QUARTA GIORNATA: Málaga-Valencia 0-2: Villa; Villa.
Valencia primo in classifica a 10 punti col Villarreal, ma piano con le fanfare. In larga parte si è trattato di una prestazione modestissima, tanto modesta che persino la stessa sconfinata modestia del Málaga (l’ unica squadra a non avere ancora segnato un gol in tutta la Liga) a un certo punto del match aveva cominciato a meritare qualcosina. Insomma, rispetto allo sfascio della scorsa stagione questo è il Paradiso, ma la strada che separa il Valencia dal diventare una squadra capace di imporre il proprio gioco è ancora piuttosto lunga.
Turnover per Emery: rispetto all’ Osasuna, Pablo Hernández per Joaquín, Del Horno per Moretti e Angulo a fianco di Villa al posto di Morientes. Tapia invece rispetto alla trasferta di Almería perde Cuadrado e Miguel Angel, sostituiti da Hélder Rosario (ricomposta la coppi di centrali della promozione con Weligton) e Lolo, mentre in attacco Albert Luque viene sostituito da Adrián. Gioca con un 4-4-2 il Málaga, caratterizzato però in fase di non possesso dal costante rientro in aiuto al centrocampo di una delle due punte a turno. Il solito caratteristico esubero di esterni mancini porta poi ad insistere in un adattamento discutibile come quello di Duda a destra e all’ utilizzo di Calleja come terzino (che rispetto alla partita precedente rileva Nacho, un altro centrocampista esterno di ruolo).
Storture della programmazione estiva a parte, dobbiamo dire che l’ approccio dei padroni di casa è nettamente preferibile. Tapia imposta una partita aggressiva, cercando di sopperire col ritmo e l’ intensità al gap tecnico: Lolo e soprattutto Barros in mediana fanno tantissima quantità, c’è pressing e anche un possesso palla leggermente superiore all’ avversario, ma non si crea proprio nulla, perché sulla pochezza tecnica si arenano le buone intenzioni: frequenti errori di misura e rarissimi palloni puliti per le punte, costrette nella maggior parte delle occasioni a sgobbare sulle fasce, a sgomitare e a venire incontro a metacampo per entrare in contatto col pallone e guadagnarsi quel po’ di visibilità (Baha in particolare si fa il mazzo: hai voglia a dire che ha concluso pochissimo, che è vero, ma non è facile per un attaccante muoversi in questo contesto).
E il Valencia? Meglio tacere. Nel primo tempo degli ospiti si fa fatica, anche con tutta la buona volontà di questo mondo, a ricostruire delle trame riconoscibili, sembra una delle partite più brutte dell’ era-Quique: impossibile avviare l’ azione dalle retrovie in maniera limpida, impossibile mettere più di due passaggi di fila e attaccare in azione manovrata la difesa avversaria schierata. Nella mancanza di appoggi credibili dal centrocampo, la palla esce dalla difesa nove volte su dieci sparacchiata lunga e inservibile per le punte. Il Valencia va vicinissimo al gol, ma è un episodio del tutto estemporaneo: calcio di punizione di Fernandes deviato sul palo e ribattuta facile facile incredibilmente calciata in curva da Villa.
Emery nell’ intervallo prova a ovviare all’ evidente asfissia e mancanza di soluzioni della manovra inserendo Edu per Fernandes e Joaquín per Pablo Hernández: il Valencia della ripresa prova a ragionare e a tenere di più il pallone (Edu si offre di più di Fernandes per ricevere il pallone dalla difesa), ma queste sensazioni sono più favorite dal fisiologico calo di ritmo (e conseguente arretramento del baricentro) del Málaga e da qualche improvvisazione palla al piede di Joaquín che da un vero e proprio cambio di marcia della squadra.
E poi è comunque il Málaga a rendersi più pericoloso, quando una gran percussione di Barros dopo palla rubata libera Adrián al tiro e sulla respinta lo stesso Barros vede la propria respinta a porta vuota (comunque troppo centrale) salvata sulla linea da Albiol. E poi ancora Cheli, unico esterno destro di ruolo nella rosa di Tapia, entrato al posto di Eliseu, fallisce clamorosamente una conclusione relativamente facile favorita da un rinvio di testa un po’ maldestro di Albiol (sola sbavatura del centrale della nazionale, ma poteva costare cara).
