Scivolone.
Invece nessuna delle quattro partite disputate finora ci ha detto nulla di nuovo sul livello di questa nazionale: né la Nuova Zelanda, né l’Iraq, né il Sudafrica e nemmeno gli Stati Uniti possono costituire delle prove attendibili. Stati Uniti pienamente meritevoli in una partita nata male: pessimo approccio della Spagna e splendidi USA nel primo tempo, buona reazione degli uomini di Del Bosque, ma non troppo assistita dalla buona sorte.
È chiara la morale che bisogna trarre da quanto successo ieri: giocare con sufficienza, pensare di aver già vinto solo per essere scesi dall’autobus, si paga. Errori di misura e di concentrazione, reiterati passaggi orizzontali rischiosi e palle perse in zone delicate, squadra lunga e poco propensa a ripiegare a palla persa, disattenzioni difensive… La prestazione di ieri rappresenta l’esatto opposto del quarto di finale con l’Italia dell’ultimo Europeo: partita questa che fece storcere il naso a più di uno sul piano spettacolare, ma che personalmente considero fondamentale per spiegare l’approdo alla massima competitività di questa nazionale, per come fu curata nei minimi dettagli, affrontata con spirito di sacrificio e coesione. La fortuna per la Spagna è che può anche fare tesoro di una sconfitta come quella di ieri, un’iniezione di umiltà.
Dello sbandamento hanno approfittato gli USA, impeccabili: squadra sempre ben organizzata, da Bruce Arena a Bob Bradley l’andazzo non è cambiato, un 4-4-2 lineare, senza fronzoli, efficace. Sostenuti dalla miglior condizione atletica di tutto il torneo, gli yankees fanno leva su un pressing asfissiante (il piccolo Bradley, Michael, dovrebbero tenerlo a bada con un guinzaglio), tengono il baricentro alto per recuperare palla e verticalizzare subito, attaccando con quattro uomini, i due esterni Donovan e Dempsey e gli attaccanti Davies e Altidore, costantemente alla ricerca della profondità, sovente con tagli dal centro verso l’esterno negli spazi lasciati dalle avanzate dei terzini spagnoli.
Proprio con un’azione diretta e verticale gli USA passano in vantaggio: Altidore, conoscenza degli appassionati spagnoli (metà stagione al Villarreal, metà in prestito al neopromosso Xerez, nel quale comunque non ha trovato spazio), fa valere il suo fisico poderoso scherzando un imprudente Capdevila: in palese inferiorità atletica, il catalano azzarda un anticipo davanti all’avversario invece che temporeggiare; Altidore mette il corpaccione fra Capdevila e la palla, e il gioco è fatto, il resto lo fa l’intervento impreciso di Casillas (allarmante il suo finale di stagione) sul resistibile tiro, potente ma centrale, dello statunitense.
È una brutta Spagna in tutto il primo tempo, leggerissima nei disimpegni, nervosa e persino disordinata e precipitosa, anomalie pesanti per la squadra geometrica per eccellenza.
La ripresa presenta tutt’altro scenario: la combinazione del calo fisiologico americano (non puoi pressare sulla trequarti avversaria per tutti i 90 minuti se non sei una squadra che tiene anche il possesso-palla) e dello scatto d’orgoglio, anch’esso preventivabile, dei campioni d’Europa, determina una gara a senso unico e in una sola metacampo.
La Spagna fa bene quello che sa fare fino all’area di rigore, poi puntualmente manca qualcosa. Il dominio è fuori discussione, perché Xabi-Xavi-Cesc hanno spazio per tessere la ragnatela, e da lì il resto viene di conseguenza. Cesc da falso esterno destro si accentra e fornisce l’appoggio fra le linee, crea confusione nel sistema difensivo avversario e libera la fascia destra tutta per Ramos, uno dei giocatori più attivi in fase offensiva, anche se spesso impreciso nel concludere l’azione.
Gli USA non riescono più a soffocare sul nascere la manovra, la Spagna trova le combinazioni che preferisce, accumula calci d’angolo ma non sfonda: da “scientifica” la difesa americana si fa artigianale, con difensori che respingono a corpo morto, Howard sempre più coinvolto, e cose di questo tenore.
Ma subentrano due fattori a compromettere del tutto le chances iberiche: prima il cambio incomprensibile di Del Bosque, Cazorla per Cesc. Toglie il giocatore in quel momento più ispirato, oltre che determinante dal visto tattico. La Spagna aveva già trovato gli spazi desiderati, il suo calcio migliore che attraverso la superiorità nella zona centrale della mediana crea gli spazi per attaccare dalle fasce o tra le linee, togliere Cesc depotenzia questo discorso e limita anche lo slancio di Ramos, che aveva già trovato il fondo in numerose occasioni, senza bisogno di vedersi pestare i piedi da Cazorla in quella zona.
Il secondo fattore dà il colpo di grazia: ancora una palla persa stupidamente sulla trequarti difensiva, e due errori clamorosi in successione sul rasoterra di Donovan che attraversa l’area, prima il liscio di Piqué e poi la dormita di Ramos, che pensa bene di addormentarsi col pallone a pochi centimetri dalla porta sguarnita, con Dempsey che si avventa e non lascia scappare l’occasione. Non è la prima volta che la testa di Sergio Ramos parte per misteriose vacanze, detto per inciso.
Ultimo quarto d’ora di assedio impotente, cross in serie verso l’area di rigore che forse richiedevano l’ingresso di Llorente al posto di un Torres senza spazi per il suo gioco in profondità e di un Villa testardo e improduttivo.
SPAGNA 0 – STATI UNITI 2
Spagna (4-4-2): Casillas; Sergio Ramos, Puyol, Piqué, Capdevila; Cesc (Cazorla, m. 68), Xabi Alonso, Xavi, Riera (Mata, m. 78); Villa, Torres.
In panchina: Diego López, Reina; Albiol, Marchena, Arbeloa, Busquets, Pablo, Silva, Llorente y Güiza.
Stati Uniti (4-4-2): Howard; Spector, Onyewu, DeMerit, Bocanegra; Dempsey (Bornstein, m. 89), Clark, Bradley, Donovan; Davies (Feilhaber, m. 69), Altidore (Casey, m. 83).
In panchina: Guzan, Robles; Califf, Wynne, Pearce, Beasley, Klejstan, Torres y Adu.
Goles: 0-1. M. 27. Altidore recibe un pase picado al hueco de Dempsey, protege con su cuerpo el balón, se gira y marca de fuerte tiro. 0-2. M. 74. Demspey se adelanta a Sergio Ramos y marca a puerta vacía.
Árbitro: Jorge Larrionda (Uruguay). Expulsó con tarjeta roja directa a Bradley (m. 86). Amonestó a Donovan, Altidore, Capdevila y Piqué.
Free State Stadium: 40.000 espectadores.
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