martedì, agosto 29, 2006

ALTRE PARTITE.

VALENCIA - BETIS 2-1: Morientes (V), Xisco (B), Albiol (V).
DEPORTIVO - REAL ZARAGOZA 3-2: Diego Milito (Z), Juan Rodriguez (D), Sergio (D), Arizmendi (D), Ewerthon (Z).
ESPANYOL - NASTIC O-1: Campano.
RECREATIVO - MALLORCA 1-1: Arango (M), Cazorla (R).
OSASUNA - GETAFE 0-2: Celestini, Nacho.
SEVILLA - LEVANTE 4-0(Giocata Martedì 29): Kanouté, Kepa(3).

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CELTA - BARCELONA 2-3 ( Baiano, Eto'o, Messi, G.Lopez, Gudjohnsen ).

CELTA - BARCELONA 2-3 ( Baiano, Eto'o, Messi, G.Lopez, Gudjohnsen )

Il Barça porta a casa tre punti abbastanza immeritati ( c'è anche un fuorigioco chiaramente attivo di Giuly sul gol di Eto'o ) in una partita davvero stupenda, dove il Celta a tratti se la gioca da pari a pari sul piano tecnico con i blaugrana.
I padroni di casa non pressano alto come il Siviglia in supercoppa, ma preferiscono fare numero nella loro metà campo e ripartire con la qualità che li contraddistingue. Vanno in vantaggio a fine primo tempo con Baiano, ma ad inizio secondo tempo, in pochi minuti, ribaltano la partita col debordante potenziale offensivo di Eto'o e Messi. Ma il vantaggio non dura tanto e arriva il 2-2 su uno di quei calci piazzati che spesso soffre la difesa del Barça. A questo punto, con le squadre stanche e lunghe, la partita si converte in un' emozionante andata e ritorno da una porta all'altra. La spunta con mestiere il Barça grazie al gol decisivo di Gudjohnsen.
Splendida sensazione lasciata dal Celta, come l'anno scorso tecnico e spettacolare. Il Barça deve mettere a posto un po' di cose: la manovra è stata un po' troppo lenta e legata agli spunti individuali, mentre è mancato un buon pressing a centrocampo, cosa che ha fatto soffrire molto la difesa sui ripiegamenti difensivi, soprattutto sulle fasce.

I MIGLIORI: Grande partita di Messi, imprendibile palla al piede e micidiale nei suoi duetti con Eto'o. Puyol, in una serata in cui c'è parecchio da sudare e la difesa non è molto protetta dal centrocampo, è come sempre impeccabile, buttandosi a corpo morto su ogni pallone. Deco non sempre è preciso, ma si sobbarca un'infinità di palloni. Gudjohnsen parla col gol, peraltro bello, della vittoria.
La trequarti del Celta regala sempre calcio di qualità: se n'è andato Silva, ma lo rimpiazza Nenè, un artista che umilia Marquez, mettendolo a sedere, sul gol dell'1-0 e che fa passare una gran brutta serata a Zambrotta. La classe di Gustavo Lopez non invecchia, mentre Canobbio va più ad intermittenza ma impreziosice anche lui il tutto, con la collaborazione del solito Baiano. Regolare e spedito il gioco di Oubina, troneggia in difesa un Lequi sempre impeccabile.

I PEGGIORI: Male l'esordio nella Liga di Zambrotta, spesso fuori posto, nullo in fase offensiva e in tremenda difficoltà di fronte a Nené, sul quale commette lo stupido fallo da cui nasce il 2-2. Anche Gio ha sofferto sull'altra fascia. Iniesta ha fatto un assolo strepitoso sul gol di Messi, ma per il resto ha fatto mancare continuità e rapidità alla manovra. Nullo Giuly, impacciato Motta davanti alla difesa ( meglio Edmilson quando è entrato). Bisognerà mettersi d'accordo per non subire altri gol da calcio piazzato come quello del 2-2.
Perera e Jorge non offrono l'apporto sperato e fanno rimpiangere Canobbio e Baiano.

VOTO PARTITA: 7,5. AGONISMO: 6,5; TECNICA: 8; TATTICA: 6,5.

Celta ( 4-2-3-1 ): Pinto 6,5; G. Lucas 6,5, Contreras 6, Lequi 7, Angel 6; Iriney 6, Oubiña 6,5; Gustavo López 7(Aspas, min 83), Canobbio 6,5(Jorge Larena 5,5, min 70), Nené 7; Baiano 7(Perera 5,5, min 70).
Barcelona ( 4-3-3 ): Víctor Valdés 6; Zambrotta 5, Márquez 5,5, Puyol 7, Gio 5,5; Iniesta 6,5, Motta 5,5 (Edmilson 6,5, min 55), Deco 6,5; Giuly 5 (Gudjohnsen 7, min 74), Eto'o 6,5, Messi 7.
Árbitro
Pérez Lasa
(Colegio vasco)
Expulsó al local Iriney (m.84) por doble cartulina amarilla y además amonestó a Motta (m.53) por parte del Barcelona.

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ATHLETIC BILBAO- REAL SOCIEDAD 1-1 ( Aduriz ( r. ), Aranburu )

Derby basco di bassissimo livello, un' orribile sequenza di lanci lunghi.
L'Athletic, che non dubitiamo possieda con Sarriugarte un allenatore molto più "moderno" di Clemente, non riesce a mettere due passaggi di fila e quasi sempre salta il centrocampo con lanci a casaccio dalla difesa. La Real è più compatta, ordinata e messa meglio in campo, anche se giocare a calcio è un'altra cosa. A fine primo tempo l'arbitro Undiano Mallenco vede un rigore che non c'è e Aduriz porta in vantaggio immeritatamente l'Athletic, che nel secondo tempo si dedica solo ed esclusivamente, con risultati disprezzabilissimi, al contropiede. Ben gli sta che, a pochi minuti dal termine una Real ormai padrona del campo, anche se molto sterile, statica e approssimativa nel suo possesso-palla, trovi il pareggio con Aranburu.

I MIGLIORI: Aduriz, con la scarsa frequenza e la bassa qualità dei rifornimenti che gli arrivano, fa davvero il massimo, mostrandosi ancora una volta un attaccante concreto, generoso e abbastanza completo, sia in velocità che nel gioco aereo.
Fabio Felicio, mancino rapido e imprevedibile sia sulla sinistra che quando svaria sulla destra, porta un po'd' imprevedibilità alla manovra "txuri-urdin" che ne ha davvero tanto bisogno. Aranburu, per il resto non molto brillante, torna in pista con un gol preziosissimo che sfrutta un velo molto intelligente del giovane Diaz de Cerio.

I PEGGIORI: Più che altro le colpe non sono dei singoli, quanto del pessimo gioco delle loro squadre che li penalizza oltremodo.
Kovacevic è troppo solo là davanti, e quasi sempre viene servito con lanci verticali dalla difesa assolutamente ingestibili. Xabi Prieto, anche se ha fatto l'assist del gol di Aranburu, DEVE FARE MOLTO DI PIU'. Pure Gari Uranga, abbastanza atteso, ha deluso sull'altra fascia, e questo spiega i pochi palloni arrivati a Kovacevic dalle fasce. Lopez Rekarte a sinistra non ha senso. Giustissima la sostituzione di un come al solito trasparente Novo alla fine del primo tempo. La Real ha bisogno di molto più dinamismo dagli interni, cosa che, in mancanza della qualità, potrebbero dare Aranburu e un Gerardo avanzato a centrocampo.
Nell'Athletic, tagliato interamente fuori dal gioco approssimativo il centrocampo, dove il giovane Javi Martinez, oltre che sacrificato sull'altare dell'anticalcio, si è mostrato timido. Sottotono Yeste, la coppia centrale di difesa si è mostrata impreparata sul gol, ovvero l'unica azione in cui è stata impegnata seriamente dall'innocua Real Sociedad.

VOTO ALLA PARTITA: 4,5. AGONISMO: 7.; TECNICA: 4,5; TATTICA: 5,5.

Athletic ( 4-3-3 ): Aranzubia 6; Iraola 6, Prieto 5,5, Sarriegi 5,5, Casas 6; Orbaiz s.v. (Murillo 5,5, min.18), Javi Martínez 5,5(Garmendia s.v., min.77), Gabilondo 5; Etxeberria 6 (Dañobeitia 5,5, min.69), Aduriz 6,5, Yeste 5,5.
Real Sociedad ( 4-1-4-1 ): Riesgo 6; Gerardo 6, Labaka 6, Juanito 6, Rekarte 5,5; Diego Rivas 6; Xabi Prieto 6, Mikel Alonso 6, Novo 5(Aranburu 6,5, min.46), Uranga 5,5(Fabio Felicio 6,5, min.66); Kovacevic 5 (Díaz de Cerio 6, min.79).
Árbitro
Undiano Mallenco
(Colegio navarro)
AMMONITI: Iraola, Murillo; Labaka, Novo, Uranga y Gerardo. Expulsó a un miembro del banquillo de la Real, a raíz del penalti que derivó en el 1-0.

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REAL MADRID - VILLARREAL 0-0.

Match sonnolento. Il Real Madrid esce fra i fischi di un pubblico al contempo speranzoso, per i risultati, e terrorizzato, per il gioco, dalla cura Capello.
Squadre corte, gran traffico a centrocampo, il Madrid fa intravedere cose molto interessanti nei primi 20 minuti: non solo solido a centrocampo, come ci si aspettava, ma anche rapido nelle combinazioni di prima sulla trequarti, con i frequenti scambi di posizione fra Raul e Cassano che saranno una costante quest'anno. Ma è un fuoco di paglia: la partita ristagna a centrocampo con un Villarreal che riesce a far girare meglio il pallone e che nel secondo tempo controlla totalmente il gioco, lasciando al Madrid solo qualche contropiede. Però la squadra di Pellegrini sembra accontentarsi del risultato e pecca di cattiveria negli ultimi 30 metri, provando solo qualche tioro da lontano. Lavori in corso per il Real Madrid, premesse interessanti per il Villarreal.

I MIGLIORI: Ottimo controllo della situazione da parte del centrocampo del Villarreal. Somoza e Senna lavorano già bene insieme, Riquelme, un po' troppo mansueto, fa comunque girare le cose sempre meglio col passare del tempo. Concreto e duro quanto basta Quique Alvarez in difesa.
Diarra è già imponente in mediana, Cannavaro ovviamente senza sbavature. Anche se non ha giocato in assoluto una bella partita, Raul da segni di ripresa, si fa vedere, chiede palla e la gioca senza tremori. Si vede che Cassano è in forma, ma gli è rimasto il colpo in canna.

I PEGGIORI: Cani non è mai entrato nel vivo del gioco, ha passato più tempo a cercare la posizione che altro, e forse renderebbe meglio partendo da sinistra. Forlan pessimo, vanifica due buone azioni con controlli altrettanto tragici.
Beckham ha giocato una partita decisamente inutile e fra lui e Salgado il Madrid nonh ha avuto nessuna spinta sulla fascia destra. Guti non incide nei ( pochi ) minuti concessigli da Capello.

VOTO PARTITA: 5,5. AGONISMO: 6. TECNICA: 6,5. TATTICA: 7.

0 - Real Madrid ( 4-2-3-1 ): Iker Casillas 6; Salgado 6, Cannavaro 6,5, Raúl Bravo 6, Roberto Carlos 6; Emerson 6, Diarra 7; Beckham 5,5 (Robinho 5,5, min. 75), Cassano 6, Raúl 6 (Guti 5,5, min.56); Van Nistelrooy 6.
0 - Villarreal ( 4-4-2 ): Viera 6; Javi Venta 6,5, Peña 6, Quique Alvarez 7, Arruabarrena 6; Cani 5(Josemi, min. 90), Senna 7, Somoza 6,5, Riquelme 6,5; Nihat 5,5(Guille Franco 5,5, min. 59), Forlán 5 (José Mari 5,5, min. 75).
Árbitro
Fernández Borbalán
(Colegio Andaluz)
AMMONITI: Michel Salgado (15'), Roberto Carlos (22'), del Real Madrid; Peña (20'), Nihat (38'), Quique Alvarez (89'), del Villarreal.

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PRIMA GIORNATA: Racing Santander - Atlético Madrid 0-1 ( Torres )

Vittoria immeritata, ma cominciare con tre punti per l'Atlético è una benedizione. Ci sono un'infinità di cose da migliorare tra le fila di Aguirre: la squadra ha dimostrato di essere già abbastanza avanti sul piano della disciplina tattica ed ha affrontato il secondo tempo, di grande sofferenza, in 10 con buon carattere, ma una manovra non si è mai vista: il gol è venuto su un contropiede orchestrato da Petrov e le altre, poche, occasioni, son scaturite o da ribaltamenti improvvisi o da azioni individuali.
Il Racing ha commesso il grave errore di lasciare a dispoizione dell'Atlético il contropiede del gol di Torres, ma non ha raggiunto un meritatissimo pareggio per colpa degli errori sotto rete dei suoi attaccanti, punto debole che si trascina sin dall'anno scorso, oltre che per una sfortunata traversa colpita nel primo tempo. Nel secondo tempo, aiutato anche dalla superiorità numerica, ha dominato, creando molte palle gol. Squadra quadrata e geometrica, l'arrivo di Sobis sarebbe una grande notizia.

I MIGLIORI: Il titolo di migliore in campo se lo contendono Leo Franco e Pablo. Il primo ha salvato il risultato con una serie di parate provvidenziali nel secondo tempo, il secondo si conferma condottiero indiscusso della difesa, andando a tappare tutte le falle con puntualità svizzera. Lo assiste bene Perea. Sempre eccellenti gli anticipi di questa coppia ormai storica. Torres nel deserto di idee ci mette tutta la sua voglia e la sua freschezza fisica, portando a casa il gol della vittoria.
La fascia sinistra è ciò che ha funzionato meglio nel Racing: geniale ed esplosivo ( anche se a volte un po' fumoso ) Felipe Melo, ottimo nelle sue sovrapposizioni Luis Fernandez, con l'aiuto di Munitis che spesso svariava da quelle parti. Sicura e autorevole la prova di Oriol al centro della difesa.

I PEGGIORI: Il centrocampo in blocco dell'Atlético non convince. Fra Costinha e Luccin non una verticalizzazione, un passaggio illuminante ( mi verrebbe da dire non un passaggio ), e anche in fase difensiva non funzionano granchè, soprattutto Luccin. Juradoè ancora spaesatissimo. Da destra svaria verso il centro ma non becca mai palla. Aguirre sembra quasi sollevato dall'espulsione di Seitaridis che gli permette di sostituirlo Seitaridis che con un entrata criminale lascia in 10 la sua squadra. Già prima del rosso aveva compiuto qualche entrata fuori luogo. Il suo sostituto Valera soffre tantissimo anche perché di fronte alla catena di sinistra del Racing formata da Melo, Luis Fernandez e Munitis, non gli arriavno gli opportuni raddoppi.
Il Racing ha mancato il sacrosanto pareggio per l'inconsistenza dei suoi attaccanti: buoni i movimenti di Juanjo, pessima la mira, inutile Aganzo. La fascia destra, soprattutto rispetto alla sinistra, ha funzionato peggio: inutile Pinillos, meglio rispetto a C.Alvarez il sostituto Balboa, che però si mangia un gol fatto di testa.

