lunedì, aprile 20, 2009

Il punto sulla trentunesima giornata.

GIOCATE SABATO
Barcelona-Getafe 0-1: Messi 19'.
Recreativo Huelva-Real Madrid 0-1: Marcelo 49'.
Atlético Madrid-Numancia 3-0: Banega 62'; Forlán 79'; Simão 90'.
Athletic Bilbao-Deportivo 0-1: Pablo Álvarez 85'.
Málaga-Mallorca 1-1: Apoño 53'(Mlg); Arango 58'(Mll).

GIOCATE DOMENICA
Valladolid-Villarreal 0-0
Espanyol-Racing 1-0: Iván Alonso 56'.
Almería-Osasuna 2-1: Negredo 70'(A); Pandiani 83'(O); Negredo 88'(A).
Valencia-Sevilla 3-1: Escudé 9'(S); Villa, rig. 45'(V); Mata, rig. 83'(V); Pablo Hernández 90'(V).
Betis-Sporting 2-0: Emana 7'; Emana 70'.


Il Barça spende, il Madrid accumula.

Fermandosi alla qualità della prestazione, si direbbe l’ennesima giornata favorevole al Barça, ma guardando un po’ più in là la prospettiva cambia, e le certezze di tutta una stagione potrebbero non essere più così tanto salde.

La partita del Coliseum di Getafe sfiora il paradosso: per un tempo, il primo, uno dei migliori Barça della stagione meriterebbe la goleada se non fosse per qualche spreco di troppo e per le parate del nazionale serbo Stojkovic (innesto invernale, grande innesto: titolare da sole due partite e già padrone per personalità, prestanza e riflessi), nella ripresa invece, pur non venendo impegnato seriamente Valdés, in qualche momento si ha quasi la sensazione che la beffa possa arrivare per gli uomini di Guardiola, che hanno finito i 90 minuti un po’sulle gambe.

Barça veramente dominante nel primo tempo, si installa prepotentemente nella metacampo avversaria e da lì non si schioda. Piqué e Márquez tracciano una linea insormontabile all’altezza del cerchio di centrocampo, il pressing altissimo porta a raddoppiare e a volte triplicare sui giocatori del Getafe che non vedono possibilità di scampo; la manovra scorre più fluida che mai (già dopo la partita contro l’Athletic avevamo notato come la presenza di Busquets davanti alla difesa apporti un movimento senza palla e una gestione degli spazi più favorevole all’azione di Xavi e Iniesta di quanto non succeda invece con Yaya Touré), e l’accentramento di Messi dopo pochi minuti genera una situazione di superiorità fra le linee nei confronti del 4-4-1-1 del Getafe (mentre Alves rimane largo a destra l’argentino si muove alle spalle di Polanski e Casquero, con davanti Eto’o e anche Henry che tagliando dalla sinistra impegna i due difensori centrali del Getafe, si libera alla conclusione e si mangia pure dei gol belli grossi).
Col Getafe tutto schiacciato e il Barça che ha grande continuità di manovra fra centrocampo e attacco, il gol di Messi è un evento inevitabile. Esposti i meriti del Barça, vanno però sottolineate le gravi colpe di Víctor Muñoz, tecnico ancora una volta non all’altezza purtroppo: come se non bastasse il Barça, le sue scelte auto-incarcerano nella propria metacampo il Getafe, regalando un 50% di dominio al Barça.
Scelte di bassissimo profilo: Víctor si fascia la testa ancor prima di rompersela mandando in panchina Granero e Albín, i due elementi di maggior qualità; al loro posto Contra e Manu del Moral. Ti privi dei due giocatori capaci di trattenere palla, combinare nello stretto e far salire la squadra, riduci la tua strategia a un “rincorrere, rincorrere, rincorrere” che contro il Barça alla lunga equivale al suicidio.
Nessuno dice che tu debba fare la partita, ma i blaugrana son sicuramente più vulnerabili se almeno un minimo li costringi a guardarsi anche alle spalle e se di quando in quando li porti a difendere ripiegando nella loro metacampo, situazione tattica alla quale la squadra di Guardiola non è particolarmente predisposta. Invece, niente di tutto questo (che, tra l’altro, è ciò che il Geta aveva fatto pari pari all’andata al Camp Nou), e le dichiarazioni a fine partita di Víctor Muñoz, che giustifica la scelta di Contra al posto di Granero (che peraltro mancherà domani al Bernabeu per la solita deprecabile clausola contrattuale) sostenendo che il rumeno gli serviva per avere più precisione nei passaggi (!?!?), sono una presa in giro della quale non si sentiva un gran bisogno.
Nella ripresa comunque il Getafe ha improvvisamente bisogno di passaggi meno precisi, e così entra Granero (e, più avanti, anche Albín e Uche, cioè quelli bravi): guadagnano qualche metro i padroni di casa, in coincidenza con un calo fisiologico del Barça.
Il secondo tempo catalano è di qualità nettamente minore, ma alla fine efficace: fa la differenza il sacrificio di giocatori come Henry, sempre pronto a ripiegare in aiuto al terzino. Non riesce più ad attaccare in blocco il Barça, si accontenta di stringere i denti e le maglie, affidandosi in fase offensiva perlopiù alle azioni individuali: anche così il Getafe non crea nulla, e anzi gli ospiti avrebbero più di una palla per chiudere anticipatamente il match, ma prima il guardalinee (segnalazione dubbia) e poi il palo fermano rispettivamente Messi ed Eto’o (più errore che sfortuna per il camerunese, che sceglie l’angolo sbagliato nell’uno contro uno con Stojkovic).

Ciò che potrebbe far cambiare la prospettiva da qui a fine stagione è la fatica. Il finale di stagione blaugrana sarà massacrante, andranno via energie preziose, fisiche e mentali. Mercoledì il Sevilla, sabato il Valencia, poi il Chelsea due volte e quindi il Real Madrid. Senza respiro.
Il successo della squadra di Guardiola ha sì una componente collettiva, ma non può fare a meno della brillantezza di tre giocatori: Messi, Alves e Iniesta. Ognuno di questi tre, per motivi diversi, non è sostituibile. Finora Pep aveva potuto preservare questi giocatori col turnover, ma ora, con tutti questi impegni delicatissimi e ravvicinati, col Madrid che presumibilmente continuerà a braccare, andranno tutti spremuti fino all’ultima goccia. Nulla di male, se non fosse che Messi comincia a mostrare qualche segno di appannamento (l’abilità palla al piede li nasconde, ma lo spunto sul breve non è quello dei periodi di forma migliori) e che lui come gli altri potrebbe non arrivare al meglio agli appuntamenti finali.

Solito Madrid: domina nelle due aree, e questo basta e avanza contro la maggior parte degli avversari. Tre punti come al solito meno vistosi di quelli del Barça ma relativamente più facili. Quattro difensori più i due mediani (tornano Gago e Lass in coppia, mentre Sneijder entra nella ripresa, si infortuna e ne avrà per cinque settimane) blindano tutto dietro, davanti si aspetta invece le cavalcata di Robben e Higuaín e lo spunto di qualcun altro a turno.
Stavolta lo spunto è di un Gago che per un momento, il primo in due anni e mezzo di calcio europeo, ricorda quello del Boca Juniors: strepitosa verticalizzazione nello spazio, a fare le veci del Rodrigo Palacio di un tempo c’è Marcelo, che sorprende Iago Bouzón e fredda Riesgo sul primo palo. Continua la sua ascesa il brasiliano, tornato nell’occasione terzino, il ruolo nel quale continuando a dargli fiducia potrà diventare per il Madrid qualcosa di molto importante, magari non al livello di Alves per il Barça, ma al livello di miglior terzino sinistro della Liga sì, e pure di slancio.
Fatto il gol, il Madrid potrebbe chiudere tranquillamente in contropiede in più di un’occasione, ma decide di lasciare vivo un Recre di una tenerezza commovente. Il trio Camuñas-Sisi-Colunga (coadiuvati da Aitor, mancino che stavolta parte a destra nel 4-2-3-1 con cui Álcaraz rinnega il 4-1-4-1 del girone di ritorno) ha anche una vivacità interessante, poi dalla panchina si aggiungono pure il gigante Ersen Martin e Akalé (il cui scarso utilizzo continuo a non capire), ma insomma, un 80% buono delle squadre della Liga (ancora di più il Recre, che è notoriamente una delle più povere) è incapace di rimontare un Real Madrid con la barriera Gago-Lass e un centrale come Pepe: nell’élite della Champions il portoghese non ha mostrato uguale prepotenza (anzi…), ma nel panorama della Liga un corpo a corpo con Pepe rapprsenta la più frustrante delle esperienze per l’attaccante spagnolo medio. Superiorità fisica imbarazzante, che pesa ancora di più quando Gago e soprattutto Lass impediscono agli avversari di arrivare indisturbati fino al limite dell’area di Casillas.


Bernardino fa un gran casino.


Esco sconvolto, sconvolto e al tempo stesso deliziato, dallo “spettacolo” del Mestalla. Il motivo di sensazioni così ambivalenti è lo stesso: il signor Bernardino González Vázquez, l’arbitro. Mi dichiaro stregato dalla fantasia di quest’uomo, degna di un Dalí: una fantasia capace di trasformare un’entrata dura ma al massimo da ammonizione di Adriano in un rosso diretto e al contrario di vedere in una mossa di kung-fu di Luis Fabiano un semplice cartellino giallo; una fantasia capace di premiare col rigore un tuffo carpiato di Mata e, di passaggio, trasformare una squadra senza capo né coda come il Valencia in un candidato credibile per il quarto posto.
Non parliamo poi della gestione magistrale di tutta la partita: un espulso e quindici ammoniti (QUINDICI), e la ferrea volontà di trasformare una gara inizialmente placida in una rissa da bar. Ci sarebbe riuscito, non fosse stato per il sostanziale autocontrollo dei protagonisti, compreso quello di Jiménez che si fa cacciare solo a pochi minuti dal novantesimo.
In questo contesto, le due squadre si sono impegnate per farci vedere meno calcio possibile: più compatto il Sevilla, meritatamente in vantaggio e propostosi con molta più personalità nella metacampo avversaria (la compresenza di Romaric, Duscher e Renato, stavolta in un 4-5-1 con Perotti largo a sinistra, preferito dall’inizio a Luis Fabiano, garantisce qualche momento di manovra un po’ più elaborata, ma parlare di buon calcio sarebbe uno sproposito); totalmente allo sbando il Valencia, che fino alla superiorità numerica regalata da Bernardino era incapace di mettere due passaggi in fila dalle retrovie.
Nel secondo tempo i padroni di casa approfittano dell’uomo in più quando trovano qualche spazio per il contropiede, l’unica maniera in cui i loro assi offensivi son riusciti a entrare in azione ieri sera. A decidere però è una follia di “Mister Sobrietà” Fernando Navarro, che di punto in bianco schiaffeggia dentro l’area un cross di Vicente (subentrato per fare il terzino, giusta mossa d’emergenza di Emery: in quella situazione Alexis terzino sinistro, pure se forzato dalle assenze, rappresentava solo un intralcio), regalando a Mata il rigore del 2-1. Chiude tutto il contropiede finale di Pablo Hernández (continuano a salire le azioni del canterano, ancora di più quando Joaquín al momento del cambio non guarda nemmeno in faccia Emery).


Le altre

Nella corsa fra zoppi al quarto posto l’Atlético fa un altro passettino avanti (giocando in maniera orribile, of course), mentre prosegue il brutto momento del Villarreal: primo tempo sofferto a Valladolid, poi nella ripresa gli uomini di Pellegrini non approfittano nemmeno della superiorità numerica (espulsione di Iñaki Bea) e sprecano un rigore con Giuseppe Rossi. Delle tre concorrenti per il quarto posto il Villarreal sarebbe l’unica ad avere un progetto solido, ma in questi sprint finali contano altre cose, le motivazioni, la forma e anche le individualità offensive, e da questo punto di vista Valencia e Atlético sono avvantaggiate.
Frena il Málaga in casa (due grandi gol alla Rosaleda, dell’uomo-mercato Apoño e di Arango, quest’ultimo con un piccolo aiuto di Goitia), il Deportivo inguaia (relativamente: la distanza dalla terzultima resta la stessa) l’Athletic con un gol di Pablo Álvarez, buon rincalzo sull’ala destra.

Sbanca tutto Nogués: due partite, due vittorie e un cuscinetto di sette punti sul Recreativo terzultimo che mette quasi al sicuro il Betis (ed è giusto così, non si può ripetere uno scempio come quello del Zaragoza la scorsa stagione…).
Quello del Ruiz de Lopera è il classico scontro-salvezza: squadre nervose, contratte, zero gioco e tanta paura di sbagliare. Nessuno ha il controllo del gioco, e così a decidere è la potenza degli attacchi: qui non c’è gara, Edu-Emana-Mark González dietro Ricardo Oliveira. Soprattutto Emana, è lui il trascinatore, come in tutta la stagione del resto: un’altra doppietta decisiva dopo quella al Racing. Strepitoso il primo gol al volo, facile ma ugualmente importante il secondo, a porta vuota dopo un pasticcio fra Cuéllar (al rientro dopo tre mesi di infortunio) e José Ángel. Il camerunese è un giocatore dall’energia fuori dal comune, una mina vagante sulla trequarti che associa una forza muscolare incredibile a ottimo tocco di palla e buona predisposizione al dialogo coi compagni. Una delle sensazioni di questa Liga.
Dall’altra parte gira a vuoto tutta la serata lo Sporting, che accusa l’assenza di Diego Castro (imbarazzante il sostituto, Kike Mateo adattato a sinistra) ed è insolitamente privo di mordente in attacco.

Battuta d’arresto per l’Osasuna (con assenze importanti: i due iraniani Nekounam e Masoud e Plasil), che paga dazio all’Unión Deportiva Negredo. Non si arrende l’Espanyol, che da tempo ha invertito la dinamica di gioco ma che fatica sempre a tradurla in gol (a leggere “Tamudo-3 gol” si strabuzzano gli occhi).


