giovedì, ottobre 16, 2008

Colpaccio!

La vittoria della Spagna in Belgio rischia di rappresentare una svolta già decisiva per gli sviluppi del gruppo 5 di qualificazione ai mondiali della zona europea. La quarta vittoria consecutiva infatti isola le Furie Rosse in testa alla graduatoria con 12 punti, già a +4 sulla Turchia seconda e frenata dal pareggio in Estonia e a +5 dallo stesso Belgio.
Ma non c’è solo questo, non si è trattato soltanto di un colpo alla classifica nei termini brutali e “volgari” del risultato, ma di una prova di forza che conferma l’ estrema competitività e l’ altissimo spessore di questa nazionale: sotto di un gol non ci si era mai trovata finora la Spagna, neanche all’ Europeo, e qui non si è trattato affatto di giochicchiare come con Bosnia, Armenia ed Estonia, bensì di reagire, soffrire e conquistare una rimonta che assume ancora più valore considerando l’ avversario, un Belgio giovane e brillante che, nel contesto di una partita bellissima, ha mostrato un livello davvero incoraggiante per il futuro, anche quello più immediato (tradotto: e chi l’ ha detto che la seconda del girone debba essere la Turchia?).

La partenza della Spagna è subito in salita: al 7’ Sonck infila di testa, incomprensibilmente solissimo in area piccola (e c’è anche un altro suo compagno che nel caso potrebbe colpire indisturbato) sugli sviluppi di un calcio d’ angolo nel quale Kompany si libera al cross con un’ ottima giocata, costringendo la Spagna ad affrontare una situazione inedita come il gol di svantaggio, oltre che infrangendo un’ imbattibilità della porta spagnola che durava dal gol di Charisteas nella partita dell’ Europeo con la Grecia.
Il compito non si dimostra facile per la Spagna, perché c’è un avversario vero che può giocare la partita che preferisce e perché c’è anche un contrattempo spiacevole, ovvero l’ uscita per infortunio di Torres al 15’. Infortunio muscolare beffardo anche al di là dei confini della nazionale, perché proprio quando l’ UEFA sospende la sanzione contro il campo dell’ Atlético, un’ altra causa arriva e negare al Niño il tanto atteso ritorno al Vicente Calderón. Al posto di Torres non può non entrare Cesc, che in genere sta fuori solo per cause di forza maggiore (ovvero la presenza contemporanea di Villa e Torres e del totem Xavi).
Con questo Del Bosque pensa magari di guadagnare più controllo a centrocampo, ma il Belgio è messo benissimo in campo e rende difficile la manovra elaborata: gli uomini di Vandereycken giocano tutti dietro la palla, of course, ma la linea difensiva (peraltro composta da ottime individualità) tende a giocare abbastanza alta e ad accorciare con frequenza e puntualità. Se ci aggiungiamo che Simons, inizialmente fluttuante fra difesa e centrocampo (a disegnare quasi una difesa a cinque), diventa con l’ uscita di Torres stabilmente centrocampista davanti alla difesa, e che l’ atletismo di Fellaini e Vertonghen si fa sentire e addensa la mediana, capiamo che la Spagna ha poche possibilità di innescare le serie di combinazioni palla a terra per linee interne che ne costituiscono la forza principale. Con la consueta difficoltà a dare profondità sugli esterni, per le Furie Rosse la via più praticabile diventa così la verticalizzazione immediata, perché i movimenti in profondità di Villa non mancano di infastidire la difesa alta belga, sebbene non ne nascano pericoli rilevanti per Stijnen. Va aggiunto comunque che il Belgio non solo si difende ma mantiene vivo un contropiede insidioso per velocità e verticalità.
In una fase di equilibrio generale, senza spaventi per i due portieri, arriva il pareggio spagnolo: l’ avvio dell’ azione è casuale, perché il lancio di Xavi è impreciso, la difesa belga respinge e Fellaini perde un pallone sanguinoso sulla sua trequarti, ma il finale appartiene ai tesori dell’ arte: Cesc intercetta il pallone e lo serve, coi tempi perfetti e la precisione di un geometra, sulla corsa di Iniesta, e qui alla lucidità cartesiana subentra la magia: con calma glaciale e classe da alieno, Iniesta aspetta l’ uscita del portiere, se ne libera con un gioco destro-sinistro che ricorda quelli del suo idolo d’ infanzia Laudrup (e che è pari pari quello di un gol leggendario che fece al Cádiz Butragueño, commentatore della partita per la TVE) e infine insacca quasi dal fondo fra lo stupore del pubblico e dei propri compagni.
Il gol apre un buon momento spagnolo nel finale del primo tempo, nel quale gli ospiti sfruttano con insistenza la citata arma della verticalizzazione su Villa: il Guaje ha due occasioni ghiotte, la prima un pallonetto di poco alto su lancio millimetrico di Cazorla, la seconda una conclusione a mezz’ altezza respinta sul suo palo da Stijnen, al termine di una bella azione corale rifinita da Sergio Ramos con un passaggio filtrante mancino.