VOTO PARTITA: 6. AGONISMO: 6,5; TECNICA: 6. TATTICA: 6.

Racing ( 4-4-1-1 ): Toño 5,5; Pinillos 5,5, Oriol 6,5, Alfaro 6,5, Luis Fernández 6,5; Cristian Alvarez 5,5(Balboa 6, min 64), Vitolo 6, Colsa 6, Melo 7 (Momo, min 84); Munitis 6; Juanjo 5,5 (Aganzo 5,5, min 69).
Atlético ( 4-4-2 ): Leo Franco 7; Seitaridis 4, Pablo 7, Perea 6,5, Antonio López 6; Jurado 5(Valera 5,5, min 46), Luccin 5, Costinha 5,5, Petrov 6,5 (Gabi 6, min 46); Torres 7, Mista 5,5 (Agüero 6, min 67).
Arbitro
Iturralde González
(Colegio Vasco)
AMMONITI: Alfaro, Colsa e Melo, per il Racing; Luccin, Costinha, Gabi e Pablo, per l' Atlético de Madrid. ESPULSO con rosso diretto Seitaridis, dell'Atlético de Madrid, al 44'p.t..

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domenica, agosto 27, 2006

LA NUOVA LIGA / 11: Atlético Madrid / Questa può essere la volta buona. O no ?

Anche se ogni estate, la fame e la speranza di tornare una delle grandi del calcio spagnolo, impediscono di ragionare sulla reale consistenza tecnica della squadra, portando a facili sopravvalutazioni, come ad esempio avvenuto un anno fa, il progetto per quest'anno dell'Atlético, seppure incompleto in un punto chiave come il centrocampo, induce i tifosi colchoneros a sperare in una squadra competitiva almeno per un posto in una coppa europea, anche se non si sa bene quale.
In panchina, dopo il discreto interregno di Pepe Murcia, è arrivato, rinunciando alla sfida dei preliminari di Champions con l'Osasuna, il messicano Javier Aguirre, uno dei migliori allenatori della Liga, principale artefice dell'incredibile quarto posto raggiunto la stagione passata dal club di Pamplona. Quello dell'Atlético è un ambiente che ha bruciato tanti allenatori promettenti ( gli ultimi Gregorio Manzano e César Ferrando ), ma Aguirre è più che un allenatore emergente, e, a differenza di Carlos Bianchi, non mostra nessuna presunzione e ormai conosce la Liga come le sue tasche.
La società non gli ha voluto far mancare niente, non badando a spese ( una delle società che quest'estate ha speso di più ) e ribadendo, di fronte agli attacchi delle squadre estere a Fernando Torres e Maxi Rodriguez, la linea societaria: "l'Atlético non è un club che vende, è un club che compra", ha detto il presidente Enrique Cerezo. Eccome se compra: razionalizzato e snellito il quadro dirigenziale ( Garcia Pitarch nuovo direttore tecnico ), sono arrivati Seitaridis, Zè Castro, Costinha, Pernia, Miguel De Las Cuevas, Mista e, ciliegina sulla torta, Sergio "Kun" Aguero, 18enne nuovo talento del calcio argentino. C'è stato poi, attraversato da momenti diplomaticamente non brillantissimi col Real Madrid, l'arrivo di un talento come Jurado, che stuzzica non poco non solo perché si tratta di uno dei giovani più promettenti del calcio spagnolo, ma anche perché potrebbe ravvirare, lui ex-merengue, la rivalità stracittadina. E non pare finita qui, visto il probabilissimo arrivo di Maniche, richiesta ossessiva di Aguirre ai dirigenti, e il tentativo per Reyes con l'Arsenal. Wenger ha però definito la prima offerta dei colchoneros- 12 milioni - un insulto.
Poche cessioni ( forse si sta per concretizzare quella, auspicabilissima, di Kezman al Fenerbahce ), tanti giocatori scartati e invitati a cercarsi un'altra squadra: Garcia Calvo, Velasco, Molinero, Braulio, Toché, Musampa e soprattutto Ibagaza, che ha indispettito non poco col suo netto calo di rendimento negli ultimi mesi della scorsa stagione, a contratto già rinnovato. Ancora, per motivi economici, il "Cano" non ha trovato squadra.
Aguirre ha espresso chiaro e tondo le sue intenzioni: così come avveniva all'Osasuna, anche se con riserve molto maggiori di qualità, vuole una squadra cortissima, che giochi in 30 metri, con tutti i giocatori impegnati nel pressing e nel recupero del pallone. Difesa molto alta e aggressiva, manovra semplice e geometrica, cercando di giocare ad uno-due tocchi per scaricare rapidamente il gioco sugli esterni. Molta spinta sulle fasce, con sovrapposizioni continue dei terzini, specie a sinistra. I moduli probabili sono due: 4-4-2 classico o anche 4-3-1-2 con rombo a centrocampo. Dipende anche dalle operazioni di mercato: se arrivasse, come sembra, Maniche, sembrerebbe più adatto un 4-3-1-2, anche per permettere a Jurado di giocare trequartista; se invece dovesse, per la gioia di grandi e piccini, arrivare Reyes, il 4-4-2 tornerebbe l'opzione migliore. In assoluto, Aguirre è molto più legato al 4-4-2, anche per l'importanza che nel suo gioco hanno le sovrapposizioni sugli esterni. Attualmente, con la rosa dell'Atlético, insistere eccessivamente col 4-4-2 sembra una forzatura. Ad esempio, per la prima di campionato col Racing a Santander, le ultime danno un Atlético col 4-4-2 con Jurado sulla fascia destra ( così come è stato utilizzato anche nell'ultima amichevole giocata col Getafe ), mossa che snatura un trequartista di ruolo che al massimo può partire dalla fascia sinistra, così come ha fatto spesso nel Castilla.

DIFESA

La linea titolare sulla carta è una delle migliori della Liga: da destra verso sinistra Seitaridis - Pablo - Perea - Pernia, mentre un'eventuale "difesa B" sarebbe Valera - Zé Castro - Azcarate - Antonio Lopez.
La coppia centrale in particolare, pur fra alti e bassi nella passata stagione, è una delle migliori della Liga: Pablo ancora non si è affermato a livello internazionale, ma al Vicente Calderon detta legge con il suo senso della posizione e i suoi puntualissimi anticipi, mentre Perea ha doti naturali sbalorditive per quanto riguarda la velocità e la reattività.
Aguirre pretende una linea di difesa molto alta ed estremamente aggressiva negli anticipi, che vada a ingabbiare, accorciando rispetto al centrocampo, gli avversari.
Pablo, come abbiamo visto anche al Mondiale, in una difesa alta ha difficoltà, vista la sua corporatura e la sua non eccezionale raeattività, a recuperare in velocità eventuali fallimenti del fuorigioco, mentre Perea, il difensore forse più veloce al mondo, è una scheggia. Però può essere proprio il colombiano, di spaventosa esuberanza dal punto di vista fisico, a far saltare il fuorigioco, visto il suo non sempre irreprensibile posizionamento.
A destra Seitaridis, un terzino che ho sempre apprezzato, veloce e completo nelle due fasi. Sull'altra fascia Pernia non ripeterà sicuramente i 10 gol dell'anno scorso al Getafe ma nonostante le sue molte lacune in fase difensiva, può essere un ottimo innesto per la fase offensiva ( e comunque ci son sempre le sue punizioni ), visto che ultimamente Antonio Lopez, lontano dal terzino arrembante dell'Osasuna e del primo anno all'Atlético, ci ha abituato a un gioco sempre più statico, riducendosi ormai a giocare da fermo col suo splendido sinistro.
Valera per la fascia destra è un' alternativa utile in fase offensiva e con ottime doti di corsa, mentre al centro, come rincalzi per Pablo e Perea, si punta sui giovani, il portoghese Zé Castro e l'argentino Azcarate, centrale molto alto e forte nel gioco aereo già visto in Primera col disgraziatissimo Murcia nel 2003-2004.
La linea titolare sulla carta è una delle più forti e complete del campionato, ma andranno assolutamente eliminate le frequenti distrazioni sulle palle inattive che l'Atlético si porta dietro dall'anno scorso e che ha più volte manifestato nel precampionato.

CENTROCAMPO

Il reparto che suscita i maggiori dubbi. Problema ormai eterno dell' Atlético è l' elaborazione del gioco, la manovra, la rifinitura e il collegamento fra centrocampo e attacco per evitare che Torres anche quest' anno debba correre a vuoto e che Aguero si chieda cosa ci faccia dalle parti del Vicente Calderon. Nelle amichevoli estive l'Atlético ha mostrato un gioco molto intenso e tatticamente apprezzabile, ma totalmente privo di idee, con un' ossessiva ricerca del cross dalle fasce e del tiro da fuori e l'assenza di combinazioni centrali, dove nessuno, né Luccin né Gabi, né Costinha, ha le qualità o si assume le responsabilità di impostare il gioco. Ora è arrivato Jurado, ma accanto a uno fra Luccin e Costinha, Aguirre vuole, al centro del suo 4-4-2, un giocatore più dinamico e abile negli inserimenti senza palla, come è Maniche, quasi un prototipo del ruolo. Il punto è che Maniche non risolverebbe nessuno dei problemi in fase di impostazione dell' Atleti. Chi li potrebbe risolvere, con la sua classe è Jurado, ma per Aguirre è troppo gracile e poco dinamico per battagliare in mezzo al campo come vuole lui. Così Jurado verrà spesso spostato sulle fasce, peggio ancora se a destra, un ruolo che non si adatta al meglio alle sue caratteristiche e che già ha contribuito a bruciare un altro giovane, all'epoca, di talento come Jorge al suo passaggio al Vicente Calderon.
L'equivoco nasce anche dal fatto che Aguirre non è riuscito a portare con sé all'Atlético Raul Garcia, giocatore che ha il raro di pregio di possedere contemporaneamente fisico, dinamismo, doti di regia e capacità nell'inserimento e nel tiro da lontano. Il posto accanto a Luccin e Costinha è uno solo, per cui nel caso giocasse Maniche continuerebbe a mancare creatività, mentre con Jurado si perderebbe molto in dinamismo.
L'aggravarsi del problema è determinato anche dal rendimento deludentissimo di Gabi: talento da cui, dopo la splendida esperienza al Getafe, ci si aspettava parecchio, non ha mai preso l'iniziativa, non riuscendo ad andare mai oltre iniziative banali. Un vero peccato che si sia infortunato per quattro mesi il 19enne neo-acquisto Miguel, che si stava rivelando nelle amichevoli una soluzione di qualità sia per il centro che per la trequarti e la fascia sinistra. Io però, se fossi Aguirre, in questa situazione, proverei a scommettere sul fresco campione europeo Under 19 Mario Suarez: personalmente, anche se son giocatori con caratteristiche un po'diverse, lo preferisco al pompatissimo Javi Garcia e il tocco di palla e la visione di gioco ci sono tutti.
Il punto di riferimento davanti alla difesa Aguirre lo dovrà scegliere fra Luccin e Costinha: più talento il primo, più continuità il secondo. Luccin forse si troverebbe meglio con un assetto a centrocampo che lo rendesse più libero di sganciarsi e provare la botta col destro.
Anche sulle fasceci sono dubbi, l'assortimento pare un po'squilibrato A destra manca un esterno dal dribbling facile e che arrivi agevolmente sul fondo: Galletti, che un po' ne avrebbe le caratteristiche, è praticamente fuori uso e in pochi lo reputano all'altezza di una maglia da titolare; Maxi Rodriguez, lo ripeterò a furia di stancarmi, non è assolutamente un esterno di ruolo. Quando lo metti sulla fascia a puntare l'avversario, è un giocatore modestissimo. Il suo lavoro è fare la quantità e inserirsi a fari spenti nell'area avversaria o tirare da fuori per trovare uno dei suoi frequenti gol.
A sinistra Petrov ha più volte ingolosito la società a trovargli un'altra squadra: imprendibile sulla lunga distanza, però discontinuo, poco intelligente tatticamente e a disagio dal punto di vista tecnico negli spazi stretti, che sono quelli che la maggior parte delle squadre della Liga ti lascia. I nomi di Delporte prima e Reyes ora non sono suonati per caso. Nulla di strano che alla fine sulla fascia sinistra ci finisca Jurado, anche se pure Antonio Lopez può essere avanzato a centrocampo.
Ora come ora, una volta esaminato, il centrocampo verrebbe meglio in un 4-3-1-2 invece che in un 4-4-2: Costinha davanti alla difesa, Maxi, liberato dalla fascia, sul centro-destra, Maniche, eventualmente, sul centro-sinistra e Jurado dietro le punte., con l'appoggio costante dei terzini. Ma se dovesse arrivare Reyes, la passione per il 4-4-2 di Aguirre tornerebbe pienamente giustificata.

ATTACCO

Reparto sulla carta micidiale, che andrebbe davvero sprecato se il centrocampo mostrasse anche quest' anno l' ormai tradizionale mancanza d'idee.
La coppia Torres-Aguero è potenzialmente una delle più forti a livello europeo, talento e sfrontatezza allo stato puro.
Fernando Torres, ancora una volta preservato dagli assalti delle maggiori potenze del calcio europeo, dovrà aggiungere, per diventare il crack di livello mondiale che tutti si attendono, la prolificità in zona gol. Difficile che uno sciupone dall'oggi al domani diventi una macchina da gol implacabile, ma potrebbe aiutarlo un lavoro di maggiore qualità da parte del centrocampo che gli risparmiasse corse inutili in cerca del pallone ( che comunque a lui piace fare ).
Chi di freddezza ne ha da vendere è Aguero. "Romarito", come l'ha definito Menotti, è un vero proprio artista della finalizzazione, con i suoi tocchi raffinati, le sue finte di corpo e le improvvise accelerazioni in spazi strettissimi. Dove ha ancora molte difficoltà è nel movimento senza palla: senza il pallone fra i piedi, si propone molto poco e spesso si estrania dal gioco, anche se altrettanto spesso riappare per inventare il gol ( mi sa che Menotti ne capisce parecchio… ). Mentre Torres è un giocatore da prateria, lui è quasi esclusivamente da spazi stretti. L'importante sarà non sovraccaricare di responsabilità il giovane argentino. Oddio, non è che sia capitato nell'ambiente più adatto… Aguirre ne è consapevole e probabilmente nelle prime partite lo farà partire dalla panchina, in favore di Mista.
Degli attaccanti a disposizione di Aguirre, Mista, anche se di ruolo non è un trequartista, è quello più abile a giocare fra le linee e a creare i collegamenti fra centrocampo e attacco, il problema dei problemi per l' Atlético.
L'ex Valencia pare un acquisto davvero azzeccato, ideale come primo rincalzo per la coppia titolare e compatibile con Torres e Aguero per andare a comporre un tridente. Un giocatore fisico e di qualità ( un po' sopravvalutato nel 2003-2004, eccessivamente trascurato negli ultimi tempi ) che permette numerose soluzioni ad Aguirre, sia che gli serva un attaccante per battagliare in area di rigore, anche sul gioco aereo, sia che voglia rendere più offensiva la squadra, facendolo partire dietro Torres e Aguero o sulla fascia sinistra a centrocampo.
Chi difficilmente susciterà rimpianti, nel caso venisse ceduto in Turchia, è Kezman: un giocatore troppo limitato dal punto di vista tecnico, che se si trova a giocare appena qualche metro prima della linea del fuorigioco diventa completamente inutile ( questa frase azzeccatissima mi sembra di averla sentita dire dal grande Salvatore Bagni ).