CLASSIFICA
1 Barcelona 78
2 R. Madrid 72
3 Sevilla 57
4 Valencia 52
5 Atlético 49
6 Villarreal 49
7 Málaga 47
8 Deportivo 46
9 Valladolid 40
10 Betis 37
11 Almería 37
12 Mallorca 36
13 Racing 36
14 Osasuna 35
15 Getafe 34
16 Athletic 34
17 Sporting 33
18 Recreativo 30
19 Espanyol 29
20 Numancia 28

CLASSIFICA MARCATORI
Etoo 26 (Barcelona, 2 rig.)
Villa 23 (Valencia, 8 rig.)
Forlán 21 (Atlético Madrid, 3 rig.)
Messi 20 (Barcelona, 3 rig.)
Negredo 19 (Almería, 4 rig.)

Etichette: , , , , , , , ,

domenica, aprile 12, 2009

TRENTESIMA GIORNATA: Barcelona-Recreativo 2-0: Iniesta; autorete Morris.

Rilevata almeno per il momento dal Manchester United l’inutile e sommamente scomoda etichetta di “squadra di moda”, il Barça torna alla routine del campionato senza passi falsi. Oddio, dopo aver trovato il vantaggio alla prima azione (al quarantacinquesimo secondo: Henry scappa a Nef sull’out sinistro, Casado non chiude in diagonale e sul traversone Iniesta sbuca indisturbato a centro area per l’appoggio a porta vuota) in alcuni frangenti il rischio dell’autocompiacimento affiora: qualche disimpegno troppo leggero, qualche momento di svagatezza nella propria area (che frutta quasi il pareggio del Recre nel primo tempo, se non fosse per l’erroe sottomisura di Nayar, dimenticato nell’area piccola sugli sviluppi di un calcio d’angolo; anche nella ripresa, ancora sull’1-0, Sisi mette i brividi a Valdés, nella stessa azione in cui poteva esserci un rigore dello stesso Valdés su Ruben) stanno lì a ricordare come si faccia molto in fretta a scendere dalle nuvole.
Non era però questa la partita per sorprese sgradite al Camp Nou: l’arsenale del Recre, colpito da assenze numerose e pesantissime (due nomi su tutti: il capitano Jesús Vázquez in mediana e la freccia Colunga, una delle rivelazioni di questa Liga, in attacco), era insufficiente.
Peraltro molto più dignitosi degli Almería e Málaga visti di recente, gli uomini di Álcaraz sono ordinati in fase di non possesso, non regalano gli spazi tra le linee del Bayern e limitano per quanto possibile (sono escluse quindi dal computo le giocate in mezzo metro di Messi e Iniesta) le combinazioni interne blaugrana, ma mancano di qualità nel rilanciare l’azione e, a parte qualche sprazzo di vivacità di Sisi e Camuñas, sono anche spuntati là davanti, a conferma della rilevanza dell’assenza di Colunga.
Il Barça (lieve turnover per Guardiola) trovato immediatamente il gol si limita a gestire con pazienza il possesso-palla, cercando gli spazi utili soprattutto sugli esterni, a destra con Alves e a sinistra con Henry (che si trova spesso la fascia libera per l’uno contro uno grazie al movimento ora di Gudjohnsen ora di Iniesta che gli porta via terzino e centrale destro), spesso imbeccato dai cambi di gioco millimetrici di Márquez.
Una sfortunata autorete di Morris propiziata dall’ennesima iniziativa di Iniesta mette al sicuro la partita, nella quale trovano spazio anche un gol annullato forse ingiustamente ad Henry, un rigore sbagliato da Messi (un orrore in questo caso la segnalazione dell’arbitro, il braccio di Casado sul cross di Alves è un esempio da manuale di involontarietà) e anche dall’altra parte un gol annullato, pare giustamente, al subentrato Ersen Martin.

I MIGLIORI: Iniesta protagonista assoluto. Spettacolare ma concreto, disciplinato ma creativo, umile ma ambizioso, leggero ma tremendamente consistente: difficile trovare giocatori di questa completezza e continuità nel panorama attuale. Non è un caso che la ripresa del Barça dopo il blackout sia coincisa col suo ritorno dall’infortunio e con il definitivo insediamento nel ruolo di mezzala sinistra, fatto che ha attenuato la dipendenza dal triangolo di destra Alves-Messi-Xavi e ampliato le possibilità di manovra del Barça.
I PEGGIORI: Bojan non sfrutta la chance: in attesa della sua completa maturazione il dato prevalente rimane il gap fisico che lo separa dai difensori centrali avversari. Si muove, produce anche qualche buona giocata, ma è inesistente nella finalizzazione.

Barcelona (4-3-3): Valdés 6,5; Alves 6,5, Márquez 6,5, Cáceres 6, Sylvinho 6; Iniesta 7(Hleb s.v., min.75), Sergio Busquets 6, Gudjohnsen 6(Xavi 6, min.62); Messi 6, Bojan 5,5(Keita s.v., min.64), Henry 6,5.
Recreativo (4-1-4-1): Asier Riesgo 6; Alain Nef 6, Nasief Morris 6, Andrés Lamas 6,5, Casado 5,5; Rafa Barber 6,5; Sisí 6,5, Javi Fuego 5,5, Nayar 6(Ersen Martin s.v., min.75), Camuñas 6; Ruben 5,5 (Akale 6, min.75).

Goles: 1-0, min.1: Iniesta. 2-0, min.68: Morris (pp).
Árbitro: Iturralde González, del comité vasco. Mostró amarilla a Casado (min.67).
Incidencias: Partido correspondiente a la trigésima jornada de la Liga disputado en el Camp Nou ante 56.831 aficionados, según datos facilitados por el club catalán. Se guardó un minuto de silencio en memoria de un barcelonista ilustre como fue Jaume ''Rudy'' Ventura, fallecido recientemente.

Etichette: , ,

domenica, novembre 23, 2008

DODICESIMA GIORNATA: Real Madrid-Recreativo Huelva 1-0: Sneijder.

Balbetta e non incanta il Real Madrid, ma perlomeno respira, e di questi tempi è un miracolo per la squadra e per Schuster (ma l’infortunio alla caviglia che costringe Higuaín all’uscita in barella getta l’ennesima ombra sinistra). Bene aver trovato in un momento tanto delicato una squadra tenera e spuntata come il Recreativo: per quanto vivano con indiscutibile dignità la loro umilissima condizione, non è certo un segreto che gli andalusi siano fra i primissimi candidati alla retrocessione.

Per Schuster solita formazione ultra-rimaneggiata di questo periodo gramo: dietro almeno rientra Pepe, ma le assenze di Cannavaro ed Heinze costringono a spostare Ramos al centro con l’inserimento di Torres sulla destra. Nel Recreativo, per una volta il (inspiegabilmente) semi-intoccabile soldatino Aitor parte della panchina, e finalmente Akalé gioca dal primo minuto; il balletto delle punte invece vede stavolta Camuñas come partner di Javi Guerrero, prima scelta offensiva con l’arrivo di Alcaraz.
L’avvio è abbastanza sconcertante ma non del tutto inatteso, perché non è strano che una squadra in crisi, anche se si chiama Real Madrid, mostri una simile difficoltà nell’approccio alla gara. La partita inizia a farla con decisione il Recreativo, squadra finora impostata molto sulla difensiva da Alcaraz ma in questa occasione visibilmente spavalda, forse fiutando l’occasione della preda ferita. Non è una sensazione sbagliata, perché nei primi minuti i padroni di casa non ci sono proprio, e gli spazi per giocare sono tanti: lunghissimo il Real Madrid, senza intensità, senza pressing della prima linea, con una linea di mezzeali friabile e di conseguenza frequentemente esposto alle incursioni sulla propria trequarti. Protagonista Camuñas, che prima impegna da fuori con un sinistro Casillas, e poi sciupa clamorosamente un rigore in movimento provocato da un assai facile affondo di Sisi e Javi Guerrero in una difesa madridista priva di rete di protezione.
Grazie all’atteggiamento propositivo del Recre e al visibile sfilacciamento del Madrid, la partita si mette su un piano abbastanza gradito allo spettatore, con la possibilità sempre viva di azioni da una metacampo all’altra. Il Recre però ha la qualità che ha e perde presto smalto e presenza sulla trequarti avversaria, nonostante l’accentramento di Akalé fra le linee prospetti una parità numerica dell’ivoriano, di Javi Guerrero (pronto a scambiare la posizione con Akalé) e di Camuñas con il triangolo difensivo madridista Gago-Pepe-Sergio Ramos. Situazione del tutto teorica, mai sfruttata per le difficoltà del Recre nel rilanciare dell’azione.
Col Recre a corto di forza propulsiva a venire fuori è così il Real Madrid, fatto necessario e inevitabile per quanto gli uomini di Schuster possano essere malconci. Poche, pochissime idee, ma comunque più continuità nel fraseggio nel cuore del primo tempo per i merengues, che si abituano a stazionare più a lungo sulla trequarti avversaria. Sneijder aveva fallito un ghiottissimo colpo di testa sottomisura (su cross forte e teso di Drenthe) subito dopo la palla-gol divorata da Camuñas, poi ancora l’olandese pennella un cross che Raúl, in posizione assai favorevole, spreca anch’egli infine di testa, infine il terzo tentativo è quello giusto per Sneijder, grazie al fortunoso aiuto della deviazione di Beto che impenna fino a rendere imparabile per Riesgo il suo sinistro violento da fuori.
Quest’episodio, anche se resta quasi un’ora da giocare secondo il cronometro, chiude anticipatamente la partita, che nella ripresa racconta pochissimo di significativo sul piano del gioco: di Higuaín purtroppo abbiamo detto, poi c’è anche da segnalare un nettissimo maldestro fallo di mano in area di Pepe (non l’unico errore: nel primo tempo la palla di Higuaín non ha del tutto oltrepassato la linea di fondo, per cui il gol di Sneijder sarebbe regolare).
Per il resto, il Real Madrid è titubante, non ha nelle corde (lo sappiamo) il possesso-palla per conservare il vantaggio e non dà nemmeno l’impressione di potersi difendere in maniera particolarmente ordinata e sicura (ma Riesgo compie comunque una paratona su un colpo di testa di Guti), però dall’altra parte il Recre non fa nemmeno il solletico, nonostante Alcaraz coi cambi spari quasi tutte le sue cartucce offensive (Ersen Martin e Adrián; l’uscita di Sisi per Aitor invece è tutta da spiegare): troppo evidente la povertà tecnica del Decano, in particolare le carenze di costruzione nel cuore del centrocampo (manca gente che veda il gioco e faccia correre la palla, il difetto più visibile del Recre 2008-2009: Jesús Vázquez e Javi Fuego fanno anche bene la quantità, ma è chiaro che la partenza di Carlos Martins di fatto non è mai stata surrogata), per mettere in dubbio la vittoria del Real Madrid, pur se stentata e salutata con una pañolada (impietosa considerato il momento delicato) da una parte del pubblico.

I MIGLIORI: Sneijder trascinatore di un Madrid incerottato: l’olandese torna ad offrire il proprio vitale contributo di energia e qualità. L’unico a garantire un cambio di ritmo e una proiezione verticale alla manovra, sempre nel vivo del gioco e al centro di tutte le azioni più importanti oltre che match-winner. Bene anche Sergio Ramos al centro della difesa: è voglioso e reattivo, lui che finora aveva mostrato un’attitudine francamente irritante in questa stagione.
I PEGGIORI: Nel mirino del ministro Brunetta lo spezzone di Ersen Martin: alto due metri, entra per dare peso e possibilità nel gioco aereo, ma non becca un lancio, non difende e non tiene su un pallone, una presenza trasparente (sicuramente più vivace l’altro subentrato Colunga).

Real Madrid (4-3-3): Iker Casillas 6; Torres 6, Sergio Ramos 6,5, Pepe 6, Marcelo 6; Guti 6, Gago 6,5, Sneijder 7(Van der Vaart s.v., m.66); Raúl 6 (Bueno s.v., m.85).Higuaín 5,5 (Saviola s.v., m.79), Drenthe 6,5.
In panchina: Dudek, Salgado, Metzelder, Javi García.
Recreativo (4-4-2): Riesgo 6,5; Iago Bouzón 6, Beto 6, Morris 5,5, Casado 6; Sisi 6,5 (Aitor, m.76), Jesús Vázquez 6, Javi Fuego 6, Akalé 6 (Ersen Martin 5, m.53); Camuñas 5,5, Javi Guerrero 5,5 (Adrián Colunga 6, m.67).
In panchina: Roberto, Poli, Barber, Ruben.

Goles: 1-0, m.39: Sneijder.
Árbitro: Muñiz Fernández (colegio asturiano). Mostró cartulinas amarillas a Marcelo (48) por el Real Madrid, y a Casado (31), Jesús Vázquez (44) y a Bouzón (89) por el Recreativo.
Incidencias: Estadio Santiago Bernabéu. 68.000 espectadores.

Etichette: , ,

domenica, settembre 21, 2008

TERZA GIORNATA: Atlético Madrid-Recreativo Huelva 4-0: Agüero; Maniche; Sinama-Pongolle; Sinama-Pongolle.

