QUINTA GIORNATA: Atlético Madrid-Sevilla 0-1: Luis Fabiano.
Era la prima grande prova di maturità del filotto di partitissime che attende l’ Atlético e, possiamo dirlo, i colchoneros l’ hanno fallita in maniera piuttosto netta. Certo, c’ erano le assenze pesanti di Simão, Forlán e Maniche (e anche durante la partita sia Seitaridis che Pablo hanno dovuto dare forfait nel giro di pochi minuti) ma, a parte la possibilità di contare su sostituti che comunque si chiamano Luis García, Sinama-Pongolle e Banega, ciò non può in nessun modo attenuare la verità emersa ieri sera, e cioè che quest’ Atlético, costretto dal primo avversario stagionale di alto livello a rimontare una situazione di svantaggio nel risultato, non ha in nessun momento evidenziato una credibilità sul piano del gioco tale da rendere non solo plausibile un risultato positivo in questa partita, ma anche una competitività a lungo termine ai livelli più alti. Almeno stando allo spettacolo offerto ieri sera, pericolosamente somigliante a quello degli ultimi due anni, negli enormi limiti di manovra e nella viva sensazione di approssimazione e di impotenza.
La chiave di lettura risiede tutta qui: l’ Atlético stavolta non si è trovato a gestire un vantaggio immediato come contro PSV e Recreativo, ma, in un primo tempo equilibrato nel quale a parte l’ iniziale entusiasmo dei padroni di casa le due squadre hanno controllato le rispettive posizioni e limitato le occasioni, si è trovato fra capo e collo il capolavoro su punizione di Luis Fabiano (non è una papera di Coupet, ma forse poteva fare meglio), che ha messo la partita su un piano che la squadra di Aguirre, ieri e in troppe altre occasioni, ha mostrato di non saper digerire.
Più che nei primi 45 minuti, l’ Atlético ha mostrato una pochezza sconfortante nel secondo tempo, dove ha ulteriormente abbassato il proprio livello. Risulta incredibile la precarietà delle soluzioni nell’ attaccare la difesa avversaria schierata, non vorrei mai essere nei panni del poveretto che si trova a portare palla a centrocampo, alza la testa e vede il deserto. Con i due esterni e le due punte (qui si sente la mancanza di Forlán: i movimenti senza palla di Sinama sono interessanti, ma sono soprattutto in profondità o dal centro verso la fascia, mentre l’ uruguaiano solitamente si muove lungo tutta la trequarti e viene anche incontro al portatore offrendo maggiori possibilità di elaborazione per linee interne) tutti schiacciati sulla difesa avversaria, e minimo 3 maglie bianche del Sevilla fra questi e il centrocampo, al Raúl García o Banega di turno, volenterosi ma logicamente incapaci di cavare il sangue dalle rape, restano le seguenti opzioni:
a) Lancio lungo
b) Passaggio orizzontale o all’ indietro verso i difensori
c) Improvvisazione palla al piede
d) Spararsi un colpo in testa
L’ orrore di partita dell’ Atlético presenta tutti e tre gli ingredienti. Immaginate un po’ il ritmo che la combinazione di questi può imprimere alla manovra rojiblanca, e immaginate con quale facilità il Sevilla mantenga per tutta la serata le proprie posizioni difensive.
