QUINTA GIORNATA: Betis-Real Madrid 1-2: Heinze (R); Sergio García (B); Van Nistelrooy (R).
Il Madrid rifiuta la via semplice: vincere seguendo fino in fondo la strada dei primi 25 minuti, quando Heinze aveva già trovato il vantaggio e la differenza col Betis sembrava quella fra due squadre che giocano sport diversi, sarebbe stato sin troppo banale; meglio quindi passare per un rigore+espulsione per Marcelo, il pareggio avversario, una sofferta inferiorità numerica (neutralizzata comunque negli ultimi dieci minuti col secondo giallo a Sergio García) e infine la sentenza di Van Nistelrooy in pieno recupero per tre punti che pesano come un macigno.
Nelle rotazioni, Schuster fa saltare un turno a Cannavaro, mentre col ritorno di Van Nistelrooy Higuaín torna in panchina. Dall’ altra parte Chaparro modifica il 4-2-3-1 del Camp Nou in un 4-1-4-1 (sono i due moduli di base, fra i quali il tecnico verdiblanco è ancora indeciso) in cui Emaná da trequartista diventa mezzala destra, sulla stessa linea di Capi, Sergio García si sposta a sinistra e Monzón fa il suo esordio da titolare.
Come anticipato, i primi 25 minuti risultano una specie di allenamento del Real Madrid, dominatore di un Betis imbarazzante: i giocatori di casa si riducono soltanto a inseguire l’ avversario, peraltro con una certa disorganizzazione e quindi senza beccare mai palla, e la loro proposta in fase di possesso è miserrima, non per mancanza di qualità ma per totale mancanza di criterio nell’ organizzare la manovra: giocatori distanti fra di loro, difficoltà se non impossibilità ad avviare l’ azione dalle retrovie (capita di vedere palloni persi stupidamente perché a centrocampo mancano gli appoggi più elementari), improvvisazione e conseguente abbondanza di lanci senza speranza verso un José Mari confermato da centravanti ma isolato e con scarsissima credibilità a lungo termine nel ruolo (è un allarme che suona da tempo: Pavone è l’ unico centravanti di ruolo, e non è che faccia fare i salti di gioia).
Di contro il Real Madrid è estremamente autorevole: monopolizza da subito il possesso-palla, dà ritmo al suo palleggio (con De la Red che fa giocare molto meglio la propria squadra di quanto non faccia Guti), apre il campo con un Robben brillante e verticalizza con facilità nelle linee friabili e scoordinate del Betis. Il vantaggio di Heinze, liberissimo di staccare nell’ area bética su calcio piazzato dalla sinistra di Van der Vaart, è il minimo.
Il problema però è che il Real Madrid prende sin troppo alla lettera questa considerazione: minimo inteso come minimo indispensabile, perciò i merengues tolgono troppo presto il piede dall’ acceleratore invece che dare il colpo di grazia che ci starebbe tutto contro un avversario così ridotto. Ciò incoraggia un inizio di reazione del Betis, basato esclusivamente sui nervi, non certo su irrintracciabili geometrie: protagonista Emaná, l’ unico uomo pericoloso del primo tempo verdiblanco, anch’ egli giocatore più emotivo che razionale, che colpisce un palo clamoroso con un scivolata su cross dalla destra (con l’ aiuto decisivo di un gran riflesso di Iker).
Questa condotta rilassata del Madrid si trascina fino all’ inizio del secondo tempo, quando arriva la frittata: la difesa madridista si fa sorprendere al centro dalla geniale verticalizzazione di Capi (giocatore che ha qualcosa in comune con Guti, anche lui un fantasista incapace di dettare i tempi e legato più che altro ad invenzioni estemporanee in rifinitura), il taglio di Damiá è l’ unica cosa buona della fin lì orrenda partita dell’ ex blaugrana, ma pesa, perché l’ intervento di Marcelo è da rigore e interrompe una chiara occasione da gol, costringendo gli ospiti all’ inferiorità numerica oltre che a mandare giù il pareggio di Sergio García (in due tempi: prima batte il rigore malissimo, poi ha la fortuna che la respinta di Casillas sia centrale ed ideale per la ribattuta).
Una svolta radicale alla partita non solo nel tabellone, perché l’ uomo in più regala un completo vantaggio tattico al Betis, che può trovare quella continuità di manovra che in condizioni “normali” non avrebbe mai trovato. Robben rimane più secondo attaccante che quarto centrocampista anche nella mutata situazione, Capi e Mehmet Aurelio trovano più spazi e tempo per tessere gioco, mentre Nelson può ora sganciarsi costantemente. Non pungono comunque i padroni di casa, che cercano infatti logicamente più peso in area avversaria con l’ ingresso di Pavone.