È ancora presto per trarre conclusioni serie (datemi una decina di partite per una valutazione globale), ma è ancora una vittoria convincente per l’ Atlético, il terzo 4-0 consecutivo casalingo dopo Schalke e Málaga.
Come ad Eindhoven, il vantaggio immediato (colpo di testa di Agüero incredibilmente lasciato solo a centro area su punizione dalla destra di Simão) mette in discesa la partita. Cambia però la gestione del vantaggio: in Olanda basata sul contropiede, in questa occasione di puro dominio del possesso-palla e degli spazi nella metacampo avversaria. È un Atlético che si vede che sta bene di mente e di gambe: reattivo, arriva primo sul pallone, mantiene i giocatori vicini l’ uno all’ altro, apre il campo coi cambi di gioco di Raúl García mescolandoli con apprezzabili combinazioni in velocità nelle zone interne, animate in prevalenza dai movimenti di Sinama-Pongolle e gli inserimenti di Maniche, gli elementi di maggior dinamismo di prima e seconda linea.
Riposano un po’ i padroni di casa negli ultimi 10 minuti del primo tempo e ad inizio ripresa quando il Recre sembra volerci provare, ma la sassata di Maniche dal limite dell’ area dopo calcio d'angolo archivia la pratica. Zambrano per dovere prova ad accrescere il potenziale offensivo inserendo Sisi e passando a un 4-3-1-2 con Camuñas prima e Javi Guerrero poi alle spalle di Ruben e Adrián Colunga, ma ormai ci sono gli spazi, e sappiamo che negli spazi l’ Atlético fa male come pochi: esce Agüero, preservato, e così si può mettere in mostra Miguel De las Cuevas, interessante mezzapunta ventiduenne purtroppo condannata dalla feroce concorrenza a trovare pochissimo spazio: scappa sulla fascia sinistra e serve il 3-0 a Sinama Pongolle, il quale potrà togliersi un ulteriore sfizio nel finale saltando netto Arzo e seccando Riesgo, con un Recre ormai demoralizzato (leggerini gli andalusi, come nella passata stagione).

I MIGLIORI: Solito Agüero (annullato ingiustamente anche un altro gol di testa nel primo tempo, di grande scaltrezza), e ormai dobbiamo cominciare a dire anche solito Maniche, passato dal vivace scambio di opinioni con Aguirre dello scorso Gennaio (Maniche: “E tu cosa hai vinto nella tua carriera?”, Aguirre: “Ma chi ti credi di essere?”) alla titolarità indiscussa dopo un’ estate nella quale l’ Atlético ha cercato di piazzarlo senza trovare alcun acquirente disposto a pagare i 2,4 milioni di stipendio del 31enne portoghese. Costretti a fare di necessità virtù, Maniche e l’ Atlético hanno finito per venirsi incontro: eccezionale momento di forma per l’ ex Porto, motore al centro di tutte le azioni, elemento di grande impulso all’ azione offensiva coi suoi aggressivi inserimenti.
Semplicemente perfetto Ujfalusi in ogni intervento, il salto di qualità al centro della difesa (anche se stasera Heitinga era assente) è la speranza più grande per l’ Atlético quest’ anno. E alla fine diamo anche a Sinama quel che è di Sinama: ho storto il naso come molti per il suo acquisto (non per il suo valore intrinseco, ma per la sua funzionalità nel contesto di un organico rojiblanco che ne fa l’ unico ricambio offensivo), lamentando la sua non eccezionale propensione realizzativa, e invece son già tre gol in campionato, oltre a molto movimento e a una velocità che tiene sempre sul chi vive le difese avversarie.
I PEGGIORI: Delude il da me atteso (dopo le segnalazioni delle precedenti giornate e del precampionato) Adrián Colunga, e anche Ruben ne azzecca pochissime. Inconsistente la coppia di centrocampo Jesús Vázquez-Javi Fuego.

Atlético (4-4-2): Coupet 6; Seitaridis 6, Perea 6,5, Ujfalusi 7, A. López 6; Maxi 6, Raúl García 6,5, Maniche 7 (69'), Simao 6,5 (56'); Agüero 7 (60'), Sinama 7.
In panchina: Leo Franco, Pernía, Pablo, Assunçao, Banega 6 (69'), Miguel 6,5 (60'), L. García 6 (56')
Recreativo (4-4-2): Riesgo 6; Oliveira 5,5, Morris 6, Arzo 5,5, Poli 6; Camuñas 5,5 (71'), J. Fuego 5,5 (58'), Jesús Vázquez 5,5, Aitor 5,5 (71'); Ruben 5,5, Adrián Colunga 5.
In panchina: Roberto, Barber, Lamas, Casado, Sisi s.v. (58'), Akalé s.v. (71'), J. Guerrero s.v. (71')

Goles 1-0 (8'): Agüero cabecea, una falta lanzada por Simao. 2-0 (53'): Maniche engancha un rechace en la frontal y marca con un disparo, raso y potente. 3-0 (78'): Sinama fusila a Riesgo tras una buena acción individual de Miguel. 4-0 (88'): Sinama marca con clase tras una gran jugada llevada por Banega y Luis García.
Árbitro: Teixeira Vitienes, del Colegio Cántabro. Amonestó a Camuñas (57').
Incidencias: Vicente Calderón. 45.000 espectadores.

Etichette: , ,

domenica, maggio 04, 2008

TRENTACINQUESIMA GIORNATA: Atlético Madrid-Recreativo Huelva 3-0: Camacho; Agüero; Camacho.

Un’ altra delle tante, troppe partite di questa Liga dalle quali trarre qualche riga è già un miracolo. Senza brillare (non sia mai!), per l’ Atlético tre punti potenzialmente molto importanti per garantire il quarto posto, liquidato senza problemi un Recre davvero troppo tenero. Non è certo la prima volta che parliamo così del Decano, squadra anche più dignitosa come attitudine e organizzazione di gioco rispetto ad altre di Primera, ma con limiti troppo evidenti di qualità e di peso offensivo, limiti che già nei pronostici estivi gli assegnavano chances assai consistenti di retrocessione.

Nel Recre, la squalifica di Quique Álvarez sposta Iago Bouzón al centro della difesa, così a destra ci va il canterano Oliveira. A centrocampo pesantissima l’ assenza di Carlos Martins, perno della manovra, in attacco Ersen Martin, protagonista dell’ ultima sfida col Levante, torna in panchina e lascia spazio al rientrante Ruben. Aguirre ripropone l’ undici di Getafe.
Le primissime fasi vedono un Atlético titubante, in difficoltà nel verticalizzare di fronte alle due linee da quattro di un Recre che pare meglio disposto in campo. Gli ospiti accennano anche qualche attacco, ma presto la partita finisce tutta nella loro metacampo e col pallone sempre fra i piedi dei colchoneros.
Idee ce ne sono poche, ma, come capita spesso nel calcio, arriva la benedetta palla inattiva a mettere in discesa la cosa: sul calcio d’ angolo dalla destra di Pernia la prima cosa che ci si chiede è dove vada Sorrentino, poi ci si accorge che l’ autore del gol è Nacho Camacho, al primo gol da professionista proprio il giorno prima del suo diciottesimo compleanno, e ci si rallegra per l’ evento.
Il resto viene da sé: già due minuti dopo l’ 1-0 ci sarebbe il raddoppio di Agüero , se non fosse per l’ ingiusto annullamento (arbitro e guardalinee non vedono che l’ ultimo tocco è di un difensore del Recre). Intorno alla metà del primo tempo il dominio dei padroni di casa è ormai sensibile: non si tratta di combinazioni fluide, ma di una pressione comunque costante ai limiti dell’ area del Recre che forza gli errori dei difensori e impegna Sorrentino in un paio di circostanze.
L’ ultimo quarto d’ora del primo tempo è un po’ più rilassato, il Recre prova a venire avanti ma denuncia una totale inconsistenza sicuramente ingigantita dall’ assenza del suo unico creatore di gioco, ovvero Carlos Martins. Va detto comunque che un po’ di incertezza rimane sempre quando là dietro i padroni di casa presentano la Banda del Buco, pronta a trasfermare ogni mezza palla sparacchiata dagli avversari una palla gol gigantesca. Qualche piccolo svarione, qualche lettura errata dei due centrali si intravede sempre, ma onestamente non è proprio la serata in cui queste cose si pagano, con un avversario che fatica a metter piede sulla tua trequarti.
La ripresa comincia sulla falsariga della bruttezza del primo, qualcuno sugli spalti comincia anche a sbuffare perché è ancora una volta palese la mananza di un filo logico nel gioco dell’ Atlético, slegato, irrazionale, dipendente da fiammate estemporanee. Stronca sul nascere ogni possibile rimostranza la rimarcata tenerezza del Recre: come a Zaragoza due settimane fa, un'altra palla persa in difesa, stavolta sulla fascia sinistra, dove Maxi Rodriguez la ruba a Poli, elude l’ intervento a vuoto di Cáceres (non è piaciuto l’ uruguagio, troppo precipitoso e impreciso) e serve un comodo pase de la muerte ad Agüero.
Partita già chiusa: Zambrano prova le tre punte o una cosa di questo tipo (Ersen Martin per Aitor), Sinama fallisce un’ occasione, poi l’ Atlético gestisce fino al fischio finale, togliendosi nel mezzo la soddisfazione della bella doppietta di Camacho.

I MIGLIORI: Copertina per Ignacio Camacho: scaraventato in prima squadra a stagione in corso più per l’ emergenza del centrocampo (Maniche andato, Motta aficionado dell’ infermeria, Cléber Santana che c’è ma è come se non ci fosse) che per altro, è comunque uno dei prospetti più reclamizzati del vivaio colchonero e uno dei più promettenti giocatori spagnoli della sua generazione, capitano dell’ ultima Spagna Under 17 Campione d’ Europa (a proposito, proprio oggi cominciano gli Europei Under 17). Ovviamente non può ancora avere un peso determinante sulla squadra, tanto più in una squadra in cui ognuno deve fare la lotta per conto suo, ma in prospettiva è un centrocampista abbastanza completo e di personalità. Intanto, in campo si batte e trova in un colpo solo i primi due gol della sua carriera, per festeggiare l’ ingresso nella maggiore età.
Agüero offre come sempre il suo tocco inconfondibile, buona vivacità anche da Maxi Rodríguez (moralmente autore del secondo gol) e Luis García.
I PEGGIORI: Nel Recre la mediocrità è diffusa, nel mucchio segnaliamo l’ incapacità di costruire gioco della coppia Barber-Jesús Vázquez, quel Sorrentino che è stato uno dei migliori portieri di questa Liga ma che stavolta l’ha combinata grossa, e l’ assenza di profondità del soldatino Aitor sulla sinistra del centrocampo. Sottotono Forlán.

Atlético de Madrid (4-4-2): Leo Franco s.v.; A. López 6, Pablo 5,5, Perea 6, Pernía 6; Maxi 6,5 (80'), Camacho 7, R. García 6 (84'), Luis García 6,5; Agüero 6,5 (76'), Forlán 5,5.
In panchina: Abbiati, Zé Castro, Seitaridis, Cléber s.v. (84'), Jurado s.v. (80'), Miguel s.v. (76'), Mista.
Recreativo (4-4-2): Sorrentino 5; Oliveira 6, Bouzón 6, M. Cáceres 5,5, Poli 5,5; Camuñas 6, Barber 5,5 (73'), Jesús Vázquez 5,5, Aitor 5,5 (66'); Sinama 6 (77'), Ruben 5,5.
In panchina: Barbosa, Varela, Dani Bautista, Gerard s.v. (73'), Rosu, E. Martin s.v. (66'), J. Guerrero s.v. (77').

Goles: 1-0 (22'): Camacho cabecea un córner adelantándose a la mala salida de Sorrentino. 2-0 (53'): Agüero remacha un pase de la muerte de Maxi, que aprovechó a la perfección los errores de Poli y Martín Cáceres. 3-0 (74'): Camacho remata a la media vuelta desde el punto de penalti tras varios rechaces.
Árbitro: Pérez Lasa, del Colegio Vasco. Amonestó a Raúl García (32'), Pablo (37'), Martín Cáceres (38') y Barber (64').
Incidencias: Vicente Calderón. 42.000 espectadores.


Etichette: , ,

sabato, aprile 05, 2008

TRENTUNESIMA GIORNATA: Osasuna-Recreativo Huelva 0-1: Sinama Pongolle.

Osasuna nei guai, ma ancora di più il Zaragoza… La vittoria del Recreativo è immeritata per quanto prodotto dalle due squadre, ma è un colpaccio memorabile che rimette in discussione la posizione dell’ Osasuna e mette una pressione tremenda addosso al Zaragoza impegnato questo pomeriggio col Betis in un altro importantissimo scontro diretto.

