lunedì, aprile 20, 2009

Il punto sulla trentunesima giornata.

GIOCATE SABATO
Barcelona-Getafe 0-1: Messi 19'.
Recreativo Huelva-Real Madrid 0-1: Marcelo 49'.
Atlético Madrid-Numancia 3-0: Banega 62'; Forlán 79'; Simão 90'.
Athletic Bilbao-Deportivo 0-1: Pablo Álvarez 85'.
Málaga-Mallorca 1-1: Apoño 53'(Mlg); Arango 58'(Mll).

GIOCATE DOMENICA
Valladolid-Villarreal 0-0
Espanyol-Racing 1-0: Iván Alonso 56'.
Almería-Osasuna 2-1: Negredo 70'(A); Pandiani 83'(O); Negredo 88'(A).
Valencia-Sevilla 3-1: Escudé 9'(S); Villa, rig. 45'(V); Mata, rig. 83'(V); Pablo Hernández 90'(V).
Betis-Sporting 2-0: Emana 7'; Emana 70'.


Il Barça spende, il Madrid accumula.

Fermandosi alla qualità della prestazione, si direbbe l’ennesima giornata favorevole al Barça, ma guardando un po’ più in là la prospettiva cambia, e le certezze di tutta una stagione potrebbero non essere più così tanto salde.

La partita del Coliseum di Getafe sfiora il paradosso: per un tempo, il primo, uno dei migliori Barça della stagione meriterebbe la goleada se non fosse per qualche spreco di troppo e per le parate del nazionale serbo Stojkovic (innesto invernale, grande innesto: titolare da sole due partite e già padrone per personalità, prestanza e riflessi), nella ripresa invece, pur non venendo impegnato seriamente Valdés, in qualche momento si ha quasi la sensazione che la beffa possa arrivare per gli uomini di Guardiola, che hanno finito i 90 minuti un po’sulle gambe.

Barça veramente dominante nel primo tempo, si installa prepotentemente nella metacampo avversaria e da lì non si schioda. Piqué e Márquez tracciano una linea insormontabile all’altezza del cerchio di centrocampo, il pressing altissimo porta a raddoppiare e a volte triplicare sui giocatori del Getafe che non vedono possibilità di scampo; la manovra scorre più fluida che mai (già dopo la partita contro l’Athletic avevamo notato come la presenza di Busquets davanti alla difesa apporti un movimento senza palla e una gestione degli spazi più favorevole all’azione di Xavi e Iniesta di quanto non succeda invece con Yaya Touré), e l’accentramento di Messi dopo pochi minuti genera una situazione di superiorità fra le linee nei confronti del 4-4-1-1 del Getafe (mentre Alves rimane largo a destra l’argentino si muove alle spalle di Polanski e Casquero, con davanti Eto’o e anche Henry che tagliando dalla sinistra impegna i due difensori centrali del Getafe, si libera alla conclusione e si mangia pure dei gol belli grossi).
Col Getafe tutto schiacciato e il Barça che ha grande continuità di manovra fra centrocampo e attacco, il gol di Messi è un evento inevitabile. Esposti i meriti del Barça, vanno però sottolineate le gravi colpe di Víctor Muñoz, tecnico ancora una volta non all’altezza purtroppo: come se non bastasse il Barça, le sue scelte auto-incarcerano nella propria metacampo il Getafe, regalando un 50% di dominio al Barça.
Scelte di bassissimo profilo: Víctor si fascia la testa ancor prima di rompersela mandando in panchina Granero e Albín, i due elementi di maggior qualità; al loro posto Contra e Manu del Moral. Ti privi dei due giocatori capaci di trattenere palla, combinare nello stretto e far salire la squadra, riduci la tua strategia a un “rincorrere, rincorrere, rincorrere” che contro il Barça alla lunga equivale al suicidio.
Nessuno dice che tu debba fare la partita, ma i blaugrana son sicuramente più vulnerabili se almeno un minimo li costringi a guardarsi anche alle spalle e se di quando in quando li porti a difendere ripiegando nella loro metacampo, situazione tattica alla quale la squadra di Guardiola non è particolarmente predisposta. Invece, niente di tutto questo (che, tra l’altro, è ciò che il Geta aveva fatto pari pari all’andata al Camp Nou), e le dichiarazioni a fine partita di Víctor Muñoz, che giustifica la scelta di Contra al posto di Granero (che peraltro mancherà domani al Bernabeu per la solita deprecabile clausola contrattuale) sostenendo che il rumeno gli serviva per avere più precisione nei passaggi (!?!?), sono una presa in giro della quale non si sentiva un gran bisogno.
Nella ripresa comunque il Getafe ha improvvisamente bisogno di passaggi meno precisi, e così entra Granero (e, più avanti, anche Albín e Uche, cioè quelli bravi): guadagnano qualche metro i padroni di casa, in coincidenza con un calo fisiologico del Barça.
Il secondo tempo catalano è di qualità nettamente minore, ma alla fine efficace: fa la differenza il sacrificio di giocatori come Henry, sempre pronto a ripiegare in aiuto al terzino. Non riesce più ad attaccare in blocco il Barça, si accontenta di stringere i denti e le maglie, affidandosi in fase offensiva perlopiù alle azioni individuali: anche così il Getafe non crea nulla, e anzi gli ospiti avrebbero più di una palla per chiudere anticipatamente il match, ma prima il guardalinee (segnalazione dubbia) e poi il palo fermano rispettivamente Messi ed Eto’o (più errore che sfortuna per il camerunese, che sceglie l’angolo sbagliato nell’uno contro uno con Stojkovic).

