martedì, ottobre 14, 2008

Osasuna: via Ziganda, dentro Camacho.

La notizia ha sorpreso, perchè non è tradizione dell' Osasuna, società che tende sempre ad avere una visione di lungo termine e molta poca ansia nelle scelte (l' ultimo esonero a stagione iniziata fu quello di Miguel Sola nel '97), ma dopo sei giornate, nessuna vittoria, quattro pareggi e due soli gol all' attivo, Ziganda non è più allenatore dell' Osasuna (secondo allenatore di Primera a saltare dopo il recreativista Zambrano, sostituito da Alcaraz, vecchia e gradita conoscenza dalle parti di Huelva). Non ce lo si aspettava, perchè gli stessi giocatori pensavano al massimo a un ultimatum della società al tecnico in vista della prossima gara con lo Sporting, ma questa scelta drastica non è da ritenersi campata in aria.

Non sono stato infatti mai un grande estimatore del "Kuko" allenatore: arrivato nell' estate 2006 al posto di Aguirre, quindi nell' evidente impossibilità di migliorarne i risultati, ha comunque ottenuto un tranquillo quattordicesimo posto e una notevole semifinale di Coppa Uefa (anche se conseguenza dell' eliminazione dal preliminare di Champions con l' Amburgo).
Dopo questa prima annata di efficace gestione delle basi lasciate dal suo illustre predecessore, il vero scadimento si è avuto nella stagione passata: posto che non si parla di una grande del calcio spagnolo, la salvezza ottenuta col fiatone all' ultima giornata (e soltanto perchè in contemporanea il Zaragoza completava la sua catastrofe in quel di Maiorca) è stato un risultato piuttosto disonorevole e non proporzionato rispetto a quelle che erano le potenzialità di una squadra da salvezza più che tranquilla. Ziganda ha spesso ricordato nelle interviste le difficoltà nell' amalgamare un organico profondamente mutato due estati fa, cosa effettivamente vera, ma questo mutamento non aveva certo compromesso basi comunque solide, e in ogni caso il dato miserrimo dei 37 gol all' attivo a fine Liga 2007-2008 rappresentano un pesante capo d' accusa al modello di gioco del tecnico basco.
Avere il terzo peggior attacco della Liga, preceduto in sterilità soltanto da Murcia (36) e Levante (33) parla da sè, a maggior ragione considerando che nelle considerazioni del precampionato 2007-2008 il dato più stuzzicante dell' Osasuna pareva proprio il rinnovato arsenale offensivo, coi vari Portillo, Dady, Vela, Sola, Pandiani (alla fine utilizzato pochissimo, in questa stagione addirittura non ha ancora visto il campo) cui aggiungere un' ala di assoluto spessore come il sempre sottovalutato Juanfran. Insomma, qualcosa che valeva di più di 37 gol, mettendoci le intenzioni e le idee giuste.
In questa stagione, ho potuto vedere l' Osasuna soltanto nella sconfitta in trasferta col Valencia, e da quanto riferito dalle cronache, c'è stata una buona dose di sfortuna nelle due gare casalinghe contro Deportivo e Racing, entrambe giocate meglio dell' avversario, con maggiore intraprendenza e più occasioni ma, al fischio finale, sempre con le mani vuote, nel primo caso uno 0-0 e nel secondo una sconfitta. Detto questo, la fiducia attorno al progetto di Ziganda è progressivamente scemata fra la seconda metà della scorsa stagione e l' inizio di questa, e molti tifosi gli hanno rimproverato la scarsa ambizione e uno stile di gioco eccessivamente rinunciatario.
Lascio da parte la questione del basso profilo del tecnico (forse confuso con una umiltà e una signorilità che dal mio punto di vista non sono discutibili e gli fanno onore) e mi concentro sulle questioni tecniche. L' Osasuna di Ziganda mi ha sempre dato l' impressione di una squadra troppo bloccata e irrigidita, uno stile di gioco sì solido ma dagli slanci ridottissimi, un grigiore non solo deludente dal punto di vista spettacolare ma alla lunga controproducente sul piano dell' efficacia quando i gol arrivano col contagocce e i tre punti diventano una conquista sempre più faticosa.