Schuster reagisce ingrossando la corazza della mediana con Javi García per un De la Red un po’ svuotato nella ripresa, mentre Drenthe è un altro cambio logico, più portato a coprire la fascia di Van der Vaart e anche con un altro passo e un’ altra freschezza per ripiegare e ripartire in velocità obbligando il Betis a guardarsi un po’ anche dietro. Mossa-chiave che frutta il ristabilimento della parità numerica, perché è proprio Drenthe a provocare la seconda ammonizione di Sergio García.
A questo punto anche Chaparro non sputa su un punto che pare quasi fatto, inserendo il terzino destro Ilic per Emaná e avanzando Nelson sulla linea dei centrocampisti per un 4-4-1 meglio raccolto al fine di evitare squadre lunghe e situazioni in campo aperto che possono favorire solo il potenziale superiore del Real Madrid. Evidentemente ciò resta solo nelle intenzioni, perché la maniera in cui i giocatori di casa prendono il gol della sconfitta è priva di qualsiasi senno, in contropiede e con la solita difesa scoordinata, i due centrali che salgono per fare il fuorigioco (a palla scoperta…) e Nelson che invece tiene in gioco Van Nistelrooy, infallibile come sempre.
I MIGLIORI: Drenthe è stato un ingresso incisivo, vivace e in partita da subito. Un paio di grandi interventi da Casillas, ancora un apporto convincente nel primo tempo da De la Red, sempre bravo a offrirsi e giocare in pochi tocchi, dando fluidità e garantendo ottimi inserimenti dalla seconda linea (nel primo tempo sfiora il gol in due occasioni, sventato solo da un Casto molto convincente). Non ha le intuizioni improvvise di Guti, ma non c’è dubbio che lui globalmente garantisca più razionalità, fluidità e continuità di manovra del biondo, oltre a maggiore completezza nelle due fasi. Una coppia di mezzeali con Sneijder va assolutamente considerata per il futuro.
Nel Betis il più vivace è Emaná: centrocampista offensivo molto mobile e dalle iniziative esplosive, gli manca però la capacità di amministrare i ritmi sulla trequarti, non ne ha le caratteristiche, è un giocatore energico che vuole i ritmi sempre alti.
I PEGGIORI: José Mari non la vede, e viene assistito poco in un ruolo che non è nemmeno il suo preferito, a dirla tutta. La coppia di centrali Arzu-Juanito è un punto debole del Betis. Raúl nullo.
Betis (4-1-4-1): Casto 7; Nelson 6, Arzu 5,5, Juanito 5,5, Monzón 6 (75'); M. Aurelio, 5,5; Damiá 6 (65'), Emaná 6,5 (84'), Capi 6, S. García 6; Jose Mari 5.
In panchina: Ricardo, Melli, Ilic s.v. (84'), Babic s.v. (75'), Juande, Rivera, Pavone s.v. (65').
Real Madrid (4-3-3): Casillas 7; Ramos 6,5, Pepe 6,5, Heinze 6,5, Marcelo 6; De la Red 6,5 (68'), Diarra 6,5, V. der Vaart 6 (80'); Raúl 5 (58'), Van Nistelrooy 7, Robben 6,5,.
In panchina: Dudek, Torres 6 (58'), Metzelder, J. García s.v. (68'), Higuaín, Drenthe 7 (80'), Saviola.
Goles 0-1 (18'): Heinze cabecea la falta botada por Van der Vaart. 1-1 (53'): Penalti que lanza Sergio García, Casillas rechaza, y el bético marca con la zurda. 1-2 (91'): Van Nistelrooy, de tiro cruzado con la derecha.
Árbitro: Teixeira Vitienes, Cántabro. Expulsó por roja directa a Marcelo (52') y doble amarilla a S. García (43' y 81'). Amonestó a V. der Vaart (36'), Marcelo (39'), Diarra (61'), Casillas (74'), Pavone (79') y Juanito (87').
Incidencias: Ruiz de Lopera. 38.000 espect.
Nelle rotazioni, Schuster fa saltare un turno a Cannavaro, mentre col ritorno di Van Nistelrooy Higuaín torna in panchina. Dall’ altra parte Chaparro modifica il 4-2-3-1 del Camp Nou in un 4-1-4-1 (sono i due moduli di base, fra i quali il tecnico verdiblanco è ancora indeciso) in cui Emaná da trequartista diventa mezzala destra, sulla stessa linea di Capi, Sergio García si sposta a sinistra e Monzón fa il suo esordio da titolare.
