Una questione d'istinto.
Se contro il Getafe era stata una questione di carattere, stavolta si tratta d’istinto. Raúl González Blanco incastona all’interno di una prestazione altrimenti modesta tre perle da autentico fuoriclasse dell’area di rigore (diciamo soprattutto i primi due gol, nel terzo il merito sta nel crederci e farsi trovare pronto sulla papera di Palop), stende il Sevilla e porta il Real Madrid, attenzione attenzione, a –4 dal Barça, alla vigilia dello scontro diretto del prossimo sabato al Bernabeu.
Permane un cuscinetto di più di una partita di vantaggio da gestire per i blaugrana, ma è ulteriore pressione psicologica che si aggiunge allo stress già enorme che implica il doversi muovere ancora sui tre fronti. La “condanna” per una stagione sin qui magnifica, mentre il Madrid ha il vantaggio di poter concentrare tutti i propri sforzi solo sulla Liga.
E dire che era cominciata nel peggiore dei modi, ancora una volta. Il Sevilla dei primi 25 minuti è parso un ciclone, quasi richiamando alla memoria il Liverpool dell’ottavo di Champions, per la violenza e per l’uguale spaesamento del Real Madrid. Anche il contesto tattico sembra richiamare quella serata: Huntelaar infatti non c’è, prima punta è Raúl che non ha le caratteristiche per fare reparto da solo e allungare la squadra, mentre rispetto ad Anfield stavolta ci sono Guti e Marcelo (centrocampista esterno) nell’undici titolare. Il Sevilla poi ricorda il Liverpool per l’intensità impressionante con cui inizia il match e per il lavoro metodico di demolizione della coppia Gago-Lass.
Gli andalusi giocano più corti, pressano e arrivano sempre prima sul pallone, mentre il Madrid ancora una volta ribadisce la sensazione di giocare spezzato in due tronconi: i quattro difensori (Metzelder al posto di Pepe, squalificato per dieci giornate) più i due mediani da una parte, i quattro elementi offensivi dall’altra.
È a partire da questa situazione che il Sevilla rompe la diga Gago-Lass. Jiménez ripete il 4-5-1 del Mestalla, con Perotti a sinistra e il trio centrale Romaric-Duscher-Renato, e ossessivamente cerca la superiorità sulle fasce, soprattutto a sinistra. Qui c’è Perotti, c’è Fernando Navarro che si sovrappone costantemente, c’è Romaric che si defila, e qualche volta c’è perfino Kanouté che svaria da quella parte. Ramos è in minoranza, e spesso è proprio Lassana Diarra che abbandona la posizione per raddoppiare. Lo stesso avviene sull’altra fascia, quelle volte in cui Adriano supporta Navas e chiama fuori dalla propria zona Gago.
Gago e Lass si trovano così a giocare eccessivamente distanti, e questo compromette la vigilanza al limite dell’area sugli inserimenti dalla seconda linea del Sevilla. Una situazione che frutta il gol del vantaggio sevillista (inserimento indisturbato di Renato su splendido cross d’esterno dalla sinistra di Perotti: sempre più convincente il giovane argentino), e che potrebbe tranquillamente fruttare un altro paio di gol (soprattutto una conclusione di Kanouté di poco a lato) per quanto si vede.
Passati questi ventincinque minuti però la situazione cambia. Il Sevilla ha puntato tutto sull’aggressività, e una volta prodotto il massimo sforzo, non ha forse più le energie per mantenere la partita su questo terreno. Non pressa più alto, ripiega ma senza stringere le maglie, e il Madrid guadagna visibilmente metri di campo. Higuaín dalla destra si porta più vicino a Raúl, dà più profondità ma spreca una grossa occasione. Comunque, il gol madridista diventa ora una possibilità concreta: alla fine del primo tempo arriva da un’azione tanto curiosa (perché è Metzelder che si trova all’ala destra) quanto ben congegnata, culminata nel guizzo sottoporta di Raúl.
La ripresa è bloccata, il Sevilla ha perso slancio, il Madrid aspetta fiducioso l’episodio. Un cross di Torres viene smorzato da una deviazione che fa arrivare un pallone invitante a Raúl, il quale si inventa una straordinaria girata in anticipo su Escudé che va insacca sul secondo palo. Nessuna squadra come il Madrid sa sfruttare l’onda, e immancabilmente arriva subito anche l’1-3 che abbatte il Sevilla, ancora Raúl che spinge in rete un cross di Higuaín non trattenuto da Palop).
Manolo Jiménez nel mentre si è giocato il tutto per tutto, passando al 4-4-2 con Luis Fabiano per Duscher e Diego Capel per Perotti, un po’calato nella ripresa. Mossa che non apporta nulla: avevamo già sottolineato come i tre centrali di centrocampo (sia 4-5-1 o 4-4-2 con Romaric falso esterno) inseriscano un minimo di elaborazione in una manovra inesistente, e il ritorno al 4-4-2 appiattisce ulteriormente la squadra, che in mancanza di tutto il resto ha il lancio lungo verso Kanouté e Luis Fabiano come unica speranza, fra tanti passaggi errati e imprecisioni che denotano come la squadra di Jiménez non ci sia più né con le gambe né con la testa.