A quest' Osasuna bisogna riconoscere una fase di non possesso molto curata: impostato su un 4-2-3-1 caratterizzato fuori casa dalla ricerca della densità nella propria metacampo (con alcune esibizioni che definire ultradifensive è usare un chiaro eufemismo) e da una maggiore intensità nel pressing fra le mure amiche (nello stile classico del calcio basco e del Reyno de Navarra, anche se l' Osasuna di Aguirre era ben altra cosa da questo punto di vista, non ti lasciava respirare, e mi azzardo a dire che era forse la squadra spagnola più indigesta per il Barça del biennio glorioso 2004-2006), non si può non riconoscere il lavoro di Ziganda nelle distanze ridotte fra i reparti, negli ottimi sincronismi nei raddoppi sia sulle fasce che in zona centrale e nella solidità generale dell' impianto.
Spazi ridotti per gli avversari che valorizzavano uno dei dati più caratteristici di questa squadra, la prestanza dei due difensori centrali (e in questo settore la società sembra aver pescato piuttosto bene con l' acquisto del portoghese Roversio, ottimo in queste prime uscite, che alla stazza già posseduta dai Miguel Flaño, Josetxo e Cruchaga aggiunge elasticità muscolare e agilità), in aggiunta a un doble pivote in mediana di pura quantità. Insomma, la classica squadra ostica che prima di perdere l' avversario lo fa comunque sudare parecchio. La squadra forse più fisica della Liga, difficile da superare nel gioco aereo e nelle palle inattive (basti questo dato, onestamente impressionante: l' Osasuna non prende gol su calcio d' angolo da due anni e mezzo!).
Il problema però è che una volta che si è trovata ad avere il possesso del pallone, questa squadra la stessa fatica fatta fare agli avversari l' ha mostrata nel produrre qualcosa di adeguato spessore dal punto di vista offensivo, che nel calcio non è un optional.
Poco, pochissimo da annotare che non vada oltre attacchi schematici affidati a 4 giocatori massimo (con sovrapposizioni sporadiche dei terzini per lo più di accompagnamento senza palla, senza una partecipazione rilevante allo sviluppo dell' azione offensiva), con un' unica punta scarsamente accompagnata e sostenuta dal resto della squadra (nel caso di Dady una punta in grado di fare reparto da sola ma di scarsa verticalità e feeling non eccezionale col gol, nel caso di Portillo una seconda punta che a fare il riferimento unico e a dover lottare spalle alla porta si perde del tutto, nel caso di Sola qualcosa che deve ancora trovare una definizione e provare la propria affidabilità), due esterni larghi portati perlopiù a percorrere su e giù la fascia e mettere cross per i pochissimi giocatori che di volta in volta arrivano ad offrirsi come opzioni di finalizzazione nell' area avversaria, e un trequartista inizialmente di prerogative maggiormente atletiche com' era Plasil e ora di grande fantasia come l' iraniano Masoud, una delle poche note incoraggianti di quest' inizio di stagione con i suoi numeri da giocoliere (da Djalminha persiano) che hanno già stregato i tifosi e anche il pubblico neutrale degli appassionati.
Manovra scolastica, pochi inserimenti, pochi tagli, pochi incroci, pochi scambi di posizione, poca o nulla sopresa e punti di riferimento facili per l' avversario, al massimo costretto a difendere una noiosa teoria di traversoni dalle fasce (però il ritorno di Ezquerro dalla prossima giornata potrebbe offrire qualcosa di interessante coi classici movimenti dalla sinistra verso il centro dell' ex blaugrana).
Religione di Ziganda era il doble pivote di doppioni, due mediani di caratteristiche simili (per quanto la dignità di Patxi Puñal resti fuori discussione e per quanto il recuperato Nekounam sia nè più nè meno che un signor centrocampista) e votati quasi esclusivamente al contenimento, con l' ordine tassativo di non abbandonare la propria zona e col contestuale razionamento dei minuti per Héctor Font (spesso in campo, ma nel 90% dei casi a partita in corso), non l' idolo di chi scrive ma indiscuutibilmente l' unico giocatore con doti di regia nella mediana rojilla (intanto Sunny trova pochissimo spazio finora, chiuso dal duo Puñal-Nekounam).
Questo è uno dei punti che ha creato maggior malumore nella tifoseria, implorante un attacco a due punte che Kuko ha sfoderato (escluso il primo anno, dove il modulo prevalente era un 4-4-2) solo in eccezionali occasioni di rimonta disperata o inferiorità numerica per l' avvversario. Posto che i numeri dei moduli di per sè non contano (e comunque i tifosi dell' Osasuna per vedere un attacco a due punte dovrebbero probabilmente rinunciare al loro nuovo idolo Masoud), è certo che l' atteggiamento rigido di questa squadra, la povertà dei suoi schemi offensivi, è la causa principale del palese sottoutilizzo di un arsenale sulla carta più che accettabile.