Come anticipato, i primi 25 minuti risultano una specie di allenamento del Real Madrid, dominatore di un Betis imbarazzante: i giocatori di casa si riducono soltanto a inseguire l’ avversario, peraltro con una certa disorganizzazione e quindi senza beccare mai palla, e la loro proposta in fase di possesso è miserrima, non per mancanza di qualità ma per totale mancanza di criterio nell’ organizzare la manovra: giocatori distanti fra di loro, difficoltà se non impossibilità ad avviare l’ azione dalle retrovie (capita di vedere palloni persi stupidamente perché a centrocampo mancano gli appoggi più elementari), improvvisazione e conseguente abbondanza di lanci senza speranza verso un José Mari confermato da centravanti ma isolato e con scarsissima credibilità a lungo termine nel ruolo (è un allarme che suona da tempo: Pavone è l’ unico centravanti di ruolo, e non è che faccia fare i salti di gioia).
Di contro il Real Madrid è estremamente autorevole: monopolizza da subito il possesso-palla, dà ritmo al suo palleggio (con De la Red che fa giocare molto meglio la propria squadra di quanto non faccia Guti), apre il campo con un Robben brillante e verticalizza con facilità nelle linee friabili e scoordinate del Betis. Il vantaggio di Heinze, liberissimo di staccare nell’ area bética su calcio piazzato dalla sinistra di Van der Vaart, è il minimo.
Il problema però è che il Real Madrid prende sin troppo alla lettera questa considerazione: minimo inteso come minimo indispensabile, perciò i merengues tolgono troppo presto il piede dall’ acceleratore invece che dare il colpo di grazia che ci starebbe tutto contro un avversario così ridotto. Ciò incoraggia un inizio di reazione del Betis, basato esclusivamente sui nervi, non certo su irrintracciabili geometrie: protagonista Emaná, l’ unico uomo pericoloso del primo tempo verdiblanco, anch’ egli giocatore più emotivo che razionale, che colpisce un palo clamoroso con un scivolata su cross dalla destra (con l’ aiuto decisivo di un gran riflesso di Iker).
Questa condotta rilassata del Madrid si trascina fino all’ inizio del secondo tempo, quando arriva la frittata: la difesa madridista si fa sorprendere al centro dalla geniale verticalizzazione di Capi (giocatore che ha qualcosa in comune con Guti, anche lui un fantasista incapace di dettare i tempi e legato più che altro ad invenzioni estemporanee in rifinitura), il taglio di Damiá è l’ unica cosa buona della fin lì orrenda partita dell’ ex blaugrana, ma pesa, perché l’ intervento di Marcelo è da rigore e interrompe una chiara occasione da gol, costringendo gli ospiti all’ inferiorità numerica oltre che a mandare giù il pareggio di Sergio García (in due tempi: prima batte il rigore malissimo, poi ha la fortuna che la respinta di Casillas sia centrale ed ideale per la ribattuta).
Una svolta radicale alla partita non solo nel tabellone, perché l’ uomo in più regala un completo vantaggio tattico al Betis, che può trovare quella continuità di manovra che in condizioni “normali” non avrebbe mai trovato. Robben rimane più secondo attaccante che quarto centrocampista anche nella mutata situazione, Capi e Mehmet Aurelio trovano più spazi e tempo per tessere gioco, mentre Nelson può ora sganciarsi costantemente. Non pungono comunque i padroni di casa, che cercano infatti logicamente più peso in area avversaria con l’ ingresso di Pavone.
Schuster reagisce ingrossando la corazza della mediana con Javi García per un De la Red un po’ svuotato nella ripresa, mentre Drenthe è un altro cambio logico, più portato a coprire la fascia di Van der Vaart e anche con un altro passo e un’ altra freschezza per ripiegare e ripartire in velocità obbligando il Betis a guardarsi un po’ anche dietro. Mossa-chiave che frutta il ristabilimento della parità numerica, perché è proprio Drenthe a provocare la seconda ammonizione di Sergio García.
A questo punto anche Chaparro non sputa su un punto che pare quasi fatto, inserendo il terzino destro Ilic per Emaná e avanzando Nelson sulla linea dei centrocampisti per un 4-4-1 meglio raccolto al fine di evitare squadre lunghe e situazioni in campo aperto che possono favorire solo il potenziale superiore del Real Madrid. Evidentemente ciò resta solo nelle intenzioni, perché la maniera in cui i giocatori di casa prendono il gol della sconfitta è priva di qualsiasi senno, in contropiede e con la solita difesa scoordinata, i due centrali che salgono per fare il fuorigioco (a palla scoperta…) e Nelson che invece tiene in gioco Van Nistelrooy, infallibile come sempre.