Peraltro Juande Ramos accresce indebitamente questa speranza con l’ingresso di Javi García, che spinge più dietro la squadra, privandola della capacità di Guti di trattenere palla e rilanciare il gioco. Ramos commette una sciocchezza e regala a Capel il gol che accorcia le distanza. Un po’ di sofferenza nei minuti finali col Sevilla che cerca insistentemente la mischia, ma Marcelo chiude i conti a tu per tu con Palop, con la freddezza e la classe che lo contraddistinguono.
La sera prima era andata in onda la partita migliore di questa Liga 2008-2009. Il malandato campionato spagnolo avrebbe bisogno di molti più spot come quello del Mestalla, una partita stupenda, giocata al limite da entrambe le squadre. Elevatissimo spessore tecnico e tattico, ritmo, grande equilibrio e incertezza.
Un Valencia quasi perfetto ha messo sulla corda come nessuno in questa stagione il Barça, abbinando alla necessaria disciplina difensiva quella sfrontatezza e qualità nel rilanciare l’azione che sole possono davvero mettere in crisi la macchina di Guardiola. Pochi in questa stagione hanno obbligato i blaugrana a correre verso la propria porta e guardarsi anche alle spalle. Solitamente il pressing animalesco che i catalani portano sulla trequarti basta per forzare il rilancio della difesa avversaria e la pronta riconquista del pallone. Il Valencia no, l’ha giocata sempre, si è appoggiato sul fenomenale Silva, e da lì ha sempre cercato di insidiare con la profondità di Villa e gli incroci di Mata e Pablo Hernández.
Aggressivi sull’inizio dell’azione blaugrana (che ha risentito della panchina di Márquez), gli uomini di Emery non hanno solo pressato con insistenza, ma per una volta hanno mantenuto le corrette distanze fra centrocampo e difesa, il problema più grave emerso in questa stagione. Marchena e Baraja nel doble pivote, con l’aiuto della linea difensiva, hanno limitato le possibilità d’azione di Messi fra le linee. Messi che nonostante ciò (e nonostante una prestazione complessivamente poco brillante: come avevamo già sottolineato dopo il Getafe, gli manca in questo periodo lo spunto migliore nell’uno contro uno) ha messo la firma sul momentaneo vantaggio blaugrana, il cui merito spetta però principalmente ad Iniesta.
Con l’inizio dell’azione reso difficoltoso dall’aggressività valenciana, con un centrocampo a singhiozzo e un Xavi modestissimo (autore di errori banali e persino di scelte discutibili col pallone fra i piedi: Alves deve fare da solo la sua buona partita, durante tutto il match manca la dovuta comunicazione fra lui, Xavi e Messi), è il blanquito, in stato di grazia, a trascinare la squadra: dall’ala sinistra, dove Guardiola inizialmente lo schiera (Henry in panchina e Keita mezzala), ispira l’azione che porta in vantaggio il Barça.
Vantaggio non meritatissimo per un Barça che non riesce a dominare il campo come suo solito, e che nel finale del primo tempo cede al ritorno dei padroni di casa: su calcio d’angolo, l’uscita pessima di Valdés regala il mezzo gollonzo a Maduro, ma il secondo gol valenciano è un capolavoro. Un’azione nello stretto, vertiginosa, conclusa da Pablo Hernández con uno spunto fulminante fra Alves e Puyol (il capitano blaugrana soffre da matti tutti i novanta minuti: i riflessi e l’esplosività non sono più quelli dei tempi migliori, evidentemente) e un colpo da biliardo sull’uscita di Valdés.
Impressionante il momento di forma del canterano valenciano: tre quarti di stagione in difficoltà, fra tanta panchina e spezzoni di scarsissima personalità, e ora l’esplosione. Imprendibile in velocità, devastante in contropiede. L’agilità, la leggerezza e lo scatto bruciante mi ricordano un po’ quelle di Aaron Lennon del Tottenham, magari con picchi di velocità inferiori. Diventa sempre più carne da nazionale, anche se è mia opinione che il potenziale di Pablo Hernández sia comunque inferiore a quello del miglior Joaquín (non è un insulto a Pablo H., è che Joaquín aveva le qualità per diventare uno dei 5-10 migliori giocatori spagnoli degli ultimi 10 anni, se solo ne avesse fatto buon uso).
Nella ripresa il dominio territoriale è decisamente del Barça, anche se il Valencia ha il merito, pur perdendo metri, di continuare a mantenere le distanze corrette in fase difensiva, blindando la zona centrale e limitando le conclusioni a rete del Barça.
Busquets sale un po’ di tono, si posiziona meglio e spezza i tentativi di contropiede valenciani, poi anche l’ingresso di Henry contribuisce a spingere dietro il Valencia. Non solo il francese allarga il gioco sulla sinistra e dà un po’ più di profondità, ma l’arretramento di Iniesta a centrocampo permette di superare con maggior facilità la seconda linea valenciana, grazie all’abilità palla al piede del manchego.
