TRENTADUESIMA GIORNATA: Real Madrid-Getafe 3-2: Soldado(G); Higuaín(R); Albín(G); Guti(R); Higuaín(R).
E adesso si fa bella. La psicologia passa tutta dalla parte del Madrid, che in una partita da manicomio, ordinaria al Bernabeu, completa la trasformazione: ora è in tutto e per tutto uguale al Real Madrid 2006-2007. Sì, proprio il Capello-bis, quella squadra sgangherata, improponibile, arlecchinesca, costituzionalmente lunatica, dal gioco infame e ripugnante, senza filo logico ma forte di una fede che abbatte ogni ostacolo. Qualunque cosa succeda, loro si rialzano e colpiscono. Hanno sempre una vita in più dell’avversario.
Non si può combattere con le armi della logica chi va due volte in svantaggio, va in dieci, subisce un rigore a pochi minuti dalla fine, e nonostante questo a fil di sirena va a prendersi di forza il gol decisivo. Finora il Madrid di Juande non aveva mostrato un volto simile, ma piuttosto un anticalcio più votato al risparmio. Ora che ha aggiunto l’elettricità e l’epica, ha definitivamente conquistato le anime di chi lo circonda: tifo, stampa e ambiente in generale saranno una cosa sola con la squadra, da qui alla fine, come nel 2007.
L’armonia del 4-3-3 di Guardiola, il senso del gioco di Xavi e Iniesta, l’intesa Messi-Alves ora si trovano obbligatoriamente a fare i conti con qualcosa di completamente estraneo alla “genetica” blaugrana, qualcosa di ignoto e per questo inquietante, sublimato nella rabbia animalesca del Pipita Higuaín. Sul filo di lana le motivazioni, lo slancio e l’energia fanno la differenza molto più delle geometrie e del consolidato equilibrio di forze.
Assenza grave per i padroni di casa quella di Lassana Diarra, che costringe Juande Ramos a ricorrere a Guti nel doble pivote, mentre le condizioni delicate di Robben (la sua muscolatura non regge tre partite in una settimana) regalano una chance a Van der Vaart sulla fascia sinistra, davanti a Marcelo, confermato terzino. Nel Getafe invece, è disponibile Granero (non so sinceramente se il Getafe abbia pagato una penale per poterlo schierare, come ha fatto Jurado del Mallorca per giocare contro l’Atlético).
Il primo tempo del Madrid è uno sproposito di dimensioni abnormi. Lo abbiamo già rilevato un centinaio di volte almeno: cinque che attaccano e cinque che difendono, questo non è calcio. Questa squadra ci ha ormai abituato a un’immagine d’insieme totalmente disorganica, sembra messa insieme con l’Attak.
Impressionante ad inizio azione la distanza fra il portatore di palla (difensore o primo centrocampista) e il compagno più vicino: mediamente, fra questi due giocatori in maglia bianca, di mezzo c’è l’intero centrocampo del Getafe. Non sorprende perciò che i merengues spesso ricorrano alla soluzione più spartana, il lancio direttamente verso Huntelaar e Raúl. Inutile dire che a palla persa, il terreno del Bernabeu lacrima sangue: attacchi disordinati, quindi squadra posizionata male, Guti che si chiama fuori, e praterie per l’avversario, storia di sempre quando non c’è Lass a fare da balia a Gago.
Il Getafe in tutto questo non fa niente di speciale, semplicemente gioca a calcio, con distanze ragionevoli fra i reparti e combinazioni palla a terra che fanno breccia con estrema facilità: Soldado si mangia un gol appena iniziato il match, ma al 9’ non sbaglia quando, in un’azione tutta “Made in Valdebebas”, Granero gli mette sulla testa un cross mancino perfetto che proprio non si può sprecare, anche perché Pepe a centro area dorme.
Non succede più niente, son solo mugugni e fischi del Bernabeu, fino allo scadere del primo tempo, quando la Dea Bendata rimette in pista il Real Madrid. Del tutto casuale lo sviluppo dell’azione che porta al pareggio, una serie di rimpalli nella quale meritano una sottolineatura soltanto l’incertezza di Cata Díaz e la caparbietà di Higuaín.
A quel punto il Madrid può fare leva sul fattore psicologico per tutta la ripresa: laddove non arriva il gioco, è l’entusiasmo a farti guadagnare metri e le gambe che tremano a farne perdere al tuo avversario. Tutti i giocatori di casa cominciano ad aggredire, ad intimidire, a spingersi all’attacco, a spendere una corsa in più del solito per aiutare il compagno. L’habitat ideale di gente come Sergio Ramos e Higuaín insomma.
Vista la necessità, Juande si gioca pure Robben al posto di Van der Vaart, ma gli va male: l’olandese riporta presto un infortunio muscolare ed esce dopo soli 18 minuti, lasciando il campo a Drenthe (riammesso ufficialmente al Bernabeu). Ormai il tecnico madridista sposa una concezione ultra-offensiva, visto che rinuncia pure a Cannavaro, inserendo Javi García e cercando qualità nella costruzione del gioco sin dall’inizio con Gago nell’inedito ruolo di difensore centrale.
Dall’altra parte il Getafe casca nella trappola: soggiogato psicologicamente dalla reazione madridista, si abbandona a una partita di pura sofferenza. Solo Granero ha la calma, la classe e la personalità per vedere gli spazi che il Madrid lascia proteso nello sforzo offensivo, e per gestire il pallone in maniera appropriata.
