 6,5, Pernia 6; Reyes 6,5 (dal 62’ Simao 6), Raul Garcia 6,5, Maniche 6, Maxi Rodriguez 5,5; Forlan 7, Agüero 7 (dal 69’ Motta 6,5).
In panchina: Cléber Santana, Luis Garcia, Zé Castro, Mista.
Gol: Forlan 33’; Raul Garcia 92’.
Arbitro: Pérez Lasa. Ammoniti: Damiá, Melli, Fernando Vega, Xisco, Fernando per il Betis; Antonio Lopez, Pablo, Pernia, Motta per l’ Atlético Madrid.
Sempre più allarmante la crisi di identità del Betis: nella Liga esistono varie categorie di squadre, quelle fortissime, quelle forti, quelle medie e quelle deboli, ma il Betis è forse l’ unica che non sa chi è, cosa vuole, da che parte intende andare, quali sono i suoi punti di riferimento, e questo è un discorso basilare che prescinde completamente dalla caratura tecnica della rosa, incompleta ma tutt’ altro che malvagia. Il club verdiblanco ha intrapreso una chiara parabola discendente della quale non si intravede la fine: a fine partita contestazioni vibranti verso il palco presidenziale, col classico “Lopera vete ya” e uno striscione che recitava “otro Betis es posible”. Qualcuno dovrà pur pagare, quasi certo che sarà Cuper, un altro che da troppo tempo va in cerca della sua identità (e credibilità) perduta.
Cuper, alle prese con tantissime assenze (fra le altre, due titolari come Juanito e Juande), inserisce il canterano Zamora al centro della difesa, mentre Xisco viene preferito a Caffa come esterno sinistro; il solito 4-4-2 per Aguirre, con l’ assenza dell’ infortunato Perea e l’ anomalia del mancino Antonio Lopez terzino destro, scelta obbligata (peraltro già sperimentata in Uefa) per le assenze sia di Seitaridis che Valera.
Il primo tempo è un monologo dell’ Atlético, dal primo minuto riverso nella metacampo betica, libero di far girare palla come gli pare e piace. L’ idea del Betis dovrebbe essere difesa e contropiede, ma in realtà si tratta solo di stare a guardare la sessione di allenamento avversaria. A parte una traversa in avvio su splendida punizione di Reyes, l’ Atlético pur giocando in maniera molto scorrevole crea pochi pericoli, ma tutti comunque sanno bene che si tratta solo di aspettare l’ inevitabile. L’ inevitabile lo crea Agüero, con uno dei suoi diabolici esercizi di stile: sulla trequarti chiede palla, la protegge da par suo, si gira alza la testa e serve lo scatto profondo di Forlan con un tocco che è musica suadente per ogni esteta che si rispetti: l’ uruguaiano prende alle spalle Melli e anticipa la diagonale di Fernando Vega, poi col sinistro incrocia a rete. Capolavoro!
Negli spogliatoi, i giocatori di casa capiscono di avere almeno un’ anima e una dignità da difendere, e in avvio di ripresa provano perlomeno a giocare sull’ orgoglio nell’ impossibilità di inventarsi un gioco. E’ una gazzosa che dura poco, e che ha il suo culmine nella citata doppia prodezza (soprattutto la seconda, sulla ribattuta di Sobis) di Leo Franco. L’ Atlético perde qualche punto di possesso-palla e comincia a manifestare la sua inguaribile tendenza a sfilacciarsi e lasciare spazi a centrocampo, Aguirre corre ai ripari aggiungendo saggiamente Motta (certo che però togliere Agüero…), buon innesto il brasiliano. Finisce qui il Betis, non si illude più e rimane solo a riflettere sulle sue miserie. L’ Atlético cincischia, giochicchia, specula un po’ troppo, ma comunque non si esime dall’ arrotondare il risultato nel finale, in contropiede con un sinistro sul primo palo di Raul Garcia, giocatore che si batte per la causa in maniera sempre utile e che merita perciò questo premio.
I MIGLIORI: L’ Atlético costruisce altri tre punti sulla sua straordinaria coppia d’ attacco: Agüero mette la qualità, con le sue immarcabili iniziative nello stretto e il suo sublime tocco di palla (merita il 7 solo per l’ azione del gol: non ha fatto altro, ma visto quello ti senti più che sazio…), Forlan la quantità, col suo impagabile movimento qualche metro dietro al Kun. L’ anno scorso lamentavamo l’ esasperante incapacità di verticalizzare dell’ Atlético, quest’ anno le cose sono decisamente cambiate…
Reyes ha sprazzi interessanti (ma solo sprazzi, sennò non sarebbe più Reyes): Aguirre schiera gli esterni sulla fascia inversa rispetto al piede prediletto (una moda molto diffusa in questi ultimi tempi, dettata dall’ intento di avere più giocatori possibile in grado di inquadrare la porta avversaria), lui dalla destra trova spazio per liberare il suo sinistro, impressionanti soprattutto certi cambi di gioco di 40-50 metri, da alzarsi in piedi e applaudire per cinque minuti di fila almeno. A Leo Franco evidentemente piace questo campo: l’ anno scorso parò due rigori, stavolta è impegnato in una sola occasione, ma è decisivo. Purtroppo deve uscire per infortunio a pochi minuti dal termine, assenza che temiamo si estenderà anche alle prossime partite.