Sempre Iniesta il trascinatore, anche se le conclusioni, a parte qualche tentativo di Henry, scarseggiano. Così ci vuole un mezzo errore in uscita di César, su calcio piazzato dalla trequarti sinistra, per propiziare il 2-2 di Eto’o, messo pochi minuti dopo in pericolo da un geniale tentativo dalla linea di fondo di Villa che però trova attento Valdés sul suo palo.
Ora Barça-Chelsea: c’è da scommettere che Hiddink proporrà qualcosa di simile ad Emery, con possibilità di partenza ancora maggiori. L’incognità sarà verificare la tenuta del Barça fra martedì e sabato nel Clásico.
La crisi del Sevilla apre scenari inaspettati fino a poche giornate fa: ora gli andalusi vedono a rischio persino il quarto posto, visto che a due punti si è portato il Villarreal, col quale proprio nel prossimo turno ci sarà lo scontro diretto.
Villarreal che inguaia sempre più il Getafe, che deve ringraziare l’Atlético (naturalmente orribile) per aver tenuto a secco lo Sporting, ora terzultimo (sempre più in caduta libera gli asturiani, prima erano la “squadra allegria” della Liga, ora devono badare come tutti alla mera sopravvivenza), mentre l’Espanyol si avvicina all’impresa (il buonissimo lavoro di Pochettino finalmente dà i suoi frutti).
Stabili Deportivo e Málaga (alla Rosaleda i galiziani giocano meglio, ma sono gli andalusi a sprecare l’occasionissima, un rigore di Apoño che peraltro è un abbaglio arbitrale allucinante), Almería e Athletic si avvicinano sempre più alla salvezza.
Permane un cuscinetto di più di una partita di vantaggio da gestire per i blaugrana, ma è ulteriore pressione psicologica che si aggiunge allo stress già enorme che implica il doversi muovere ancora sui tre fronti. La “condanna” per una stagione sin qui magnifica, mentre il Madrid ha il vantaggio di poter concentrare tutti i propri sforzi solo sulla Liga.
E dire che era cominciata nel peggiore dei modi, ancora una volta. Il Sevilla dei primi 25 minuti è parso un ciclone, quasi richiamando alla memoria il Liverpool dell’ottavo di Champions, per la violenza e per l’uguale spaesamento del Real Madrid. Anche il contesto tattico sembra richiamare quella serata: Huntelaar infatti non c’è, prima punta è Raúl che non ha le caratteristiche per fare reparto da solo e allungare la squadra, mentre rispetto ad Anfield stavolta ci sono Guti e Marcelo (centrocampista esterno) nell’undici titolare. Il Sevilla poi ricorda il Liverpool per l’intensità impressionante con cui inizia il match e per il lavoro metodico di demolizione della coppia Gago-Lass.
Gli andalusi giocano più corti, pressano e arrivano sempre prima sul pallone, mentre il Madrid ancora una volta ribadisce la sensazione di giocare spezzato in due tronconi: i quattro difensori (Metzelder al posto di Pepe, squalificato per dieci giornate) più i due mediani da una parte, i quattro elementi offensivi dall’altra.
È a partire da questa situazione che il Sevilla rompe la diga Gago-Lass. Jiménez ripete il 4-5-1 del Mestalla, con Perotti a sinistra e il trio centrale Romaric-Duscher-Renato, e ossessivamente cerca la superiorità sulle fasce, soprattutto a sinistra. Qui c’è Perotti, c’è Fernando Navarro che si sovrappone costantemente, c’è Romaric che si defila, e qualche volta c’è perfino Kanouté che svaria da quella parte. Ramos è in minoranza, e spesso è proprio Lassana Diarra che abbandona la posizione per raddoppiare. Lo stesso avviene sull’altra fascia, quelle volte in cui Adriano supporta Navas e chiama fuori dalla propria zona Gago.
Gago e Lass si trovano così a giocare eccessivamente distanti, e questo compromette la vigilanza al limite dell’area sugli inserimenti dalla seconda linea del Sevilla. Una situazione che frutta il gol del vantaggio sevillista (inserimento indisturbato di Renato su splendido cross d’esterno dalla sinistra di Perotti: sempre più convincente il giovane argentino), e che potrebbe tranquillamente fruttare un altro paio di gol (soprattutto una conclusione di Kanouté di poco a lato) per quanto si vede.
Passati questi ventincinque minuti però la situazione cambia. Il Sevilla ha puntato tutto sull’aggressività, e una volta prodotto il massimo sforzo, non ha forse più le energie per mantenere la partita su questo terreno. Non pressa più alto, ripiega ma senza stringere le maglie, e il Madrid guadagna visibilmente metri di campo. Higuaín dalla destra si porta più vicino a Raúl, dà più profondità ma spreca una grossa occasione. Comunque, il gol madridista diventa ora una possibilità concreta: alla fine del primo tempo arriva da un’azione tanto curiosa (perché è Metzelder che si trova all’ala destra) quanto ben congegnata, culminata nel guizzo sottoporta di Raúl.