Astudillo conserva il posto accanto a capitan Puñal, mentre l’ assenza di Vela induce Ziganda a buttare nella mischia dall’ inizio il 19enne canterano Jokin Esparza, con conseguente spostamento a sinistra di Juanfran. Nel Recre, il recuperato Cáceres va a fare il terzino destro, lasciando spazio al centro della difesa all’ esperienza di Beto e Quique Álvarez.
L’ Osasuna comincia come è solito fare nelle partite casalinghe, puntando sul ritmo e l’ intensità: dominio schiacciante nel primo quarto d’ ora, che troverebbe il giusto premio se non fosse per due grandi parate di Sorrentino prima su scivolata sottomisura di Plasil poi sul “fuoco amico” di Ruben (e qui ci vuole anche l’ ausilio della traversa) e per l’ inopportuno annullamento di un gol di Miguel Flaño, in posizione regolarissima al momento del tiro di Juanfran respinto malamente da Sorrentino, in questa occasione decisamente meno miracoloso rispetto ai precedenti interventi.
La fase centrale del primo tempo si fa più equilibrata, il Recreativo ha l’ occasione di salire con la difesa e “respirare” un po’ col pallone fra i piedi, approfittandone per rallentare i ritmi e magari spezzettare il gioco. Di creare qualcosa però non se ne parla, anzi la partita s’ innervosisce, accusndo qualche momento di tensione soprattutto fra Ruben e i difensori di casa (un po’ fastidioso l’ attaccante argentino, tendente alla caduta facile e alla sceneggiata). Quando però si entra nella parte finale della prima frazione e l’ Osasuna sembra poter tornare alla carica, inaspettato arriva il gol degli ospiti, alla loro primissima azione seria: rilancio non esageratamente convinto di Quique Álvarez dalla difesa, Sinama Pongolle ci crede, si infila e in velocità fa fare una brutta figura al pesante Miguel Flaño, la conclusione di sinistro passa fra le gambe di un non impeccabile Ricardo.
E’ una beffa per l’ Osasuna, anche se va detto che i padroni di casa hanno concentrato tutte le occasioni ad inizio partita, e rimangono personalmente le perplessità sull’ atteggiamento di Ziganda, tecnico serio e concreto ma sin troppo prudente: una squadra irrigidita e priva di creatività col doble pivote bloccatissimo davanti alla difesa e appiattito su due uomini con caratteristiche speculari (che sia Astudillo+Puñal o Javi García+ Puñal, l’ idea è sempre quella), un solo attaccante spesso non adeguatamente supportato.
Ziganda fa retromarcia e nella ripresa opera cambi più che logici, Dady per Jokin (troppo acerbo il canterano, voglia di fare tanta lucidità poca) con passaggio alle due punte, e successivamente il più creativo Héctor Font per Astudillo: il dominio è chiaro, la pressione costante, arrivano una bordata alta di poco di Dady (molto attivo il capoverdiano, ha un po’ deluso invece Sola, incisivo solo nelle prime battute del match, pure sostituito nel finale da Portillo), una traversa di Miguel Flaño, un colpo di testa debole di Dady smarcatissimo dentro l’ area, ma nulla da fare: Sorrentino sembra invincibile e anzi progressivamente gli attacchi dei padroni di casa si diradano e perdono convinzione, col Recre tutto in contenimento (il cambio Zahinos-Ruben direi che è esemplificativo, cambia poco che quasi subito il primo debba uscire per infortunio e lasciare il posto a Barber, altro mediano)

Osasuna (4-2-3-1): Ricardo; Azpilicueta, Cruchaga, Miguel Flaño, Monreal; Astudillo (dal 71’ Héctor Font), Puñal; Jokin (dal 46’ Dady), Plasil, Juanfran; Kike Sola (dall’ 83’ Portillo).
In panchina: Elía, Josetxo, Javier Flaño, Javi García.
Recreativo (4-4-2): Sorrentino; Cáceres, Beto, Quique Álvarez, Poli; Camuñas, Carlos Martins, Jesús Vázquez, Aitor; Sinama Pongolle (dall’ 87’ Ersen Martin), Ruben (dal 68’ Zahínos.; dal 79’ Barber).
In panchina: Barbosa, Edu Moya, Varela, Javi Guerrero.

Gol: Sinama Pongolle 36’.
Arbitro: Turienzo Álvarez. Ammoniti: Juanfran e Plasil per l’ Osasuna; Camuñas, Cáceres, Poli e Ruben per il Recreativo.


Etichette: , ,

domenica, marzo 02, 2008

VENTISEIESIMA GIORNATA: Recreativo-Real Madrid 2-3:Caceres (RE); Raul (RM); Robinho (RM); Robinho (RM); Carlos Martins (RE).

Il Real Madrid rialza la testa: prestazione tutt’ altro che memorabile, ma non è il caso di fare gli schizzinosi. Partita decisa nel secondo tempo, quando l’ isteria collettiva e il protagonismo eccessivo di Iturralde Gonzalez riducono il Real Madrid in dieci uomini e il Recre addirittura in nove. Contro la Roma servirà un Madrid di spessore ben superiore, intanto è tornato Robinho (e anche Pepe, altro giocatore-chiave), che per i merengues ha un’ importanza paragonabile a quella che ha Messi per il Barça.

Moria di terzini destri fra i padroni di casa: indisponibili Edu Moya e Calvo, viene adattato il centrale Iago Bouzon, mentre sulla mediana Barber rimpiazza Jesus Vazquez, importante uomo-squadra. L’ assenza di Guti porta Schuster a modificare leggermente il disegno tattico, passando a un 4-2-3-1 con Baptista dietro Raul e la coppia Gago-Diarra (la mia opzione prediletta) in mediana.
Le prime fasi confermano gli stenti dell’ ultimo Madrid: Recre ben organizzato dietro la linea del pallone (la caratteristica migliore di questa squadra, anche con Victor Muñoz), pronto a partire in contropiede con la velocità di Sinama e i movimenti fra le linee di Camuñas, Madrid incapace di creare gioco, perso in un’ azione statica, con poco movimento e scarse alternative per i centrocampisti, spesso confusi e indotti a perdere palla. Ci si mette poi anche una difesa piuttosto distratta, nello specifico Sergio Ramos che sul calcio piazzato dalla sinistra di Carlos Martins lascia Caceres libero di colpire a rete.
Gli ospiti rimangono intontiti e continuano a proporre un gioco frammentario e senza costrutto, ma alla prima occasione arriva il pareggio: cross dalla destra di Drenthe, Raul (in fuorigioco) anticipa l’ uscita, in ritardo e scomposta, di Sorrentino e deposita in rete. Dopo il gol il Madrid è un po’ più presentabile, anche se continua a mancare un’ apprezzabile continuità nel suo gioco, e anzi nell’ equilibrio generale è ancora il Recre a farasi apprezzare di più e ad andare vicino al gol, con una deviazione di Sinama su cross a mezza altezza di Camuñas dalla sinistra, conclusione manco a dirlo sventata da Casillas.
Analogo copione riservano i primissimi minuti del secondo tempo, ancora vicino al gol il Recre con la solita insidiosissima punizione di Carlos Martins, traiettoria deviata da Cannavaro di testa e neutralizzata con buon riflesso da Iker. Ma proprio in questa occasione la partita comincia a degenerare: baruffa Heinze-Beto in area di rigore, il difensore madridista con la più classica delle “argentinate” accentua un colpettino al petto inducendo Iturralde, aiutato dal celeberrimo guardalinee Rafa Guerrero (conosciuto in Spagna come “Rafanomejodas”, “Rafa-non-mi-rompere”, storia troppo lunga da raccontare…), a una discutibile espulsione del difensore portoghese del Recre (a mio avviso non è successo nulla di rilevante, una normale scaramuccia, ma se proprio l’ arbitro doveva sanzionare allora occorreva espellere anche Heinze al pari di Beto). E’ ancora il Recre però, nonostante l’ inferiorità numerica, a sfiorare il gol, con una girata dentro l’ area di Sinama che trova ancora un grande Iker a dire no.
Pochi minuti però e si ristabilisce la parità numerica: Sergio Ramos offre a Iturralde una grande opportunità per fare opera di compensazione, saltando a gomito aperto su Sinama e beccandosi il secondo giallo. Dieci contro dieci la partita non ha né un filo logico nè un padrone, è soltanto questione di episodi: ci prova Raul, agganciando stupendamente un lancio dal centrocampo ma trovando sulla sua strada Sorrentino. Zambrano prova a mettere ordine difensivamente togliendo Aitor e inserendo Quique Alvarez, ma l’ esperto centrale pensa bene di farsi cacciare con un’ entrata vergognosa, criminale su Robben, come se la scena di Eduardo Da Silva non fosse servita a nulla (fortunatamente l’ infortunio a Robben non è così grave, però l’ olandese salterà la Roma).
E’ il momento di Robinho: con il Recre in 9, Schuster sa di poter tranquillamente togliere un difensore (Cannavaro) e aggiungere il brasiliano per matare la partita, però Robinho è sin troppo sfacciato nel suo ruolo di talismano, segnando praticamente appena messo piede in campo, approfittando di un passaggio di Gago che la deviazione in scivolata di Poli rende spiazzante per tutta la difesa di casa. Il Recre non si arrende, Torres salva alla disperata una conclusione di Sinama dentro l’ area, e ora Zambrano tenta il tutto per tutto con le spizzate del gigante turco Ersen Martin. Molti spazi però per il Madrid, è inevitabile, Robinho gioca come nel cortile di casa o se preferite come in spiaggia con gli amici, sfonda centralmente e ammutolisce il Nuevo Colombino con un magico pallonetto.
Il gol della bandiera in pieno recupero è strameritato per un Recre dignitosissimo e per il suo alfiere Carlos Martins: il Deportivo però ora è passato avanti, e sarà difficile sottrarre questa squadra al destino di terza retrocessa cui le analisi più ragionevoli paiono destinarla.

I MIGLIORI: Robinho su tutti, poi il solito contributo di volontà, dinamismo, spirito di squadra ed efficacia di Raul. E poi c’è Casillas, ancora una volta, la trecentocinquantasettesima, DETERMINANTE. Carlos Martins è il faro del Recre: gran bel giocatore, fa bene a mirare a una convocazione per l’ Europeo.
I PEGGIORI: Un killer Quique Alvarez, si vergogni, speriamo in 4-5 giornate di squalifica almeno. Fumosetto, è un po’ la sua natura, Varela. Sorrentino sfarfalla sul gol di Raul.
Partitaccia di Sergio Ramos, espulso e già colpevole sul gol di Caceres. Robben poco in partita, anche prima del tentativo di omicidio ai suoi danni.

Recreativo (4-4-1-1): Sorrentino 5,5; Iago Bouzon 6, Beto 5,5, Caceres 6,5, Poli 5,5 (dal 77’ Ersen Martin 6); Varela 5,5, Barber 6, Carlos Martins 7,5, Aitor 5,5 (dal 62’ Quique Alvarez 3); Camuñas 6 8dal 69’ Zahinos s.v.); Sinama Pongolle 6,5.
In panchina: Barbosa, Dani Bautista, Gerard, Marco Ruben.
Real Madrid (4-2-3-1): Casillas 7; Sergio Ramos 5, Cannavaro 6,5 (dal 72’ Robinho 7), Heinze 6, Torres 6; Gago 6, Diarra 6; Robben 5,5 (dal 77’ Higuain s.v.), Julio Baptista 5,5, Drenthe 6 (dal 57’ Pepe 6); Raul 7.
In panchina: Dudek, Marcelo, Balboa, Soldado.

Gol: Caceres 16’ (RE); Raul 27’ (RM); Robinho 74’ (RM); Robinho 90’ (RM); Carlos Martins 92’ (RE).
Arbitro: Iturralde Gonzalez. Ammoniti: Iago Bouzon, Caceres e Sinama Pongolle per il Recreativo; Cannavaro e Robben per il Real Madrid. Espulsi: Beto e Quique Alvarez per il Recreativo; Sergio Ramos (doppia ammonizione) per il Real Madrid.



Etichette: , ,

domenica, febbraio 24, 2008

VENTICINQUESIMA GIORNATA: Valencia-Recreativo 1-1: Mata (V); Carlos Martins (R).

Non decolla il Valencia, non ci riesce proprio. Anche se le occasioni per vincere ci son state e al di là di alcuni timidissimi (issimi-issimi-issimi) segnali di miglioramento, rimane l’ impressione di una squadra che non riesce a imporsi all’ avversario, in grave difetto di personalità e di gioco, cui Koeman ha dato nulla e anzi ha pure tolto (non è un caso che le uniche vittorie ottenute di recente, quelle con Valladolid e Betis, siano state ottenute applicando le ricette puramente contropiedistiche di Quique: almeno con il Barça mercoledì non si dovrà fare la partita…).
Non sappiamo invece quali poteri abbia il signor Manolo Zambrano, fatto sta che sette punti in tre partite da quando ha preso il posto di Victor Muñoz (che pure secondo me non aveva combinato tutti ‘sti disastri) rappresentano un impatto eccellente. Squadra di risorse limitate il Recre, ma ordinata umile e reattiva, quanto basta per sperare.

Solito 4-1-4-1 ibrido per Koeman (con ampia libertà di movimento sulla trequarti per Silva, in partenza mezzala con Banega), il quale privo di Helguera arretra Marchena sulla linea difensiva; difesa titolare indisponibile per Zambrano (Beto e Caceres squalificati, Calvo e Poli infortunati), che aggiunge Gerard al centrocampo defilando Camuñas sulla destra.
Dopo un’ incerta fase iniziale, il copione della partita emerege chiaramente: Recre tutto a contenere, Valencia che fa la partita, anche se poi il COME faccia la partita è tutto un altro discorso. Solita manovra insipida e a singhiozzo, poco movimento, troppi tocchi, circolazione di palla a ritmi assolutamente insufficienti, con le due linee da quattro del Recre che non fanno fatica a piazzarsi e intercettare le linee di passaggio. I padroni di casa insidiano Sorrentino solo quando Zigic a centro area mette giù un pelotazo e gira a rete trovando il pronto intervento di piede dell’ ottimo portiere italiano.
Tuttavia la strategia degli ospiti denuncia un’ eccesso di passività, il Recre infatti rimane troppo dietro, fatica ad uscire e distendersi in contropiede per alleggerire la pressione (Sinama un’ anima in pena), e dai e dai il Valencia passata la mezzora prende fiducia e crea i presupposti per il vantaggio: Banega con uno stupendo colpo d’ esterno smarca Mata sulla sinistra, il quale, in posizione regolare e dimenticato da Edu Moya e Camuñas, fulmina Sorrentino.
E’ un buon momento per il Valencia, che sulle ali dell’ entusiasmo intensifica i suoi attacchi, coinvolgendo anche Silva, autore di uno stupendo lancio smarcante per la botta al volo di Joaquin, eurogol sventato dal solito Sorrentino.
I padroni di casa hanno però un inizio morbido di ripresa, e il Recreativo ne approfitta per togliersi di dosso un po’ di timidezza ed affacciarsi sulla trequarti: Carlos Martins, ora più a sostegno di Sinama rispetto a Gerard, ha lo spazio e scarica una gran botta mancina sulla quale forse Hildebrand poteva fare qualcosa di più ma che comunque si insacca stupendamente quasi all’ incrocio. Punto e a capo, il Valencia si ritrova a dover ruminare una reazione contro un Recre meno irrigidito nella seconda parte ma che rischia comunque sulla conclusione di Mata di poco a lato al 66’.
Koeman si gioca Vicente e poi Baraja e poi ancora Arizmendi, riesce a creare qualche problema a una difesa del Recre un po’ incerta sui palloni alti (clamorosa occasione mangiata da Zigic solo in area su cross di Joaquin; prodezza di Sorrentino su conclusione sottomisura di Baraja originata da un mezzo pasticcio di Dani Bautista), ma alla fine è solo pareggio, risultato tutto sommato giusto.

