domenica, dicembre 02, 2007

QUATTORDICESIMA GIORNATA: Espanyol-Barcelona 1-1: Iniesta (B); Coro (E).

Grande rammarico in casa Barça: sfugge ancora una volta l’ affermazione esterna, in una partita che tante volte i blaugrana hanno avuto in pugno ma che hanno finito col lasciarsi scappare, graziando l’ Espanyol soprattutto nel primo tempo e nell’ ultimo quarto d’ora di partita, nei quali la squadra di Rijkaard, trascinata da un Messi nella versione Onnipotente, ha buttato via sin troppe occasioni. Le sensazioni son comunque molto diverse rispetto alle sciagurate trasferte con Racing, Osasuna, Villarreal, e Getafe: Rijkaard sembra sulla strada giusta, l’ undici è quello ideale, l’ attitudine e gli equilibri quelli che portano lontano.
Non è stato mai un Barça spettacolare, da futbol bailado, ma un Barça finalmente sensato, che ha pensato e agito come un blocco, capace di soffrire e reagire, di rivaleggiare quando necessario sullo stesso piano con un Espanyol che, vistosi superato sul piano della manovra, è riuscito a risalire la china nel secondo tempo in maniera caparbia, acciuffando con la grinta e il carattere un pareggio tutto sommato meritato, nonostante gli ospiti abbiano certamente prodotto di più nel corso dei 90 minuti. Valverde riesce così a mantenere una notevolissima striscia positiva (da 10 partite l’ Espanyol non conosce la sconfitta), in un derby certo non esaltante dal punto di vista tecnico, ma con l’ appagante tensione ed agonismo dei grandi eventi.

Rijkaard riconferma l’ undici di Lione (quindi Ronaldinho in panchina), con l’ eccezione però di Puyol terzino destro in funzione anti-Riera. Messi non è tipo che si perde in indugi, dà quindi subito il via al suo show: al 6’ prende palla sulla destra e decide che Clemente Rodriguez e Torrejon non sono ostacoli così insormontabili. La Pulga si beve in un sorso il lato sinistro della difesa espanyolista, guadagna il fondo, e sul conseguente pase de la muerte Iniesta a porta vuota non può proprio sbagliare. L’ inizio del Barça è molto positivo, sulla scia di quello di Lione: il centrocampo è compatto e controlla fermamente la situazione (ottimi gli scambi costanti di posizione fra Iniesta e Gudjohnsen), la difesa anticipa costantemente e in attacco i movimenti di Bojan dal centro verso le fasce (sofferti inizialmente dai centrali dell’ Espanyol, poi il bimbo calerà) aprono ottimi spazi per le percussioni di Messi, assoluto dominatore.
L’ Espanyol non riesce ad organizzare un contro-gioco efficace, abbozza un timido pressing sui difensori blaugrana, ma una volta superata questa prima linea il Barça si distende e fa molto male, i difensori dell’ Espanyol non hanno il passo per arrestare le iniziative a valanga di Messi.
Tutte blaugrana, (quasi) tutte con Messi protagonista le occasioni del primo tempo, quelle che indurranno Rijkaard a mordersi le mani: Messi da destra converge verso il centro, il sinistro a mezz’ altezza esce di poco a lato del secondo palo; Bojan sempre dalla destra, inserimento indisturbato di Xavi al centro dell’ area, conclusione inaccettabilmente fiacca sopra la traversa (il solito neo di Xavi); ancora Messi palla al piede viene steso e guadagna una punizione al limite dell’ area: il calcio di Xavi è talmente perfetto che centra in pieno l’ incrocio, e sulla ribattuta di testa di Bojan sotto misura ancora un legno, in questo caso la traversa, dice di no; al 42’, ancora l’ ennesima “zingarata” di Messi, l' argentino come un fulmine irrompe in area, ma sul suo destro trova un Kameni prontissimo sul suo palo.
Il secondo tempo cambia copione: il Barça non riesce più a prendere campo, centrocampo e attacco non comunicano più. La partita è nervosa e spezzettata, l’ Espanyol non offre certo una grande fluidità ma prende ora il sopravvento facendo leva sull’ aggressività e l’ intensità.
Alza il pressing, il pallone non dura più tanto fra i piedi blaugrana, i padroni di casa cercano la mischia e il corpo a corpo, mettendo sotto costante pressione la difesa avversaria. Bojan è ormai sparito, Rijkaard lo richiama e offre la chance a Ronaldinho, Valverde gioca il talismano Coro… e il talismano non sbaglia un colpo: la difesa del Barça, fin lì praticamente perfetta in tutti i suoi effettivi, si vede per la prima volta superata, con conseguenze irreparabili. Riera prende furbamente le spalle a Puyol, altro pase de la muerte dal fondo verso il centro dell’ area, inserimento di Coro difficilmente marcabile anche se nell’ occasione Marquez e Milito sembrano un po’ passivi, un po’ troppo attestati vicino a Valdes.
L’ 1-1 sembra far pendere la bilancia psicologica nettamente verso l’ Espanyol, vista anche la chiara perdita di spinta evidenziata del Barça, ma invece dopo il pareggio i blaugrana tornano all’ assalto: Rijkaard toglie Gudjohnsen per avere la massima qualità nel mezzo con Xavi e Iniesta, e addirittura rispunta Ezquerro.
L’ Espanyol si ritrae eccessivamente, la palla torna a circolare rapidamente fra le fila blaugrana, Ronaldinho è in partita e Messi viene riattivato con continuità nei suoi uno contro uno: Kameni sventa in angolo una gran punizione di Ronaldinho, poi risponde prima a un colpo di testa sempre di Ronaldinho e neutralizza in due tempi una conclusione dal limite dell’ area di Iniesta, ma l’ occasionissima capita all’ 86’ a Messi, che si libera con la consueta facilità dell’ avversario ma non trova niente di meglio che un piatto debolissimo e centrale una volta creatosi lo spazio per la conclusione.