La ripresa è bloccata, il Sevilla ha perso slancio, il Madrid aspetta fiducioso l’episodio. Un cross di Torres viene smorzato da una deviazione che fa arrivare un pallone invitante a Raúl, il quale si inventa una straordinaria girata in anticipo su Escudé che va insacca sul secondo palo. Nessuna squadra come il Madrid sa sfruttare l’onda, e immancabilmente arriva subito anche l’1-3 che abbatte il Sevilla, ancora Raúl che spinge in rete un cross di Higuaín non trattenuto da Palop).
Manolo Jiménez nel mentre si è giocato il tutto per tutto, passando al 4-4-2 con Luis Fabiano per Duscher e Diego Capel per Perotti, un po’calato nella ripresa. Mossa che non apporta nulla: avevamo già sottolineato come i tre centrali di centrocampo (sia 4-5-1 o 4-4-2 con Romaric falso esterno) inseriscano un minimo di elaborazione in una manovra inesistente, e il ritorno al 4-4-2 appiattisce ulteriormente la squadra, che in mancanza di tutto il resto ha il lancio lungo verso Kanouté e Luis Fabiano come unica speranza, fra tanti passaggi errati e imprecisioni che denotano come la squadra di Jiménez non ci sia più né con le gambe né con la testa.
Peraltro Juande Ramos accresce indebitamente questa speranza con l’ingresso di Javi García, che spinge più dietro la squadra, privandola della capacità di Guti di trattenere palla e rilanciare il gioco. Ramos commette una sciocchezza e regala a Capel il gol che accorcia le distanza. Un po’ di sofferenza nei minuti finali col Sevilla che cerca insistentemente la mischia, ma Marcelo chiude i conti a tu per tu con Palop, con la freddezza e la classe che lo contraddistinguono.
La sera prima era andata in onda la partita migliore di questa Liga 2008-2009. Il malandato campionato spagnolo avrebbe bisogno di molti più spot come quello del Mestalla, una partita stupenda, giocata al limite da entrambe le squadre. Elevatissimo spessore tecnico e tattico, ritmo, grande equilibrio e incertezza.
Un Valencia quasi perfetto ha messo sulla corda come nessuno in questa stagione il Barça, abbinando alla necessaria disciplina difensiva quella sfrontatezza e qualità nel rilanciare l’azione che sole possono davvero mettere in crisi la macchina di Guardiola. Pochi in questa stagione hanno obbligato i blaugrana a correre verso la propria porta e guardarsi anche alle spalle. Solitamente il pressing animalesco che i catalani portano sulla trequarti basta per forzare il rilancio della difesa avversaria e la pronta riconquista del pallone. Il Valencia no, l’ha giocata sempre, si è appoggiato sul fenomenale Silva, e da lì ha sempre cercato di insidiare con la profondità di Villa e gli incroci di Mata e Pablo Hernández.
Aggressivi sull’inizio dell’azione blaugrana (che ha risentito della panchina di Márquez), gli uomini di Emery non hanno solo pressato con insistenza, ma per una volta hanno mantenuto le corrette distanze fra centrocampo e difesa, il problema più grave emerso in questa stagione. Marchena e Baraja nel doble pivote, con l’aiuto della linea difensiva, hanno limitato le possibilità d’azione di Messi fra le linee. Messi che nonostante ciò (e nonostante una prestazione complessivamente poco brillante: come avevamo già sottolineato dopo il Getafe, gli manca in questo periodo lo spunto migliore nell’uno contro uno) ha messo la firma sul momentaneo vantaggio blaugrana, il cui merito spetta però principalmente ad Iniesta.
Con l’inizio dell’azione reso difficoltoso dall’aggressività valenciana, con un centrocampo a singhiozzo e un Xavi modestissimo (autore di errori banali e persino di scelte discutibili col pallone fra i piedi: Alves deve fare da solo la sua buona partita, durante tutto il match manca la dovuta comunicazione fra lui, Xavi e Messi), è il blanquito, in stato di grazia, a trascinare la squadra: dall’ala sinistra, dove Guardiola inizialmente lo schiera (Henry in panchina e Keita mezzala), ispira l’azione che porta in vantaggio il Barça.
Vantaggio non meritatissimo per un Barça che non riesce a dominare il campo come suo solito, e che nel finale del primo tempo cede al ritorno dei padroni di casa: su calcio d’angolo, l’uscita pessima di Valdés regala il mezzo gollonzo a Maduro, ma il secondo gol valenciano è un capolavoro. Un’azione nello stretto, vertiginosa, conclusa da Pablo Hernández con uno spunto fulminante fra Alves e Puyol (il capitano blaugrana soffre da matti tutti i novanta minuti: i riflessi e l’esplosività non sono più quelli dei tempi migliori, evidentemente) e un colpo da biliardo sull’uscita di Valdés.