PROSPETTIVE

E'una squadra giovane con delle buone basi in difesa, un bel punto interrogativo a centrocampo e un attacco che incoraggia non poco. Il potenziale per arrivare anche a un posto Champions c'è sicuramente, ma la cosa più importante sarà trovare finalmente un gioco e un'identità chiara alla squadre.
L'obiettivo dichiarato è qualificarsi per una coppa europea, Champions o UEFA che sia.

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sabato, agosto 26, 2006

Oggi inizia la Liga: pronostico !

Alle 22 di stasera ( complimenti a Sky che non ha ancora acquisito i diritti ) comincia una Liga molto attesa con la sfida del Mestalla fra Valencia e Betis, esattamente come l'anno scorso. Joaquin prima convocato dal Betis poi no, e nel mentre era stato ceduto in prestito all'Albacete ! Manovre di quel pazzo di Don Manuel Ruiz de Lopera, patron del Betis dalle iniziative più che bizzarre, col fine di mettere pressione al Valencia per chiudere la cessione di Joaquin alle condizioni che più piacciono al Betis. Pensate che Joaquin, per contratto, si è anche presentato al Carlos Belmonte, lo stadio dell'Albacete, ma una volta giunto lì ha trovato tutto chiuso… Così ha chiesto a uno degli operai che lavoravano vicino allo stadio di potergli fare una foto di fronte allo stadio in modo da poter testimoniare la sua presenza in loco e il suo rispetto delle clausole del contratto ( per evitare anche sanzioni pesanti come quella comminata al neo-milanista Oliveira per il suo tardivo ritorno dal Brasile ). Tutto vero !
L'acquisto di Joaquin da parte del Valencia dovrebbe andare comunque in porto prima della chiusura del mercato.
Nel frattempo, mi dispiace levarvi la sorpresa, ma vi dico come andrà a finire la Liga che va a cominciare stasera. E non dite che non ve l'avevo detto !

1. BARCELONA (CAMPIONE DI SPAGNA )
2. REAL MADRID (IN CHAMPIONS LEAGUE )
3. VALENCIA ( AI PRELIMINARI DI CHAMPIONS )
4. SEVILLA ( AI PRELIMINARI DI CHAMPIONS )
5. VILLARREAL ( UEFA )
6. ZARAGOZA ( UEFA )
7. ATLETICO MADRID ( INTERTOTO )
8. CELTA
9. ATHLETIC BILBAO
10. NASTIC
11. ESPANYOL
12. DEPORTIVO
13. MALLORCA
14. BETIS
15. GETAFE
16. OSASUNA
17. REAL SOCIEDAD
18. RACING ( IN SEGUNDA DIVISION )
19. RECREATIVO ( IN SEGUNDA DIVISION )
20. LEVANTE ( IN SEGUNDA DIVISION )


CAPOCANNONIERE: SAMUEL ETO'O
SQUADRA RIVELAZIONE: NASTIC

Ma come, primo il Barcelona ? Ma non l'hai visto ieri quanto son scarsi ? Sì, il Sevilla ieri ha mostrato come batterlo, ma la via da percorrere implica un dispendio atletico e nervoso impressionante, oltrechè un'abilità nel contrattacco pari a quella del Sevilla. Bisognerebbe poi riuscire a segnare i gol proprio nei momenti in cui li ha segnati il Sevilla: a inizio partita, quando i blaugrana ancora non hanno ingranato, a fine primo tempo, in modo da rendergli complicatissimi i piani di rimonta. Insomma, gli andalusi son stati perfetti in tutto e per tutto e, anche se tutti faranno pressing su Xavi e Deco, non sempre il Barça sara così scoordinato in difesa, così blando nel ritmo, lento nella manovra e poco attivo sulle fasce. Anche la grande larghezza del Camp Nou potrebbe essere un alleato di Rijkaard nel compito di allargare le difese e scombinare i piani difensivi avversari, che saranno più difficili da attuare quando il ritmo del pressing calerà, perché 90 minuti come i primi 20 del Sevilla di ieri sono impossibili da giocare. Ecco, il compito principale della squadra di Rijkaard in partite come queste sarà quello di resistere e avere pazienza, nei momenti di maggior pressione dell'avversaria, senza concedere contropiedi facili e mostrare scompensi difensivi, aspettando che il baricentro dell'avversario si abbassi per forza di cose. Tenere di più il pallone, anche se in maniera a tratti sterile, contribuisce a far stancare l'avversario. Occorre aumentare la velocità di circolazione del pallone per rendere più faticoso il piazzamento alla linee avversarie.
Il Real Madrid quest'anno sarà sicuramente più solido, ma permangono dubbi su alcune carenze dell'organico ( che proverò a spiegare nell'articolo di presentazione dei merengues che troverete nei prossimi giorni ) e su possibili conseguenze eccessive della cura Capello ( in poche parole, c'è il timore che Capello voglia fare del Real Madrid una copia della sua Juve ). Inoltre è una squadra ancora da costruire, mentre il Baròa gioca a memoria.
Il Valencia ha un potenziale sulle fasce che, a parte il Sevilla, nessuno ha, però ho qualche dubbio sulla coppia centrale a centrocampo, che non è più, per un motivo o per l'altro, il motore inesauribile che era ai tempi di Benitez. Infortunato Baraja per due mesi, Edu ha qualità, ma ne servirebbe ancora di più per contrastare il Barça. Ayala fuori rosa indebolisce poi parecchio la difesa. Del Sevilla ormai tutti hanno comprovato la maturità e la brillantezza che rendono un quarto posto alla portata. Quest'anno poi ha due alternative di livello per ogni ruolo, come ogni squadra competitiva che si rispetti.
Il Villarreal l'ho messo comunque quinto perché lo vedo più collaudato e completo rispetto alle altre squadre, però sarei stato molto più convinto senza gli infortuni di Pires e soprattutto Gonzalo Rodriguez, che tolgono parecchie certezze. Il problema del gol è poi tutto da vedere come potrà essere risolto.
Il Zaragoza è una delle squadre che suscita più interesse, per la sua scommessa su un calcio tecnico e offensivo, garantita da nomi come quello di Victor Fernandez in panchina e Aimar, Diego Milito, Ewerthon e D'Alessandro in campo.
All'Atlètico ho dato l'Intertoto: ancora è incompleto a centrocampo e bisogna dare tempo ad Aguirre di compattare la squadra. La cosa migliore sarebbe quella di prendere per buono il risultato da me prospettato e ripartire da questo, perché l'impazienza e la mancanza di programmazione son stati i mali peggiori dei colchoneros negli ultimi anni.
Vedo quest'anno un buon Athletic, mentre il Nastic sarà la rivelazione: avrà grande entusiasmo e in più una squadra completa in tutti i reparti, rocciosa in difesa, solida e con discreta qualità a centrocampo, poco disposta a perdonare in attacco. Acquisti azzeccatissmi, anche perché giocano sulle motivazioni di giocatori da rilanciare come Portillo e Makukula. Caceres, Matellan, Campano, Juan e Generelo sono valori sicuri, mentre Gil è una piacevole incognita.
Il Deportivo è una scommessa, mentre per alcune squadre non sono ancora sicuro delle indicazioni che ho dato.
Se il Betis riesce a compensare le partenze di Joaquin e Oliveira con sostituti all'altezza può tornare in lizza per le coppe, mentre un eventuale acquisto di Sobis potrebbe tirare fuori il Racing dalla zona retrocessione, così come potrebbe accadere al Recre se trovasse il famoso attaccante.

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Lezione di calcio al Barça: Sevilla supercampione d'Europa.

L'avevano annunciato i sivigliani ampiamente durante la settimana:"non dovremo far respirare il centrocampo del Barça". Parola d'ordine: "correr como perros" ( correre come cani, possibilmente idrofobi ), aveva detto Maresca.
Il Sevilla ha eseguito il compito alla perfezione, umiliando i blaugrana con un 3-0 sacrosanto. Tutto ha quadrato: non solo dal punto di vista tattico, ma anche della tempistica. Gol nei primi 10 minuti, che ha impedito al Barça di aspettare con pazienza il calo del pressing avversario ( come è abituato a fare ), e secondo gol, momento chiave della partita, alla fine del primo tempo, quando il Barcelona stava cominciando, anche se in maniera aggrovigliata, a schiacciare il Sevilla nella sua metà campo. L'unico modo di battere il Barça è proprio questo: annullarlo dal punto di vista tattico e sfruttare al massimo, e nei momenti giusti, le poche occasioni che i catalani concedono.
Il primo quarto d'ora del Sevilla è da antologia: squadra raccolta in 30 metri, con linee alte che tengono lontanissimo il Barça dalla porta di Palop. Pressing soffocante su Xavi, Deco e Motta, palla rubata e contropiede a tradimento: così nasce il gol di Renato dell'1-0, che sfrutta con una respinta a porta vuota un azione nata da una palla rubata da Poulsen e uno scatto in profondità di Luis Fabiano che trova impreparata una difesa del Barça apertissima. Non solo gli andalusi ingolfano il centrocampo, ma sottraggono anche ai blaugrana la soluzione di alleggerimento col lancio in diagonale sulle fasce. Neanche lì si passa: i raddoppi, soprattutto quelli di Adriano e David sulla fascia sinistra, sono costanti e implacabili ( anche se però il Barça ha dato la sensazione di non aprire a sufficienza il gioco in attacco, sfruttando le fasce in maniera poco continua ). E gli spazi sulla trequarti fra difesa e centrocampo del Sevilla, sono agibili per Ronaldinho e Messi ? Neanche per idea, per il semplice fatto che spazi non ce ne sono, viste le distanze ridottissime fra Poulsen, Renato e i difensori centrali.
Dopo una ventina di minuti, il ritmo ovviamente cala, così come il pressing, e gli uomini di Juande Ramos abbassano il baricentro. Qui il Barça, anche se mantiene grandi difficoltà a fare il suo consueto possesso-palla rapidissimo e non impegna Palop, tiene perlomeno buono il Sevilla e comincia a capirci qualcosa di più. Quando uno 0-1 all'intervallo sembra lasciare buoni margini a Rijkaard per ricostruire il morale delle sue truppe e correggere qualche imperfezione, arriva il gol dello 0-2 che, a mio avviso, chiude con netto anticipo la contesa: calcio d'angolo, uscita improvvida di Valdes, palla che arriva a Kanoute che con un colpo di testa spalle alla porta, infila la rete lasciata incustodita.
Il secondo tempo ricomincia in maniera pure un po'sconcertante: il Barça ( che Rijkaard avrebbe dovuto risistemare sin dall'inizio del secondo tempo con Iniesta per Motta e Giuly per Xavi, per velocizzare la manovra e dare più movimento all'attacco, evitando prolissità palla al piede ) parte senza nessuna convinzione ed è il Sevilla a fare lo spavaldo, gestendo in tutta sicurezza il pallone e affondando senza nessun rispetto sulle fasce. Rijkaard prova a ribaltare la situazione inserendo Iniesta per Xavi, Gudjohnsen per Motta e successivamente Giuly per Sylvinho, snaturando la squadra con un assetto ultra-offensivo che serve solo a sfilacciarla togliendo ogni punto di riferimento alla manovra. Si tenta solo con qualche iniziativa individuale di Messi e Ronaldinho e qualche tiro da lontano alla disperata.
Nel mentre il Sevilla scorrazza nelle praterie della metacampo blaugrana col neo-entrato Puerta che si procura il rigore del 3-0 siglato da Maresca.
Vittoria strepitosache conferma in grande stile lo status di emergente del Sevilla, non solo del calcio spagnolo ma anche del calcio europeo ( non ho nulla contro i rojillos, ma magari ci fossero stati gli andalusi al posto dell'Osasuna nel preliminare di Champions ! ), mentre al Barça, al di là della delusione di stasera, la botta di umiltà di stasera non può che fare bene. Dopo le straripanti prestazioni con l'Espanyol in supercoppa di Spagna e con il Bayern ( 4-0 al trofeo Gamper ), si era diffusa una sensazione di onnipotenza che in Agosto, oltre che infondata, è piuttosto pericolosa. Interrompere le chiacchiere sui sei titoli può essere salutare.
Probabilmente una serata in cui tutto è andato storto: non tante altre volte, probabilmente, la manovra sarà così lenta, la difesa scombiccherata e l'attacco inconcludente. L'avversario non sarà poi sempre così perfetto e spietato: comunque una anteprima coi controfiocchi di ciò che affronterà il Barça quest'anno, e che peraltro ha già sperimentato l'anno scorso: pressing e spazi chiusi a centrocampo, ostruzionismi di ogni tipo. Dovrà fare appello Rijkaard a tutta l'abilità della sua squadra nel manovrare in spazi stretti, al gioco sulle fasce e soprattutto alla grande pazienza che la sua squadra ha più volte dimostrato ( non stasera ), colpendo l'avversario non appena allenta la pressione. Sofferenza e nervi saldi, così si vince, non basta schierare undici figurine.