Bene sia Pablo che Eller al centro della difesa (soprattutto il brasiliano va sottolineato, vista la marea di critiche che è solito ricevere); dignitoso, uno dei pochi nel Betis, l’ esordiente Zamora.
I PEGGIORI: Difficile scegliere qualcuno nel Betis in caduta libera: diciamo che Melli fa molta acqua, e ciò non va bene visto che la campagna per il suo utilizzo da centrale è uno dei miei cavalli di battaglia…
Betis (4-4-2): Ricardo 5,5; Damiá 5, Zamora 6, Melli 5, Fernando Vega 5,5; Edu 5,5, Somoza 5,5 (dal 71’ Rivera s.v.), Arzu 5, Xisco 5,5 (dall’ 83’ Caffa s.v.); Sobis 5,5, Pavone 5,5.
In panchina: Doblas, Babid, Rivas, Ilic, Fernando.
Atlético Madrid (4-4-2): Leo Franco 7 (dall’ 86’ Abbiati s.v.); Antonio Lopez 6, Pablo 6,5, Eller 6,5, Pernia 6; Reyes 6,5 (dal 62’ Simao 6), Raul Garcia 6,5, Maniche 6, Maxi Rodriguez 5,5; Forlan 7, Agüero 7 (dal 69’ Motta 6,5).
In panchina: Cléber Santana, Luis Garcia, Zé Castro, Mista.
Gol: Forlan 33’; Raul Garcia 92’.
Arbitro: Pérez Lasa. Ammoniti: Damiá, Melli, Fernando Vega, Xisco, Fernando per il Betis; Antonio Lopez, Pablo, Pernia, Motta per l’ Atlético Madrid.
Etichette: Atlético Madrid, Betis, Liga
13 Comments:
ciao Vale,
senti un po' ma che fine ha fatto l'uruguaiano (ex Atl.Madrid) Marcelo Sosa?
nulla di eccezionale,
ma quanto mi piaceva!
marco
Marco, ma parli sul serio? Quello è uno dei giocatori più detestabili che mi sia capitato di vedere! Lento, statico, impacciato, sporco nelle intenzioni, non ho mai capito francamente quale fosse la sua reale funzione in campo, anche se parlo solo per quello che ho visto all' Atlético, magari da altre parti ha giocato bene. Dopo l' Atlético era passato all' Osasuna, poi ne ho proprio perso le tracce (forse è stato in Russia, chiediamo aiuto a Kerzhakov).
Non ti piacerà mica anche Zahinos?
No, niente Russia per lui.
Alberto
gli almanacchi lo danno nel 2004 allo Spartak Mosca;
in effetti non è un grande (forse neanche un buon) giocatore, ma l'ho visto alcune volte con la maglia dell'Uruguay ed è diventato un mio (mezzo) pupillo!
hai presente quei calciatori - non per forza fenomeni - che per qualche oscura ragione ti "piacciono" a prima vista?
tra i tantissimi miei (oltre a M.Sosa) Okocha, Morfeo, Ketsbaia...
:) marco
Sì, anch'io sono un appassionato di questi "fenomeni di provincia": mi ricordo quando ero più piccolo Sgrò dell' Atalanta (che aveva fatto una stagione fenomenale), Stroppa quando era al Piacenza e sfiorò un gol da metacampo alla Roma. In Spagna poi ho avuto una passione ai bei tempi per Victor (quello del Valladolid) e ultimamente per Viqueira (che però quest' anno non vede campo al Levante, mi sa che De Biasi non tollera una certa sua indolenza).
Comunque nella tua lista citi Okocha che era un fuoriclasse vero (pensa all' anno in cui il Psg aveva lui e Ronaldinho in squadra...). Ketsbaia è anche un mio mito, il Di Stefano georgiano.
Sorvolando sull'appellativo "fuoriclasse" affibbiato ad Okocha,l'assist di Aguero per Forlan è stato qualcosa di meraviglioso.L'Atletico ha giocatori di grande livello,ma subisce troppe reti.Mi chiedo quanto tempo occorra prima di vederlo tornare a competere con Barca e Real.
Sì, l'uruguaiano Sosa effettivamente "giocò" per un breve periodo nello sciagurato Spartak Mosca versione 2004...
Beh, ovviamente è una questione di gusti. Certamente Jay Jay non è stato un modello di regolarità di rendimento, però è uno dei migliori giocatori africani della storia, e dal punto di vista tecnico credimi che non aveva nulla da imparare da nessuno.