Impressionante il momento di forma del canterano valenciano: tre quarti di stagione in difficoltà, fra tanta panchina e spezzoni di scarsissima personalità, e ora l’esplosione. Imprendibile in velocità, devastante in contropiede. L’agilità, la leggerezza e lo scatto bruciante mi ricordano un po’ quelle di Aaron Lennon del Tottenham, magari con picchi di velocità inferiori. Diventa sempre più carne da nazionale, anche se è mia opinione che il potenziale di Pablo Hernández sia comunque inferiore a quello del miglior Joaquín (non è un insulto a Pablo H., è che Joaquín aveva le qualità per diventare uno dei 5-10 migliori giocatori spagnoli degli ultimi 10 anni, se solo ne avesse fatto buon uso).
Nella ripresa il dominio territoriale è decisamente del Barça, anche se il Valencia ha il merito, pur perdendo metri, di continuare a mantenere le distanze corrette in fase difensiva, blindando la zona centrale e limitando le conclusioni a rete del Barça.
Busquets sale un po’ di tono, si posiziona meglio e spezza i tentativi di contropiede valenciani, poi anche l’ingresso di Henry contribuisce a spingere dietro il Valencia. Non solo il francese allarga il gioco sulla sinistra e dà un po’ più di profondità, ma l’arretramento di Iniesta a centrocampo permette di superare con maggior facilità la seconda linea valenciana, grazie all’abilità palla al piede del manchego.
Sempre Iniesta il trascinatore, anche se le conclusioni, a parte qualche tentativo di Henry, scarseggiano. Così ci vuole un mezzo errore in uscita di César, su calcio piazzato dalla trequarti sinistra, per propiziare il 2-2 di Eto’o, messo pochi minuti dopo in pericolo da un geniale tentativo dalla linea di fondo di Villa che però trova attento Valdés sul suo palo.
Ora Barça-Chelsea: c’è da scommettere che Hiddink proporrà qualcosa di simile ad Emery, con possibilità di partenza ancora maggiori. L’incognità sarà verificare la tenuta del Barça fra martedì e sabato nel Clásico.
La crisi del Sevilla apre scenari inaspettati fino a poche giornate fa: ora gli andalusi vedono a rischio persino il quarto posto, visto che a due punti si è portato il Villarreal, col quale proprio nel prossimo turno ci sarà lo scontro diretto.
Villarreal che inguaia sempre più il Getafe, che deve ringraziare l’Atlético (naturalmente orribile) per aver tenuto a secco lo Sporting, ora terzultimo (sempre più in caduta libera gli asturiani, prima erano la “squadra allegria” della Liga, ora devono badare come tutti alla mera sopravvivenza), mentre l’Espanyol si avvicina all’impresa (il buonissimo lavoro di Pochettino finalmente dà i suoi frutti).
Stabili Deportivo e Málaga (alla Rosaleda i galiziani giocano meglio, ma sono gli andalusi a sprecare l’occasionissima, un rigore di Apoño che peraltro è un abbaglio arbitrale allucinante), Almería e Athletic si avvicinano sempre più alla salvezza.
Etichette: Barcelona, Liga, Real Madrid, Sevilla, Valencia
10 Comments:
Insomma Valentino. Non più tardi di una settimana fa hai scritto che Raùl gioca per decreto, e il capitano merengue tira fuori tre goal. Questo contrasta con il dogma della tua infallibilità. Ma in definitiva, se tu fossi l'allenatore del Real, Raùl lo metteresti in campo o no?
Valencia - Barca è stata una gran partita, senza un attimo di pausa e con grandi talenti da ambo le parti. Il Valencia, che se avesse giocato con la stessa intensità e concentrazione tutte le partite starebbe probabilmente ancora lottando per la Liga, ha messo il Barca alle corde, evidenziandone il peggior difetto: le carenze difensive. Carenze che tuttavia quasi mai si rivelano decisive, perchè tanto ci sono sempre un Messi, un Iniesta e un Henry a toglierti le castagne dal fuoco. Il punto guadagnato dal Barca è ottimo, e credo consegnerà ai blaugrana la liga. Che ne pensi?
ps: ti avventuri in un pronostico sul "clasico"?
Scusa ma non so perchè me l'ha inviato nel post sotto,devo essermi sbagliato,lo riscrivo quì:
A me il secondo tempo ha lasciato un pò così,si poteva osare di più e provare a segnare il terzo,certo,il barcellona è il barcellona,ma proprio per quanto visto nel primo tempo e per quel gol alla quasi fine (mannaggia henry che ci segna sempre...) che sono quasi deluso.
Cioè,sono contento per la prova del valencia,però boh,a un certo punto mi ero convinto che fosse possibile vincerla....
Mi spiace solo che il real abbia vinto a siviglia,poi magari al mestalla,coi blancos,restituiamo il favore. :)
Poi,cosa ha fatto iniesta sul gol di messi...°_°
Davanti al portiere,dopo che s'era chiuso il triangolo io pensavo provasse il tiro,magari a scavalcare il portiere,invece ha messo in mezzo per messi,facile facile,ma un passaggio così è da grandissimo...