L’ intervallo gioca a favore del Belgio, che può riorganizzare le forze e tornare a valorizzare le proprie armi in apertura di ripresa: anzitutto i calci d’ angolo, dove la Spagna accusa la maggior prestanza avversaria e Fellaini per poco non gioca lo scherzetto con un colpo di testa a lato non di molto; poi, escluso un gran tiro da fuori di poco sopra la traversa di Iniesta, nato da una delle prime triangolazioni interne concesse dal Belgio nella serata, va detto che nei primi 10-15 minuti di ripresa la Spagna accusa un po’ la superiore intensità di gioco dell’ avversario. È una partita molto bella perché in campo ci son due squadre a giocarla: il Belgio sa che prima di tutto deve limitare la circolazione di palla spagnola e intasare la propria metacampo, ma non per questo rinuncia a ricambiare gli attacchi. Il suo contropiede è rapido, diretto e ficcante, e vi partecipa un buon numero di uomini: non solo la punta Sonck, ma anche il “tuttocampista” Fellaini che immancabilmente si aggiunge in area di rigore, e una fascia destra molto profonda con le sovrapposizioni e gli scambi fra Witsel e Vanden Borre (Defour invece sull’ altra fascia resta ai margini della partita): proprio dalla destra nasce il maggior pericolo per la Spagna, quando al 51’ la triangolazione in velocità Vanden Borre-Witsel-Vanden Borre taglia del tutto fuori Capdevila e Juanito (ancora una volta curiosamente preferito ad Albiol) e solo un salvataggio disperato di Puyol evita il peggio sul pallonetto di Van den Borre a Casillas battuto. Due minuti dopo ancora brividi, e Casillas che salva di piede sul diagonale mancino di Witsel, smarcatosi con un buon taglio dalla destra.
Qualcosa non va, e Del Bosque lo capisce: la Spagna non solo non trova le sue triangolazioni interne, ma perde palla sulla trequarti avversaria con una certa eccessiva facilità, e sui ribaltamenti belgi il centrocampo comincia a non reggere: Xavi e Cesc non digeriscono del tutto i ritmi dei padroni di casa, e a palla persa non accorciano con la dovuta celerità verso Senna, al che alla Spagna capita di trovarsi esposta alle folate di rimessa belghe con la sola linea difensiva+Senna.
Ecco quindi spiegato l’ ingresso di Xabi Alonso per Cazorla al 63’: ingresso non molto originale quello del basco, giocato già da Aragonés all’ Europeo e da Del Bosque contro Danimarca, Bosnia ed Armenia, ma che sempre dà buoni frutti per le capacità del giocatore del Liverpool (vistosi premiato con la titolarità sabato scorso in Estonia proprio per le sue ottime prestazioni da subentrato).
Xabi Alonso sulla stessa linea di Senna consente infatti un doble pivote meglio definito e di protezione più sicura per la difesa rispetto agli incerti ripiegamenti di Xavi e Cesc. Al tempo stesso questo cambio porta la Spagna ad avere quattro palleggiatori in zona centrale: Senna e Xabi Alonso davanti alla difesa, Cesc e Xavi a fluttuare nelle zone più avanzate col supporto delle divagazioni di Iniesta dalla fascia verso il centro. Una netta superiorità nel cuore della mediana che consente alla Spagna di trovare finalmente la continuità nel possesso-palla che desidera, troppe sono le fonti di gioco perché il Belgio possa tapparle tutte. Centrocampo mobile, una serie interminabile di tocchi e triangolazioni: anche quando questo non porta a creare direttamente azioni da gol (annotiamo solo una conclusione dalla distanza di Cesc al 75’, deviata in angolo da Stijnen), serve a portare la partita sul piano sgradito all’ avversario, giocando con la sua ansia e smorzandone il ritmo, oltre che tenendolo molto lontano dalla propria porta (particolare da non sottovalutare mai).
La Spagna gestisce ora la partita, impadronendosi della scena col suo possesso-palla paziente e al tempo stesso snervante per l’ avversario, ma se vuole vincere ha bisogno anche di peso in attacco, dove Villa per quasi tutta la serata si è speso da solo in un lavoro di grosso sacrificio. All’ 84’, spazio quindi per Güiza, e proprio per non toccare il quartetto centrale di palleggiatori, chiaro fattore di superiorità spagnola e chiave di volta dell’ ultimo quarto di partita, Del Bosque leva Iniesta, il grande artista della serata. Evidentemente anche a Del Bosque va tutto bene nei cambi come capitava a Aragonés, perché è proprio Güiza appena tre minuti dopo a pescare con un cross dalla sinistra Villa per il 2-1: il Guaje sbuca maligno sul secondo palo fra Vermaelen e Daems non proprio irreprensibili (Vermaelen era pure piaciuto per il resto), e segna il suo 23esimo gol con la maglia della nazionale, raggiungendo nella graduatoria assoluta Alfredo Di Stefano (buuum!) ma soprattutto regalando già mezzo Sudafrica a sé e ai suoi compagni.