I MIGLIORI: Messi debordante, soprattutto nel primo tempo (nel secondo il Barça va a vuoto fino al pareggio di Coro, e lui rimane isolato) per l’ 8 in pagella gli manca il gol, quello che fallisce abbastanza clamorosamente nel finale. Grande presenza Yaya Touré, non sbaglia un colpo Iniesta.
Riera ha avuto un cliente durissimo in Puyol, che gli si è appiccicato addosso tutto il tempo, spesso anticipandolo e sovrastandolo, ma nell’ unica occasione in cui ne ha eluso la guardia si è rivelato decisivo: questo vuol dire essere grandi giocatori. I gol pesanti li segna sempre Coro, sempre molto bravo a inserirsi e “fiutare” l’ occasione. Kameni provvidenziale coi suoi interventi. A parte l’ occasione del gol e nonostante la buona partita di Iniesta, Zabaleta è stato molto attento in marcatura, cercando di non far mai girare il suo avversario e di togliergli il tempo per la giocata (a differenza del suo omologo sull’ altra fascia Clemente Rodriguez, che ha concesso sempre il faccia a faccia a Messi, come puntarsi una pistola alla tempia).
I PEGGIORI: Luis Garcia non entra mai in partita (fra le linee vigila il gigante Yaya), Valdo si tira fuori quando la contesa si accende, niente di nuovo sotto il sole. In difficoltà Angel e Moisés in mediana, Clemente Rodriguez è come sempre il punto debole della difesa di Valverde (e così espone anche Torrejon, difensore dal passo lento, alle incursioni di Messi).

Espanyol (4-4-1-1): Kameni 7; Zabaleta 6,5, Jarque 6, Torrejón 5,5, Clemente 5,5; Valdo 5 (64'), Moisés 5,5, Ángel 5,5, Riera 7 (88'); L. García 5 (79'); Tamudo 6.
In panchina: Lafuente, Lacruz, Chica, Lola, Moha s.v. (88'), Coro 7 (64'), Jonathan s.v. (79').
Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Puyol 6,5 (70'), Márquez 6,5, Milito 6,5, Abidal 6,5; Xavi 6,5, Touré 7, Gudjohnsen 6 (72'); Messi 7,5, Bojan 6 (64'), Iniesta 6,5.
In panchina: Jorquera, Zambrotta s.v. (70'), Ronaldinho 6,5 (64'), Crosas, Botia, Ezquerro s.v. (72'), V. Sánchez.