Il barca all'inizio mi ha dato anche a me l'idea di aver la testa alla champions,parevano bloccati nel primo tempo,malissimo keità e busquets,xavi sottotono ma evidentemente soffriva i compagni più fermi del solito e il pressing avversario,comunque un gran giocatore.
Bene per hernandez,io ero scettico quando ne parlavi ad inizio stagione,poi mi son ricreduto ed al momento,joaquin o non joaquin,lo inserisco senza difficoltà fra gli intoccabili di questa squadra (villa,silva,mata e albiol,gli altri...),sta crescendo bene il ragazzo,con emery farà strada.
Adesso partitaccia in casa dell'espanyol,ma la squadra c'è,gli scontri diretti fino alla fine impongono la massima concentrazione.
Buona liga.
Ciao,
Manuel.
Son talmente infallibile che nel 2006-2007 avevo pronosticato il Nàstic ottavo e quest'anno il Malaga retrocesso... vabbè, lasciamo perdere che è meglio... :-)
Continuo a pensare che Raul sia titolare per decreto, perchè ciò che vale per gli altri non vale per lui. Se Huntelaar, se Higuain, se anche Robinho quando c'era, sbagliano una partita, in quella dopo possono finire tranquillamente in panchina. Se Raul ne gioca male cinque di seguito (ed è capitato assai spesso negli ultimi anni...), resta comunque titolare.
Occhio, è un decreto che non piove dal cielo, ma frutto di quello che Raul rappresenta, cioè uno dei migliori giocatori della storia del calcio spagnolo, però non mi sembra giusto.
Il mio attacco titolare sarebbe Huntelaar centravanti e Higuain seconda punta, l'anno prossimo comprerei poi un grande trequartista per giocare magari col 4-2-3-1. Non credo che la ricostruzione del Real Madrid (che, vada come vada questa Liga, dovrà esserci, perchè sono cinque stagioni che non passano gli ottavi di Champions, e non credo che giocando come giocano adesso possano combinare alcunchè nella prossima Champions) possa passare per l'indiscutibilità di Raul, sarebbe un freno.
La titolarità obbligatoria di Raul ha impedito di vedere, le poche volte in cui l'olandese era sano, Robben e Robinho insieme, e inoltre pare proprio che tra le altre cose Raul, che ha un peso nel Madrid che va ben oltre il campo, abbia avallato e dato il via libera per la cessione di Robinho l'ultima estate.
Però Raul tre gol come quelli di ieri te li può sempre fare, tanto di cappello.
Diciamo che il Barça non è abituato a difendere nella propria metacampo, non gli piace proprio. Una questione di blocco più che di individualità difensive, che sono ottime (anche se Puyol sta perdendo colpi, è evidente, al contrario di un Piqué che cresce a vista d'occhio).
Però per costringere il Barça a difendere nella sua metacampo devi avere personalità e qualità in dosi anormali, quelle che ha avuto il Valencia sabato e quelle che dovrebbe avere il Chelsea, e che non hanno avuto in tanti quest'anno.
Il pressing del Barça non sempre è ordinatissimo, però spesso basta per riconquistare il pallone subito e ricominciare l'azione già nella metacampo avversaria.
Per evitarlo devi rischiare, uscire in palleggio, giocartela. Non basta difendersi con ordine per 90 minuti, devi saper controbattere in qualche modo. Cioè, per mettere in difficoltà il Barça devi giocare proprio una grandissima partita, non è facile.
Il Chelsea dovrebbe essere l'avversario più difficile di tutta la stagione.
Anch'io penso che il punto guadagnato dal Barça potrebbe rivelarsi più prezioso di quanto non sembri a una prima occhiata.
Pronostico? Se non ci fosse il Chelsea in mezzo alla settimana, direi Barça. Così è difficilissimo. Me lo dovresti richiedere dopo il Chelsea.
@ Manuel
Ciao,
Emery ha avuto il tuo stesso rammarico per il secondo tempo, ma ha anche sottolineato che era difficile per il Valencia distendersi in attacco. Aveva speso molte energie, il Barça aveva occupato la metacampo, guadagnato profondità con l'ingresso di Henry e con lo spostamento di Iniesta, e uscirne non era facile.
Anche io stavo cominciando a diventare scettico su Pablo H...:-)
Una scheggia, ho letto un commento su un blog dove si diceva che nemmeno l'anno scorso al Getafe correva così veloce, e ho avuto la stessa curiosa sensazione.
è un giocatore leggero, basa gran parte del suo gioco sulla freschezza fisico, l'anno scorso Laudrup diceva che accusa più di altri la fatica di tante partite consecutive... anche per questo in chiave nazionale lo vedrei come una carta da giocare a partita in corso, nell'ultima mezzora, quando c'è da aprire qualche difesa. Non ha la qualità sufficiente per essere titolare, ma potrebbe essere un'alternativa preziosa. Con questo finale di stagione starà sicuramente guadagnando punti in vista della Confederations Cup.