Ora tocca a Camacho, che nella prima conferenza stampa ha logicamente individuato il lampante problema analizzato sopra, quello su cui cercherà di lavorare: "Intentaremos mejorar el gol".
Il tecnico murciano è una delle maggiori celebrità del calcio spagnolo, fin dalla sua grande esperienza di giocatore col Real Madrid. Da allenatore ha persuaso decisamente meno: un buon campionato con l' Espanyol nel '97-'98, poi l' esperienza sulla panchina della nazionale, con un inizio incoraggiante naufragato nella deludente campagna dell' Euro 2000, dove la Spagna arrivava come una delle grandi favorite. Al Mondiale 2002, i mitici aloni di sudore sulla camicia e un furto in piena regola subito dalla Corea del Sud, ma quella sua nazionale onestamente non fece mai fare i salti di gioia quanto a gioco.
Le successive esperienze tutt' altro che esaltanti: un secondo tentativo fallito sul nascere col Real Madrid (nel '98 addirittura non fece neanche una partita, nel 2004 aspetta giusto un paio di gare per sentire puzza di bruciato e dimettersi... dimostrando di avere avuto ampiamente ragione), poi il Benfica dove ha seminato poco e raccolto ancora meno. Infine, come curiosità, l' esperienza da commentatore (scalmanato e apertamente fazioso) per la TV spagnola all' ultimo Europeo.
Le sue squadre (quelle che ho potuto vedere e per quanto le abbia potute vedere) personalmente non mi hanno mai lasciato un' impressione di grande organizzazione e progettualità, però si tratta sicuramente di un personaggio di grande carattere, con prerogative di grinta e furore che ben si accordano con la filosofia storica dell' Osasuna e del calcio basco, anche se prima, agli occhi dei tifosi, dovrà togliersi la macchia del passato da bandiera del madridismo, il peggio che ci possa essere agli occhi di un tifoso osasunista.

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6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Auguri a Camacho, vecchio cuore madridista, l'Osasuna ha i mezzi per un campionato dignitiso (soprattutto se userà Pandiani), speriamo il buon Josè riesca a farli fruttare.
PS: noi del Madrid dovremmo chiedere a quelli dell'Osasuna come non prendere gol su calcio d'angolo, visto che ad ogni corner sono dolori (idem sulle punizioni dalla 3/4 in avanti...)

5:35 PM  
Blogger valentino tola said...

mi sa che preferirebbero loro prendere in prestito qualcuno dei vostri gol... :)

L' Osasuna comunque è una di quelle classiche squadre col potenziale da campionato tranquillo (tipo Mallorca ed Espanyol). Una ripetizione di quanto fatto la scorsa stagione andrebbe perciò considerata un fallimento.