PAGELLE: SEVILLA ( 4-4-2 )

Palop 6: Davvero poco impegnato nella serata in cui il Barça viene annichilito in tutto e per tutto. Se gli avessero detto che giocando contro Eto'o, Ronaldinho e Messi quasi sarebbe rimasto disoccupato…
Daniel Alves 7,5: In una partita in cui è chiamato a un lavoro quasi esclusivamente di contenimento, non sbaglia quasi nulla, mostrando la solita carica agonistica fuori dal comune e la sua eccezionale reattività nell' uno contro uno. Ronaldinho gli va via solo una volta e in fase di rilancio non fa mai mancare la qualità. Uno dei migliori terzini al mondo, poche storie.
Javi Navarro 7: Col mestiere e la grinta riduce gli spazi ad Eto'o e protegge ottimamente Palop.
Escudé 6,5: Un po'meno occupato del compagno di reparto, aiuta David raddoppiando e , spesso, triplicando su Messi.
David 7: Perfetto, nulla di strano. I terzini del Sevilla sono fra i più difficili da superare e lui ne è l'esempio migliore: piccolo, risponde colpo su colpo. Per l'ennesima volta tatticamente impeccabile, gli va via solo Belletti una volta nel primo tempo.
Jesus Navas 7: A volte si nasconde, ma quando parte in slalom il suo talento abbaglia. Sacrificio e dedizione alla causa, a inizio secondo tempo si mette a "toreare" impietosamente un paio di volte Sylvinho. DAL 30' S.T.: Maresca 6,5: In una serata come questa non poteva mancare il gol dell'eroe di Eindhoven.
Poulsen 7,5: Impeccabile, la sensazione è che quest'anno Juande Ramos difficilmente rinuncerà a lui. Davanti alla difesa accorcia gli spazi a disposizione del Barça alla perfezione. Spreca pochissimo in fase di rilancio, il gol dell'1-0 nasce dal suo piede.
Renato 7,5: Era dato in condizioni eccezionali in questo precampionato e ha tenuto fede in pieno alle aspettative. Rispetto a Poulsen pressa molto più alto, e approfitta di questa sua posizione per inserirsi e creare scompiglio nell'area avversaria, segnando l'1-0 e sfiorando il 3-0 nel secondo tempo con un colpo di testa.
Adriano 7: Perfetto, raddoppia continuamente in difesa aiutando David e riparte con la velocità e la pericolosità che tutti conosciamo. Nel finale della partita sfiora il 3-0 in un "mano a mano" con Valdes. DAL 36' S.T.: Puerta 7: Fenomenale la sua partecipazione in chiusura del match. Procura il rigore bevendosi Puyol e sfiora un gol da antologia dopo aver dribblato 4 avversari ! Anche lui meritava una partecipazione: senza il suo gol nei supplementari con lo Schalk, in semifinale di UEFA, sarebbe stato molto più difficile per il Sevilla trovarsi qui.
Kanoute 7: Segna il 2-0 e sgobba come un mulo impegnando costantemente i difensori avversari con le sue progressioni.
Luis Fabiano 7: Compie un lavoro davvero straordinario. Oltre ad attaccare, cosa che fa benissimo quando propizia l'1-0 di Renato, deve pressare Marquez, impedendo al messicano di impostare per lasciare a Puyol, a disagio in questa situazione, il compito di cominciare la manovra. Lo fa egregiamente, e la sua sostituzione la termine del primo tempo ha motivazioni esclusivamente tattiche. DAL 1' S.T.: Martì 6,5: Entra per infoltire il centrocampo, e partecipa al controllo della situazione nel secondo tempo.

BARCELONA ( 4-3-3 )

Valdes 5,5: Non è fortunatissimo, perché la palla torna subito nella sua area, ma l'uscita sul secondo gol non è parsa azzeccata. Dimostra la sua grande abilità nell'uno contro uno con l'attaccante avversario quando sventa un gol di Adriano nel finale di partita.
Belletti 5,5: Parte con una certa voglia addosso, e qualche volta sfonda pure, ma i cross tornano imprecisi. Stavolta non ha particolari responsabilità sugli errori difensivi.
Marquez 4: Davvero sconcertante una prestazione simile da una delle colonne della squadra. Lascia spalancata la sua zona sul gol di Renato, apre altre voragini e non riesce a impostare in maniera decente l'azione. Un incubo da cui dovrà risvegliarsi al più presto.
Puyol 6: Anche lui ha fatto i suoi errori, non ha tenuto sempre la linea e Puerta se l'è bevuto sul rigore del 3-0, ma, considerando lo stato di abbandono in cui l'ha lasciato Marquez, ha fatto davvero il possibile per mettere pezze a destra e a manca.
Sylvinho 5: Prova a spingere ma è innocuo, e quando Jesus Navas lo punta, non fa delle splendide figure. DAL 27' S.T. Giuly: Doveva entrare prima, non ha tempo sufficiente per combinare granchè.
Xavi 5: Niente da fare, annullato. Prova a rallentare i ritmi, ad alzare la testa e guardarsi attorno, ma così fa solo il gioco del Sevilla. DAL 12' S.T.: Iniesta 5,5: Non fornisce l'apporto alla manovra sperato ( in stile finale di Champions con l'Arsenal ), prova un tiraccio da fuori e rimane sempre più disorientato man mano che Rijkaard aggiunge attaccanti.
Motta 5: Lento. Rallenta spaventosamente il possesso-palla e si vede passare davanti ogni volta i segugi del centrocampo sivigliano. DAL 12' S.T: Gudjohnsen 5: Va a fare la seconda punta-trequartista; non apporta nulla, dando anzi la sensazione di essere indietro dal punto di vista fisico. Sbaglia un controllo davanti a Palop, su assist di Ronaldinho, che grida vendetta.
Deco 5: Ciondolone, tocchetta svogliato e assesta un paio dei suoi calcioni spazientito. La versione senza censure del suo repertorio peggiore. Gli saranno riuscite una o due aperture in tutta la serata.
Messi 5: La sua propensione a portare palla in una serata come questa, complica ulteriormente le cose al al Barça, dando tutto il tempo al Sevilla di raddoppiare le marcature. Migliora un pochino nel secondo tempo quando, dopo tutti i cambi, si sposta al centro, il suo habitat naturale. Prova un paio di conclusioni dalla distanza che alla fine sono il maggior contributo del Barça di stasera. Questa stagione sarà per lui difficilissima, perchè ormai gli avversari lo conoscono. avrà bisogno di aiuto dai compagni e pazienza da parte dell'allenatore, perchè saranno molte quest'anno le partite che sbaglierà.
Eto'o 5: Difficile serata per il camerunese. Prova a cercarsi qualche spazio svariando sulle fasce, ma gli arrivano pochissimi palloni anche per triangolare centralmente, fatto finora inedito e che Rijkaard spera non si ripeta.
Ronaldinho 5,5: Ero quasi tentato dal dargli la sufficienza, perché anche se in fin dei conti non ha combinato nulla è stato l'unico a provare a scrollarsi di dosso gli avversari e ad arraggiarsi nella giungla della trequarti.

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giovedì, agosto 24, 2006

LA NUOVA LIGA / 10: Celta / L'anno della conferma.

Ora si può dire: per quanto dolorosa, la stagione 2004-2005 disputata dal club di Vigo nell'inferno della Segunda Division, è stata una breve parentesi. Retrocesso clamorosamente al termine di una stagione n cui lo storico impegno nella Champions aveva inciso notevolmente ( come per il Betis l'anno scorso ), il Celta è tornato l'anno dopo agevolmente nella massima divisione, guidata da un grande tecnico come Fernando Vazquez, uno dei migliori nel panorama spagnolo.
L'estate scorsa la società aveva costruito una squadra dal potenziale chiaramente superiore a quello della classica neopromossa, con l'obiettivo di un campionato tranquillo sicuramente alla portata. Ma il Celta ha fatto di più rivelandosi come una delle realtà più belle della scorsa stagione: a lungo in corsa per il quarto posto, alla fine si è dovuto accontentare del sesto posto e del piazzamento UEFA, pagando la scarsa prolificità ( solo 45 gol, pochi in rapporti al gioco prodotto ) e forse la poca esperienza nelle partite decisive ( paralisi collettiva nello 0-2 casalingo col Valencia che poteva significare la svolta in chiave Champions ).
Grande solidità per la squadra di Fernando Vazquez, la meno battuta della Liga ( 33 gol ), eccellente organizzazione e una qualità di gioco davvero elevata, forse la seconda in assoluto la scorsa stagione dopo il Barça. Trame elegantissime palla a terra, circolazione molto fluida con giocatori di qualità come Oubina, Canobbio, Silva e Canobbio che con pochi tocchi si trovavano a meraviglia.
Quest'anno se ne sono andati giocatori importantissimi come Sergio e Silva ( finito il prestito per il genietto delle Canarie, così come per Josè Enrique ), però gli arrivi di Tamas, Nenè, Lucas e Guayre dovrebbero servire quantomeno per mantenere il livello dell'anno scorso. L'obiettivo a medio termine del Celta è però quello di tornare a infastidire le grandi, come fece ai tempi d'oro di Karpin, Mostovoi e Gustavo Lopez ( quando alcuni affermavano che al Balaidos si giocasse il calcio migliore d'Europa ) e ancora nella rosa di Vazquez mancano delle pedine per fare quest'ulteriore salto.
Nel 4-2-3-1 dei galiziani mancano infatti un terzino sinistro che faccia compagnia a Placente e soprattutto un attaccante che possa assicurare un numero di gol se non pari a quello di Baiano almeno cospicuo. E'assente poi un centrocampista che si inserisca senza palla nell'area avversaria e ne ricavi qualche gol, come era ad esempio José Ignacio.
L'eecessiva dipendenza dai gol di Baiano ha sicuramente frenato il Celta l'anno scorso, spesso in difficoltà quando doveva segnare a tutti i costi: nonostante una manovra ecccellente, è mancata un po' di profondità e movimento senza palla, essendo presenti sulla trequarti giocatori tecnicamente splendidi come Silva, Canobbio e Jorge più propensi a muoversi col pallone fra i piedi che senza e in mediana Oubina e Iriney, giocatori esclusivamente di regia e di interdizione. Così, spesso i galiziani si son trovati a far spiovere cross da una fascia all'altra senza che Baiano venisse accompagnato da alcun compagno nell'area di rigore; anche la magnifica abilità del centravanti brasiliano nel controllare il pallone con spalle alla porta, grazie alla sua tecnica, è andata spesso sprecato, non trovando nessun appoggio dalle retrovie che la sfruttasse.
Vazquez di base gioca con il classico 4-2-3-1 di stampo spagnolo, ma nella scorsa stagione è più volte passato al 4-1-4-1, levando un centrocampista difensivo come Iriney e inserendo un trequartista come Jorge, lasciando il solo Oubina, peraltro con successo, a sbattersi davanti alla difesa. Gioco basato come detto sul possesso palla in fase offensiva, con una squadra corta, ordinata, con linee non troppo alte ma notevole efficacia nel pressing a metà campo, soprattutto da parte dei due "pivotes" Oubina e Iriney. Uno dei due terzini a turno accompagna l'azione d'attacco, ma in genere non arriva fin sul fondo. Quando il risultato lo permette, Vazquez non esita a ricorrere a un contropiede manovrato molto pericoloso, nonostante la lentezza di Baiano.
In chiusura, prima della presentazione raparto per reparto, un aspetto negativo che il Celta ha a mio avviso pagato e che potrebbe continuare a pagare: il pubblico. Nessuna pregiudiziale, per carità, però già giocando in uno degli stadi più freddi della Liga ( subito dopo il tetro Montjuic e l'asettico Anoeta ), mi ha sorpeso negativamente in alcune partite dell'anno scorso sentire il pubblico del Balaidos fischiare la squadra, anche di fronte a prestazioni ottime della squadra di casa punite solo dal risultato. Davvero troppo esigenti.

DIFESA

In porta Pinto dovrà confermare il suo inaspettato, a 30 anni, molti dei quali passati da riesrva, quanto straordinario campionato passato in cui si è aggiudicato il trofeo Zamora non solo grazie alla solidità dell'impianto di gioco di Vazquez ma anche grazie a parate talvolta davvero impressionanti per riflessi e reattività. Esteban, arrivato la scorsa estate e abituato generalmente a una maglia da titolare, si è dovuto inchinare.
Difesa a 4, da destra verso sinistra Angel-Contreras-Lequi-Placente. La coppia centrale l'anno scorso è stato uno dei punti forti, però la partenza di Sergio potrebbe diventare pesante nel caso il suo sostituto, il rumeno Tamas, non si rivelasse all'altezza. La cosa più importante è però aver riscattato Lequi dalla Lazio: tanto deludente nella sua avventura italiana, quanto impeccabile la stagione passate. Prestante, forte di testa, pronto nell'anticipo e neanche tanto a disagio in velocità, uno dei difensori più convincenti dell'ultima Liga. In coppia con Contreras, una difesa un po' lenta ma molto solida e affidabile nel gioco aereo. Riserve il già citato Tamas e Yago, tornato a disposizione quest'estate dopo un lungo infortunio, ma che potrebbe essere scartato nel caso la società decidesse di acquistare un altro centrale.
Sulla fascia destra titolare indiscusso Angel, un giocatore completo, dinamico, sufficiente nelle due fasi e versatile, visto che può essere anche adattato sulla fascia opposta. A sinistra il riconfermato Placente, terzino tatticamente intelligentissimo e bravo tecnicamente, dal gioco molto avveduto, a volte pure troppo.
Le alternative sulle fasce son per il momento limitate, giacchè al fantascientifico terzino destro brasiliano ( quindi potete dedurne le caratteristiche ) George Lucas non fa riscontro una riserva per la fascia sinistra, che infatti la società galiziana sta cercando sul mercato.