I MIGLIORI: Non sempre perfetto nella presa (a fine primo tempo sfarfalla su un tiro da fuori, ma per sua fortuna la ribattuta di Zigic è in fuorigioco) ma Sorrentino è decisivo, attento, reattivo e coraggioso. Uno dei pilastri di questo Recre, al pari di Carlos Martins, che ne rappresenta l’ anima creativa a centrocampo. Erede di Viqueira, del quale è meno visionario ma più solido e continuo, il portoghese ha un destro fra i più sensibili della Liga, ma anche il sinistro non scherza…
Per quanto riguarda il Valencia ci si deve necessariamente accontentare di sprazzi, quelli che sta cominciando ad offrirci Banega (da fuoriclasse l’ assist dell’ 1-0) e quelli di un Mata che, una delle poche notizie positive della gestione-Koeman, sta prendendo slancio e fiducia. L’ ex madridista non è un esterno di ruolo, ma ha voglia, è rapido, incisivo ed ha un mancino squisito. Incomprensibile la sua sostituzione.
I PEGGIORI: Goffo Zigic sotto porta, sbaglia due gol nel secondo tempo. Un fantasma Gerard, sempre ai margini del gioco e pressochè inutile in fase di contenimento: una tristezza pensare a quanto prometteva questo giocatore in gioventù…

Valencia (4-1-4-1): Hildebrand 6; Caneira 6, Albiol 6, Marchena 6 (dall’ 84’ Arizmendi s.v.), Moretti 6; Maduro 6; Joaquin 6,5, Banega 6, Silva 6 (dall’ 82’ Baraja s.v.), Mata 6,5 (dal 75’ Vicente s.v.); Zigic 5.
In panchina: Mora, Lomban, Sunny, Edu.
Recreativo Huelva (4-4-1-1): Sorrentino 7; Edu Moya 5,5, Iago Bouzon 6, Quique Alvarez 6, Dani Bautista 5,5; Camuñas 6, Carlos Martins 7 (dall’ 81’ Varela s.v.), Jesus Vazquez 6, Aitor 5,5; Gerard 4 (dal 71’ Zahinos s.v.); Sinama Pongolle 5,5 (dal 72’ Ruben s.v.).
In panchina: Barbosa, Ersen Martin, Barber, Marquitos.

Gol: Mata 38’ (V); Carlos Martins 52’ (R).
Arbitro: Gonzalez Vazquez. Ammoniti: Iago Bouzon, Quique Alvarez, Camuñas, Jesus Vazquez, Carlos Martins e Zahinos per il Reacreativo; Marchena per il Valencia.


Etichette: , ,

domenica, dicembre 16, 2007

SEDICESIMA GIORNATA: Recreativo Huelva-Atlético Madrid 0-0

Deludente Atlético, perde l’ occasione dispiccare il volo dando la sensazione di non dolersene nemmeno più di tanto. Bene il Recre, al meglio delle sue possibilità: Victor Muñoz è un tecnico generalmente un po’ snobbato, ma la sua squadra è bene organizzata, e sta costruendo una serie positiva (le ultime 4 partite senza perdere) assai meritevole per una squadra che in estate era una delle maggiori indiziate alla retrocessione e deve arrabattarsi con uno degli attacchi più deboli della Liga, con 12 gol fatti secondo in inefficacia al solo attacco del Levante.

Aguirre deve fare a meno di Maniche, Motta e Antonio Lopez (quest’ ultimo in lutto per la morte della sorella: condoglianze), e così propone Perea terzino e Cléber Santana. Victor Muñoz sposta Camuñas sulla destra (non la posizione prediletta dal giocatore, che si sente più seconda punta) e opta per Marquitos in appoggio a Sinama Pongolle.
La partita sin dalle prime battute la fa l’ Atlético, ma devo dire che il Recre mi è piaciuto molto nella fase di non possesso, compatto e molto aggressivo nei raddoppi, messo in imbarazzo dall’ Atlético soltanto su una punizione di Simao e su un sinistro poderoso di Forlan dal limite dell’ area, entrambe le conclusioni ben neutralizzate da Sorrentino. Passata la metà del primo tempo, la manovra dell’ Atlético perde continuità, e i padroni di casa hanno l’ occasione di mettere il naso fuori dalla metacampo con più frequenza: gli uomini di Victor Muñoz generalmente non rinunciano a giocare, cercano di non buttare via il pallone e di distendersi in contropiede, anche se il loro attacco oltre che leggero e senza punti di riferimento è anche, come al solito, parecchio spuntato.
L’ avvio della ripresa va in controtendenza rispetto alla natura molto bloccata dell’ incontro, le squadre si allungano e cercano il colpo risolutivo, Agüero sbaglia due occasioni non da lui, mentre la palla-gol del Recre, ghiottissima, capita sui piedi di Camuñas, che approfitta di una dormita di Pernia ma si fa ipnotizzare a tu per tu con Abbiati.
L’ Atlético perde le redini, il controllo del centrocampo (infoltito con l’ ingresso di Barber, anche se la decisione di richiamare Marquitos è discutibile: comunque il successivo ingresso di Rosu per Carlos Martins riporterà il 4-4-2 di partenza) passa al Recre, che comunque non produce granchè di rilevante, se si escludono le iniziative dell’ attivissimo Camuñas, che si vede ancora una volta negare il gol da Abbiati su una girata.
Aguirre cerca di dare una rinfrescata sugli esterni, inserendo Reyes e Luis Garcia, che vanno vicini entrambi al gol, il primo con una percussione sventata di piede da Sorrentino, il secondo su una respinta repentina in un’ azione da calcio, conclusione che trova ancora prontissimo Sorrentino. Giusto così, l’ Atlético di stasera meritava ben poco.

I MIGLIORI: Benissimo i due portieri italiani: Sorrentino sempre molto sicuro, Abbiati determinante in un paio di occasioni, sta sfruttando bene la chance dell’ infortunio a Leo Franco. Molto vivace Camuñas, mobile e dotato nel dribbling, ma non proprio eccelso come finalizzatore. Sempre molto regolare Jesus Vazquez, continuo nello spezzare e rilanciare il gioco in mediana. A parte un fallo di mano sciocco nel primo tempo, bene Pablo, affidabile al centro della difesa assieme ad Eller.
I PEGGIORI: Cerca di lanciarsi negli spazi Sinama con la sua velocità, ma è generalmente impreciso e poco lucido nel condurre le sue azioni. Agüero mostra la solita straordinaria padronanza col pallone fra i piedi (ne ha sempre due o tre che gli si aggrappano da tutte le parti e non hanno altro rimedio che il fallo), ma cicca due occasioni non da lui (soprattutto la seconda, un pallonetto veramente insipido davanti a Sorrentino), esecutore solitamente tanto raffinato quanto freddo e spietato. Incidono poco sia Maxi Rodriguez che Simao, Pernia rischia di combinarla grossa nel secondo tempo.

Recreativo (4-4-1-1): Sorrentino 7; Calvo 6, Iago Bouzon 6,5, Caceres 6, Poli 6,5; Camuñas 6,5 (dall’ 88’ Varela s.v.), Carlos Martins 6 (dal 79’ Rosu s.v.), Jesus Vazquez 6,5, Aitor 6; Marquitos 6 (dal 66’ Barber 6); Sinama Pongolle 5,5.
In panchina: Luque, Dani Bautista, Quique Alvarez, Congo.
Atlético Madrid (4-4-2): Abbiati 7; Perea 6, Pablo 6,5, Eller 6,5, Pernia 6; Maxi Rodriguez 5,5, Raul Garcia 6, Cléber Santana 6, Simao 5,5 (dal 66’ Reyes 6); Forlan 6, Agüero 5,5 (dal 66’ Luis Garcia 6).
In panchina: Falcón, Antonio Lopez, Zé Castro, Miguel, Valera, Mista.

Arbitro: Daudén Ibañez. Ammoniti: Calvo, Iago Bouzon, Poli per il Recreativo; Perea, Pablo, Maxi Rodriguez e Reyes per l’ Atlético Madrid.

Etichette: , ,

domenica, novembre 25, 2007

TREDICESIMA GIORNATA: Barcelona-Recreativo 3-0: Gabriel Milito; Bojan; Messi, rig.

La vittoria è ampia, ma non occulta la mediocre prestazione del Barça. I blaugrana avevano tutto da perdere in questa partita, in casa e contro una delle maggiori candidate alla retrocessione, i veri banchi di prova saranno altri, a cominciare dal prossimo derby in casa dell’ Espanyol.
Un raggio di sole però l’ ha illuminata questa partita complessivamente anonima e interlocutoria, ed è Bojan Krkic. Il ragazzino ispano-serbo continua a bruciare le tappe: dopo il gol in Coppa del Re all’ Alcoyano e la grande prova con gol con la maglia dell’ Under 21 contro la Polonia, ecco il primo, ardentemente desiderato, gol al Camp Nou. Un gol non difficilissimo ma nella cui esecuzione si evidenzia la destrezza del grande attaccante: passaggio di Henry, finta di venire incontro al pallone, Iago Bouzon mandato a vuoto, aggancio e repentina conclusione a rete che prende in controtempo Sorrentino. Poi altre pennellate di gran classe, come un passaggio filtrante d’ esterno a Henry o il tunnel con cui scherza un avversario al limite dell’ area (pazienza se poi Bojan sciupa tutto con un pallonettino inguardabile…): il ragazzo è della stessa razza di Messi, nato per giocare a pallone, che il Dio del Calcio ce lo conservi.

Nemmeno convocato Ronaldinho dopo gli impegni intercontinentali con la Seleçao, Iniesta lo rileva sulla sinistra dell’ attacco (cambio che non pochi, fra i quali il sottoscritto, vorrebbero veder in pianta stabile), mentre Gudjohnsen gioca mezzala sul centro-sinistra. Victor Munoz rinuncia a una punta e infoltisce la mediana disegnando un 4-1-4-1 nel quale Jesus Vazquez staziona davanti alla difesa e l’ uomo di fascia Aitor va a fare l’ interno.
Gli ospiti mettono l’ autobus nella loro metacampo, come si suol dire in Spagna, Barça nella versione ormai familiare, cioè statico e paurosamente sottoritmo. Non vale l’ alibi che gli avversari vengono solo per difendersi, perché questo storicamente lo hanno sempre fatto tutte le squadre che hanno visitato il Camp Nou… il problema è tutto del Barça, ed è la solita storia: se non sono azioni individuali palla al piede non si combina nulla. Ci provano Iniesta e soprattutto Messi, che più di tutti va vicino al gol in un primo tempo avaro di occasioni e di emozioni, per la viva preoccupazione del pubblico del Camp Nou.
Nel secondo tempo ancora Messi sfiora il gol con una percussione delle sue, ma apre troppo la conclusione col piatto; Rijkaard abbandona gli indugi e toglie un inutile Gudjohnsen per inserire Bojan e affiancare Iniesta a Xavi sulla linea delle mezzeali. Ma a sbloccare tutto è Gabi Milito, eccellente la sua torsione sull’ angolo dalla destra di Xavi. Una volta in svantaggio, il Recre è costretto a lasciare più spazi, e qui può brillare Bojan e chiudere i conti il Barça. Sigillo finale di Messi su un rigore discutibile ma che comunque ci poteva stare.

I MIGLIORI: Copertina dovuta per Bojan, ma non dimentichiamo chi ha fatto della regolarità il suo cavallo di battaglia, ovvero Gabi Milito, in assoluto uno dei più convincenti blaugrana in questa prima fase di stagione, difficilmente si ricordano sue sbavature, anche nelle partite più deludenti del Barça attuale. Segna un gol fondamentale, e pure bello, facendo valere la sua esplosività ed eccellente scelta di tempo nel gioco aereo. Messi non fa più notizia, lo schema “prendo palla e faccio quello che voglio” è l’ arma segreta (di Pulcinella) di Rijkaard…
Nel Recre bene Sorrentino, si conferma ottimo portiere.
I PEGGIORI: Insignificante Gudjohnsen, e voglio essere gentile.

Barcelona (4-3-3): Valdes s.v.; Zambrotta 5,5 (dfal 64’ Oleguer s.v.), Puyol 6 (dal 54’ Marquez s.v.), Milito 7, Abidal 6,5; Xavi 6,5, Touré 6,5, Gudjohnsen 5 (dal 59’ Bojan 7); Messi 7, Henry 6, Iniesta 6,5.
In panchina: Jorquera, Sylvinho, Marc Crosas, Ezquerro.
Recreativo (4-1-4-1): Sorrentino 6,5; Calvo 6,5, Iago Bouzon 5,5, Caceres 6, Poli 5,5; Jesus Vazquez 6,5; Camuñas 5,5 (dal 74’ Rosu s.v.), Carlos Martins 6 (dal 59’ Zahinos s.v.), Aitor 5,5 (dal 67’ Javi Guerrero s.v.), Marcos 5,5; Sinama Pongolle 6.
In panchina: Barbosa, Dani Bautista, Quique Alvarez, Varela.

Gol: Gabriel Milito 63’; Bojan 65’; Messi 81’.
Arbitro: Rubinos Pérez. Ammoniti: Zambrotta, Yaya Touré per il Barcelona; Caceres, Iago Bouzon, Jesus Vazquez e Carlos Martins per il Recreativo.

AZIONI SALIENTI

Etichette: , ,

sabato, settembre 22, 2007

QUARTA GIORNATA: Recreativo-Espanyol 2-1: Riera (E); Javi Guerrero (R); Javi Guerrero (R).