Qui entrano in gioco i meriti dell’ avversario: non è stato un Sevilla spettacolare, ma lui sì maturo, e tosto, e solido, e quadrato, e tutti quegli aggettivi che possano dare l’ idea di qualcosa che non si rompe al primo alito di vento. Manolo Jiménez per darsi un tono nelle interviste del dopopartita ha detto che la sua squadra necessita il possesso del pallone per stare bene in campo. Sarà sicuramente quello che cerca il tecnico sevillista ed è anche quello che abbiamo visto in maniera ricorrente negli impegni di precampionato, ma di certo non spiega il successo di ieri, ottenuto dal Sevilla grazie a una fase di non possesso molto ordinata, diligente e concentrata, altamente competitiva. Impostato con un 4-4-1-1 (in alcuni momenti 4-1-4-1, a seconda dei movimenti di Duscher e Maresca) con Romaric “alla Renato”, ha applicato una riceta decisamente attendista e sorniona, in maniera nettamente più lucida e armoniosa di quella degli avversari, con i reparti ravvicinati, la difesa puntuale nello stringere e accorciare coi tempi giusti, una perfetta vigilanza della zona fra le linee (enorme Duscher) e delle pericolosissime (un po’ meno con l’ assenza di Maniche) incursioni dalla seconda linea dell’ Atlético, e una sensazione di pericolo sempre viva nelle azioni di rimessa, sviluppate con pochi tocchi in verticale e imperniate sulle frecce Navas e Capel.
Nella prima metà della ripresa gli ospiti hanno poi assunto una tale consapevolezza della propria supremazia tattica da passare all’ aperto dominio, che avrebbe anche potuto portare a un incremento del vantaggio nell’ occasione in cui Luis Fabiano di testa schiaffa sulla traversa un cross dalla destra di Navas. C’è pure la sensazione che gli ospiti si lascino colpevolmente scappare l’ occasione di chiudere i conti (come quando Adriano si addormenta davanti a Coupet), e che magari pagheranno, ma lo schieramento di Jiménez resiste senza affanni ai tentativi improvvisati e ai tiri da fuori (l’ unico credibile quello a girare verso il secondo palo di Miguel De las Cuevas, entrato al posto di Banega) di un Atlético con pochissime idee e un Agüero un po’ abbandonato e depresso.
I MIGLIORI: Duscher migliore in campo, tatticamente perfetto davanti alla difesa. Tutti promossi anche nel pacchetto arretrato: da Squillaci che si esprime ai livelli che gli competono, a Fernando Navarro che come al solito non sbaglia una lettura e un intervento. Da sottolineare ancora una volta il ruolo di leader della manovra di Maresca, oltre all’ efficacia e all’ abilità di Luis Fabiano (tre occasioni: un bel gol giustamente annullato, un gran gol validissimo, una traversa). Nell’ Atlético il più vivace è il subentrato Miguel De las Cuevas: condannato ad improvvisare palla al piede, Aguirre lo inserisce perché con più accelerazioni nelle corde rispetto a Banega. Prova a sorprendere Palop con un colpo a girare.
I PEGGIORI: Manca il quartetto offensivo di casa: Maxi non brilla, Luis García non ne azzecca una, Sinama si muove molto e lotta tanto ma incide poco, così come un Agüero nettamente depotenziato dalla pessima serata della sua squadra e dalla buona organizzazione difensiva sevillista.
Atlético de Madrid (4-4-2): Coupet 5,5; Seitaridis s.v. (41'), Perea 6, Ujfalusi 6, A. López 6; Maxi 5,5, Raúl García 6, Banega 6 (60'), Luis García 5; Agüero 5,5, Sinama 5,5.
In panchina: Leo Franco, Pernía 5,5 (46'), Pablo s.v. (41',46'), Assunçao, Keko, Miguel 6,5 (60'), Camacho.
Sevilla (4-4-1-1): Palop 6,5; Crespo 6,5, Squillaci 7, David Prieto 6,5, Navarro 7; Navas 6,5 (72'), Maresca 6,5, Duscher 7,5, Capel 6,5 (84'); Romaric 6,5; Luis Fabiano 7 (66').
In panchina: Javi Varas, Drago, Fazio, Adriano s.v. (72'), Konko s.v. (84'), Chevantón, Kanouté (66').
Gol: 0-1 (21'): Luis Fabiano lanza una falta directa que entra a media altura junto al palo, después de que la barrera no saltara y Coupet tardase en reaccionar.