L' Atlético è una squadra abbastanza squilibrata, poco coerente, "matta". La chiave è a centrocampo, dallo squilibrio nel mezzo ha origine il fatto che questa squadra tenda ad andare in gol più grazie alle dimostrazioni di abilità delle sue individualità offensive che grazie a un controllo stabile del gioco e a una continuità di manovra apprezzabile, e al tempo stesso questa fragilità del centrocampo toglie protezione alla difesa. Difesa che già di suo ne sta combinando di tutti i colori, con errori veramente dilettanteschi (individuali, di lettura delle situazioni, tipo non riuscire a difendere su un lancio lungo avversario oppure far saltare il fuorigioco: particolarmente coinvolti i vari Pernia, Zé Castro ed Eller, Pablo sta cominciando ad attestarsi su livelli sufficienti).
Io vedrei di buon occhio un cambio di formazione: a centrocampo leverei un esterno ed aggiungerei Motta (giocatore che potrebbe rivelarsi determinante per dare equilibrio) a Raul Garcia e Maniche, così anche il nazionale portoghese (su livelli molto più degni quest' anno) avrebbe la libertà necessaria per le sue incursioni, senza che a causa di ciò il centrocampo si sguarnisca eccessivamente.
Motta in un assetto con tre centrocampisti centrali credo permetterebbe sia una circolazione di palla migliore sia una mediana più folta in fase di non possesso.
Se risolverà questi problemi, l' Atlético sarà quasi sicuramente una delle prime quattro a fine stagione (e penso che Aguero in Champions lo vogliamo vedere un po' tutti, o no?)
La soluzione che prospetti è certamente interessante,e un centrocampo a tre garantirebbe probabilmente maggior filtro e copertura.Ma credo che i recenti acquisti di Simao,Reyes e Luis Garcia stati fatti in prospettiva di un 4-4-2,senza dimenticare la presenza di Maxi Rodriguez e della coppia d'attacco Forlan-Aguero (un fantastico giocatore).Onestamente mi sembra il modulo più adatto a questi giocatori.Il problema nasce dal fatto che Maniche non è un playmaker,e,come hai giustamente sottolineato,di fianco a Raul Garcia serve un altro tipo di giocatore.Purtroppo non conosco molto bene Motta.Riguardo ad Okocha,è vero,aveva una buona tecnica e numeri da giocoliere,ma un vero fuoriclasse beh,credo sia un'altra storia,fermo restando il criterio della soggettività dei gusti.
Chiarisco il mio pensiero: se mi chiedi se considero Okocha al livello di Zidane, Ronaldinho, Kakà o Messi, ovviamente ti rispondo "nemmeno per sogno", però rimane a mio avviso un grande giocatore.
Effettivamente la campagna acquisti dell' Atlético è stata sfacciatamente da 4-4-2, però questo di per se non cancella l' esigenza di maggior equilibrio a centrocampo.
Le possibilità sono due:
1) un centrocampo con tre centrali come quello che ho esposto prima (un centrocampista, Motta o Maniche, graviterebbe sul centro-sinistra, lasciando tutta la fascia a Pernia; le due punte rimarrebbero liberissime di muoversi esattamente come avviene attualmente, non voglio certo costringere Aguero a fare l' ala. Largo a destra partirebbe invece un esterno dei 4 a disposizione di Aguirre, e qui mi rendo conto che implicherebbe un grave sottoutilizzo degli acquisti fatti in Estate).
Un precedente di questa soluzione tattica è rappresentato dal Barça della seconda metà della Liga 2003-2004: centrocampo a tre con Cocu (o Motta) vertice basso, Davids sul centro-sinistra e Xavi libero di creare gioco. In attacco Saviola al centro, Luis Garcia largo a destra e Ronaldinho trequartista con enorme libertà di movimento a partire dalla sinistra. Sarebbe comunque eggermente rispetto a quest' Atlético, perchè Aguero è un attaccante puro.
2) l' altra soluzione permetterebbe di mantenere il 4-4-2, al prezzo (che secondo me si può pagare) però di un' esclusione di Maiche, che è uno di quelli che maggiormente scombina l' assetto della squadra con la sua tendenza a fiondarsi avanti sempre e comunque. Motta offrirebbe più gioco di posizione e anche solidità nei contrasti e nel gioco aereo assieme a Raul Garcia, oltre che più ordine alla manovra, visto che Maniche tende a portare troppo palla mentre uno dei pezzi forti di Motta è proprio il gioco ad uno-due tocchi per linee interne, quindi tutt' altro che eccessivamente orizzontale e prevedibile.
Il problema del brasiliano è sempre stato la testa, la concentrazione in campo e la condotta fuori. L' anno scorso è stato solennemente bocciato nel ruolo davanti alla difesa nel Barça, nonostante Rijkaard in partenza credesse parecchio nelle sue possibilità: questa all' Atlético è un' occasione imperdibile per rilanciarsi, sperando che gli infortuni (l' altro suo Tallone d' Achille) lo lascino una buona volta in pace.
Ma non è che,per caso,alleni qualche squadra?Scherzi a parte,hai esplicato esattamente tutto quello che intendevo.
Sì, alleno quelle di Pro Evolution Soccer:)
Comunque, completando il discorso, vedo Banega come un giocatore ideale per il centrocampo dell' Atlético.
Sottoscrivo.
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