Nel momento forse migliore del Málaga, l’ immeritato vantaggio ospite, originato da un contropiede corto nato da un pallone rubato da Albelda (molto più in partita nel secondo tempo) a centrocampo e finalizzato in due riprese da Villa (peraltro non ispiratissimo a parte i due gol facili): il Guaje fugge in profondità e scaglia un diagonale mancino non trattenuto da Arnau sul quale Jesús Gámez commette l’ errore di tentare di uscire palla al piede, permettendo così il ritorno di Mata, bravo a rubare palla e rimetterla subito nell’ area piccola per un Villa che deve solo appoggiare in rete di testa.
Non ha nessuna possibilità di rimonta ora il Málaga coi suoi limiti qualitativi (sebbene l’ ingresso di Salva cerchi di dare la carica: forse troppa carica, se è vero che l’ esperto centravanti finisce presto espulso per un’ entrataccia) non può certo attaccare con efficacia un Valencia che può comodamente mantenere le proprie posizioni e addormentare la gara per darle infine il colpo di grazia con un contropiede a recupero già iniziato, quando il Málaga ha ormai tirato i remi in barca e Villa (lanciato da Mata, sempre sveglio e svelto il ragazzino) può andare all’ uno contro uno col portiere e freddarlo.
I MIGLIORI: Il meglio del Valencia risiede sicuramente nella coppia di centrali Albiol-Alexis, due difensori di razza. Nel Málaga due nomi da segnalare: Barros, 20 enne mediano in prestito dal Zaragoza, cursore veramente inesauribile e dalla contagiosa esuberanza atletica, ottimo nello spezzare e rilanciare il gioco (ma non chiedetegli compiti di regia), reattivo rubapalloni, veloce nei recuperi e nelle percussioni; Jesús Gámez, pur con l’ errore del vantaggio valenciano, è uno dei migliori e uno dei pochi giocatori di reale interesse di questa squadra, terzino dalla notevolissima facilità di corsa e dalla presenza attiva, continua ed efficace nelle due fasi.
I PEGGIORI: Continua a non ingranare Pablo Hernández, ancora una volta intimidito e legato, senza mai proporre e senza neanche cercare il suo spunto. Del Horno poi: dalle sue parti non succede quasi nulla, per l’ innocenza dell’ avversario, ma vederlo dà l’ impressione di un giocatore vuoto, incapace di offrire alcunchè. Angulo è una presenza insignificante per tutti i novanta minuti.
Male le fasce nel Málaga, che non affonda mai coi suoi esterni: praticamente nullo Eliseu, molto veloce quando ha gli spazi ma con poca qualità nello stretto; appesantito Duda: già non mi ha mai entusiasmato come giocatore, ancora meno può fare se un mercato indecente lo costringe a spostarsi a destra. Certo, da qui può rientrare per scagliare il suo sensibilissimo mancino direttamente verso la porta avversaria, ma sul breve non ha mai avuto grande rapidità, per cui con queste caratteristiche il movimento a rientrare per il tiro può risultare macchinoso e molto prevedibile per il difensore avversario, e facile da neutralizzare. In questa occasione, quasi ogni volta che ha provato a rientrare dalla destra si è trovato presto chiuso in un imbuto e costretto al passaggio corto a un compagno. Si adira per la sostituzione, ma non ha proprio inciso, ed è parso anche in condizione atletica discutibile.
Málaga (4-4-2): Arnau 6,5; Jesús Gámez 6,5, Hélder 6, Weligton 6,5, Calleja 6; Duda 5 (75'), Lolo 6, Pablo Barros 7, Eliseu 5 (67'); Adrián 6, Baha 6 (75').
In panchina: Goitia, Manolo, Apoño, J. Luque s.v. (75'), Fernando, Cheli 5 (67'), Salva 5 (75')
Valencia (4-4-1-1): Renan 6; Miguel 6, Albiol 6,5, Alexis 7, Del Horno 5,5 (68'); Pablo Hernández 5(46'), Albelda 6, Fernandes 5,5 (46'), Mata 6,5; Angulo 5; Villa 6,5.
In panchina: Guaita, Helguera, Moretti s.v. (68'), Joaquín 6 (46'), Edu 6 (46'), Morientes, Zigic
Goles 0-1 (70'): Villa bate a Arnau de cabeza en el área pequeña tras un buen centro desde la izquierda de Mata. 0-2 (92+'): Villa define con maestría un mano a mano ante Arnau.
Árbitro: Álvarez Izquierdo, del Colegio Catalán. Expulsó a Salva (88') por roja directa. Amonestó a Fernandes (18'), Del Horno (31'), Alexis (45'), Weligton (79') y Edu (90').