Árbitro: Mejuto González, del Colegio Asturiano. Amonestó a David Prieto (18'), Crespo (28'), Seitaridis (34'), Banega (58'), Jesús Navas (70'), Duscher (73'), Luis García (86') y Kanouté (92'+).
Incidencias: Vicente Calderón. 45.000 espectadores.
La chiave di lettura risiede tutta qui: l’ Atlético stavolta non si è trovato a gestire un vantaggio immediato come contro PSV e Recreativo, ma, in un primo tempo equilibrato nel quale a parte l’ iniziale entusiasmo dei padroni di casa le due squadre hanno controllato le rispettive posizioni e limitato le occasioni, si è trovato fra capo e collo il capolavoro su punizione di Luis Fabiano (non è una papera di Coupet, ma forse poteva fare meglio), che ha messo la partita su un piano che la squadra di Aguirre, ieri e in troppe altre occasioni, ha mostrato di non saper digerire.
Più che nei primi 45 minuti, l’ Atlético ha mostrato una pochezza sconfortante nel secondo tempo, dove ha ulteriormente abbassato il proprio livello. Risulta incredibile la precarietà delle soluzioni nell’ attaccare la difesa avversaria schierata, non vorrei mai essere nei panni del poveretto che si trova a portare palla a centrocampo, alza la testa e vede il deserto. Con i due esterni e le due punte (qui si sente la mancanza di Forlán: i movimenti senza palla di Sinama sono interessanti, ma sono soprattutto in profondità o dal centro verso la fascia, mentre l’ uruguaiano solitamente si muove lungo tutta la trequarti e viene anche incontro al portatore offrendo maggiori possibilità di elaborazione per linee interne) tutti schiacciati sulla difesa avversaria, e minimo 3 maglie bianche del Sevilla fra questi e il centrocampo, al Raúl García o Banega di turno, volenterosi ma logicamente incapaci di cavare il sangue dalle rape, restano le seguenti opzioni:
a) Lancio lungo
b) Passaggio orizzontale o all’ indietro verso i difensori
c) Improvvisazione palla al piede
d) Spararsi un colpo in testa
L’ orrore di partita dell’ Atlético presenta tutti e tre gli ingredienti. Immaginate un po’ il ritmo che la combinazione di questi può imprimere alla manovra rojiblanca, e immaginate con quale facilità il Sevilla mantenga per tutta la serata le proprie posizioni difensive.
Qui entrano in gioco i meriti dell’ avversario: non è stato un Sevilla spettacolare, ma lui sì maturo, e tosto, e solido, e quadrato, e tutti quegli aggettivi che possano dare l’ idea di qualcosa che non si rompe al primo alito di vento. Manolo Jiménez per darsi un tono nelle interviste del dopopartita ha detto che la sua squadra necessita il possesso del pallone per stare bene in campo. Sarà sicuramente quello che cerca il tecnico sevillista ed è anche quello che abbiamo visto in maniera ricorrente negli impegni di precampionato, ma di certo non spiega il successo di ieri, ottenuto dal Sevilla grazie a una fase di non possesso molto ordinata, diligente e concentrata, altamente competitiva. Impostato con un 4-4-1-1 (in alcuni momenti 4-1-4-1, a seconda dei movimenti di Duscher e Maresca) con Romaric “alla Renato”, ha applicato una riceta decisamente attendista e sorniona, in maniera nettamente più lucida e armoniosa di quella degli avversari, con i reparti ravvicinati, la difesa puntuale nello stringere e accorciare coi tempi giusti, una perfetta vigilanza della zona fra le linee (enorme Duscher) e delle pericolosissime (un po’ meno con l’ assenza di Maniche) incursioni dalla seconda linea dell’ Atlético, e una sensazione di pericolo sempre viva nelle azioni di rimessa, sviluppate con pochi tocchi in verticale e imperniate sulle frecce Navas e Capel.