Ciò che potrebbe far cambiare la prospettiva da qui a fine stagione è la fatica. Il finale di stagione blaugrana sarà massacrante, andranno via energie preziose, fisiche e mentali. Mercoledì il Sevilla, sabato il Valencia, poi il Chelsea due volte e quindi il Real Madrid. Senza respiro.
Il successo della squadra di Guardiola ha sì una componente collettiva, ma non può fare a meno della brillantezza di tre giocatori: Messi, Alves e Iniesta. Ognuno di questi tre, per motivi diversi, non è sostituibile. Finora Pep aveva potuto preservare questi giocatori col turnover, ma ora, con tutti questi impegni delicatissimi e ravvicinati, col Madrid che presumibilmente continuerà a braccare, andranno tutti spremuti fino all’ultima goccia. Nulla di male, se non fosse che Messi comincia a mostrare qualche segno di appannamento (l’abilità palla al piede li nasconde, ma lo spunto sul breve non è quello dei periodi di forma migliori) e che lui come gli altri potrebbe non arrivare al meglio agli appuntamenti finali.

Solito Madrid: domina nelle due aree, e questo basta e avanza contro la maggior parte degli avversari. Tre punti come al solito meno vistosi di quelli del Barça ma relativamente più facili. Quattro difensori più i due mediani (tornano Gago e Lass in coppia, mentre Sneijder entra nella ripresa, si infortuna e ne avrà per cinque settimane) blindano tutto dietro, davanti si aspetta invece le cavalcata di Robben e Higuaín e lo spunto di qualcun altro a turno.
Stavolta lo spunto è di un Gago che per un momento, il primo in due anni e mezzo di calcio europeo, ricorda quello del Boca Juniors: strepitosa verticalizzazione nello spazio, a fare le veci del Rodrigo Palacio di un tempo c’è Marcelo, che sorprende Iago Bouzón e fredda Riesgo sul primo palo. Continua la sua ascesa il brasiliano, tornato nell’occasione terzino, il ruolo nel quale continuando a dargli fiducia potrà diventare per il Madrid qualcosa di molto importante, magari non al livello di Alves per il Barça, ma al livello di miglior terzino sinistro della Liga sì, e pure di slancio.
Fatto il gol, il Madrid potrebbe chiudere tranquillamente in contropiede in più di un’occasione, ma decide di lasciare vivo un Recre di una tenerezza commovente. Il trio Camuñas-Sisi-Colunga (coadiuvati da Aitor, mancino che stavolta parte a destra nel 4-2-3-1 con cui Álcaraz rinnega il 4-1-4-1 del girone di ritorno) ha anche una vivacità interessante, poi dalla panchina si aggiungono pure il gigante Ersen Martin e Akalé (il cui scarso utilizzo continuo a non capire), ma insomma, un 80% buono delle squadre della Liga (ancora di più il Recre, che è notoriamente una delle più povere) è incapace di rimontare un Real Madrid con la barriera Gago-Lass e un centrale come Pepe: nell’élite della Champions il portoghese non ha mostrato uguale prepotenza (anzi…), ma nel panorama della Liga un corpo a corpo con Pepe rapprsenta la più frustrante delle esperienze per l’attaccante spagnolo medio. Superiorità fisica imbarazzante, che pesa ancora di più quando Gago e soprattutto Lass impediscono agli avversari di arrivare indisturbati fino al limite dell’area di Casillas.