CENTROCAMPO

Una dei motivi di interesse della prossima Liga sarà quello di scoprire, se dopo la sensazionale stagione passata, si dovrà parlare di Borja Oubina come di un fenomeno oppure più semplicemente di un ottimo giocatore. Questo perché la scorsa annata era la prima da titolare in Primera Division del gioiello della cantera locale e quindi quest'anno dovrà superare l'esame pù difficile, quello della seconda stagione, in cui l'effetto-sorpresa svanisce.
Sulla base di quanto fatto vedere la scorsa stagione risulterebbe un mezzo scandalo, se non fosse per la concorrenza di primissimo ordine, la sua mancata convocazione per l'ultimo Mondiale. Più tecnico di Xabi Alonso, rispetto al basco del Liverpool è anche più bravo in fase difensiva e molto più determinato nel pressing. In nazionale però è destinato a sostituire Albelda, rispetto al quale, dal punto di vista qualitativo non c'è nemmeno confronto. Cervello di prim'ordine, fulminante la sua capacità di impostare il gioco ad uno-due tocchi sempre con precisione ( percentuali di passaggi riusciti davvero alte ) ed eleganza.
Colonna insostituibile per Vazquez, che gli fa giustamente pubblicità in chiave-Seleccion, accanto a lui Iriney, gran lavoratore ma non proprio una cima. Al posto del brasiliano, giocatore esclusivamente di contenimento, servirebbe come già detto un centrocampista di fatica ma con un raggio d'azione più ampio, che sappia anche aiutare l'attacco con gli inserimenti, come fa ad esempio Sergio nel Deportivo. I nomi circolati fino ad adesso sono quelli di Borja e Pablo Garcia del Real Madrid, ma per caratteristiche sono più dei possibili sostituti per Oubina.
I rincalzi, in una mediana che il club sa di dover rimpolpare, sono pochi e poco soddisfacenti: il giovane brasiliano Roberto, ancora inespresso e con qualche problema a trovare spazio per la sua condizione di extracomunitario in esubero e il canterano Jonathan Vila.
Sulle fasce e sulla trequarti, nonostante la partenza di Silva, si mantiene alta la qualità, ma bisognerà vedere l'impatto che avrà Nené: caratteristiche simili a quelle di Silva, cioè esterno sinistra ma anche trequartista, l'anno scorso ha deliziato non poco nell'Alavés e potrebbe fare ottime cose con Canobbio, scambiandosi la posizione con l'uruaguaiano esattamente come faceva Silva.
Canobbio che l'anno scorso è stato dei centrocampisti quello che ha fornito il maggior apporto in termini di gol. Già intuite le sue qualità in quei pochi spezzoni che al Valencia gli riservavano concorrenti impossibili come Vicente e Aimar, il Celta ha fatto benissimo due anni fa a puntare su di lui per il ritorno nella massima divisione. Un po'lento a mettersi in moto, ma è difficile togliere la palla a questo mancino raffinato.
Sulla destra di raffinatezza neanche l'ombra quando gioca Antonio Nunez, giocatore molto molto lineare anche se pericoloso in progressione a briglia sciolta. Azzeccatissimo l'acquisto di Guayre, talento un po'sacrificato al Villarreal che le potenzialità di velocità, tecnica e dribbling ce le ha tutte, potendo giocare su tutte e due le fasce ( anche se Vazquez nelle amichevoli lo ha spesso provato come seconda punta, il suo ruolo originario per giunta ). Per lui sarà come tornare indietro nel tempo, visto che a Vigo ritroverà come compagno di squadra Jorge, col quale componeva una coppia di ragazzini terribili venuti fuori dalla cantera del Las Palmas. Il trequartista canario è però rimasto scottato dall'esperienza negativa all'Atlético dove non ha mai avuto basi di fiducia e certezze tattiche ( veniva sballottato da un ruolo all'altro ) tali da favorirne l'esplosione. L'anno scorso, impiegato sul centro destra nel 4-1-4-1 oppure sulla destra nel 4-2-3-1, ha dato qualche segno di ripresa, ha fatto vedere qualche punizione delle sue, ma in fin dei conti poco, intrappolato nella sua timidezza.
De Ridder ha di fronte a se due strade: o fare le cose sul serio, oppure evaporare con tutto il fumo che si porta dietro. A destra o sinistra, buoni numeri ma sempre una mancanza di profondità sconcertante. Su tutte e due le fasce può giocare anche Jonathan Aspas, autentico jolly per Vazquez che lo utilizza all'occorrenza da terzino destro.

ATTACCO

Il pilastro è Fernando Baiano, uno dei migliori attaccanti della Liga in assoluto. Giocatore lento, ma tecnicamente fortissimo e implacabile quando può piazzare il destro dal limite dell'area, ha grandi capacità nella difesa del pallone e svaria con grande qualità, ma ha trovato poche volte compagni che sfruttassero questo suo lavoro inserendosi negli spazi da lui creati. Spesso solo là davanti, rispondono a questo problema sia il movimento della società in sede di mercato sia i tentativi di Vazquez di affiancargli una classica seconda punta come potrebbe essere Guayre.
La sua prima e per il momento unica, vista la grana Javi Guerrero, riserva è Perera, punta rapida, generosa, ma anche piuttosto sciupona.
Javi Guerrero è stato messo fuori rosa da Vazquez e i motivi reali per il momento non sono chiari, cosa che ha creato qualche malumore nell'ambiente ( Contreras non ha esitato ad affermare pubblicamente di non apprezzare la scelta dell'allenatore ). Ottima seconda punta mancina, era arrivato l'anno scorso fra grandi attese ma , soprattutto per motivi tattici ha giocato pochissimo. Questo probabilmente non gli è andato giù, e quindi eccoci qua.
Le ultime voci danno per praticabile uno scambio col Betis con Dani, operazione che reputerei particolarmente intelligente da parte del Celta, visto l'incontestabile fiuto del gol del centravanti bético.

PROSPETTIVE

La pretemporada non è stata buona sotto il profilo dei risultati, con un certo numero di sconfitte, ma questo non deve scoraggiare, perché l'assetto è assai collaudato e il livello tecnico rimane ottimo.
Stando così le cose però, se non verranno colmate le lacune presenti nell'organico già dall'anno scorso, il Celta al massimo potrà ripetere pari pari il piazzamento dell'anno scorso, ma sarà molto duro perché la concorrenza per i piazzamenti europei è attrezzatissima e vede squadre che in partenza, almeno sulla carta, hanno qualcosa in più dei galiziani, come Villarreal, Sevilla, Zaragoza e Atlético Madrid (in quest'ultimo caso con tutte le riserve possibili e immaginabili ).

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mercoledì, agosto 23, 2006

Preliminari Champions League: il Valencia fa il suo dovere; sfuma il sogno dell'Osasuna.

Il Valencia regola 3-0 al Mestalla il Salisburgo di Trapattoni e Matthaeus e si qualifica per una fase finale della Champions League dove in nessun modo poteva mancare. Dopo 32 minuti si è già 2-0 coi gol di Morientes e Villa, nel scondo tempo sofferenze eccessive: i padroni di casa, forse un po'stanchi, si chiudono un po'troppo dietro e rischiano sulle palle alte nella loro area di rigore. Solo Silva ( talento puro, insisto: vi farò una testa così con lui ! )al 93', col suo sinistro delizioso, la piazza sul secondo palo e fa passare ogni paura. Ottima prova di Edu, ciò di cui il Valencia ha molto bisogno dopo l'infortunio di Baraja e più in generale in una zona del campo dove il Valencia di Quique non ha offerto una manovra molto fluida.

L'Osasuna pareggia 1-1 al Reyno de Navarra e, per la regola dei gol fuori casa, resta fuori dalla Champions, un traguardo che sarebbe stato storico per il piccolo club di Pamplona. C'era purtroppo da aspettarselo, vista la maggior forza dell'Amburgo, ma la maniera in cui quest'eliminazione è arrivata ha provocato non poche crisi di pianto fra le fila di Ziganda.
In vantaggio già dopo 6 minuti ( troppo presto, troppo presto... ) con un colpo di testa su calcio d'angolo di Cuéllar, i padroni di casa vengono poi schiacciati dall'Amburgo che monopolizzano il possesso palla. Però i tedeschi non pungono tantissimo, il tempo comincia a passare e il traguardo si avvicina. Ma al 74' arriva la doccia fredda con De Jong che, indisturbato nell'area piccola su un calcio piazzato, segna l'1-1.
A questo punto Ziganda prova l'assedio finale inserendo anche Valdo e Munoz, ma si deve mangiare le mani per due occasioni incredibili fallite da Webò ( la seconda al 93') che avrebbero significato la qualificazione.
Tanti rimpianti per un Osasuna che ci ha messo tanta grinta e ha avuto la qualificazione a portata di mano, ma anche qualificazione meritata per un Amburgo che nel corso delle due partite ha giocato sicuramente meglio.
Un peccato non poter vedere in Champions lo spettacolo di tifo che il Reyno de Navarra sa offrire.

TABELLINI:

3 - Valencia: Cañizares; Angulo, David Navarro, Albiol, Moretti; Silva, Albelda, Edu (m.88, Marchena), Vicente (m.72, Gavilán); Morientes (m.66, Regueiro), Villa.
0 - Salzburgo: Ochs; Bodnar, Vargas, Linke, Dudic; Pitak, Tiffert (m.55, Vonlauthen), Carboni, Kovac (m.63, Jezek), Aufhauser ; Orosz (m.46, Lokvenc).
Gol: 1-0, m.11: Morientes. 2-0, m.31: Villa. 3-0, m.93+: Silva.
Arbitro: Lubos Michel (Slovacchia). Ammoniti: Angulo ( V ); Bodnar, Vargas e Tiffert ( S ).

1 - Osasuna: Ricardo; Javier Flaño (Valdo, m.79), Cuéllar, Josetxo, Monreal (Muñoz, m.83); David López, Puñal, Raúl García, Delporte; Soldado (Webó, m.68) Milosevic.
1 - Amburgo: Kirchstein; Mahadavikia, Reinhardt, Kompany (Benjamín, m.11), Demel; Jarolim, De Jong, Van der Vaart, Wicky (Guerrero, m.66); Lauth (Trochowski, m.77), Sanogo.
Gol: 1-0, m.5: Cuéllar. 1-1, m.73: De Jong.
Arbitro: Massimo Busacca (Svizzera). Ammoniti: Puñal (m.62)per l' Osasuna; Demel (m.67), Mahadavikia (m.80), Kirchstein (m.83) e Guerrero (m.90), per l'Amburgo.
Spettatori: 18.768.

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lunedì, agosto 21, 2006

Come gioca il Barça ? Come fermarlo ?

In una stagione in cui il Barcelona si preannuncia come l'avversario da battere su tutti i fronti, ho deciso di scrivere quest'articolo ispirandomi allo stile del blog Futbolitis, che all'indirizzo http://futbolitis.blogspot.com propone delle analisi di una profondità che non ho mai visto da nessun'altra parte, degne più dell' ufficio di studi strategici del Pentagono che di un "semplice" blog di appassionati di calcio. Spero di non annoiarvi, perché mi son dilungato abbastanza.

FASE OFFENSIVA: Possesso palla: è la base del gioco di Rijkaard. Muovendo il pallone da destra verso sinistra con una velocità e precisone di circolazione del pallone che attualmente ha pochi riscontri nel calcio mondiale, il Barcelona mira a stanare l'avversario per poi cercare improvvisamente la profondità su Eto'o o ( quando gioca ) Giuly, oppure trovare l'uno contro uno in zone favorevoli con Ronaldinho o Messi.
Gli uomini di Rijkaard giocano molto con triangolazioni palla a terra, ma a queste alternano tantissimi cambi di gioco e lanci in diagonale sulle ali, per non dare tempo alla difesa avversaria di piazzarsi e saltare, in maniera ragionata e non con lanci a casaccio, un eventuale pressing avversario sui centrocampisti: molto importante sotto quest'aspetto Marquez, che traccia delle perfette diagonali dal centro-destra verso la fascia sinistra per cercare Ronaldinho, oppure, quando gioca sul centro-sinistra della difesa, serve direttamente Giuly sulla fascia destra. Il messicano, nelle partite difficili a centrocampo, diventa così la prima arma a disposizione di Rijkaard nell' impostazione del gioco. Ricordiamo ad esempio il primo tempo della finale di Champions con l'Arsenal dove, con Edmilson e Van Bommel in difficoltà a centrocampo, era Marquez ad aprire speso il gioco sulle fasce per Eto'o e Giuly.
Abolito ovviamente il lancio lungo verticale, i blaugrana giocano abbastanza poco coi cross dall fasce, non avendo attaccanti molto dotati nel gioco aereo ( una delle cose più incredibili è che, in un calcio moderno in cui le cosiddette "palle inattive" son sempre più importanti, il Barça segna una parte trascurabile dei suoi gol su azione da calcio piazzato. L'esempio opposto, di tremenda efficacia, è quello del Chelsea. Mourinho ha elaborato tutta una serie di schemi e schemini uno più diabolico dell'altro. Il Barcelona invece quando ha una punizione a favore sulla trequarti avversaria, preferisce giocare corto e ricominciare l'azione piuttosto che crossare in mezzo all'area, dove, a parte Marquez, Motta o Edmilson, non dispone infatti di credibili "forze aeree"), cercando piuttosto di arrivare sul fondo, conl'aiuto delle sovrapposizioni dei terzini, per mettere cross rasoterra ( "pases de la muerte", come li chiamano in Spagna )che tagliano fuori l'avversario.
Centrocampo a tre: un giocatore davanti alla difesa ( Motta, Edmilson o Marquez ), che tiene la posizione e aiuta la difesa, e due mezzeali, una che gioca più vicina all' uomo davanti alla difesa e che è fondamentale per il mantenimento del possesso palla e per i collegamenti con la trequarti. Un uomo chiave, quello che deve dare continuità all' azione della squadra e assicurare il controllo del gioco, ruolo non per niente affidato generalmente a Xavi. L'altra mezzala invece si muove più sulla trequarti e combina con le punte, assicurando la transizione dalla difesa all'attacco. Questo ruolo generalmente è ricoperto da Deco.
Quando però nella scorsa stagione Xavi si è infortunato, il gioco del Barça ne ha risentito tantissimo, costringendo Rijkaard ad accorgimenti diversi, non avendo un sostituto di Xavi in organico. Deco ha dovuto abbassarsi un po' e fare anche il lavoro di Xavi, cosa che lo ha un po' logorato, compromettendone il rendimento nel finale della scorsa stagione, mentre sulla trequarti il Barça, con Deco dimezzato, ha perso qualità nella transizione fra difesa e attacco, visto che Van Bommel, tecnicamente poco dotato, aveva molte difficoltà a combinare con gli attaccanti e a far circolare il pallone in modo fluido, essendo solo un giocatore di quantità, portato più al movimento senza palla che alla costruzione del gioco.
In questa situazione Rijkaard ha lanciato, nel finale della scorsa stagione, Iniesta da titolare, sia come mezzala ( mantenendo alto il livello qualitativo rispetto a Van Bommel, ma senza la continuità d'azione di Xavi ) oppure, più spesso, davanti alla difesa, in modo da facilitare l'uscita del pallone da una zona calda in cui un giocatore più macchinoso come Edmilson rischia maggiormente di perdere il pallone sul pressing avversario.
La coppia di mezzeali migliore resta ancora Xavi-Deco: quella con maggior qualità e continuità nel palleggio, molto utile anche nel pressing. Il difetto principale di questa accoppiata è quello di essere poco dotata negli inserimenti senza palla nell'area avversaria e di fornire quindi uno scarso apporto in zona gol. Proprio per ovviare a questa pecca l'anno scorso è stato acquistato Van Bommel, molto forte nelle incursioni, ma è chiaro che ilsuo innesto andrebbe un po'a scapito del possesso palla, basilare per Rijkaard, essendo la principale arma non solo offensiva ma anche difensiva del Barcelona.
Tre punte in attacco: una al centro e due larghe a sinistra e a destra. Nell'attacco del Barça, composto da Messi, Eto'o e Ronaldinho, non sono però presenti ali di ruolo che si incollino alla linea del fallo laterale, perché i tre attaccanti si scambiano spesso posizioni e si muovono spesso dalle fasce verso il centro per tentare l'assist o il tiro, soprattutto Messi e Ronaldinho. Qui diventa fondamentale il lavoro dei due terzini, che, a turno, spingono costantemente per appoggiare l'attacco, dare maggior respiro alla manovra offrendo più soluzioni ( permettendo così a gente come Ronaldinho e Messi di giocare con più libertà di movimento ) e allargando la difesa avversaria.
In certe partite più complicate, in cui Rijkaard teme di lasciare spazi agli avversari sulle fasce ( vedi le sfide col Chelsea e col Milan l'anno scorso ), il Barça si mostra più prudente e i terzini si spingono meno in avanti ( e magari sulla destra gioca Oleguer, uomo esclusivamente di copertura ). Allora entra in gioco Giuly.
Talento individuale nettamente inferiore a quello di Messi, il francese è però uno dei giocatori più importanti tatticamente a disposizione di Rijkaard. Il suo impiego rappresenta il fattore discriminante fra un attacco di giocatori più dotati col pallone fra i piedi e una linea offensiva più abile senza palla e che offre maggiori soluzioni in profondità. I tagli e le diagonali che ha Giuly infatti non ce li ha nessun altro attaccante blaugrana e permettono alla squadra di Rijkaard di distendersi più facilmente, di allargare e di allungare la difesa avversaria più agevolmente rispetto al tipo di gioco che offre Messi, che si trova più a suo agio nel farsi servire il pallone sui piedi più che sulla corsa. Quindi, con Giuly ed Eto'o più profondità, con Messi e Ronaldinho più dribbling.
Eto'o è uno dei migliori giocatori del mondo e un attaccante quasi unico al mondo, poiché rappresenta in ogni situazione tattica una minaccia per gli avversari: se l'altra squadra gioca in attacco e alza il baricentro, lascia spazi ampi in profondità a uno dei giocatori più veloci del mondo; quando invece l'avversario si chiude nella sua metà campo, impedisce certo al camerunese di sfogare la sua corsa, ma lo limita fino a un certo punto, essendo Eto'o bravissimo a dialogare di prima negli spazi stretti, agile come una pantera e reattivissimo ( ha bisogno davvero di poco tempo e poco spazio per poter caricare il destro )nelle conclusioni. Giocatore meraviglioso, con e senza palla, Eto'o permette oltretutto a Ronaldinho di godere di libertà ancora maggiore, potendo andare tranquillamente sulla fascia e lasciare la posizione centrale al fenomeno brasiliano.
Gudjohnsen rappresenta una soluzione importante per l'attacco, perché può fungere da centravanti di peso quando la situazione lo richiede ed è bravo a giocare spalle alla porta, situazione tattica che lo rende molto adatto a giocare, nei casi di emergenza, assieme a Ronaldinho, Eto' e Giuly, visto che l'islandese, attirando i difensori avversari su di sé, potrebbe fare da sponda e mettere Ronaldinho o Eto'o fronte alla porta, in situazione favorevole.