Nella prima metà della ripresa gli ospiti hanno poi assunto una tale consapevolezza della propria supremazia tattica da passare all’ aperto dominio, che avrebbe anche potuto portare a un incremento del vantaggio nell’ occasione in cui Luis Fabiano di testa schiaffa sulla traversa un cross dalla destra di Navas. C’è pure la sensazione che gli ospiti si lascino colpevolmente scappare l’ occasione di chiudere i conti (come quando Adriano si addormenta davanti a Coupet), e che magari pagheranno, ma lo schieramento di Jiménez resiste senza affanni ai tentativi improvvisati e ai tiri da fuori (l’ unico credibile quello a girare verso il secondo palo di Miguel De las Cuevas, entrato al posto di Banega) di un Atlético con pochissime idee e un Agüero un po’ abbandonato e depresso.
I MIGLIORI: Duscher migliore in campo, tatticamente perfetto davanti alla difesa. Tutti promossi anche nel pacchetto arretrato: da Squillaci che si esprime ai livelli che gli competono, a Fernando Navarro che come al solito non sbaglia una lettura e un intervento. Da sottolineare ancora una volta il ruolo di leader della manovra di Maresca, oltre all’ efficacia e all’ abilità di Luis Fabiano (tre occasioni: un bel gol giustamente annullato, un gran gol validissimo, una traversa). Nell’ Atlético il più vivace è il subentrato Miguel De las Cuevas: condannato ad improvvisare palla al piede, Aguirre lo inserisce perché con più accelerazioni nelle corde rispetto a Banega. Prova a sorprendere Palop con un colpo a girare.
I PEGGIORI: Manca il quartetto offensivo di casa: Maxi non brilla, Luis García non ne azzecca una, Sinama si muove molto e lotta tanto ma incide poco, così come un Agüero nettamente depotenziato dalla pessima serata della sua squadra e dalla buona organizzazione difensiva sevillista.
Atlético de Madrid (4-4-2): Coupet 5,5; Seitaridis s.v. (41'), Perea 6, Ujfalusi 6, A. López 6; Maxi 5,5, Raúl García 6, Banega 6 (60'), Luis García 5; Agüero 5,5, Sinama 5,5.
In panchina: Leo Franco, Pernía 5,5 (46'), Pablo s.v. (41',46'), Assunçao, Keko, Miguel 6,5 (60'), Camacho.
Sevilla (4-4-1-1): Palop 6,5; Crespo 6,5, Squillaci 7, David Prieto 6,5, Navarro 7; Navas 6,5 (72'), Maresca 6,5, Duscher 7,5, Capel 6,5 (84'); Romaric 6,5; Luis Fabiano 7 (66').
In panchina: Javi Varas, Drago, Fazio, Adriano s.v. (72'), Konko s.v. (84'), Chevantón, Kanouté (66').
Gol: 0-1 (21'): Luis Fabiano lanza una falta directa que entra a media altura junto al palo, después de que la barrera no saltara y Coupet tardase en reaccionar.
Árbitro: Mejuto González, del Colegio Asturiano. Amonestó a David Prieto (18'), Crespo (28'), Seitaridis (34'), Banega (58'), Jesús Navas (70'), Duscher (73'), Luis García (86') y Kanouté (92'+).
Incidencias: Vicente Calderón. 45.000 espectadores.
Etichette: Atlético Madrid, Liga, Sevilla
1 Comments:
Il siviglia continua ancora dimostrando la importanza di avere un buon progietto, molto piu importante che avere un grande allenatore.
Giocano ancora lo stesso che questi ultimi anni, e hanno una squadra competitiva.
Giocando solamente UEFA, possono essere molto periccolosi nella lota per la Liga, sono convinto che un posto di champions league questa stagione é per loro, e vediamo si raggiungiono qualcosa di piu...
Saluti Vale! Come sta giocando Enzo Maresca!!
Posta un commento
<< Home