Due estati fa pensavo a Pandiani come al classico acquisto sicuro: invece, fra infortuni e scarsa considerazione (Ziganda nel corso della stagione ha optato prima per Dady poi per Sola, con Portillo terza scelta), ha giocato pochissimo.
Quest' anno ancora nemmeno un minuto, e a quanto ne so non mi risulta che sia infortunato (poi qualcosa può sempre sfuggire). Forse lo vedono in declino, per il momento si stanno alternando per la maglia da titolare Portillo e Dady, ancora senza un chiaro vincitore (Sola invece, partito titolare, è passato adesso in secondo piano).
Comunque, l' arrivo di Camacho rimette tutto in discussione, e anche Pandiani potrebbe tornare in corsa.

5:34 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ho scoperto questo piccolo blog solo oggi, e faccio i complimenti al webmaster.
Ricco di informazioni su un campionato spettacolare quanto il nostro
saluti
Louis

7:52 PM  
Anonymous Anonimo said...

Pandiani prima di andare al Birmingham (scelta suicida per la sua carriera) era una punta di primo piano in Spagna poi ha fatto la fine dei vari Luque e Tristan, spegendosi. Certo che preferirigli Portillo (che ha pure un altro ruolo rispetto al Rifle)... Non giudico Dady mai visto giocare, ma giudicando dal numero di gol che segna l'Osasuna pre lui non mi sembra Maradona...

1:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

mi dispiace per Kuko, vecchio cuore biancorosso, ma effettivamente con lui in panchina l'Osasuna è involuta terribilmente, questa squadra ha un potenziale almeno da metà classifica e giocatori che hanno poco da spartire con la zona retrocessione. Direi che la cosa migliore che ha fatto Ziganda è stata consigliare all'Athletic l'ingaggio di Javi Martinez ;)

3:35 PM  
Blogger valentino tola said...

@ Louis
Grazie.

@ hincha
Son d' accordo, bisogna stare molto attenti ad andare in Inghilterra: se non è una delle grandi, il rischio serissimo è quello di rovinarti, anche se poi ti pagano un sacco di soldi (vedi anche José Enrique, fosse rimasto in Spagna invece che andare al Newcastle-forse la piazza peggiore nella quale poter capitare nella Premier-di sicuro avrebbe conquistato la nazionale in poco tempo, vista la penuria di terzini sinistri e visto che nel ruolo era stato il miglior elemento della Liga 2006-2007).
Pandiani comunque nel frattempo era tornato in Spagna, ha fatto un' esperienza ottima da "dodicesimo uomo" all' Espanyol (capocannoniere della Uefa se non sbaglio).
Non so proprio quali siano le sue attuali condizioni, quindi ho difficoltà a pronunciarmi sul suo mancato impiego. Portillo ha dato qualche leggero cenno di vita in più in quest' inizio di stagione, ma insomma il treno l' ha perso di tempo, ed è anche chiaro che non ha le caratteristiche per giocare unica punta in una squadra come l' Osasuna.
Dady trova spazio perchè più di tutti ha le capacità per fare reparto da solo, giocare spalle alla porta e far salire la squadra, anche se vede poco la porta e non da quasi nessuna profonfità, non attacca lo spazio in verticale, preferibilmente riceve palla spalle alla porta, la difende e la scarica verso i compagni (e ha anche un ottimo sinistro, preciso nelle aperture e potentissimo sulle punizioni dalla lunga distanza). Aveva fatto benino il girone d' andata la scorsa stagione, comunque non è certo un giocatore che mi fa impazzire.

@ Edo
Condivido, il punto ora sarà vedere se l' Osasuna si evolverà e se sì come si evolverà con Camacho, e anche qui ci sono dei dubbi.

5:19 PM  

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