Splendido Recre, per come nel secondo tempo ha saputo ribaltare, col carattere e col gioco, una situazione che a molti, me compreso, cominciava già a sembrare piuttosto delicata, considerando soprattutto l’ eclatante carenza di punte nell’ organico (accentuata dall’ assenza pesantissima di Sinama Pongolle). Invece proprio Javi Guerrero, ripescato l’ ultimo giorno di mercato dal Celta, s’ inventa eroe della serata con due gol d’ autore che portano il Recre a quota 5, inizio di campionato perfettamente in linea con le ambizioni di salvezza, salvezza che comunque sarà assai complicata da assicurare nel prosieguo del campionato.
Primo scossone già in avvio: su una punizione un po’ infida ma tutto sommato controllabile di Riera, Sorrentino compie la papera che mette già in salita la gara per il Recre. Miglior scenario possibile non poteva chiedere l’ Espanyol, che può così già gestire il vantaggio e sfoderare la sua miglior arma, la compattezza delle due linee da quattro di difesa e centrocampo. Corti e sempre ben coordinati nel pressing, gli ospiti confondono ancor di più le idee a un Recre che sì ci prova (o perlomeno prova a provarci…), sì è vivace con Javi Guerrero e Camuñas, ma che globalmente dà una chiarissima sensazione di impotenza.
Sensazione reale ma spazzata via nella più travolgente delle maniere in avvio di secondo tempo. Basta vedere l’ azione del pareggio dei padroni di casa per capire che la musica è tutt’ altra: cross dalla destra, stupenda mezza rovesciata di Camuñas, risposta ancor più stupenda del felino Kameni, palla che incoccia sul palo e sembra rotolare a fondo campo, ma sulla traiettoria si intromette Javi Guerrero, il quale evita l’ accorrente Torrejon con un sombrero da urlo per poi incrociare a rete con l’ altro piede (il destro, neanche lontanamente il suo prediletto) una fulminante volée sul palo lungo. Pazzesca la carica che questo gol dà al Recre, che nei minuti successivi sembra posseduto dal demone del bel gioco. Cambi di gioco, triangolazioni, tocchi di prima e sovrapposizioni, l’ Espanyol resiste pochi minuti all’ assedio, anche se determinante per il vantaggio andaluso è il contributo di Clemente Rodriguez, che con un incomprensibile e sciagurato retropassaggio spalanca la porta ancora a Javi Guerrero, freddissimo nel superare l’ uscita di Kameni con un pallonetto di gran classe.
Ora che si trova in vantaggio è Victor Muñoz a coprirsi: già entrato Iago Bouzon per Calvo, con Caceres passato a destra, aggiunge Gerard al centrocampo rintanandosi in un 4-5-1 che accentua la mancanza di idee di un Espanyol che già tante volte ha dimostrato di trovarsi decisamente meglio agendo di rimessa più che iniziando l’ azione da dietro. Anche se quella serpe di Tamudo sfiora il pareggio con un azione da attaccante consumato delle sue (spalle alla porta si appoggia a Iago Bouzon tenendolo lontano dal pallone e quando questo filtra riesce a girarsi e a battere a rete, anche se la sua puntata d’ istinto trova il piede di Sorrentino), la sconfitta è tutto sommata meritata per una squadra che sul piano del gioco ha tutt’ altro che convinto in questo inizio di campionato.

I MIGLIORI: Javi Guerrero eroico e sublime. Nel primo tempo pare già abbastanza ispirato, con ottime sponde di prima a favore dei trequartisti, anche se nascosto nell’ impotenza generale. Nel secondo si esalta e decide il match. Quando si parla dell’ attacco scoperto del Recre non si intende accusare un valido mestierante (eccellente ai tempi del Racing) come lui o come Camuñas (ottimo in appoggio sulla trequarti, mobile ed incisivo, intelligente acquisto estivo dallo Xerez, dove aveva spopolato in Segunda), ma sottolineare che si parla di seconde punte o centrocampisti molto più che degli attaccanti sui cui gol il Recre dovrebbe realisticamente costruire la propria salvezza (e lo stesso Sinama Pongolle non è certo uno sfondatore).
Cattura sempre più consensi Caceres, 19enne talento puro della difesa, una vera perla di rapidità, esplosività e personalità. Riera, un po’ solo a predicare nell’ arido contesto espanyolista, si conferma il giocatore di gran lunga più positivo di quest’ inizio di campionato fra gli uomini di Valverde. Il gol ma soprattutto una costante sensazione di pericolo ogni volta che entra in azione, con le giocate di classe proprie del suo repertorio (incredibile una in cui solo in mezzo a tre nell’ area del Recre riesce ad uscirne fuori con una serie di dribbling ai limiti della logica, sfiorando addirittura il gol).
I PEGGIORI: Un po’ sottotono i promettenti esterni del Recre: fumoso Varela, mai veramente incisivo Marcos (ora ribattezzato Marquitos). Disastroso Clemente Rodriguez, inesistente Coro.


Recreativo (4-4-1-1): Sorrentino 5; Calvo 5,5 (dal 58’ Iago Bouzon 5,5), Quique Alvarez 6, Caceres 7, Dani Bautista 6; Varela 5,5 (dal 73’ Gerard s.v.), Carlos Martins 6, Jesus Vazquez 6, Marcos 5,5 (dal 69’ Aitor s.v.); Camuñas 7; Javi Guerrero 8.
In panchina: Luque, Poli, Zahinos, Rafa Barber.
Espanyol (4-4-1-1): Kameni 7; Zabaleta 6,5, Torrejon 6, Jarque 6, Clemente Rodriguez 4,5; Coro 5 (dal 68’ Valdo 6), Smiljanic 5,5 (dal 73’ Jonatas s.v.), Angel 6 (dal 60’ Moises s.v.), Riera 7,5; Luis Garcia 6,5; Tamudo 6.
In panchina: Lafuente, Lacruz, Moha, Jonathan Soriano.

Gol: Riera 4’ (E); Javi Guerrero 53’ (R); Javi Guerrero 60’ (R).
Arbitro: Ontanaya Lopez. Ammoniti: Quique Alvarez e Javi Guerrero per il Recreativo; Kameni, Zabaleta, Riera, Angel e Luis Garcia per l’ Espanyol.

Etichette: , ,

domenica, settembre 16, 2007

TERZA GIORNATA: Sevilla-Recreativo 4-1: Kerzhakov (S); Kanouté (S); Kanouté (S); Aitor (R); Kerzhakov (S).

E’ la prima partita casalinga del Sevilla dalla morte di Puerta, perciò tutto il Sanchez Pizjuan prima del fischio rende l’ ultimo commosso omaggio al suo beniamino.

Il match è una passeggiata di piacere per un Sevilla che va a memoria e si diverte. Il Recreativo non ha valori tecnici così pessimi, ma è complessivamente troppo tenero (ancora di più quando con l’ assenza di Sinama Pongolle può schierare il solo Javi Guerrero davanti: l’ attacco leggerissimo pesa parecchio su questa squadra, una delle indubbie favorite per la retrocessione) per opporre una seria resistenza.
Gli ospiti giocano a viso abbastanza aperto, e il Sevilla ha così tutti gli spazi per giocare il suo classico calcio verticale, dritti in porta in pochi tocchi e ad altissima velocità. Basta una palla rubata da Kanouté e Dani Alves sulla trequarti per segnare sin dalle fasi iniziali i destini della partita: sulla conclusione di Jesus Navas Sorrentino respinge corto, offrendo la respinta dell’ 1-0 a un affamatissimo Kerzhakov. E’ un monologo sevillista, e il 2-0 ne è la più logica delle conseguenze, quando su un contropiede Alves innesca la poderosa progressione di Kanouté, che saluta la compagnia, scarta Sorrentino e appoggia nella porta vuota.
Ad inizio ripresa la partita sembra davvero sepolta: ancora la connessione Alves-Kanouté, stavolta il lancio di 40 metri dell’ irrefrenabile brasiliano trova la perfetta deviazione al volo di Kanouté, scattato sul filo del fuorigioco (giocata tipica del Sevilla questa, particolarmente agevolata stasera dalla difesa alta del Recre). Tanta facilità nel trovare la porta avversaria rilassa un po’ troppo i padroni di casa: palla al centro e Aitor, dimenticato nell’ area sevillista, accorcia subito le distanze con un diagonale di controbalzo. Corre perfino qualche brivido il Sevilla, che non ritrova subito la tensione giusta e incoraggia un Recre volenteroso, addirittura vicino al 3-2 prima con un colpo di testa di poco alto di Javi Guerrero e poi soprattutto con un clamoroso incrocio dei pali colpito ancora da Javi Guerrero con una splendida punizione a rientrare sul secondo palo dalla fascia destra.
Koné fa il suo esordio (mentre nel Recre entra Marcos, che co ntutto il rispetto per il soldatino Aitor, dovrebbe essere titolare indiscutibile), Kerzhakov sciupa malamente un rigore (fischiato per fallo ingenuo di Caceres: si vede che il ragazzo ha il talento del difensore di razza, ma ci mette una foga non sempre produttiva oltre che ai limiti della legalità), e così per mettere veramente la parola fine ci vuole lo splendido destro incrociato, sempre del russo, che al 74’ sancisce il 4-1 finale.

I MIGLIORI: Indemoniato Kerzhakov. A parte il rigoraccio alle stelle, una prestazione devastante. La difesa alta del Recre gli lascia lo spazio in profondità che tanto ama, e lui crea continui problemi, confermando tutto il suo opportunismo sull’ 1-0 e strabiliando col micidiale fendente del 4-1. Gli fa ottima compagnia Kanouté, ormai un cecchino da quando è al Sevilla, lui che non ha mai avuto questo rapporto privilegiato col gol in tutta la sua carriera precedente (ma in una squadra che crea così tanto, diventa quasi difficile per un attaccante non segnare). Serata di festa per Daniel Alves: la tenerezza del Recre gli permette di esibirsi senza riserve nel suo show offensivo: entra in maniera decisiva nell’ azione del primo gol, e fornisce i perfetti assist del 2-0 e del 3-0.
Interessante il giovane portoghese Varela nel Recre: velocità, buon gioco di gambe e l’ assist per il gol della bandiera di Aitor.
I PEGGIORI: Disastroso Edu Moya, sempre a vuoto ed espulso sin troppo tardi da Velasco Carballo.


Sevilla (4-4-2): Palop 6; Daniel Alves 7 (dall’ 80’ Martì s.v.), Boulahrouz 6, Fazio 6, Dragutinovic 6,5; Jesus Navas 6,5, Renato 6, Keita 6,5, Duda 6 (dal 63’ Diego Capel 6,5); Kanouté 7 (dal 55’ Koné 6), Kerzhakov 7,5.
In panchina: De Sanctis, Poulsen, Maresca, De Mul.
Recreativo Huelva (4-4-1-1): Sorrentino 5,5; Edu Moya 4,5, Iago Bouzon 5,5 (dal 79’ Beto s.v.), Caceres 5,5, Dani Bautista 5; Varela 6,5 (dal 62’ Marcos 6), Jesus Vazquez 5,5, Carlos Martins 5,5 (dall’ 89’ Barber s.v.), Aitor 6; Camuñas 5,5; Javi Guerrero 6.
In panchina: Luque, Poli, Pampa Calvo, Quique Alvarez.

Gol: Kerzhakov 11’ (S); Kanouté 30’ (S); Kanouté 53’ (S); Aitor 54’ (R); Kerzhakov 74’ (S).
Arbitro: Velasco Carballo. Ammoniti: Alves (S). Espulso: Edu Moya per doppia ammonizione.

Etichette: , ,

giovedì, giugno 28, 2007

Bilancio finale Liga 2006-2007: le altre squadre/1


Sevilla

Stagione storica, esaltante, doppietta in Coppa Uefa, vittoria in Coppa del Re e in corsa fino all’ ultimo per la Liga, corsa nella quale il Sevilla si è piazzato terzo sia per il fisiologico calo atletico e mentale accusato nella parte finale della stagione, sia per non aver ancora mostrato quella maturità necessaria per isolarsi in testa alla classifica quando arriva l’ opportunità giusta, vedi sconfitte decisamente clamorose come quella casalinga col Mallorca e quella di Tarragona. Ma, del resto, l’ obiettivo era continuare la crescita e centrare la Champions, ed è stato centrato in maniera rotonda, la lotta per la Liga è stata un succulento fuoriprogramma.
Cosa non si può non dire di buono su Juande Ramos: sotto la sua guida sapiente (eccellente il turnover che, sfruttando il perfetto assortimento della rosa, ha permesso di tenere la squadra su tre fronti, fatto unico nel calcio europeo di questa stagione) il Sevilla è diventato una squadra eccezionalmente completa ed equilibrata fra le varie fasi del gioco: compatta e aggressiva in fase di non possesso, lavoro avviato nella più che mai proficua gestione-Caparros, straordinariamente ambiziosa e varia nel repertorio in quella offensiva. Una valanga che si abbatte sull’ avversario con una velocità e una verticalità uniche non solo nel panorama spagnolo, che predilige il contropiede ma sa anche cingere d’ assedio l’ avversario sin dal secondo successivo al fischio d’ inizio, fino a quando non riesce ad ottenere quello che vuole, ed è raro che non sappia cosa vuole. Oscar alla Miglior Squadra, per distacco. Voto: 9.

Punti: 71 (terzo posto, preliminari di Champions). Vittorie: 21. Pareggi: 8. Sconfitte: 9.
Gol fatti: 64 (terzo attacco). Gol subiti: 35 (seconda difesa dopo Barça e Getafe). Class. Marcatori: Kanouté 21 gol; Luis Fabiano 10; Kerzhakov 5. Class. Assist: Daniel Alves 11; Jesus Navas 5; Kanouté 4.
Formazione tipo (4-4-2): Palop; Daniel Alves, Javi Navarro, Escudé, Dragutinovic (David, Puerta); Jesus Navas, Poulsen, Renato (Maresca, Martì), Adriano (Puerta); Kanouté, Luis Fabiano (Kerzhakov). Allenatore: Juande Ramos.