FASE DIFENSIVA: La squadra di Rijkaard gioca molto corta, con il baricentro alto ed effettua un pressing costante. Il pressing deve essere molto alto e partire già dagli attaccanti: Eto'o e Giuly sono i più bravi in questo. Anche per il suo apporto nel pressing Giuly è tanto importante per Frankie.
L'obiettivo di questo pressing è rendere scomoda la giocata ai difensori avversari, favorendo così la riconquista del pallone da parte di Xavi e Deco, che rappresentano la seconda linea del pressing culè. Una squadra molto offensiva comporta un baricentro molto avanzato, per cui anche la linea di difesa deve essere piuttosto alta, andando ad accorciare gli spazi con gli anticipi molto aggressivi dei suoi centrali ( soprattutto con un giocatore straordinario come Puyol ).
Quando riesce nell'intento, il Barça rende approssimativi i rilanci degli avversari, riconquista subito il pallone e rinchiude l'avversario nella sua metà campo. Quando questo succede, si può dire che il Barcelona ha metà della partita nelle sue mani.
I catalani giocano così perché costretti dalla loro struttura marcatamente offensiva: quando infatti non hanno il pallone fra i piedi e per difendersi son costretti a ripiegare nella loro metà campo, soffrono, viste anche le caratteristiche dei suoi giocatori. Ronaldinho,ad esempio, non è in grado di dare una mano in ripiegamento al suo compagno di fascia.
Il modo migliore di difendersi per il Barça è quello di asfissiare l'avversario col pressing per richiuderlo nella sua metà campo e di narcotizzarlo col possesso palla una volta che si è andati in vantaggio, anche per risparmiare le energie spese nel pressing. Un altro stratagemma, non molto sportivo ma certamente efficace, cui il Barcelona fa ricorso in fase difensiva, è il fallo tattico, del quale spesso si incarica Deco dopo aver perso palla in seguito al fallimento di uno dei suoi tentativi di dribbling.
Tuttavia, in partite come quelle di Champions contro Chelsea e Milan, i blaugrana hanno dimostrato di saper giocare anche in maniera più prudente e di saper controllare le partite con una difesa ferrea. Scottato dall'eliminazione dell'anno precedente contro il Chelsea, in cui gli uomini di Mourinho avevano approfittato delle palle perse a centrocampo dal Barça per infilarsi in contropiede soprattutto negli spazi lasciati scoperti da Belletti sulla destra e mal coperti da Gerard davanti alla difesa, Rijkaard si è ripresentato a Stamford Bridge con una formazione dal baricentro più basso, dando la consegna ad Oleguer e Gio di non scoprire mai le proprie fasce per non avvantaggiare Robben e Joe Cole e aggiungendo Motta ad Edmilson per dare più copertura al centrocampo.
Quindi, una squadra offensiva ma che ha saputo anche adattarsi, fattore decisivo per la vittoria in Champions, a partite più di contenimento, dovendo, a mio avviso, fare anche di necessità virtù di fronte all'assenza di Xavi, giocatore che gli garantisce il predominio nel possesso palla.
Linea di difesa a 4: la coppia centrale, anche se è fuorviante parlarne visto che giocano in linea e a zona, rappresenta al meglio il classico tipo libero+stopper: Marquez guida la difesa e chiude gli spifferi, Puyol aggredisce l'avversario. E'una coppia difficilmente rimpiazzabile, per l'abilità in marcatura di Puyol e per come organizza e imposta il gioco dalla difesa Marquez. Thuram offre solidità, ma più difficilmente può pescare con cambi di gioco dalla difesa Ronaldinho sulla fascia sinistra come Kaiser Rafa.
L'importanza di questa funzione svolta dal messicano per Rijkaard si evince dal fatto che, mentre prima Puyol giocava sul centro-destra e Marquez ( o Oleguer ) sul centro sinistra, il tecnico olandese ha invertito nella scorsa stagione le loro posizioni, proprio per facilitare questa diagonale Marquez-Ronaldinho.
Si nota l'influenza su Rijkaard di Sacchi nell'atteggiamento della linea difensiva, per come si alza e applica il fuorigioco. Comunque, rispetto ai sincronismi sbalorditivi del Milan di Arrigo siamo su livelli più umani e molto meno rivoluzionari: il fuorigioco viene applicato meno frequentemente e in maniera meno esaperata, oltre che, talvolta, più imprecisa ( è nel tenere la linea che a volte Puyol mostra qualche sbavatura ).
I terzini, le cui sortite offensive si cerca di mettere al riparo da perdite del pallone in momenti in cui sono lontani dalla loro area e non hanno ancora ricevuto copertura, vengono scelti a seconda del tipo di partita da impostare: quando devono tenere la posizione e mostrare prudenza, Oleguer a destra e Gio a sinistra; quando invece si attacca a tutto spiano, Belletti a destra e Sylvinho a sinistra. L'acquisto di Zambrotta permette ora a Rijkaard di avere una soluzione perfetta per tutte e due le fasce, ugualmente affidabile in fase difensiva ed offensiva, permettendo di cambiare atteggiamento durante la partita senza problemi e senza bisogno di fare cambi.
Molto importante il centrocampista davanti alla difesa ( Motta, Edmilson o Marquez ), che dà una mano al reparto arretrato, spesso come centrale aggiunto quando i due centrali son costretti ad allargarsi per andare a chiudere o quando gli avversari mettono cross in mezzo all'area. Compito del "pivote" davanti alla difesa è anche coprire gli spazi che potrebbero essere occupati pericolosamente da centrocampisti avversari bravi negli inserimenti ( Lampard, Gerrard etc… ), oltre che coprire eventualmente le zone lasciate scoperte da uno dei due terzini quando questi si è spinto in attacco e non fa in tempo a tornare.

COME METTERLI IN DIFFICOLTA' ?: Questo interrogativo se lo pongono tutti gli allenatori. Il prossimo è Juande Ramos, in vista della Supercoppa Europea di Venerdì che metterà di fronte al Barcelona il Sevilla, una squadra certamente più valida dell'Espanyol. Ecco dei possibili accorgimenti:
1): Come detto, il Barça soffre se costretto a difendere nella sua metà campo. Nell'ultimo anno ci son stati netti miglioramenti, ma lasciare il pallone all'avversario non è certo la soluzione che preferisce, soprattutto se l'avversario se lo prende senza il suo permesso. Questa è però una soluzione molto difficile da praticare, poiché l'avversario deve saper tenere testa ai blaugrana sul terreno del possesso palla, il suo forte. E'una soluzione praticabile da pochissime squadre, alla portata solo di squadre come il Milan, l'Arsenal e poche altre ( magari approfittando di una cattiva serata dei "Cosmicos" ).
Se costretto a ripiegare, il Barça soffre soprattutto sugli esterni, così attaccandolo con insistenza sulle fasce si potrebbero sfruttare, con le sovrapposizioni, dei due contro uno, soprattutto sulla fascia sinistra dei catalani, visto che Ronaldinho aiuta molto poco il terzino sinistro. Occorre avere qualità in mezzo al campo, con un centrocampista tipo Pirlo che sappia saltare il pressing dei centrocampisti di Rijkaard.
2): La seconda soluzione è quella più realistica e alla portata di tutti.
Consiste nell'aggredire col pressing alto i centrocampisti del Barça per rubare palla sulla trequarti avversaria e cogliere di sorpresa i difensori con verticalizzazioni immediate sulle punte. E'il classico rimedio utilizzato dalle squadre umili contro le squadre di palleggiatori.
Però pare che il Barça sia stato programmato da Rijkaard anche per far fronte a questo problema. In certe partite i difensori evitano il più possibile di servire i centrocampisti quando sono spalle alla porta avversaria, quando cioè sono più aggredibili dagli avversari e servono,( soprattutto, come detto ampiamente, lo fa Marquez ), direttamente le ali con un cambio di gioco. Le ali così, una volta controllato il pallone, possono servire i centrocampisti una volta che questi siano in una posizione più comoda, cioè fronte alla porta avversaria, per poter ricominciare gli scambi palla a terra. La soluzione quindi sarebbe quella di aggredire non solo i centrocampisti, ma anche Marquez, lasciando ai piedi non eccezionali di Puyol il compito di impostare.
Va detto però che questa strategia può essere un' arma a doppio taglio: un pressing alto e aggressivo costringe chi lo effettua ad alzare il baricentro. Il Barça potrebbe perdere un po'della sua manovra, ma si aprirebbero spazi molto invitanti fra Eto'o e la porta avversario che il camerunese potrebbe sfruttare giocando sul filo del fuorigioco. Inoltre un pressing forsennato non può durare per tutti i 90 minuti, e il Barça ha acquisito molta pazienza negli ultimi tempi.
3): Questa è la strategia più tradizionale: catenaccio, ripiegamento intensivo nella propria metà campo con marcature a uomo, chiamatelo come volete. A lungo andare, lo ritengo un atteggiamento suicida.
Puoi stare tutto il tempo nella tua metà campo, giocare concentratissimo su ogni pallone, ma se solo il Barça tiene il pallone e si gioca in una sola metà campo, il gol prima o poi lo subisci, viste la velocità con cui i blaugrana fanno circolare il pallone ( e il pallone va più veloce degli esseri umani… ) e l'abilità negli spazi stretti e nell'uno contro uno degli attaccanti di Rijkaard. Marcare a uomo poi non sembra una cosa molto praticabile, visto che le individualità da marcare nelle fila azulgrana son davvero tante: resterebbero spazi a disposizione di chi arriva dalle retrovie e sarebbe quasi impossibile concentrarsi sul gioco offensivo.
Bisogna poi considerare la pazienza con cui ormai giocano i culé, che non si scompongono assolutamente perchè sanno che, prima o poi, un gol lo faranno. Le uniche possibilità, giocando in questo modo, risiedono in una prestazione difensiva fuori dalla norma e nel contropiede, che però per essere effettuato necessita di un Pirlo a centrocampo che sappia ribaltare l'azione giocando con criterio la palla e di un giocatore molto veloce e forte in contropiede. Comunque, l'evidenza insegna che più si sta lontano dalla porta avversaria, più è difficile segnare ( i giocatori poi si stancano di più perchè si devono sobbarcare molti più metri prima di arrivare alla porta avversaria ), mentre più si sta vicino al proprio portiere, più aumenta il rischio di subirlo, il gol.

Nessuna di queste strategia in assoluto è la migliore ( anche se affidarsi esclusivamente alla terza è altamente sconsigliato ). La cosa più giusta è alternarle a seconda dei momenti della partita in cui potrebbero risultare più indigeste per il Barcelona, sempre rispettando ovviamente le caratteristiche dei giocatori che si hanno a disposizione. La difesa deve essere nè troppo alta ( per non lasciare praterie a Eto'o e Giuly ), nè troppo bassa ( per non finire schiacciati ).
Per esempio, Juande Ramos, per la Supercoppa di venerdì potrebbe, disponendo di centrocampisti bravi nel pressing come Maresca e Martì ( anche se pare che giocheranno Renato e Poulsen ), iniziare con un pressing aggressivo e alto sui centrocampisti blaugrana. Potrebbe così approfittare di un inizio eventualmente un po'rilassato del Barça, sorprendendolo con la velocità di Chevanton ( con due punte pure a impegnare Puyol e Marquez poi la difesa del Barça soffre di più ).
Poi, nel caso andasse in vantaggio, potrebbe chiudersi un po' e far spazientire il Barça. Ci vorrà prima di tutto fortuna e controllo di ogni dettaglio.

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Aggiornamento Villarreal.

Rettifica: l'infortunio "molto meno grave" rispetto a quello di Gonzalo Rodriguez che, come vi avevo detto nell'articolo sul Villarreal, ha subito Pires nel trofeo Carranza terrà fuori 6 MESI il giocatore francese.
Altra disgrazia per un Villarreal che si vede privato per quasi tutta la prossima stagione di due dei suoi migliori giocatori.

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Un'allegra macchina da guerra.