Goles: 0-1 (6'): Iniesta culmina una gran jugada de Messi; 1-1 (69'): Coro aprovecha un gran pase de Riera.
Árbitro: Pérez Burrull (Colegio Cántabro). Amonestó a Jarque (32'), Puyol (50'), Clemente (70').
Incidencias: Estadi Olímpic. Casi lleno: 37.826 espectadores. Noche fría y húmeda en la montaña mágica. Terreno de juego en buenas condiciones para la práctica del fútbol. El Espanyol repartió banderas blanquiazules entre su público.

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4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Mah, Clemente Rodriguez in fase difensiva è una mezza sciagura, tatticamente è quello che è, però secondo me ha disputato tutto sommato una buona ripresa, iniziando l'azione del pareggio di Coro.
Messi ancora una volta maradoniano, non si hanno davvero più aggettivi per descrivere le sue prestazioni!

8:16 PM  
Blogger valentino tola said...

Forse son stato un po' troppo severo, è vero che nel secondo tempo Clemente ha spinto discretamente, però è come se l' Espanyol da quella parte avesse lasciato l' uscio di casa spalancato, e non te lo puoi permettere in partite come queste.
Messi non è di questo mondo, Kakà ha vinto il suo meritato pallone d' oro, ma i prossimi son stati già prenotati...

11:33 PM  
Anonymous Anonimo said...

ciao valentino, potresti descrivermi che tipo di giocatore è yaya toure, i suoi punti di forza e i suoi punti deboli,? grazie in anticipo

fabio

1:02 PM  
Blogger valentino tola said...

Yaya Touré è stato scelto quest' estate dal Barça per fare il vertice basso nel centrocampo a tre, nonostante lui finora non avesse mai giocato davanti alla difesa nella sua carriera, segnalandosi anzi come un centrocampista centrale-mezzala dalle caratteristiche prevalentemente offensive, in un 4-4-2 o in un centrocampo a 5 (ad esempio al Monaco ha giocato più volte da ecntrocampista avanzato, se ricordo bene).
L' ivoriano però si è presto adattato a un ruolo per il quale del resto ha caratteristiche fisiche particolarmente consone, diventando quasi immediatamente un giocatore imprescindibile per conferire solidità ed equilibrio al centrocampo (si nota tanto nel Barça la differenza sul piano difensivo rispetto all' anno scorso: lui, Abidal e Milito stanno facendo la differenza).

Il primo aspetto che salta all' occhio di Touré è ovviamente la mole enorme, sembra quasi la guardia del corpo dei nani che lo circondano. Nel corpo a corpo è quasi imbattibile, vince tanti contrasti e ruba tanti palloni grazie alla sua preponderanza fisica.
Ciò non deve però occultare il buon bagaglio tecnico di cui Touré dispone (ricordiamolo, prima del Barça ha svolto mansioni più offensive e di costruzione del gioco): molto calmo palla al piede, ha buona visione di gioco e sa pescare in profondità gli attaccanti.
Data la sua stazza, Yaya Touré sullo stretto soffre un pochino in agilità e nei primi metri non è rapidissimo, però lanciato in progressione diventa micidiale per la combinazione di velocità e potenza: in campo aperto la sua capacità di ribaltare l' azione può diventare devastante.
Uno dei suoi punti di forza è poi il tiro dalla lunga distanza, una castagna terrificante. E' un giocatore facile al gol per via di queste sue caratteristiche, anche per l' abilità nel gioco aereo (importante per il Barça, che aveva bisogno di centimetri per difendere sui calci piazzati: lui ed Abidal son stati innesti fondamentali) e le sue incursioni palla al piede. Nel Barça però è raro vederlo in questa veste, visto che il suo compito è quello di presidiare la zona davanti alla difesa, col divieto di avventure offensive: un peccato, perchè dalla partenza di Van Bommel in poi al Barça mancano incursori potenti e in grado di far arrivare i gol dalla seconda linea. Spero magari che si possa vedere Touré anche da mezzal in qualche occasione, magari quando tornerà Edmilson dall' infortunio.

10:04 PM  

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