Bernardino fa un gran casino.


Esco sconvolto, sconvolto e al tempo stesso deliziato, dallo “spettacolo” del Mestalla. Il motivo di sensazioni così ambivalenti è lo stesso: il signor Bernardino González Vázquez, l’arbitro. Mi dichiaro stregato dalla fantasia di quest’uomo, degna di un Dalí: una fantasia capace di trasformare un’entrata dura ma al massimo da ammonizione di Adriano in un rosso diretto e al contrario di vedere in una mossa di kung-fu di Luis Fabiano un semplice cartellino giallo; una fantasia capace di premiare col rigore un tuffo carpiato di Mata e, di passaggio, trasformare una squadra senza capo né coda come il Valencia in un candidato credibile per il quarto posto.
Non parliamo poi della gestione magistrale di tutta la partita: un espulso e quindici ammoniti (QUINDICI), e la ferrea volontà di trasformare una gara inizialmente placida in una rissa da bar. Ci sarebbe riuscito, non fosse stato per il sostanziale autocontrollo dei protagonisti, compreso quello di Jiménez che si fa cacciare solo a pochi minuti dal novantesimo.
In questo contesto, le due squadre si sono impegnate per farci vedere meno calcio possibile: più compatto il Sevilla, meritatamente in vantaggio e propostosi con molta più personalità nella metacampo avversaria (la compresenza di Romaric, Duscher e Renato, stavolta in un 4-5-1 con Perotti largo a sinistra, preferito dall’inizio a Luis Fabiano, garantisce qualche momento di manovra un po’ più elaborata, ma parlare di buon calcio sarebbe uno sproposito); totalmente allo sbando il Valencia, che fino alla superiorità numerica regalata da Bernardino era incapace di mettere due passaggi in fila dalle retrovie.
Nel secondo tempo i padroni di casa approfittano dell’uomo in più quando trovano qualche spazio per il contropiede, l’unica maniera in cui i loro assi offensivi son riusciti a entrare in azione ieri sera. A decidere però è una follia di “Mister Sobrietà” Fernando Navarro, che di punto in bianco schiaffeggia dentro l’area un cross di Vicente (subentrato per fare il terzino, giusta mossa d’emergenza di Emery: in quella situazione Alexis terzino sinistro, pure se forzato dalle assenze, rappresentava solo un intralcio), regalando a Mata il rigore del 2-1. Chiude tutto il contropiede finale di Pablo Hernández (continuano a salire le azioni del canterano, ancora di più quando Joaquín al momento del cambio non guarda nemmeno in faccia Emery).


Le altre

Nella corsa fra zoppi al quarto posto l’Atlético fa un altro passettino avanti (giocando in maniera orribile, of course), mentre prosegue il brutto momento del Villarreal: primo tempo sofferto a Valladolid, poi nella ripresa gli uomini di Pellegrini non approfittano nemmeno della superiorità numerica (espulsione di Iñaki Bea) e sprecano un rigore con Giuseppe Rossi. Delle tre concorrenti per il quarto posto il Villarreal sarebbe l’unica ad avere un progetto solido, ma in questi sprint finali contano altre cose, le motivazioni, la forma e anche le individualità offensive, e da questo punto di vista Valencia e Atlético sono avvantaggiate.
Frena il Málaga in casa (due grandi gol alla Rosaleda, dell’uomo-mercato Apoño e di Arango, quest’ultimo con un piccolo aiuto di Goitia), il Deportivo inguaia (relativamente: la distanza dalla terzultima resta la stessa) l’Athletic con un gol di Pablo Álvarez, buon rincalzo sull’ala destra.

Sbanca tutto Nogués: due partite, due vittorie e un cuscinetto di sette punti sul Recreativo terzultimo che mette quasi al sicuro il Betis (ed è giusto così, non si può ripetere uno scempio come quello del Zaragoza la scorsa stagione…).
Quello del Ruiz de Lopera è il classico scontro-salvezza: squadre nervose, contratte, zero gioco e tanta paura di sbagliare. Nessuno ha il controllo del gioco, e così a decidere è la potenza degli attacchi: qui non c’è gara, Edu-Emana-Mark González dietro Ricardo Oliveira. Soprattutto Emana, è lui il trascinatore, come in tutta la stagione del resto: un’altra doppietta decisiva dopo quella al Racing. Strepitoso il primo gol al volo, facile ma ugualmente importante il secondo, a porta vuota dopo un pasticcio fra Cuéllar (al rientro dopo tre mesi di infortunio) e José Ángel. Il camerunese è un giocatore dall’energia fuori dal comune, una mina vagante sulla trequarti che associa una forza muscolare incredibile a ottimo tocco di palla e buona predisposizione al dialogo coi compagni. Una delle sensazioni di questa Liga.
Dall’altra parte gira a vuoto tutta la serata lo Sporting, che accusa l’assenza di Diego Castro (imbarazzante il sostituto, Kike Mateo adattato a sinistra) ed è insolitamente privo di mordente in attacco.