Ah, dimenticavo, Victor Muñoz esonerato dal Getafe... fin troppo tardi a mio avviso.
Al suo posto, Michel (suo vice Esnaider). Non ha fatto un grandissimo lavoro al Castilla, mi pare un'incognita. Almeno però dovrebbe far rendere al meglio Granero, conoscendolo bene.
Questa è una settimana cruciale per il Barca. La possibilità di opzionare la finale e quella di chiudere una volta per tutte il campionato a suo favore.
Se non sono i 7 giorni di maggior passione nella carriera di Guardiola poco ci manca...
Intanto, cambiando discorso, l'Espanyol si è grandiosamente tirato fuori dalle secche e punta diritto verso la salvezza. Speriamo bene...!
A questo punto diventa complicata la posizione sia del Getafe che dello Sporting, pesantemente coinvolti nella bagarre.
Saluti-)
OK siamo esattamente dove avremmo voluto essere.
Grande rimonta al Barça che credo terminerà Sabato con la sconfitta nel Clasico.Obiettivamente il livello delle due squadre è diversissimo, spero solo non sia troppo severa la lezione che subiremo.Ad ogni modo questa settimana sarà devastante per il Barça, sono proprio curioso di scoprire come la gestiranno.
Su Raùl poco da dire, 36 goals nelle ultime 2 Ligas credo in molti vorrebbero essere "in declino" come lui.
Il problema, per il Real Madrid, è che quello che dici tu non penso sia neanche lontanamente fattibile, qualunque sia la nuova dirigenza. Come fai, tu nuovo presidente del Real, a togliere la titolarità a un simbolo del madridismo come Raùl, che peraltro questa stagione arriverà tranquillamente a 20 goal? A maggior ragione se il Real, per un caso assurdo, dovesse vincere questa liga. Certo, alla lunga un attacco con, poniamo, Robben, Kakà e Higuain più Huntelaar di punta sarebbe devastante, soprattutto perchè il brasiliano metterebbe fine al problema del collegamento tra centrocampo e attacco, visto che di solito prende palla da solo e si fa 40 metri di campo. Inoltre, considerando ancora titolari Gago e Lass, l'età media sarebbe estremamente bassa, e si potrebbe davvero costruire un ciclo.
Ma, diciamolo, chi avrebbe mai il coraggio di tenere Raùl in panca?!! E' troppo ingombrante, senza contare che ha tutta la stampa madrilena e la tifoseria dalla sua parte. Se non sbaglio non l'ha fattto neanche Capello, che non guarda mai in faccia a nessuno. Nemmeno tu lo faresti, se fossi l'allenatore del Real :P Riguardo a Robinho, non credo sinceramente fosse più impattante di Raùl nel lungo periodo e come beneficio complessivo al gioco di squadra. Alla fin fine, io credo, l'unico che potrebbe veramente levare il posto a Raùl senza creare troppi scompensi sarebbe un canterano con lo stesso talento del Raùl giovane. Alberto Bueno?
Il Barcellona, in realtà, l'ho visto giocare più volte, anche dal vivo. Il talento individuale è mostruoso, anche fisicamente molti giocatori, come Touré, Keita e Abidal, fanno paura. Spesso le telecamere non rendono appieno la potenza tecnica e fisica di questa squadra impressionante. Quando li vedi dal vivo, mettono paura. Questo spiega anche come mai molte squadre partano già rassegnate alla sconfitta, e lascino ai solisti blaugrana tutto lo spazio necessario per fare il loro gioco. Ho visto tante piccole, come l'Almeria ad esempio, andare al Camp Nou e non giocarsela alla morte, come mi sarei aspettato e come ha fatto ieri il Valencia. Sembravano rassegnate a perdere, come in una profezia autoavverantesi.
Detto ciò ho notato che, quando vengono attaccati, i giocatori del Barca fanno fatica a difendersi, come dici tu, come blocco. Subiscono molto anche il pressing e i raddoppi sistematici. Al contrario il Real, che non gioca a calcio come i blaugrana (anzi a volte non gioca proprio a calcio), in difesa dà in generale un'impressione di compattezza molto maggiore, soprattutto quando gioca coi due mediani. E il pressing avversario non lo subisce particolarmente, perchè lascia spesso l'iniziativa agli avversari per poi colpirli. Inoltre, secondo me, il Barca ha un punto debole difensivo evidente: Valdés. Bravo quanto vuoi tra i pali, ma tutte le volte che deve rinviare non dà mai un'impressione di sicurezza. E anche nelle uscite ogni tanto va a vuoto. Penso che i giocatori del Valencia questo lo sapessero benissimo, infatti andavano sempre a pressarlo, lui si impanicava e rinviava fuori o su un giocatore valenciano. Cosa che dall'altra parte succedeva di meno a mio avviso con César. Valdés ha vinto una Champions, ha fatto dei paratoni spettacolari, ma ha anche tolto parecchio a questa squadra. E pensare che il suo agente ha recentemente detto che vale quanto Casillas.