I MIGLIORI: Iniesta, basta vedere il gol, e mi fermo qui. Grande sostanza e sacrificio per Puyol e Villa: il blaugrana si esalta in una serata in cui può giocare al limite come piace a lui, e il salvataggio su Van den Borre vale una buona parte dei tre punti; del valenciano ci limitiamo a registrare con noia il consueto gol, per poi dilungarci sul lavoro su tutto il fronte offensivo svolto in solitario dopo l’ uscita di Torres, dettando il passaggio in profondità, venendo incontro, allargandosi sulle fasce, creando spazi e offrendo sbocchi.
La fortuna della Spagna, che non tante nazionali possono vantare al momento, è proprio questa: uscito Torres la Spagna ha perso un giocatore bravo come pochi ad allungare le difese avversarie, ma il trauma è ridotto perché si dà il caso che l’ attaccante rimanente, ovvero Villa, sia anch’ egli fra i più abili di Spagna e d’ Europa nel cercare la profondità muovendosi sul filo del fuorigioco (si veda anche il golazo che risolse la sfida con la Bosnia, alla Michael Laudrup ‘85 vs. Independiente). Attaccanti con questi movimenti sono una manna per Cesc e Xavi, e mettono comunque a mal partito l’ avversario, che se non vuole farsi schiacciare nella propria metacampo e magari intende pressare alto le fonti di gioco spagnole avanzando la propria linea difensiva deve comunque fare i conti con la possibilità sempre viva di queste micidiali verticalizzazioni.
Positivo l’ ingresso di Cesc, nel Belgio brilla il binario di destra, maggior fattore di preoccupazione tattica per la Spagna: il vivacissimo Witsel, molto rapido, dotato palla al piede ma pericoloso anche nell’ offrire il taglio senza palla, e Vanden Borre, che quando girano le gambe e la testa è collegata alla partita, rimane un portento atletico.
Un altro capace di farsi su e giù il campo per tre partite di seguito è Fellaini, centrocampista totale, ultra-moderno per la capacità di ripiegare e fare legna in mediana e un secondo tempo farsi trovare nell’ area avversaria, per sponde o conclusioni a rete, incursioni che risultano assai fastidiose, perché nove volte su dieci lui mette il corpo fra il pallone e l’ avversario e guadagna con facilità la posizione, soprattutto sulle palle alte: rimesse laterali, calci d’ angolo o di punizione che siano, i compagni cercano sempre lui. Peccato però che l’ ingenuità che avvia il gol del pareggio spagnolo rovini la sua partita (gli vale un voto in meno).
I PEGGIORI: Piuttosto deludente la prestazione di Defour, segnalato come uno dei nuovi talenti del calcio belga (con Fellaini e Witsel), ma timido e senza la minima volontà di incidere. Sottotono Cazorla (come anche in Estonia), soffre Capdevila l’ esuberanza e il passo più veloce della fascia destra belga: si vede sorpassato in più di una occasione, anche se va detto che Iniesta non segue granchè Vanden Borre in fase di non possesso.