Battuta d’arresto per l’Osasuna (con assenze importanti: i due iraniani Nekounam e Masoud e Plasil), che paga dazio all’Unión Deportiva Negredo. Non si arrende l’Espanyol, che da tempo ha invertito la dinamica di gioco ma che fatica sempre a tradurla in gol (a leggere “Tamudo-3 gol” si strabuzzano gli occhi).


CLASSIFICA
1 Barcelona 78
2 R. Madrid 72
3 Sevilla 57
4 Valencia 52
5 Atlético 49
6 Villarreal 49
7 Málaga 47
8 Deportivo 46
9 Valladolid 40
10 Betis 37
11 Almería 37
12 Mallorca 36
13 Racing 36
14 Osasuna 35
15 Getafe 34
16 Athletic 34
17 Sporting 33
18 Recreativo 30
19 Espanyol 29
20 Numancia 28

CLASSIFICA MARCATORI
Etoo 26 (Barcelona, 2 rig.)
Villa 23 (Valencia, 8 rig.)
Forlán 21 (Atlético Madrid, 3 rig.)
Messi 20 (Barcelona, 3 rig.)
Negredo 19 (Almería, 4 rig.)

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6 Comments:

Anonymous Manuel said...

Per il barca,se riesce a tenere invariato il vantaggio fino allo scontro diretto col real è fatta,però sarebbe potuto essere già tutto chiuso da tempo....
Il real mi fa paura più per la sua fortuna sfacciata che non per un reale valore qualitativo (il barca è altra cosa,eccome),ma se questa liga non andasse a barcellona sarebbe un delitto contro il calcio.

Corsa al quarto posto molto emozionante,anche se i valori tecnici sono in calo da qualche stagione,a mio avviso.

Capitolo valencia:
Finisse così,col quarto posto,sarebbe una gran cosa alla luce dei limiti di questa squadra,però l'anno prossimo,vada come vada,un minimo di gioco vorrei proprio vederlo,è anni che se ne vede davvero poco,da quelle parti.
Ho visto gli highlights,bene per hernandez,era da un pò che lo vedevo in netta crescita,a sto punto,per joaquin,quella è la porta,dei tanti nomi che si fanno in uscita,lui secondo me è il più "vendibile".

L'arbitro quasi mi ha tolto la soddisfazione,vincere così non mi dice niente,un pareggio sarebbe stato più azzeccato,senz'altro.
Ma il sevilla non rischia nulla (o comunque molto poco),chi avrebbe motivo di lamentarsi sono atletico e villareal...
Betis,barcellona,espanyol,real,atletico,villareal e bilbao.
Si fa dura,il calendario è davvero brutto,ma forse riusciremo a dare un giudizio sul valore di questa squadra prima della fine della stagione.

In coda spero in una ripresa dell'espanyol,sta squadra mi è sempre piaciuta,mi dispiacerebbe se retrocedesse,anche perchè,fino a qualche stagione fa era una delle realtà più affascinanti della liga.

Ciao

Manuel.

8:37 PM  
Blogger valentino tola said...

Nei commenti del post precedente ho completato le risposte.