I MIGLIORI: Drenthe è stato un ingresso incisivo, vivace e in partita da subito. Un paio di grandi interventi da Casillas, ancora un apporto convincente nel primo tempo da De la Red, sempre bravo a offrirsi e giocare in pochi tocchi, dando fluidità e garantendo ottimi inserimenti dalla seconda linea (nel primo tempo sfiora il gol in due occasioni, sventato solo da un Casto molto convincente). Non ha le intuizioni improvvise di Guti, ma non c’è dubbio che lui globalmente garantisca più razionalità, fluidità e continuità di manovra del biondo, oltre a maggiore completezza nelle due fasi. Una coppia di mezzeali con Sneijder va assolutamente considerata per il futuro.
Nel Betis il più vivace è Emaná: centrocampista offensivo molto mobile e dalle iniziative esplosive, gli manca però la capacità di amministrare i ritmi sulla trequarti, non ne ha le caratteristiche, è un giocatore energico che vuole i ritmi sempre alti.
I PEGGIORI: José Mari non la vede, e viene assistito poco in un ruolo che non è nemmeno il suo preferito, a dirla tutta. La coppia di centrali Arzu-Juanito è un punto debole del Betis. Raúl nullo.
Betis (4-1-4-1): Casto 7; Nelson 6, Arzu 5,5, Juanito 5,5, Monzón 6 (75'); M. Aurelio, 5,5; Damiá 6 (65'), Emaná 6,5 (84'), Capi 6, S. García 6; Jose Mari 5.
In panchina: Ricardo, Melli, Ilic s.v. (84'), Babic s.v. (75'), Juande, Rivera, Pavone s.v. (65').
Real Madrid (4-3-3): Casillas 7; Ramos 6,5, Pepe 6,5, Heinze 6,5, Marcelo 6; De la Red 6,5 (68'), Diarra 6,5, V. der Vaart 6 (80'); Raúl 5 (58'), Van Nistelrooy 7, Robben 6,5,.
In panchina: Dudek, Torres 6 (58'), Metzelder, J. García s.v. (68'), Higuaín, Drenthe 7 (80'), Saviola.
Goles 0-1 (18'): Heinze cabecea la falta botada por Van der Vaart. 1-1 (53'): Penalti que lanza Sergio García, Casillas rechaza, y el bético marca con la zurda. 1-2 (91'): Van Nistelrooy, de tiro cruzado con la derecha.
Árbitro: Teixeira Vitienes, Cántabro. Expulsó por roja directa a Marcelo (52') y doble amarilla a S. García (43' y 81'). Amonestó a V. der Vaart (36'), Marcelo (39'), Diarra (61'), Casillas (74'), Pavone (79') y Juanito (87').
Incidencias: Ruiz de Lopera. 38.000 espect.
Etichette: Betis, Liga, Real Madrid
7 Comments:
Ok abbiamo vinto e dato una dimostrazione abbastanza convincente sul piano del gioco....
Sinceramente penso si possa fare ancora meglio, però 16 goals in 5 partite sono un buon bottino ed un buon biglietto da visita.
Certo, contro il Bate potevamo farne 45 e ce ne siamo mangiati 43 però ci stà anche quello.
Sono molto sorpreso da Van Der Vaart e sono d'accordo con te su De La Red.Ma a questo punto mi viene un dubbio:
Ho sempre avuto l'impressione che Robinho e Guti parlassero la stessa sintassi calcistica, ovvero giocavano a ritmi troppo bassi.
Rispetto a Robben, Robson era sicuramente più mortifero in area di rigore, però era anche meno esterno, anche perchè era destro e giocava a sinistra ma spesso quando riceveva palla da lì l'azione si fermava o comunque rallentava.
Secondo me era anche a causa di questo ritmo basso che il Madrid non aveva continuità ed intensità nel gioco, per limiti fisici di Robson(troppo piccolo fisicamente)
e Guti (troppo lento ed imprevedibile.Quando c'erano Figo e Zizou, entrambi avevano notevole presenza fisica, in più Zidane era veloce il doppio di Guti, e forse è per questo che riuscivano ad asfaltare gli avversari dominandoli...
Sia chiaro, io Robson lo avrei tenuto comunque, e continuo a considerare un errore la sua cessione, però mi pare che il Madrid con De La Red e Robben giochi in modo più intenso.
Passiamo ora allo Zenit:secondo te è giusto dire che se non perdiamo a San Pietroburgo abbiamo un piede e mezzo agli ottavi?
Secondo me è un'affermazione che ha molto del vero. poichè fare punti fuori casa escludendo il BATE in questo girone farà la differenza.