Belgio (4-1-4-1): Stijnen 6,5; V. Borre 7 (87'), Kompany 6,5, V. Buyten 6,5 (46'), Vermaelen 6; Simons 6; Witsel 6,5, Fellaini 6,5, Vertonghen 6, Defour 5 (72'); Sonck 6,5.
In panchina: Proto, Daems 5,5 (46'), Gillet s.v. (87'), Dembele, Huysegems, V. Damme s.v. (72'), De Smet.
Spagna (4-4-2): Casillas 6,5; S. Ramos 6, Puyol 7, Juanito 6, Capdevila 5,5; Cazorla 5,5 (64'), Senna 6, Xavi 6, Iniesta 7,5 (84'); Villa 7, Torres s.v., (16').
In panchina: Reina, Arbeloa, Albiol, F. Navarro, X. Alonso 6 (64'), Cesc 6,5 (16'), Güiza 6 (84').

Goles: 1-0 (7'): Sonck cabecea en el área pequeña tras un pase de Kompany. 1-1 (36'): Iniesta consigue un extraordinario gol tras superar a Stijnen con el regate de la cuerda. 1-2 (88'): Villa remata de cabeza en el segundo palo un centro de Güiza.
Árbitro: Lubos Michel, de Eslovaquia. Amonestó a Simons (31'), Iniesta (65'), Puyol (66'), Vertonghen (81') y Cesc (86').
Incidencias Rey Balduíno. Casi lleno. Terreno de juego irregular aunque apto para la práctica del fútbol. Diez grados. Al poco de comenzar el partido empezó a llover con gran intensidad.


Under 21: “Remontada” e infarto, tutto compreso.
Alla fine ce l’ ha fatta l’ Under 21: il prossimo Giugno in Svezia all’ Europeo di categoria ci sarà anche la Spagna. Non prima di complicarsi la vita però: c’è voluto un gol allo scadere del recupero di Sisi (dopo il momentaneo vantaggio svizzero con Gashi e il pareggio a inizio ripresa di Xisco) per portare la gara ai supplementari e consentire infine a Raúl García, uno dei big di questa selezione, di mettere la firma decisiva.

España: Asenjo, Azpilicueta, Piqué, Chico, Torres (Canella, min.65), Raúl García, Javi García (Busquets, min.83), Sisi, Mata, Jurado (Xisco, min.46) y Bojan
Suiza: Sommer, Thiesson, Ziegler, Barmettler, Ferati, Zambrella, Lustenberger, Gashi (Basha, min.91) Crettenand, Nikci (Feltscher, min.85) y Vonlanthen.

Goles: 0 - 1. Min, 25. Gashi. 1 - 1. Min, 51. Xisco. 2 - 1. Min, 94. Sisi. 3 - 1. Min, 112. Raúl García.
Árbitro: Cüneyt Cakir (TUR). Amonestó a Crettenand (min.50), Gashi (min.76) y Lustenberger (min.110) en Suiza y a Javi García (min.45) en España
Incidencias: Francisco Artés Carrasco de Lorca


Il gol di Iniesta


Il gol di Butragueño

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Bellissimo il gol di Iniesta, ma andiamoci piano, quello del Butre è qualcosa di realmente impressionante!!!

12:22 PM  
Blogger valentino tola said...

Sono d' accordo, quello del Buitre è a un livello tecnico ancora superiore come esecuzione.
Il bello è che lo stesso Butragueño ha fatto il modesto in telecronaca: quando Iniesta ha fatto il gol, non ha fatto il minimo cenno al gol che fece lui, glielo ha ricordato l' inviata da bordocampo qualche minuto dopo, e lui allora, messo con le spalle al muro ha detto: "mmmhh, sì... è vero, ma quello mio era il gol del 5-2 in una partita di Coppa del Re, questo è molto più importante...".
Emilio, non ti abbattere così!:)

2:44 PM  

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