Incidencias: Estadio La Rosaleda. Un total de 24.140 espectadores presenciaron el partido de ayer en las gradas de Martiricos. Pese a la fuerte lluvia que cayó durante la segunda parte, el público no dejó de animar a los suyos en ningún momento.
Turnover per Emery: rispetto all’ Osasuna, Pablo Hernández per Joaquín, Del Horno per Moretti e Angulo a fianco di Villa al posto di Morientes. Tapia invece rispetto alla trasferta di Almería perde Cuadrado e Miguel Angel, sostituiti da Hélder Rosario (ricomposta la coppi di centrali della promozione con Weligton) e Lolo, mentre in attacco Albert Luque viene sostituito da Adrián. Gioca con un 4-4-2 il Málaga, caratterizzato però in fase di non possesso dal costante rientro in aiuto al centrocampo di una delle due punte a turno. Il solito caratteristico esubero di esterni mancini porta poi ad insistere in un adattamento discutibile come quello di Duda a destra e all’ utilizzo di Calleja come terzino (che rispetto alla partita precedente rileva Nacho, un altro centrocampista esterno di ruolo).
Storture della programmazione estiva a parte, dobbiamo dire che l’ approccio dei padroni di casa è nettamente preferibile. Tapia imposta una partita aggressiva, cercando di sopperire col ritmo e l’ intensità al gap tecnico: Lolo e soprattutto Barros in mediana fanno tantissima quantità, c’è pressing e anche un possesso palla leggermente superiore all’ avversario, ma non si crea proprio nulla, perché sulla pochezza tecnica si arenano le buone intenzioni: frequenti errori di misura e rarissimi palloni puliti per le punte, costrette nella maggior parte delle occasioni a sgobbare sulle fasce, a sgomitare e a venire incontro a metacampo per entrare in contatto col pallone e guadagnarsi quel po’ di visibilità (Baha in particolare si fa il mazzo: hai voglia a dire che ha concluso pochissimo, che è vero, ma non è facile per un attaccante muoversi in questo contesto).
E il Valencia? Meglio tacere. Nel primo tempo degli ospiti si fa fatica, anche con tutta la buona volontà di questo mondo, a ricostruire delle trame riconoscibili, sembra una delle partite più brutte dell’ era-Quique: impossibile avviare l’ azione dalle retrovie in maniera limpida, impossibile mettere più di due passaggi di fila e attaccare in azione manovrata la difesa avversaria schierata. Nella mancanza di appoggi credibili dal centrocampo, la palla esce dalla difesa nove volte su dieci sparacchiata lunga e inservibile per le punte. Il Valencia va vicinissimo al gol, ma è un episodio del tutto estemporaneo: calcio di punizione di Fernandes deviato sul palo e ribattuta facile facile incredibilmente calciata in curva da Villa.
Emery nell’ intervallo prova a ovviare all’ evidente asfissia e mancanza di soluzioni della manovra inserendo Edu per Fernandes e Joaquín per Pablo Hernández: il Valencia della ripresa prova a ragionare e a tenere di più il pallone (Edu si offre di più di Fernandes per ricevere il pallone dalla difesa), ma queste sensazioni sono più favorite dal fisiologico calo di ritmo (e conseguente arretramento del baricentro) del Málaga e da qualche improvvisazione palla al piede di Joaquín che da un vero e proprio cambio di marcia della squadra.
E poi è comunque il Málaga a rendersi più pericoloso, quando una gran percussione di Barros dopo palla rubata libera Adrián al tiro e sulla respinta lo stesso Barros vede la propria respinta a porta vuota (comunque troppo centrale) salvata sulla linea da Albiol. E poi ancora Cheli, unico esterno destro di ruolo nella rosa di Tapia, entrato al posto di Eliseu, fallisce clamorosamente una conclusione relativamente facile favorita da un rinvio di testa un po’ maldestro di Albiol (sola sbavatura del centrale della nazionale, ma poteva costare cara).
Nel momento forse migliore del Málaga, l’ immeritato vantaggio ospite, originato da un contropiede corto nato da un pallone rubato da Albelda (molto più in partita nel secondo tempo) a centrocampo e finalizzato in due riprese da Villa (peraltro non ispiratissimo a parte i due gol facili): il Guaje fugge in profondità e scaglia un diagonale mancino non trattenuto da Arnau sul quale Jesús Gámez commette l’ errore di tentare di uscire palla al piede, permettendo così il ritorno di Mata, bravo a rubare palla e rimetterla subito nell’ area piccola per un Villa che deve solo appoggiare in rete di testa.