Il Barça si aggiudica la Supercoppa di Spagna ( ma va ? Quindi alla fine ce l'hanno fatta ?! ), graziando un inesistente Espanyol cui rifila solo tre gol.
Dopo due minuti, col gol di Xavi, il trofeo è già assegnato; dopo dodici, col 2-0 di Deco, l'unico motivo di interesse resta quello di ammirare il gioco blaugrana, cioè la maggior goduria possibile per chi ama il calcio.
Con la partita in discesa sin dall'inizio, i culé ci ricordano per l'ennesima volta per quale motivo valga la pena di amare questo gioco, togliendoci lo sgradevole sapore delle obbrobriose prestazioni del nuovo Real Madrid di Capello al Carranza. I catalani vanno ormai col pilota automatico: ogni giocatore conosce a memoria tutte le distanze da mantenere e i movimenti dei compagni, e la palla scorre da una parte all'altra che è un piacere, divincolandosi negli spazi stretti. Valga come esempio la strepitosa azione del secondo gol blaugrana: Belletti triangola in uno spazio strettissimo con Xavi, il cervellone di casa gli serve un pallone perfetto in profondità sul quale il brasiliano può esplodere tutta la sua corsa e servire Deco, abbandonato da Dio e dal mondo in mezzo all'area rivale, per il 2-0.
Stupendo il funzionamento del centrocampo: Motta, che se gli infortuni lo risparmieranno diventerà il titolare fisso davanti alla difesa ( del resto si chiuderebbe il cerchio, visto che all'inizio della stagione 2004-2005 era partito titolare prima del micidiale infortunio e delle soluzioni di ripiego di Rijkaard, prima Edmilson, poi Marquez e infine Edmilson nella scorsa stagione ), non ha sbagliato un pallone e tatticamente è stato perfetto, sempre vicino ai centrali di difesa e all'occorrenza difensore aggiunto, Xavi piano piano sta tornando padrone assoluto del centrocampo; Deco è stato il migliore in campo ( fantastico il suo secondo gol in mezza rovesciata ), più dinamico rispetto agli ultimi tempi e con la solita straordinaria qualità.
Piacevolissimo ritorno quello di Belletti che, agevolato da una partita in discesa, ha potuto dedicarsi solo all'attacco, andando via spesso all'avversario con progressioni travolgenti e dribbling inattesi. Due assist per lui, e, cosa sorprendente visti i traversoni raffazzonati cui ci ha abituato, una serie di cross perfetti, fra cui quello del 3-0.
Visionario Ronaldinho, l'unico un po'sottotono è stato Messi, che ha portato troppo palla, e si è mostrato un po'troppo individualista e prevedibile nelle sue azioni. Gudjohnsen, ancora in ritardo di condizioni, un palo della luce nel secondo tempo.
L'Espanyol è stato impresentabile: stolto in fase difensiva ( i primi due gol del Barça sono una fotocopia, con il centrocampista che si inserisce indisturbato dalle retrovie ), banalissimo nella costruzione del gioco, con cross ripetitivi dalle fasce. Valverde poi ha ampiamente contribuito con le sue scelte inspiegabili: fuori dalla formazione titolare De la Pena, Luis Garcia e Riera. Mah...
Dimostrazione di calcio intimidatoria da parte del Barça, che però non troverà certo sempre la strada spianata come stasera, a partire già dalla difficile Supercoppa Europea col Siviglia. Certo però che, almeno in ambito nazionale, sembrano difficilmente arrestabili: l'unica, pesantissima, incognita è quella di una preparazione atletica probabilmente insufficiente a causa dell'assurda tournée americana.
Stasera ho sentito il telecronista di La 7 Izzi dire che il Real Madrid darà filo da torcere al Barça "perchè è più squadra". D'accordissimo che, in un modo o nell'altro il Madrid di Capello sarà un avversario difficile, ma qualcuno mi deve spiegare come possa essere più squadra una formaziona ancora tutta da costruire rispetto alla più straordinaria unione di gioco collettivo e individualità d'eccezione che il calcio mondiale presenta attualmente.


3 - Barcelona ( 4-3-3 ): Jorquera 6; Belletti 8, Márquez 6,5(Thuram 6, min. 45), Puyol 6,5, Gio 6,5; Xavi 7, Motta 7(Iniesta 6, min. 69), Deco 8; Messi 6, Ronaldinho 7, Eto'o 6(Gudjohnsen 5,5, min. 45).
0 - Espanyol: Kameni 6; Sergio Sánchez 5, Jarque 5,5, Lacruz 5(Torrejón, min. 58), Zabaleta 5; Costa 4, Fredson 5,5; Rufete 5,5, Corominas 5(Luis García 5,5, min. 58), Moha 5(Riera 5, min. 62); Pandiani 5,5.

Gol: 1-0, min. 3: Xavi di testa su cross di Ronaldinho. 2-0, min. 13: Deco conclude indisturbato un cross rasoterra di Belletti. 3-0, min. 62: Deco, in mezza rovesciata su cross di Belletti.
Arbitro: Mejuto González (comité asturiano). Ammoniti: Lacruz (min. 34), Motta (min. 42), Pandiani (min. 47) y Jarque (min. 65).
Spettatori ( Stadio Nou Camp ): 57.200.

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domenica, agosto 20, 2006

LA NUOVA LIGA / 9: Villarreal / Continua la scalata.

Questa stagione si prospetta come fondamentale per il Villarreal. Dopo la clamorosa eliminazione dall' Intertoto, senza nessuna coppa da giocare, l'obiettivo sarà il consolidamento in campionato, da ottenere mediante un piazzamento fra le prime quattro che convincerebbe definitivamente la società a lanciare l'assalto alle grandi di Spagna.
Mercato come al solito molto intelligente, acquistando giocatori di qualità ed esperienza internazionale come Nihat e Pires a parametro zero, un grande talento come Cani, l'investimento più oneroso, José Enrique, un giovane interessante e Somoza, centrocampista con caratteristiche che mancavano nella rosa.
Se ne sono andati Calleja, Guayre, Roger, Cazorla, Arzo e Lopez Vallejo in prestito al Recreativo, Héctor Font e Valencia, nei quali forse si poteva credere di più, rispettivamente all' Osasuna e al Wigan e, ultimo della lista, Alcantara al Deportivo.
Manuel Pellegrini ha intenzione quest'anno di schierare un 4-4-2 più classico rispetto al 4-3-1-2 a rombo dell'anno scorso dall'ottima organizzazione, e dal recupero del pallone facile, con una difesa perfetta nelle gare cruciali di Champions per la sua capacità di accorciare e non lasciar respirare gli attaccanti avversari ( magnifica la prestazione dei due centrali su Adriano nella storica partita della qualificazione contro l'Inter: il brasiliano, già macchinoso di suo, non ha mai avuto l'opportunità di girarsi e preparare la progressione )
L'anno scorso il principale difetto, che ha reso a volte poco fluido il calcio villarrealense, è stato il gioco sulle fasce. Nonostante l'ottima qualità di giocatori dotati nel palleggio come Senna, Sorin, Riquelme e Forlan, l'assenza di punti di riferimento sulle fasce costringeva a giocate centrali un po' innaturali, tortuose e improvvisate.
I terzini avanzavano pochissimo e le fasce dovevano essere occupate più dagli attaccanti che svariavano, Forlan e Josè Mari, ma questo non impediva che spesso il gioco del Submarino risultasse monco. Più facile giocare in campo aperto in contropiede, prescindendo dagli inserimenti sugli esterni.
Con le operazioni di mercato realizzate quest'estate la situazione cambia. Cani e Pirès ( ma all' occorrenza anche Josè Mari e Nihat, che tornerebbe ai tempi del Besiktas in cui faceva l'esterno destro di centrocampo ) offrono soluzioni di lusso sulle fasce, alleggerendo il compito di terzini peraltro poco portati ad appoggiare l'azione offensiva. Segno del cambio voluto da Pellegrini, che vuole un centrocampo con ruoli più chiaramente definiti, è l'accantonamento di un grande giocatore come Sorin.
Volendo il tecnico cileno un centrocampo con due centrali di ruolo e due esterni ( oppure un esterno e un trequartista che parte dalla sinistra come Riquelme ) e non considerando Juanpi sufficientemente affidabile come terzino sinistro, il gioco ibrido e tatticamente imprevedibile del capitano dell' albiceleste non trova più cittadinanza nella squadra ideale di Pellegrini. Quindi, per scelta tecnica, ma anche per motivi di cassa, Sorin è sul mercato.
Ma a scombinare i piani arriva fresco fresco il gravissimo infortunio di Gonzalo Rodriguez nella partita di ieri col Real Madrid nel dannosissimo Trofeo Carranza( oltre al difensore argentino nel classico torneo estivo di Cadice si sono infortunati, seppure in maniera molto meno grave, Pires e Josico ): ora, con l'assenza per sette mesi di Gonzalo, i difensori centrali in rosa restano solo due, Quique Alvarez e Pena, e l' acquisto di un altro centrale da consigliato diventa urgentissimo. Si è provato con Ayala, ma il Valencia non è intenzionato a cederlo a un'altra squadra spagnola. Brutta storia.

DIFESA

L'infortunio di Gonzalo priva la difesa del Submarino di uno dei migliori marcatori a livello mondiale. I due superstiti, Quique Alvarez e Pena, sono solidi, esperti e abbastanza sicuri nel gioco aereo, ma non possiedono neanche lontanamente la categoria di Gonzalo e sono decisamente lenti. La difesa aveva già bisogno di un leader di reparto, con grande senso della posizione, perché, in un paragone con la difesa del Barça, il Puyol c'era già ( Gonzalo ), mentre manca il Marquez. Ora, Puyol si è rotto e il surrogato, e che surrogato !, di Marquez, cioè Ayala, è piuttosto lontano. Già l'anno scorso è risultata piuttosto chiara l'assenza nel Villarreal di un centrale che sappia impostare il gioco dalla difesa, in modo da non esaurire, nelle serate difficili per il centrocampo, tutte le fonti di gioco.
Un esempio su tutti è quello della semifinale d' andata ad Highbury con l'Arsenal: completamente smontati Senna e Riquelme dal pressing e dalla forza fisica del centrocampo avversario, insufficiente nell'impostazione Tacchinardi,…la parola è passata alla difesa, che non ha trovato di meglio che sparacchiare il pallone a casaccio. E questo non è successo solo ad Highbury, ma anche in tante altre partite. L'acquisto di Somoza, più tecnico di Tacchinardi e la presenza di maggiori punti di riferimento sulle fasce a centrocampo cui servire più comodamente il pallone dalla difesa, dovrebbero attenuare il problema, ma è chiaro che farebbe comodissimo un centrale che non abbia paura di giocare il pallone. Purtroppo non è un tipo di giocatore che si trova facilmente sul mercato ( e gente come Chivu e Alex non è economicamente alla portata del Villarreal, mentre Kompany è andato all' Amburgo ).
A destra, la fascia è di Javi Venta, la migliore dimostrazione di come l'umiltà possa trasformare un giocatore modestissimo in un punto fermo. L'anno scorso, dei due terzini, era quello che, seppur con pochissima qualità, supportava di più l'azione offensiva. Quest'anno, con Cani o chi per lui davanti, avrà meno responsabilità in questo senso, dovendosi limitare giusto a qualche sovrapposizione per favorire il compagno di fascia e portargli via l'uomo. Sua alternativa Josemi, terzino destro talmente anonimo da risultare celebre per questa sua caratteristica.
A sinistra l'esperienza di Arruabarrena per un assetto più prudente e tatticamente disciplinato, o in alternativa Josè Enrique, giovane dalle percussioni offensive interessanti. Il "basco" Arruabarrena potrebbe tornare però utile a Pellegrini come soluzione d'emergenza per il centro della difesa nel caso la società non trovasse nulla sul mercato.
Anche quest'anno si trascinerà il ballottaggio in porta fra Viera e Barbosa, due figuri non certo esaltanti, ma, dovendo scegliere, preferisco il secondo.

CENTROCAMPO

E' il reparto chiave di qualunque squadra, ma per il gioco del Villarreal ( e più in generale di molte squadre spagnole, che son solite manovrare e non saltare la mediana coi lanci lunghi ), è ancora più importante.
La coppia centrale titolare migliore è quella composta da Somoza, azzeccatissimo nuovo acquisto dal Velez, e Marcos Senna, per il quale è sfumato il passaggio al Manchester United. I due rappresentano la migliore combinazione possibile di quantità e qualità a disposizione di Pellegrini.
L'Intertoto il Villarreal l'ha giocata con al centro Tacchinardi e Josico, e la manovra ne ha risentito parecchio. Somoza ha piùo meno le stesse caratteristiche fisiche di Tacchinardi, è solido in copertura, ma rispetto all'italiano ha una tecnica migliore e più visione di gioco, oltre che un destro molto pericoloso da fuori. Senna per la sua completezza si sposa con qualunque altro centrocampista, anche se non ha l'inserimento senza palla. La sua permanenza però garantirà il possesso palla in molte partite al Villarreal. Come detto, le alternative principali sono Tacchinardi, notevolmente cresciuto nella seconda parte della passata stagione, e Josico, tecnicamente mediocre ma tatticamente intelligente. Il canterano Bruno cercherà di ritagliarsi qualche minuto.
Con due esterni a centrocampo, Pellegrini copre meglio il campo ( del resto il 4-4-2 teoricamente è il modulo che copre meglio il campo, anche se poi il modulo lo fanno sempre gli uomini ), volendo anche evitare, in fase difensiva, dei due contro uno a favore dell'avversario sulle fasce, come si era visto nella partita di Highbury contro la squadra più dinamica di tutte, l'Arsenal ( è inutile: torno sempre su quella partita perché è quella che meglio rappresenta le pecche del Villarreal della passata stagione ).
Cani a destra è la novità forse più interessante della stagione: sbloccatosi nel corso dell' ultima Liga al Zaragoza, finalmente esalta il suo talento provando l'uno contro uno senza nessun complesso e senza barocchismi inutili. Veloce, fresco, non si dimentica di essere un trequartista di ruolo viste le sue intuizioni geniali in rifinitura. Sarebbe meglio se partisse dalla fascia sinistra, perché gli viene più comodo accentrarsi per provare il tiro o l'assist col destro, però giocherà molto più spesso a destra perché la sinistra è riservata al boss, Juan Roman Riquelme.
Anche quest'anno si potrà sopportare tranquillamente la mancanza di verticalità del gioco del delizioso trequartista argentino. Lo sappiamo, non sfonda come Kakà e Messi, però resta l'uomo imprescindibile per Pellegrini, la chiave indiscutibile ( neppure dai suoi tantissimi critici ) di tutti gli exploit del club negli ultimi anni. Le sue passeggiate orizzontali, a volte irritanti, hanno il pregio, fintantochè resta difficilissimo levargli il pallone, di consentire alla squadra di respirare e salire, favorendo il movimento dei compagni e ampliando il numero delle soluzioni a disposizione di chi imposta.
Quest'anno, rispetto alla posizione dell' anno scorso da trequartista classico, partirà dalla fascia sinistra del centrocampo, ferme restando la necessaria libertà di movimento di cui deve godere e il consistente sgravio dai lavori di copertura che solo a lui, in questo contesto, può essere riservato.
Esterno sinistro di ruolo è Pires, che è chiaramente nella fase discendente della sua carriera ma il cui acquisto a parametro zero sembra una operazione intelligente, sia per il Villarreal che per il giocatore stesso. Il Villarreal guadagna un giocatore di grande esperienza, che è quello che ci vuole per continuare la crescita del club, mentre Pires, in una realtà tranquilla come quella di Vila-Real, potra esprimere al meglio gli ultimi scampoli della sua classe.
Alternative per le fasce Nihat, Josè Mari e il giovane Marcos.
Nel caso tornasse in voga il 4-3-1-2 dell' anno scorso, Riquelme sarebbe il trequartista, il vertice basso del centrocampo se lo contenderebbero Tacchinardi, Somoza e Josico, sul centro-destra Senna, sul centro-sinistra Josico per un'interpretazione più difensiva, oppure Pires che può fare anche la mezzala sinistra e il trequartista oltre che l'esterno classico.