@ Manuel
Ciao,
Il quarto posto per il Valencia sarebbe un regalo del cielo, e voglio usare un eufemismo.
Ho letto che ci sono tre piani alternativi per la prossima stagione: uno che prevede la vendita di uno solo fra Silva e Villa, un altro che prevede la vendita di entrambi, e un terzo che eviterebbe la loro vendita cercando di ricavare il massimo da tutto il resto della rosa, quindi mettendo sul mercato i vari Joaquin, Miguel etc...
Chiaro che a tutti piacerebbe venisse attuato l'ultimo, ma bisognerebbe risucire a vendere bene questi altri giocatori, specialmente Joaquin, e onestamente non so quale possa essere il prezzo attuale di Joaquin, ma non credo possa essere altissimo, oltre i 15 milioni (volendo essere generosi) credo sia impossibile andare.
Il denaro fresco della Champions sarebbe una benedizione, comunque io credo che alla fine uno degli assi partirà, e penso sarà Villa. Nel caso, è già pronto Negredo, altre caratteristiche naturalmente.
Comunque vedo tante mele marce nel Valencia attuale, bisogna monetizzare e dare una rinfrescata: purtroppo Albelda e Baraja non riesci a venderli a nessuno, ma tutto il resto, tranne Alexis, Albiol e Mata, andrebbe messo sul mercato. Per completare la rosa ci sono i vari Pablo Hernandez, poi i giovani che tornano dai prestiti, come Aaron, Banega (l'Atlético pare non volerlo confermare... speriamo metta la testa a posto e Emery ne sappia ricavare qualcosa).
Poi vediamo cosa faranno con Zigic: mi dispiace che a questo giocatore non abbiano mai dato una chance seria al Mestalla, comunque è un altro da cui si potrebbe ricavare denaro fresco la prossima estate.
Direi che si potrebbe ripartire da Vicente, ma ha Mata davanti.

Il "problema" del Real Madrid è che la Liga quest'anno è di livello molto basso, quindi per ottenere i tre punti bastano indifferentemente lo spettacolo del Barça e il minimo sindacale (non parlerei di fortuna onestamente, di anti-calcio sì, ma non di fortuna) del Madrid.
Per questo ritengo molto difficile che il Barça si possa togliere di dosso i merengues prima delle ultimissime giornate... e il Barça ha un finale di stagione infinitamente più impegnativo del Madrid... attenzione, gli dei del calcio se ne infischiano dei buoni sentimenti...

L'Espanyol con Pochettino è una squadra molto più credibile sul piano del gioco. Ha meno punti di quelli che meriterebbe, ma ha due gravissimi handicap che pesano: le difficoltà a concretizzare in attacco (l'annata di Tamudo e Luis Garcia è stata TRAGICA... il primo mi sa che è agli sgoccioli..) e la frequenta indisponibilità di De la Peña, che gioca due partite ai suoi livelli e poi si infortuna, puntualmente. Con "Lo Pelat" sempre disponibile, col cavolo che stavamo a parlare di Espanyol quasi spacciato.

12:32 AM  
Anonymous Hincha Madridista said...

Il Madrid sembra essere tornato alla versione più grigia da quello creato da Fabio Capello soprattutto nel suo secondo regno (il primo nonostante molto più operaio in molti elementi dell'attuale soprattutto da dicembre e da un memorabile 4-2 interno con Valencia aveva eccome un gioco). Tuttavia come diceva anche Marca ieri, non gioca bene il Madrid ma sta lì. Infodndo, gli dei del calcio dovrebbero solo fare in modo che il Barca incameri un punto negli scontri con Sevilla e Valencia (molto molto difficile per questo biosgnia sperare che il Chelsea li sprema, magari con un bel supplementare al ritorno) con il Madrid che arrivi a -2 per poi giocarsela alla morte al Bernabeu, in una situazione psicologica nettamente sblianciata a quel punto verso i blancos, anche considerando il clima che si creerebbe nella capitale con una squadra capace di risorgere dal 5° posto di dicembre e -12... Impetuosa la crescita di Marcelo capace di ribaltare le critiche e di trasformarsi in uno degli uomini più in forma del banda Juande. Pepe nella Liga è quasi insuperabile e affiancandogli un centrale veloce e di qualità l'anno prossimo potrebbe fare anche un passo in avanti in Champions. La coppia mediana è ormai collaudata e solo l'arrivo di un giocatore come Fabregas o Xabi Alonso porterebbe un miglioramente in termini di impostazione, a meno che Gago non decide di tornare ai livelli del Boca. Con un Lass così potrebbe anche farcela (resterebbe la grana di Momo Diarra da risolvere in futuro, l'omonimo gli è decisamente superiore per grinta, raddoppi e contrasti). Juande non sarà spettacolo (ma da Del Bosque chi a Madrid ha mai fatto giocare bene questa squadra?) resta il fatto che da dicembre ad ogggi conta solo una sconfitta e un pari (contro Barca e Atletico) per cui a conti fatti sta facendo un lavorone, riconfermarlo fa proprio così brutto? O forse Hugo Sanchez -come si sussurra papabile allenatore- sarà meglio?

12:44 PM  
Anonymous Manuel said...