Valencia: Spero proprio che non vendano Silva e Villa, anche se Negredo potrebbe essere un validissimo sostituto, no? E' anche più giovane, potrebbe essere un ottimo investimento e sarebbe un'opzione per far salire la squadra, cosa che Villa non fa. Il Valencia mi piace molto come squadra, in verità. Per carità, gioca tutto sui quattro talenti offensivi, però ha una difesa solida, sembra quasi una via di mezzo, un po' meno talentuosa, tra Barca e Real. Difesa niente male e attacco notevole. Peccato manchi il centrocampo... Cosa ne pensi del lavoro tattico di Emery? Secondo te è veramente un buon allenatore?
Io tutto questo problema su Raùl non lo vedo.
Dall'esempio fatto da francesco con Robben Higuain Huntelaar e C. Ronaldo o Kakà il primo della lista sì sa essere un giocatore di cristallo, quindi in realtà ci sarebbe spazio per tutti.
Oltretutto Raùl è un giocatore che vede il gioco tanto quanto la porta, e per questo è giocatore unico rispetto agli altri di cui sopra.
Oltretutto ha la personalità e l'esperienza giusta per guidare i compagni.Anche perchè se si ringiovanisce troppo la squadra si rischia di diventare come l'Arsenal, che non vince nulla da 3 anni e che quest'anno nemmeno , salvo Champions, vincerà.
Non credo che un attacco formato con i giocatori scritti sopra con Raùl al posto di Higuain e con questo spesso al posto di Robben sia così squilibrato.
La vicenda Robinho è ben diversa, lo stesso Robson lo spiegò a tempo debito:
1:Robinho e il suo procuratore si presentano 3 volte per il rinnovo del contratto
2:Ottengono solo un rinvio perchè il Madrid tenta l'aquisto di C.Ronaldo
3:Robinho, ferito nell'orgoglio, fà di tutto per andarsene, ed alla fine ha ottenuto il suo scopo.
Non vedo perchè Raùl avrebbe dovuto deisderare il suo trasferimento visto che erano entrambi titolari la scorsa stagione.
Oltretutto, col senno di poi e visto quello che Robinho stà combinando al city, forse tanto di guadagnato.
Permettimi inoltre Valentino di dissentire sul fatto che Raùl abbia impedito il contemporaneo utilizzo di Robben e Robinho, secondo me si poteva fare a meno di uno tra Guti e Sneijder l'anno scorso anche perchè la loro contemporanea presenza permetteva la formazione del 4-3-3 mozzo di Schuster da me sempre osteggiato.
Anche perchè credo che Raùl in fase di non possesso pressi molto di più di Guti.
Finalmente sono riuscito a vedermi quasi tutta la partita del Madrid, soffrendo per quasi un tempo vedendo che in campo esisteva solo il Sevilla con un Sergio Ramos in difficoltà spaventosa sull'esterno sinistro ospite. Il Sevilla ha fatto una partita perfetta per i primi 30' che poteva chiudere sul 3-0 poi è uscito fuori il Madrid: prima un tiro di Marcelo fuori, poi un errore di Higuain solo davanti a Palop poi il gol del Capitan. Da killer d'are il primo e il terzo e da campione straordinario il secondo: da applausi.
nel complesso il Madrid ha fatto la sua partita secondo gli standard 2009, 5-6 dietro e 4 davanti a colpire dopo lo sforzo massimo dell'avversario e appena segnato il gol del vantaggio, oltre a chiudere la gara, quando cominciavano i sudori freddi dopo il 2-3 di Capel. Bene Marcelo, ormai costante nel rendimento, sempre straordinario Lass, non male anche Torres (meglio di Ramos nella gara col Sevilla) e Metzelder, che primo gol a parte, ha coperto bene su Kanoutè e si è pure spinto in avanti (come accade spesso in Nazionale) in occasione del gol del pari. Mi chiedo se non sia meglio silurare Heinze (per altro anche più vecchio) che il gigante tedesco. Non malaccio neanche Guti, prova discreta per uno che ne azzecca 1 su 3...
Non ho più parole da tempo per commentare El Capitan, uno che ha fatto più di gol di Di Stefano e continua a farne ha tutto il diritto di essere schierato per decreto, da quando è esploso nel 1994 forse solo Fernando Torres pur giocando in un altro ruolo può essere accostato alla figura del Capitan come miglior attacante spagnolo dopo l'uscita di scena di un'altra leggenda blanca come El Buitre a metà anni '90.
Finchè continua così, il Madrid fa bene a tenersi stretto il suo capitano.
Credo che la sua squadra per il Classico sia questa, a meno di squalifiche (non vorrei sbagliarmi ma Higuain mi pare squalificato) e sabato potremmo essere a -1. Onore ad un Madrid che fino allo scontro diretto ha avuto il merito di non arrendersi e di crederci sempre, soprattutto se si pensa che a dicembre era a -15...
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