ATTACCO

Con l'acquisto di Nihat il Villarreal guadagna un giocatore tremendamente verticale e continuo nel rendimento. Il problema però, nonostante l'importanza dell'acquisto del turco, resta quello del bomber. Insomma, in rosa non sembra esserci un giocatore sulla cui prolificità si possa mettere la mano sul fuoco.
Non lo è Forlan, il partner di Nihat: i suoi 25 gol di due anni fa sono stati una piacevole eccezione, perché l'uruguaiano ha tante virtù ( si muove molto, ha tecnica e dialoga ottimamente coi compagni ), ma la freddezza e la prontezza in area di rigore non rientrano fra queste. Guille Franco resta da verificare, perché arrivato da pochi mesi, ma comunque il suo pregio è rappresentato più dalla mole di lavoro che svolge che dalla puntualità in zona gol. José Mari poi è il classico attaccante di movimento, che rende decisamente di più quando ha poche responsabilità realizzative.
L'aggiunta di Nihat a Forlan rende però ancora più pericolosa l'arma del contropiede, cui Pellegrini ama ricorrere in certe partite.

PROSPETTIVE

E' una delle squadre che battaglieranno per i posti in graduatoria che vanno dal sesto al terzo, in quella lotta per le coppe che rappresenterà forse l'aspetto più interessante della prossima Liga. Urge però l'acquisto di un difensore centrale di grande livello per ovviare al disgraziatissimo infortunio di Gonzalo Rodriguez.
Mi sbilancio: se Forlan e Nihat in coppia gireranno attorno a quota 30 gol, sarà Champions, sennò Coppa UEFA, e non rappresenterebbe un grande progresso.

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sabato, agosto 19, 2006

LA NUOVA LIGA / 8: Deportivo La Coruna / Giovani e di seconda mano.

In capo a una estate piuttosto turbolenta, per quanto riguarda i rapporti fra gli ormai famosi "descartes" ( i giocatori su cui il tecnico non conta per la prossima stagione e per i quali il club deve trovare una nuova destinazione ), la società e l' allenatore, il Depor si prepara alla prossima stagione, quella del suo centenario, con uno dei progetti ( non si sa fino a che punto pianificato: a me è sembrato che gli eventi siano precipitati un po' ) più controversi e in teoria anche rischiosi, se non ci fosse Caparros, uno dei migliori allenatori della Liga, a fare da parafulmine.
I denari non ci sono, da qualche stagione l'ha capito Lendoiro, che con le sue ( peraltro riuscitissime ) spese ai tempi del Superdepor aveva messo decisamente in pericolo le casse sociali. Quindi, niente Bebeto, niente Mauro Silva, accontentiamoci di Lopo, Juan Rodriguez, Arbeloa, Rodri, Barragan, Alcantara, Aouate, Antonio Tomas, Estoyanoff, Verdù, Pablo Alvarez, Cristian Hidalgo, Bodipo e Riki. Un esercito che rimpiazza la vecchia guardia ormai smantellata, rappresentata attualmente soltanto da Manuel Pablo, Capdevila, Sergio, Valeron ( che però la rappresenta più che altro in infermeria ) e forse Duscher, nel caso non venisse ceduto.
Infatti, se ne sono andati Victor, Molina, César ed Héctor e altri, e la società deve ancora trovare la squadra per "Toro" Acuna e Diego Tristan, sempre più grasso ed indolente. Proprio la situazione di questi giocatori fuori rosa ha creato una discreta quantità di polemiche, con Caparros che inizialmente, in maniera non certo elegante ma mostrando idee chiare, non li ha portati con sé nel ritiro estivo e poi è tornato sui suoi passi un po' controvoglia, forse consigliato dalla società.
Rapporto con la società un po' alterno per il tecnico andaluso, il primo a voler lavorare sui giovani, ma certo non esaltatissimo quando la società l' ha messo davanti all' assurda cessione di Munitis, andato al Racing Santander assieme a Momo e Rubén, in cambio del portiere Aouate e di Antonio Tomas ( quel che si dice uno scambio alla pari… ). Cessione che inaridisce ulteriormente la rosa del Depor dopo l'ennesima disgrazia accaduta a Valeron, infortunatosi nell' amichevole al Benfica dopo che era rientrato da poco dal precedente infortunio. Per quattro mesi Caparros dovrà fare a meno dell'uomo che ingentiliva e apportava idee al gioco dei suoi robottini.
L'infortunio di Valeron e la cessione di Munitis allontanano parecchio il Depor dalla lotta per un posto UEFA, e prospettano un campionato di grande sacrificio, il pezzo forte del repertorio di Caparros, abituato a lavorare con squadre giovani e affamate. Molti dei nuovi acquisti sono "scarti" delle filiali del Real Madrid ( Arbeloa ) e soprattutto del Barça ( Rodri, Verdù e Cristian ) e sono degli azzardi notevoli, anche perché non sono talenti conclamati come alcuni di quelli lanciati a Siviglia da Caparros ( Reyes, Sergio Ramos e Jesus Navas ), però Caparros è l'ideale per fare le nozze coi fichi secchi, anzi sembra quasi che li esiga i fichi secchi.
La strada è chiaramente segnata: prima la fase difensiva, squadra cortissima e soffocante che renda difficilissimo creare gioco all'avversario ( come ha visto il Milan al trofeo Teresa Herrera ), pressing continuo e intensità di gioco che rappresenta il marchio di fabbrica del tecnico andaluso, senza eguali da questo punto di vista nel panorama spagnolo.
In difesa due centrali molto aggressivi che hanno il compito fondamentale di accorciare e tentare l'anticipo per evitare che l'attaccante avversario riceva palla e possa fare da sponda, due terzini attenti alla fase difensiva ma cui non è vietata la sovrapposizione ( soprattutto Barragan a destra ); una coppia di centrali di centrocampo che deve sempre stare a breve distanza dai difensori centrali, uno più bloccato e l'altro con licenza d'inserirsi; due esterni di centrocampo che si propongono in velocità per il contropiede; infine, una punta e un trequartista: 4-4-1-1 la cui forza è l'organizzazione.

DIFESA

Aouate, anche se non credo valesse la pena di sacrificare Munitis al suo altare, ha dimostrato al Racing ottime doti, in grado di non far rimpiangere Molina. A destra, come sempre la vecchia carretta Manuel Pablo, ma il posto da titolare quest'anno molto probabilmente andrà all' impudente Under 19 Barragan, non irreprensibile difensivamente ma con doti di corsa e intraprendenza offensiva che non mancheranno di incuriosire Luis Aragones, in un ruolo fra i più scoperti per quanto riguarda la nazionale spagnola.
Al centro partiranno inizialmente come titolari due nuovi acquisti, Lopo e Arbeloa: una coppia abbastanza bene assortita: l' ex Espanyol è prestante, sicuro nel gioco aereo e con doti più da regista del reparto difensivo rispetto al canterano madridista, giocatore veloce, aggressivo e molto spigliato nell'anticipo. Dico che inizialmente i due saranno titolari, perché si appresta a rientrare dal lungo infortunio Jorge Andrade, per il quale una maglia da titolare è fuori discussione. Probabilmente giocherà in coppia con il più navigato Lopo, ma per le sue caratteristiche il portoghese si sposerebbe meglio con Arbeloa.
Comunque, la scelta per il centro della difesa per Caparros è molto ampia: Juanma, rude ma efficace lo scorso anno, Rodri, ancora da verificare visto che ha giocato solo un paio di partite in Primera col Barça e poi anche Coloccini, nel caso Duscher dovesse restare e quindi limitarne parecchio l'impiego sulla mediana.
A sinistra, in attesa del ritorno dell' infortunato Capdevila, titolare indiscutibile e valore sicuro per Caparros, sta giocando Rodri, ma è chiaro che si tratta di una soluzione di ripiego, visto che l'ex Barça è un centrale di ruolo e per giunta verrebbe impiegato, lui che è destro e non proprio a suo agio col pallone tra i piedi, su una fascia dove si trva piuttosto scomodo, rendendo monco il gioco del Depor da quella parte. Come rincalzo che si alternerà fra la prima squadra e la squadra B, è stato appena acquistato dal Villarreal Carlos Alcantara, terzino sinistro fin troppo sobrio.

CENTROCAMPO

In sospeso la questione Duscher: sembrava dovesse andarsene per fare cassa, ma nessuna trattativa si è concretizzata fino a questo momento, e Caparros non pare affatto dispiaciuto di poter disporre anche quest'anno di un giocatore fondamentale per gli equilibri tattici come l'argentino.
Nell'attesa si staglia come una magnifica soluzione di ripiego quella dello spostamento di Coloccini a centrocampo, un eccellente intuizione, perché in questa posizione l'argentino potrebbe evidenziare più i suoi pregi, il senso della posizione e la pulizia del suo gioco, che i suoi difetti, la lentenza e una certa mancanza di aggressività di quando in quando. Coppia centrale che Duscher o Coloccini andaranno a comporre con l'indiscutibile Sergio. Il catalano ai tempi d'oro del SuperDepor era solo un gregario, seppur di buona qualità; ora, in un contesto nettamente mutato, diventa l'anima e il giocatore a mio avviso chiave in assenza di Valeron. Instancabile nel pressing, dovrà appoggiare spesso l'azione offensiva con i suoi inserimenti al limite dell' area avversaria e le sue conclusioni da fuori ( che hanno fruttato qualche gol importante l'anno scorso ), un fattore vitale in un centrocampo piuttosto povero di qualità come quello galiziano. Julian de Guzman potrà tornare inutile ( scusatemi, ma preferisco il fratellino che gioca nel Feyenoord… ) per tutte le posizioni della mediana, al centro e sulle fasce, assicurando tanto movimento a vuoto e bassissimo senso della manovra. Antonio Tomas, il sosia di Lampard ( guardatelo in faccia, è impressionante ), poi non era desiderato da Caparros.
Sulla trequarti, ma non trequartista, più che altro mezzala, Juan Rodriguez, giocatore che nel Malaga non mi ha mai fatto venire i brividi dall'emozione: è molto intelligente nel muoversi fra le linee, ha ottimi inserimenti e una botta da fuori insidiosa, ma la visione di gico e la qualità tecnica sono quelle che sono.
Dopo la sciagurata cessione di Munitis e l'infortunio di Valeron, l'unico giocatore destabilizzante cui si potrà aggrappare Caparros sarà Riki, ottimo innesto dal Getafe, che nelle ultime due stagioni ha mostrato una crescita continua e possiede notevoli margini di miglioramento: sulla sinistra è molto difficile da fermare quando parte palla al piede e le sue traiettorie mancine sono molto insidiose. Può giocare anche, a mio avviso meglio, da seconda punta, ma deve imparare ad essere meno individualista, perché la sua gestione delle azioni a volte è davvero tonta.
Sulla destra Caparros ha intenzione di partire con Arizmendi e non è un'idea sbagliatissima, vista la sua buona predisposizione alla manovra, ma per cartatteritiche tecniche e morfologiche pare molto più indicato l'uruguayano Estoyanoff, del quale ho già avuto modo di indicare la sottovalutazione. Chiedo per lui maggiore attenzione, perché non tanti hanno uno scatto bruciante come il suo nei primi metri e in pochi hanno un gioco di gambe così rapido. Una facilità di gioco davvero interessante, quella dell' ex cadista.
Tante le alternative: c'è Verdù, mezzala inedita a questi livelli che ha gioacto solo un Shakhtar Donetsk - Barça di Champions; Christian Hidalgo, sempre dal Barcelona B, che può giocare sulle due fasce come al centro della trequarti; e poi il canterano Iago, trequartista mancino affacciatosi nel finale della scorsa stagione che ha mostrato intuizioni davvero interessanti in fase di rifinitura, ma che dovrebbe sciogliersi un po' di timidezza e proporsi di più ai compagni.

ATTACCO

Bilancio miserrimo, urgono ulteriori interventi in sede di mercato. Il titolare dell'unica maglia disponibile è Rodolfo Bodipo, forte, potente quando lanciato in corsa, generosissimo però tecnicamente modesto e privo della freddezza in fase di finalizzazione che ogni grande attaccante dovrebbe avere. Primo rincalzo l'uruguagio Taborda, arrivato l'anno scorso ma fuori per lungo tempo per infortunio. Trattasi del classico centravantone di stazza, tutto da verificare il suo apporto realizzativo, anche se quest'anno dovrebbe arrivare una buona quantità di cross dalle fasce. Se aggiungiamo Arizmendi, centravanti di ruolo dai piedi fucilati, il quadro non è molto incoraggiante.
In un possibile attacco a due punte entrano in gioco come possibili seconde punte Riki ( il ruolo dove si esprime meglio ) e Cristian.

PROSPETTIVE

Una delle squadre il cui spettro dei possibili risultati risulta fra i più ampi: una stagione con tanti rischi ma anche possibili rivelazioni. Si può andare da una salvezza raggiunta non senza qualche spavento a un posto nella coppa Uefa ottenibile grazie alla ferrea organizzazione che Caparros può dare alla squadra. Potrebbe essere una squadra sorpresa come l'Osasuna dell'anno scorso, ma deva completare l'organico in attacco, per rendere più allettante l'arma del contropiede.
Ora come ora, si prospetta come una squadra cui sarà molto difficile fare gol, ma che al tempo stesso avrà notevoli difficoltà a farne. Decisivo potrebbe risultare un ottimo sfruttamento delle azioni sui calci piazzati, un po' in stile Chelsea ( lo dico per incoraggiarli… ), versante sul quale non mancano le armi a disposizione dei galiziani, come il sinistro velenoso di Riki, i colpi di testa di Coloccini, le respinte di Sergio. Quando poi tornerà Valeron, il Depor avrà quel tocco in più che ne potrà sostener eventuali ambizioni.

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