Si,ma fa morale soprattutto tenerlo,a questo punto,a emery il gioco glielo si può (si deve,anzi) chiedere l'anno prossimo con una condizione tecnico-societaria un attimino più tranquilla,anche se mi rode,eccome...però a questo punto esce la mia parte più "tifosa" che si aggrappa a quest'ultima speranza per evitare di vedere mezzo valencia in premier o con la maglia del real (villa al real non potrei digerirlo).

Villa-silva-mata fanno la differenza (senza uno o due di loro le cose si complicano maledettamente,io l'avevo previsto che tornati loro,bene o male,il valencia ritornava in corsa per un discorso di qualità),poi è chiaro che tenerli tutti e tre significherebbe costruire la squadra su propositi ambiziosi e di un calcio spiccatamente offensivo,ben venga.
Però questo richiederebbe altri sacrifici e soprattutto la certezza degli introiti di una partecipazione in champions,la cosa è oggi più plausibile di qualche mese fa,ma aspetterei almeno di passare il trittico real-atletico-villareal,per darla come scontata.
Se poi anche il siviglia perdesse altri punti,e le prossime tre sono davvero preoccupanti per loro,lo scenario cambierebbe ancora,non più un posto per tre,ma due per quattro.

Barca-real:
Ovviamente propendo per i catalani.
Il real quando l'ho visto mi ha sempre dato una impressione di squadra che va avanti per inerzia,e quando non sono le individualità a decidere ci sono quegli episodi come rigori,autoreti,rimpalli e gol in pieno recupero (vedi stasera col getafe,che rabbia,anche se ammetto che mi fa piacere per higuain che sembra ritrovarsi) che definisco in un certo senso "fortuna".
Il real comunque è un altra squadra che se vuole diventare credibile in europa dovrà sviluppare una propria identità di gioco per la prossima stagione,e in questo darei fiducia a juande ramos,almeno per un paio di stagioni,e dopotutto il suo siviglia è stata una delle squadre migliori d'europa,a mio avviso.

Ciao,


Manuel.

1:58 AM  
Blogger madrid7 said...

Secondo me invece in questa partita il Madrid non ha giocato male, anzi, ha creato più di una palla-gol ed ha fatto vedere una discreta circolazione di palla.Molto meglio della partita precedente in cui veramente si era visto lo schifo.
A mio modo di vedere la squadra con marcelo terziono e il doppio mediano è molto meglio rispetto a quella con Heinze e Sneijder.
Sicuramente Gago e Diarra sono più affiatati di Diarra-Sneijder.
Infatti quando c'è l'olandese in mezzo al campo la squadra avversaria arriva indisturbata sulla tre-quarti ed il Madrid fa fatica a recuperare palla, ed in fase di impostazione l'olandese non garantisce un miglior possesso come si è visto, anche perchè spesso arriva alla conclusione in porta da solo.
Il Real Madrid della prossima stagione ha bisogno più che altro di un altro giocatore di personalità che possibilmente salti l'uomo in modo da poter dividere il peso della squadra con Raùl da una parte e che si accoppi con Robben dall'altra.
Un altro centrale non servirebbe a nulla poichè non sono i registi a far giocare bene la squadra, ma i movimenti collettivi e dei singolii senza palla a creare gli spazi, non serve a nulla uno che imposta il gioco se gli altri non si muovono.
Calderon ha detto che avremo a disposizione un grande giocatore a partire dall'anno prossimo e che già c'è un accordo, anche se non è più presidente spero sia così.
L'ideale sarebbe uno tra C. Ronaldo e Kakà.
Per quanto riguarda questo campionato, la cosa non è che mi interessi molto, è già tanto che abbiamo rimontato fino al -6 e ciò per me basterebbe per la riconferma di Juande Ramos.
La cosa per me che conta è il rendere la vita difficile al Barça per le prossime 3 settimane, in modo da aiutare il Chelsea nella doppia sfida di Champions.
Se saremo ancora vicini, il Barça dovrà sciegliere tra noi ed il Chelsea, e forse non scieglierà, logorandosi in questo finale di stagione.
Io nel mio piccolo preferisco vedere il Brça che vince una Liga che si è meritato ma non la Champions piuttosto che vedere il Madrid che gioca male vincere il campionato ed il Barça campione d'Europa.
Un'altra Champions da parte loro non la sopporterei davvero.

2:21 PM  
Anonymous Hincha Madridista said...

@ Madrid7: non so te ma io preferisco vedere il Madrid che gioca male e magari vincere una Liga all'ultima giornata senza meritarla come 2 anni fa e il Barca perdere la Champions in finale, che vedere un Barca vincente in Liga ma sconfitto in Champions.

9:30 AM  

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