Comunque sia è dal giorno del sorteggio che attendo questa partita, l'avevo già designata come la nostra tomba, invece ora sono + fiducioso perchè ho visto un Madrid migliore, + avvolgente rispetto a quello dell'anno scorso.
In più l'assenza di Guti può tornare a nostro vantaggio,anche perchè lo Zenit lascerà inevitabilmente degli spazi.
Fammi un pronostico, io dico 2-2.
Pronostico: 0-0 o 1-1. Se vince il Real Madrid avrà un piede e tre quarti negli ottavi, se pareggia non so, è un risultato buono ma le due con la Juve son tutte da giocare.
Rispetto a Robinho Robben è più verticale. Comunque non credo che Robinho rallentasse più di tanto il gioco, direi che la cosa migliore è saper gestire i ritmi alternandoli, e Robinho lo faceva benone, accelerando palla al piede o nascondendola a seconda delle circostanze. Poi aveva anche dei movimenti senza palla interessanti, quando svariava cambiando fascia e poi si fermava a metà strada fra le linee, spesso nascevano situazioni di superiorità numerica interessanti.
Insomma, secondo me arricchiva il gioco più che limitarlo.
Quello che è un salto di qualità è il cambio De la Red-Guti: il primo ha tempi di gioco e movimenti molto più funzionali del secondo ai fini di una buona fluidità di manovra.
Grande vittoria!!!!!!!
Vero che alla fine si sono mangiati 5 goals però per 70 minuti li abbiamo ingabbitati,loro che avevano umiliato il Bayern, loro che avevano messo in riga il Manchester.
Il gioco di questa squadra è cresciuto tantissimo, assieme alla personalità dei suoi giocatori.
Ha fatto bene Shuster a metter fuori Raùl, perchè negli ultimi tempi era tornato il cadavere del periodo 2004-06 e forse 15-20 giorni di panca lo aiuteranno a rifamiliarizzare col concetto di attaccante.
Ma l'assenza di Guti ha trasformato questa squadra, finalmente vedo una manovra davvero fluida ed una buona personalità dei giocatori che vista l'età media può solo che migliorare....
Abbiamo vinto perchè per i primi 20minuti non gliel'abbiamo fatta vedere perchè nel mezzo abbiamo avuto più piglio da grande squadra e perchè....diciamoci la verità alla fine abbiamo avuto anche culo.
Forse quest'anno ci sono davvero le prospettive per terminare la maledizione degli ottavi di finale....e comunque ho quasi azzeccato il pronostico!!!
Scriverò penso domani sulla partita. Posso anticipare i tre punti fondamentali emersi ieri sera: innanzitutto che la partita è stata bellissima, poi che lo Zenit non avrebbe certo demeritato il pareggio (perchè in quei 20 minuti finali l' assedio è stato veramente pesante, e il Madrid ha fatto effettivamente appello a quella parte anatomica da te citata), infine che si è visto un Real Madrid sicuramente competitivo per la vittoria finale, e in alcuni ampi tratti di partita, decisamente convincente.
Ammetto che negli ultimi due anni e mezzo non avevo mai visto giocare il Madrid così bene come nel primo quarto d' ora: al di là della paralisi d' inizio partita dello Zenit, è stato un avvio di una brillantezza e di un' autorevolezza entusiasmanti. In quella fase si è vista tutta la differenza fra Guti e De la Red di cui io e te abbiamo parlato, e un Van der Vaart dalle giocate formidabili.
è proprio cresciuta tanto questa squadra rispetto allo stesso periodo della passata stagione.
E poi diciamoci la verità,ieri mi sono scordato di scriverlo il Real Madrid è il Real Madrid, lo Zenit avrà anche battuto il Manchester ed il Bayern, ma noi siamo unici...
Siamo come gli Yankees i Celtics ed i Cowboys negli sport professionistici americani, riusciamoin cose dove gli altri normalmente fallirebbero.
Non sò se hai visto mai il film "Catch me if you can" quando Christopher Walken dice a Leonardo di Caprio che gli avversari perdono con gli Yankees perchè si fissano sulle ricghe delle loro maglie....
Ieri i giocatori dello Zenìt si sono fissati sulla nostra storica maglia.....nera
No, però ho visto "Mezzo destro mezzo sinistro", opera sublime, in particolare quando Margheritoni segnava deviando il pallone di chiappa. Martedì negli ultimi 20 minuti mi son ricordato di quella scena... :)
Margheritoni! che numero 10 vecchio stampo! passo felpato, testa alta e colpi di chiappa (e non solo...)
markovic
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