Non ha nessuna possibilità di rimonta ora il Málaga coi suoi limiti qualitativi (sebbene l’ ingresso di Salva cerchi di dare la carica: forse troppa carica, se è vero che l’ esperto centravanti finisce presto espulso per un’ entrataccia) non può certo attaccare con efficacia un Valencia che può comodamente mantenere le proprie posizioni e addormentare la gara per darle infine il colpo di grazia con un contropiede a recupero già iniziato, quando il Málaga ha ormai tirato i remi in barca e Villa (lanciato da Mata, sempre sveglio e svelto il ragazzino) può andare all’ uno contro uno col portiere e freddarlo.
I MIGLIORI: Il meglio del Valencia risiede sicuramente nella coppia di centrali Albiol-Alexis, due difensori di razza. Nel Málaga due nomi da segnalare: Barros, 20 enne mediano in prestito dal Zaragoza, cursore veramente inesauribile e dalla contagiosa esuberanza atletica, ottimo nello spezzare e rilanciare il gioco (ma non chiedetegli compiti di regia), reattivo rubapalloni, veloce nei recuperi e nelle percussioni; Jesús Gámez, pur con l’ errore del vantaggio valenciano, è uno dei migliori e uno dei pochi giocatori di reale interesse di questa squadra, terzino dalla notevolissima facilità di corsa e dalla presenza attiva, continua ed efficace nelle due fasi.
I PEGGIORI: Continua a non ingranare Pablo Hernández, ancora una volta intimidito e legato, senza mai proporre e senza neanche cercare il suo spunto. Del Horno poi: dalle sue parti non succede quasi nulla, per l’ innocenza dell’ avversario, ma vederlo dà l’ impressione di un giocatore vuoto, incapace di offrire alcunchè. Angulo è una presenza insignificante per tutti i novanta minuti.
Male le fasce nel Málaga, che non affonda mai coi suoi esterni: praticamente nullo Eliseu, molto veloce quando ha gli spazi ma con poca qualità nello stretto; appesantito Duda: già non mi ha mai entusiasmato come giocatore, ancora meno può fare se un mercato indecente lo costringe a spostarsi a destra. Certo, da qui può rientrare per scagliare il suo sensibilissimo mancino direttamente verso la porta avversaria, ma sul breve non ha mai avuto grande rapidità, per cui con queste caratteristiche il movimento a rientrare per il tiro può risultare macchinoso e molto prevedibile per il difensore avversario, e facile da neutralizzare. In questa occasione, quasi ogni volta che ha provato a rientrare dalla destra si è trovato presto chiuso in un imbuto e costretto al passaggio corto a un compagno. Si adira per la sostituzione, ma non ha proprio inciso, ed è parso anche in condizione atletica discutibile.
Málaga (4-4-2): Arnau 6,5; Jesús Gámez 6,5, Hélder 6, Weligton 6,5, Calleja 6; Duda 5 (75'), Lolo 6, Pablo Barros 7, Eliseu 5 (67'); Adrián 6, Baha 6 (75').
In panchina: Goitia, Manolo, Apoño, J. Luque s.v. (75'), Fernando, Cheli 5 (67'), Salva 5 (75')
Valencia (4-4-1-1): Renan 6; Miguel 6, Albiol 6,5, Alexis 7, Del Horno 5,5 (68'); Pablo Hernández 5(46'), Albelda 6, Fernandes 5,5 (46'), Mata 6,5; Angulo 5; Villa 6,5.
In panchina: Guaita, Helguera, Moretti s.v. (68'), Joaquín 6 (46'), Edu 6 (46'), Morientes, Zigic
Goles 0-1 (70'): Villa bate a Arnau de cabeza en el área pequeña tras un buen centro desde la izquierda de Mata. 0-2 (92+'): Villa define con maestría un mano a mano ante Arnau.
Árbitro: Álvarez Izquierdo, del Colegio Catalán. Expulsó a Salva (88') por roja directa. Amonestó a Fernandes (18'), Del Horno (31'), Alexis (45'), Weligton (79') y Edu (90').
Incidencias: Estadio La Rosaleda. Un total de 24.140 espectadores presenciaron el partido de ayer en las gradas de Martiricos. Pese a la fuerte lluvia que cayó durante la segunda parte, el público no dejó de animar a los suyos en ningún momento.
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