PROMOSSI: Tre colonne hanno retto questo Sevilla: Daniel Alves, Poulsen e Kanouté. A parte l’ evidente calo di forma dell’ ultimo mese, assistere alle partite di Alves è stato come sfogliare un’ enciclopedia. Il suo calcio fuori dagli schemi, inserito in un meccanismo perfettamente oliato, è stato la trascinante variabile impazzita del gioco degli andalusi. Il brasiliano ha potuto godere della massima libertà di espressione grazie alla presenza di un equilibratore come Poulsen, innesto estivo pesante e decisivo.
Kanouté invece ha sorpreso tutti, non chi ne stimava già il mix di forza fisica, eleganza ed altruismo, ma sicuramente chi, suffragato dalle cifre di tutta la sua carriera, non ce lo vedeva proprio nei panni di sfondareti. Invece è stata un’ annata di grazia, non solo per l’ impagabile lavoro di trait d’ union fra attacco e centrocampo, ma anche per i tantissimi gol. Giustissimo che, in coincidenza con la dichiarata volontà di Kanouté di tornare in Inghilterra, la società voglia monetizzare quest’ estate l’ exploit del 30enne maliano.
L’ eroe vero della stagione però è stato Palop, spintosi ben al di là della normalità con il gol di Donetsk e con la prestazione mostruosa della finale di Coppa Uefa. Oltre a questo, un portiere completo e dalle sbavature che si contano sulle dita di una mano. Impeccabile anche Javi Navarro, assai convincente Dragutinovic centrale nel finale di stagione.
Adriano, anche per i ricorrenti acciacchi, non ha avuto la continuità desiderata, ma ha saputo essere devastante come suo costume in una buona serie di occasioni. Puerta è stata la novità più piacevole della stagione, un più che mai intrigante cocktail di dinamismo, diligenza tattica e notevole raffinatezza tecnica.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Gran talento Jesus Navas, ma le sue pause son esageratamente prolungate: inafferrabile ad inizio stagione, poi mesi senza saltare l’ uomo (esattamente come l’ anno passato), infine partecipazione determinante (alla pari con l’ espulsione di Moisés) nella finale Uefa. Lo stesso Renato, su grandi livelli nei primi mesi, ha avuto un evidentissimo calo nella seconda parte della temporada.
Luis Fabiano: qualità indiscutibili, ma troppo troppo alterno, distante e “freddo”. Chevanton, acquisto avallato molto più da Monchi che da Juande Ramos, ha pagato un inizio in salita per l’ infortunio e ha faticato ad inserirsi, mostrando comunque cose promettenti nella parte finale, soprattutto il gol-qualificazione a Donetsk. Assaggi di Kerzhakov: assaggi indubbiamente sfiziosi per un attaccante versatile e dal repertorio tecnico-tattico completo, probabilmente il protagonista annunciato della prossima stagione.
Chi di protagonismo ne ha assunto pochissimo è stato Hinkel, il quale, acquistato per tappare la prevista cessione di Alves, si è visto invece, rimasto ed esploso il brasiliano, inevitabilmente costretto a un ruolo di rincalzo, compitino e nulla più. Probabile però che possa trovare più spazio, anche indipendentemente dalla cessione di Alves, nelle gare più tattiche della prossima, eventuale, Champions.
BOCCIATI: Duda, in secondo anzi terzo piano nella rosa, ha confermato il sospetto di non essere all’ altezza di certe ambizioni.


Recreativo Huelva

In una stagione dallo scadentissimo livello di gioco generale, il Recre è stata delle poche note liete, una boccata d’ aria fresca. Marcelino è riuscito a dare un’ organizzazione eccellente ad una squadra assemblata in fretta e furia perlopiù con prestiti, una squadra che si è segnalata per il suo gioco piacevole e mai rinunciatario, basato su tocchi di prima, passaggi nello spazio e una mobilità davvero eccezionale dalla trequarti in su, con l’ attacco più veloce di tutta la Liga, quello composto da Uche e Sinama Pongolle, a farla da padrone in campo aperto. Magari, nonostante i meccanismi ad orologeria del 4-4-2 (da manuale il pressing e i raddoppi sul portatore di palla già nella trequarti avversaria), non è risultata sempre irreprensibile la difesa, in sofferenza sulle palle alte e tendente ad imbarcare un po’ troppi gol in determinate partite.
Dopo una stagione straordinaria, sogno Uefa sfiorato e impresa del Bernabeu come fiore all’ occhiello, bisognerà però ricominciare tutto da capo l’ anno prossimo: Marcelino ha firmato col Racing, Viqueira, Mario, Uche e forse Cazorla se ne andranno, e il budget rimane fra i più striminziti del campionato. Voto: 8.

Punti: 54 (ottavo posto). Vittorie: 15. Pareggi: 9. Sconfitte: 14.
Gol fatti: 54. Gol subiti: 52. Classifica marcatori: Sinama Pongolle 12 gol; Uche 9; Javi Guerrero 6. Assist: Cazorla 5; Aitor 5; Uche 5.
Formazione tipo (4-4-2): Lopez Vallejo; Merino (Edu Moya), Beto (Pablo Amo), Mario, Poli (Dani Bautista); Cazorla (Juanma), Barber (Viqueira), Jesus Vazquez, Aitor; Sinama Pongolle, Uche. Allenatore: Marcelino.

PROMOSSI: Grande acquisto Sinama Pongolle, che ha scacciato via i timori sul suo eventuale apporto relizzativo. Grande velocità, si smarca con movimenti sempre intelligenti. Almeno lui, riscattato dal Liverpool, rimarrà l’ anno prossimo: buona notizia. Il suo “gemello”, Ikechukwu Uche, ha avuto un rendimento sicuramente più irregolare, ma ha fatto trasparire tutto lo splendore di un estro che prossimamente potrebbe renderlo una delle stelle assolute della Liga. Deve però maturare tatticamente.
Chi è stato forse il miglior giocatore di questo Recre, oltrechè una delle più piacevoli rivelazioni di questo campionato, è stato però Santi Cazorla, folletto inarrestabile tanto a destra quanto a sinistra, giocatore chiave per Marcelino coi suoi tagli fra le linee. Ottimo rendimento per Mario, centrale di difesa pienamente rilanciatosi dopo i fugaci e impalpabili trascorsi al Barça: tosto e concentrato, bravo nell’ anticipo e rapido negli spostamenti, il Getafe, con una scelta intelligente, ha individuato in lui il sostituto di Alexis. Molto continuo ed efficace anche Jesus Vazquez a centrocampo, peraltro non privo di discreto illuminazioni nel suo lavoro sporco.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Che peccato Viqueira… Mostruoso girone d’ andata, geniale come pochi altri nell’ innescare gli attaccanti, quel tocco in più che rendeva il Recre così speciale. Poi, una querelle con la società in cui lui ci ha fatto una bruttissima figura, e che lo ha allontanato dalla squadra nella parte finale del campionato.


Deportivo

Joaquin Caparros se ne va, mai troppo amato dall’ ambiente. Onestamente però era difficile ottenere di più di due tranquilli piazzamenti a metà classifica per chi in questo biennio ha avuto sulle sue spalle l’ arduo e necessario onere di traghettare il Deportivo dall’ epoca del SuperDepor a quella del MiniDepor. In mani poco esperte, la transizione poteva rivelarsi ben più catastrofica…
Al di là delle premature esaltazioni di inizio stagione per il “Deportivo dei giovani”, il materiale non era certo di prim’ ordine. Una squadra che ha volato rasoterra, senza lampi, senza creatività, sia per il difensivismo del suo tecnico che per le carenze dell’ organico (solo l’ eterno infortunato Valeron, a rischio carriera, e l’ acerbo Verdù guardano più in là del proprio naso), terribilmente sterile in attacco, ancora di più per l’ indisponibilità dell’ acquisto estivo Bodipo, infortunato per quasi tutta la stagione.
Le uniche armi, spremute fino all’ ultima goccia, sono state così la validissima organizzazione difensiva (nonostante i gol presi non siano stati pochi), l’ intensità di gioco e le azioni da calcio piazzato, l’ unica risorsa offensiva nella maggior parte dei casi. Voto: 6.

Punti: 47 (tredicesimo posto). Vittorie: 12. Pareggi: 11. Sconfitte: 15.
Gol fatti: 32 (peggior attacco assieme alla Real Sociedad) Gol subiti: 45. Marcatori: Arizmendi 5 gol; Juan Rodriguez 4; Capdevila 4. Assist: Riki 3; Arizmendi 3; Taborda 2.
Formazione tipo (4-2-3-1): Aouate; Coloccini (Manuel Pablo), Lopo, Andrade, Capdevila; Sergio, De Guzman (Duscher); Estoyanoff, Juan Rodriguez (Verdù), Cristian; Arizmendi. Allenatore: Joaquin Caparros.

PROMOSSI: Buonissimo acquisto Lopo, che è stato premiato anche con la convocazione in nazionale nela sfida contro la Romania. Estremamente convincente era stato anche Arbeloa, poi ceduto al Liverpool a Gennaio. Molto meglio da centrale, il suo vero ruolo, piuttosto che da terzino destro, dove è stato impiegato soltanto in funzione esclusivamente difensiva, come quando ha marcato, e bene, Ronaldinho. Fatto da tenere ben presente questo quando lo si vede storpiare i cross in quel di Anfield.
Anche se resta un giocatore di caratura molto modesta, De Guzman si è meritato il posto da titolare a centrocampo, dove ha sfacchinato parecchio. Inizialmente trascurato da Caparros, si è fatto strada anche Estoyanoff, mai troppo continuo, ma perlomeno uno dei pochi in grado di vivacizzare un panorama così triste coi suoi dribbling (devastante lo spezzone in casa contro il Barça, la sua miglior prestazione della stagione). Una sicurezza Aouate.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Arizmendi, chiariamolo un po’ quest’ equivoco: immeritatamente convocato in nazionale, si son sentiti sin troppi elogi per lui, in una sorta di allucinazione collettiva che coglie i critici non appena assistono al miracolo di un attaccante alto un metro e novanta in grado di mettere giù bene qualche pallone (addirittura si è sentito un commentatore di Sky paragonarlo ad Ibrahimovic…). Si dice che faccia tanto movimento, ma la maggior parte è movimento a vuoto, poi ha i piedi storti, poca forza fisica, un gioco aereo mediocre e un fiuto del gol inesistente. Vi basta?
Così così i due giovanotti venuti da La Masia: Cristian tecnico ma alla fin fine fumosetto e inconsistente, Verdù con potenzialità di rifinitore assai interessanti, ma ancora troppo timido e discontinuo. Barragan era partito a spron battuto, con le sue sovrapposizioni scatenate, ma i limiti nella fase difensiva hanno presto convinto il prudentissimo Caparros (che non a caso quando era al Sevilla impiegava Alves quasi esclusivamente come esterno di centrocampo) a relegarlo in panchina o tutt’ al più in un ruolo di esterno di centrocampo che non gli si addice proprio (non ha qualità tecnica nell’ uno contro uno, è necessario che arrivi in corsa dalle retrovie per sfondare). Non convince Filipe, talento assai quotato a suo tempo: da esterno di centrocampo non incide, mentre da terzino, dove Caparros raramente lo ha impiegato (per gli stessi motivi di Barragan e Alves), tende a portare troppo palla.
Adrian ci ha fatto venire l’ acquolina in bocca, la prossima stagione ne saggeremo gli eventuali e auspicabili progressi.
BOCCIATI: Riki, acquisto forte dell’ estate, è stato la delusione maggiore: pochissimi gol, tante prestazioni insufficienti e i soliti tarli della testardaggine e dell’ individualismo. Anche Juan Rodriguez (impiegato spesso nel ruolo più che mai ambiguo di trequartista) poco ha fatto. Infine si nota chiaramente che la parabola di Sergio è nella sua fase discendente.



Racing Santander

Assieme al Recreativo stramerita un Oscar, per il tantissimo che ha ottenuto in rapporto ai limitati mezzi di partenza. La Uefa non è arrivata, c’è stato un calo evidente nel finale, ma ciò non rovina la stagione probabilmente migliore in tutta la storia del club. Stagione partita in salita, con Portugal che solo con la vittoria di Pamplona alla quinta giornata ha salvato una panchina sul punto di saltare, poi un assestamento e uno strepitoso exploit nella prima parte del girone d’ andata, mentre il calo finale era nella natura delle cose.
Su un’ ossatura a mio avviso già ben strutturata la stagione passata da Manolo Preciado, cioè un 4-4-2 molto quadrato, cortissimo ed aggressivo nel pressing a metacampo, Portugal (che l’ anno prossima ingrosserà i quadri dirigenziali del Real Madrid: al suo posto il grande talento Marcelino, convinto dalla stabilità dell’ ambiente racinguista) ha avuto la fortuna di poter aggiungere la coppia-gol più celebre della Liga, ovvero Zigic-Munitis, un duo proverbiale nella sua composizione, coi centimetri del serbo abbinati ai guizzi del bassotto di casa in una miscela che ha permesso finalmente la più ampia varietà di soluzioni offensive a un Racing che proprio nel reparto offensivo aveva il suo limite maggiore prima dell’ ingaggio di Zigic, in un campionato come la Liga dove per sopravvivere non basta il solo ordine tattico.
Una squadra non certo indimenticabile per qualità, ma perfettamente compensata nei suoi reparti: in Spagna si utilizza una formula molto efficace per descrivere le squadre come questo Racing: “un equipo que sabe a lo que juega”, “sa a cosa gioca”, e questa è la cosa più importante, una bussola indispensabile. Voto: 7,5.

Punti: 50 (decimo posto). Vittorie: 12. Pareggi: 14. Sconfitte: 12.
Gol fatti: 42 Gol subiti: 48. Marcatori: Zigic 11 gol; Garay 10; Munitis 4. Assist: Munitis 10; Zigic 5; Cristian Alvarez 4.
Formazione tipo (4-4-2): Tono; Pinillos, Rubén Gonzalez, Garay, Oriol (Cristian Fernandez); Scaloni (Cristian Alvarez, Balboa), Vitolo, Colsa, Serrano; Munitis, Zigic. Allenatore: Miguel Angel Portugal.

PROMOSSI: Di Zigic e Munitis si è detto e ridetto tutto il possibile, passiamo quindi a Ezequiel Garay, perla argentina della difesa propostosi con personalità non comune e un destro superbo tanto nei cambi di gioco come nei calci piazzati (rigorista designato, ha raccolto un bottino notevole). Portugal a inizio stagione aveva qualche dubbio a gettarlo nella mischia, qualche mese dopo è arrivata la convocazione in nazionale. Pezzo pregiato del mercato futuro (anche se non ho potuto vederlo con la dovuta assiduità per fare completamente mio questo giudizio).
Se l’ affidabilità del Racing è risultata così elevata, una parte del merito va anche alla coppia di centrocampo Colsa-Vitolo, lavoratori come ce ne sono pochi. Del secondo in particolare mi impressiona la continuità d’ azione in mediana, tranquillamente spendibile anche in contesti più ambiziosi (magari anche come rincalzo pronto all’ uso in una squadra di vertice.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Balboa, ancora un po’ estemporaneo ma indubbiamente talentuoso, è un prospetto molto interessante, potenzialmente devastante la sua velocità sulla destra. Pare poi che con l’ addio di Beckham possa tornare alla casa madre madridista l’ anno prossimo.
BOCCIATI: Rappresenta una nota di ulteriore merito per il Racing aver disputato la stagione che ha disputato con uno come Tono fra i pali, davvero il portiere più scarso della Liga (chiedete un po’ ad Eto’o e Raul, tanto per fare un esempio).



Espanyol

Comunque, una stagione di cui andare orgogliosi. Innanzitutto per la meravigliosa quanto sfortunata cavalcata in Uefa, poi per la convinta valorizzazione della cantera (5 prodotti locali nella formazione-tipo: Chica, Jarque, Torrejon, Moisés e Tamudo, più il talismano Coro e i volti nuovi Angel, Julian, Serran e Palanca, che hanno già assaggiato la prima squadra), perfettamente in linea con la recente tradizione.
Txingurri Valverde, in bilico ad inizio stagione, dopo gli stenti delle prime giornate ha infine trovato la quadratura del cerchio, trovando posto contemporaneamente fra i titolari a De La Pena, Rufete, Riera e alla coppia d’oro Luis Garcia-Tamudo, assicurando al tempo stesso solidi equilibri difensivi. Squadra corta e ottimamente organizzata (uno dei migliori Valverde nel disporre le linee di difesa e centrocampo: non mancano mai i raddoppi, sia sulle fasce che al centro), con un’ azione di rimessa con pochi rivali, per qualità ed imprevedibilità, nell’ ambito nazionale. Possibili ed auspicabili ulteriori progressi nella prossima stagione. Voto: 7.

Punti: 49 (dodicesimo posto). Vittorie: 12. Pareggi: 13. Sconfitte: 13.
Gol fatti: 46. Gol subiti: 53. Marcatori: Tamudo 15 gol; Luis Garcia 10; Pandiani 7. Assist: Luis Garcia 7; Rufete 6; De la Pena 4.
Formazione tipo (4-4-1-1): Kameni; Zabaleta (Lacruz), Torrejon (Lacruz), Jarque, Chica (David Garcia); Rufete (Coro), Moisés, De La Pena, Riera; Luis Garcia (Pandiani); Tamudo. Allenatore: Ernesto Valverde.

PROMOSSI: De La Pena finalmente ha trovato una collocazione stabile e che ne esalti il rendimento. Al centro del gioco, con libertà d’ azione e ampie opzioni di passaggio. Decisivo per assicurare gli equilibri di Valverde è stato però l’ innesto di Moisés Hurtado, l’ uomo chiave della stagione: ormai centrocampista difensivo in pianta stabile, l’ immagine della sobrietà e dell’ efficacia.
Tutte note positive in attacco: Tamudo sempre più bandiera ( gol, cannoniere di tutti i tempi), Luis Garcia seconda punta completa (e convocata pure da Aragonés), Pandiani miglior dodicesimo uomo possibile, grande protagonista delle notti di Uefa, competizione della quale si è laureato capocannoniere con 11 gol. C’è grande gioia poi, per il recupero di un talento vero come Riera, che l’ anno scorso era stato costretto ad emigrare da un Lotina che, pensate un po’, gli preferiva Jofre…
Splendida stagione di Jarque al centro della difesa, al suo fianco lieta novella Torrejon, corpulento ma tutt’ altro che pachidermico. Grinta e quantità da Zabaleta, che Valverde ha deciso di impiegare da terzino destro (a cambiargli ruolo continuamente un giocatore non capisce più niente), Iraizoz eroe di Coppa.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Jonatas, la grande sfida per la prossima stagione. Ha fatto la spola fra Spagna e Brasile per vari problemi calcistici ed extra-calcistici, ha faticato ad inserirsi e a trovare un posto fra i titolari con l’ assestamento del Triangolo Magico De La Pena-Tamudo-Luis Garcia, ma qualche sprazzo di assoluta qualità l’ ha fatto intravedere (l’ ultimo il gol del 2-2 nella finale di Glasgow). Se Valverde l’anno prossimo riuscirà a ritargliargli spazio senza compromettere gli equilibri già raggiunti, l’ Espanyol potrà fare un ulteriore, importante salto di qualità.
Indiscutibile l’ applicazione e la generosità di Chica, molto discutibili le sue qualità.
BOCCIATI: Edoardo Costa, promessa da troppo tempo non mantenuta.



Levante

Sorprendente e meritevole stagione. In sede di pronostico, la ritenevo l’ ultima ruota del carro, dato che mi erano parsi assai poco convincenti tutti quegli acquisti di qualità non eccelsa e perlopiù tendenti alla terza età calcistica (politica a doppio taglio già confermata dai primi acquisti per il 2007-2008: Savio e David Castedo, mitica bandiera del Sevilla). Lopez Caro non stava facendo proprio dei disastri, ma la prevedibile parabola discendente imboccata dal Levante si era fatta ormai evidente. Via quindi l’ ex tecnico madridista, dentro Abel Resino, che si è rivelato l’ uomo della svolta, decisivo per questa brillante salvezza.
Arrivato con le idee chiarissime, sbandierate in interviste in cui si proclamava sacchiano convinto, Abel ha tradotto con successo le parole in fatti: inizialmente la sua difesa altissima pareva inquietante, ma i meccanismi presto si sono affinati, ed il Levante, a fronte di un tasso tecnico piuttosto basso (tre passaggi di fila, un’ impresa storica), è diventato una delle squadre tatticamente più indigeribili della Liga, pressing intensissimo e falli tattici ripetuti (è la squadra in testa a questa classifica). Sarei curioso davvero di vedere le idee di Abel applicate da una rosa di qualità superiore. Intanto, riconfermato per la prossima stagione, spera di poter contribuire all’ agognata stabilizzazione del Levante nel calcio di Primera. Voto: 7.

Punti: 42 (quindicesimo). Vittorie: 10. Pareggi: 12. Sconfitte: 16.
Gol fatti: 37. Gol subiti: 53. Class. Marcatori: Riga 9 gol; Kapo 5; Salva 4. Class. Assist: Salva 5; Ettien 3; Kapo 2.
Formazione tipo (4-4-2): Molina; Descarga, Alvaro, Alexis, Rubiales; Ettien, Camacho (Berson), Tommasi, Kapo (Courtois, Robert); Riga, Salva (Reggi). Allenatori: Lopez Caro, poi Abel Resino.

PROMOSSI: Mustapha Riga l’ uomo salvezza, decisivo nella fase finale della stagione, quando è riuscito anche ad aggiustare la mira in zona-gol in aggiunta al suo generosissimo dinamismo su tutto il fronte-offensivo (punta ma anche esterno destro di centrocampo). Una mano importantissima gliel’ ha data Salva, acquisto invernale determinante per dare peso (e molto mestiere: parliamo di una vecchia volpe) a un attacco assolutamente inconsistente nella prima parte di stagione.
Prezioso si è rivelato alla lunga anche il nostro Tommasi: poco considerato da Lopez Caro, è diventato inamovibile per Abel, al centro nel 4-4-2 o da finto trequartista (questo passava il convento) quando il modulo diventava un più coperto 4-2-3-1. Il capitano Descarga (e anche Diego Camacho) hanno incarnato invece l’ anima combattiva della squadra, mentre Alvaro si conferma da più di un lustro valore sicuro della Liga. Pur senza grande continuità, Kapo ed Ettien (prediletto più da Lopez Caro che da Abel), son stati indubbiamente gli elementi più destabilizzanti dalla trequarti in su.
BOCCIATI: Non mi aveva convinto per niente la campagna acquisti estiva, e non è che abbia avuto completamente torto: Salva è arrivato in corsa per riparare all’ inconsistenza di Meyong Zé, Luyindula (scappato a Gennaio, triste per una promessa a suo tempo molto acclamata) e anche Nino, atttaccante di categoria, beninteso che si parla della Segunda Division. Inconsistente Robert, giocatore che ho sempre fatto una certa fatica a sopportare, dimenticati e dimenticabili Zé Maria e Dehu.



Gimnàstic de Tarragona

Era la mia scommessa ad inizio stagione, l’ ho persa malamente. La vittoria al Montjuic della prima giornata pareva annunciare grandi sorprese, ma è stata solo un’ illusione. Affossatosi in un disastroso girone d’ andata, il Nàstic ha provato a risollevarsi col cambio di allenatore (da Luis César, artefice della promozione, al navigato Paco Flores, in pessimi rapporti con la stampa locale), ma a parte un illusorio tentativo di rimonta, con tanto di vittoria prestigiosa sul Sevilla, è sembrato andare incontro al suo destino con eccessiva rassegnazione (disarmante la sconfitta in trasferta col Levante, quando di fronte all’ ultima occasione per giocarsi la salvezza, i catalani hanno ceduto all’ avversario con desolante passività). In mezzo, un pubblico che ha vissuto già come un trionfo la promozione in Primera, giocatori che vanno e vengono nella finestra di mercato invernale e una società nel pallone più totale, con tre presidenti in una stessa stagione e un tira e molla con le autorità municipali.
Sul piano del gioco, si è visto sicuramente di peggio in questa Liga (soprattutto quando Flores è passato da un 4-1-4-1 troppo bloccato a un 4-2-3-1 meglio bilanciato sul piano offensivo), ma a conti fatti il Nàstic è risultato una squadra sin troppo leggera per poter competere seriamente: disastrosa e deconcentrata in difesa (squadra più bucata della Liga con ben gol al passivo), sterile in attacco, al di là del grande girone di ritorno di Portillo. Voto: 4.

Punti: 28 (ultima classificata). Vittorie: 7. Pareggi: 7. Sconfitte: 24.
Gol fatti: 34 (secondo peggior attacco dopo Deportivo e Real Sociedad) Gol subiti: 69 (peggior difesa). Marcatori: Portillo 11 gol; Rubén Castro 4; Campano 3. Assist: Campano 4; Abel Buades 3; Cuéllar 2.
Formazione tipo (4-2-3-1): Bizarri (Rubén Pérez); Calvo, César Navas, Matellan (David Garcia), Mingo; Morales (Generelo), Chabaud; Campano (David Cuéllar), Pinilla (Irurzun), Portillo; Rubén Castro. Allenatori: Luis César Sampedro, poi Paco Flores.

PROMOSSI: Dopo un girone d’ andata di mutismo assoluto, Portillo ha sicuramente rilanciato le sue azioni nel ritorno, con gol, nonostante non sia sempre stato impiegato nel suo ruolo preferito (Flores lo ha adattato ad esterno di centrocampo nel suo 4-2-3-1, modulo all’ interno del quale Portillo risulta abbastanza difficile da collocare, dato che non è neppure una prima punta classica). Se taglia definitivamente i legami col Real Madrid, “Porti-gol” può spiccare il salto, magari ripartendo l’ anno prossimo da una tranquilla realtà di metà classifica (parrebbe molto vicino all’ Osasuna, dove formerebbe una stuzzicante coppia tutta merengue con Soldado, peraltro ben assortita sulla carta).
In quel vano tentativo di rimonta di cui si è parlato, ha brillato tutto il savoir faire calcistico del 37enne Antonio Pinilla, bravissimo a fare sempre la cosa più appropriata sulla trequarti. Anche il Pampa Calvo, arrivato a Gennaio dal Boca, è stato sicuramente un acquisto azzeccato, seppure tardivo. Più che dignitoso l’ apporto sugli esterni sia di Campano che di David Cuéllar.
BOCCIATI: Makukula, scommessa fallita. Tenuto ai margini dagli infortuni nella sua esperienza al Sevilla, il Nàstic era una grande occasione per rilanciarsi, ma il gigante congolese non ha dato il peso che ci si aspettava all’ attacco, finendo ben presto relegato ai margini, scavalcato dalla cavalleria leggera Portillo-Rubén Castro.
Pessimo Matellan al centro della difesa, deludente il giovane terzino destro Ruz, protagonista l’ anno della promozione e finito molto presto in panchina. Ci si aspettava di più sia da Generelo che da Merino (promessa mai mantenuta), che potevano dare molto di più in termini di qualità a un centrocampo consegnato infine a un doble pivote assai povero qualitativamente come quello composto da Morales e Chabaud.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Caceres è passato come una meteora dalle parti di Tarragona: il paraguaiano, difensore centrale di indiscusso spessore internazionale, ha cominciato la stagione in ritardo per poi scappare in Messico a Gennaio, senza di fatto lasciare tracce. Un altro oggetto misterioso è stato Gil, il più intrigante degli acquisti estivi per chi se lo ricordava affetto da grave dribblomania ai tempi del Corinthians, ma fra acciacchi fisici, panchine e spezzoni insignificanti, ha vissuto una stagione più che altro da turista.

Etichette: , , , , , ,