Víctor Muñoz inserisce Albín (ancora una volta inspiegabilmente riserva di Manu del Moral) per potenziare il contropiede, la partita resta comunque apertissima: il Getafe ha un vantaggio tattico (che gli concede due occasioni ghiottissime e ignobilmente sprecate da Albín e Soldado), il Madrid ha una potenza ovviamente molto superiore nei suoi attacchi. I padroni di casa si avvicinano in più di un’occasione al gol, reclamano un rigore su Higuaín (io l’ho visto come il rigore reclamato da Messi contro il Bayern: tutti dicono che c’era ma io la penso diversamente… non importa che il contatto ci sia se l’attaccante se lo va a cercare cominciando da prima la caduta), ma subiscono la doccia gelata dello svantaggio, un perfetto contropiede finalizzato da Albín con un’altrettanto perfetta conclusione di controbalzo.
È a questo punto che comincia il delirio: Guti, per il resto deleterio (giusto un pase dei suoi per Huntelaar), inventa una punizione meravigliosa per il 2-2. Siccome però sarebbe troppo facile che subito dopo arrivasse direttamente il gol della vittoria, di mezzo ci deve essere per forza un rigore+espulsione a favore del Getafe.
Altro contropiede nella prateria, il neo-entrato Uche taglia dalla destra, aspetta intelligentemente l’inserimento centrale di Casquero che entrato in area viene messo giù da Pepe. Inqualificabile il portoghese: al goffo spintone che determina il rigore e l’espulsione (chiara occasione da gol) aggiunge poi due calcioni sulla schiena dell’avversario caduto a terra. Davanti a ciò il minimo parrebbe una squalifica di 4-5 turni e la camicia di forza.
A stretto giro di posta si passa però dal penale al demenziale: Casquero va sul dischetto, gli vuole fare il cucchiaio… il risultato lo riassume il telecronista spagnolo: “A lo Panenka… y la cagó”. Immaginate quale spinta possa dare l’episodio agli assatanati vestiti di bianco: prima un cross dal fondo di Higuaín che attraversa l’area piccola senza trovare una deviazione, infine al terzo minuto del recupero, il golazo di pura volontà sempre del Pipita, una sassata mancina che dal limite dell’area si insacca sotto la traversa.
Ora vedremo se la fede saprà spingere il Madrid anche oltre le assenze pesanti che condizioneranno la serie di partite contro Sevilla, Valencia e Barça: Pepe dovremmo scordarcelo per un po’ di partite, Higuaín nell’episodio del rigore reclamato ha preso un giallo che gli dovrebbe far saltare (salvo l’esito positivo del ricorso che farà il club) la prossima, Robben sarà assente fino al Barça compreso.
I MIGLIORI: Higuaín ormai si identifica con lo spirito del Real Madrid. C’è sempre lui in mezzo a queste rimonte, dall’Espanyol nel 2007, passando per l’Osasuna la scorsa stagione, fino a ieri. È un giocatore che finora ha deluso nei grandi scontri e in Champions, che non sempre effettua le scelte migliori e che a volte si intestardisce in battaglie inutili e solitarie, ma alzi la mano chi osa negare che ormai fra lui e il pubblico del Bernabeu ci sia un filo invisibile ma impossibile da spezzare: lui interpreta il sentimento della grada e lo traduce in campo, lo incarna e lo potenzia all’estremo.
Più di tante parole bastano due immagini: subito dopo la cretinata di Casquero, prende palla sulla fascia destra, caccia un’accelerazione bestiale che lascia sul posto Rafa e spara deciso un cross che per sua sfortuna non trova nessuno. Poco male, allo scadere può comunque pescare il gol decisivo con intatta, spaventosa determinazione. In momenti come questi nella testa del Pipita scatta il seguente ragionamento: “ok, non mi chiamo Messi, non mi chiamo Robben, ma se prendo palla non mi ferma nessuno, non ci sono storie”. È l’erede ideale dei Camacho e Santillana delle rimonte europee degli anni ’80.
Diciotto gol e lo scettro di icona della stagione madridista per un giocatore che peraltro non ha nemmeno trovato una collocazione definitiva nell’undici titolare, sballottato fra l’attacco e le fasce.
Da sottolineare obbligatoriamente la grande qualità di Granero, più che pronto per il ritorno alla base (in realtà, non fosse stato spagnolo, ci sarebbe già… vecchia storia). Stavolta non si fa troppo incatenare dalla posizione di partenza di esterno destro, a tutto campo guida la transizione offensiva del Getafe con enorme personalità e senso del gioco. Tiene su palla, infonde sicurezza ai compagni. Un altro con due calamite al posto dei piedi, l’ennesima mezzala/trequartista di grande spessore prodotta dal calcio spagnolo.
Ai vari Iniesta, Silva & C. lo accomuna il fatto di mettere le proprie doti tecniche da privilegiato prima di tutto al servizio della squadra: son tutti giocatori che si esaltano non tanto nell’azione individuale quanto piuttosto nel dialogo con i compagni, e questa loro capacità di lettura del gioco rende possibile schierarli tutti assieme, senza pregiudizio ma anzi a vantaggio del collettivo (come dimostra la nazionale spagnola), nonostante caratteristiche di partenza tanto simili.
Merita un’altra menzione anche il portierone Stojkovic: forse si fa un po’sorprendere sul suo palo sul 2-2 (ma Gutiérrez la mette proprio lì, eh), ma veramente impressiona la personalità debordante con cui in sole tre partite si è calato nel ruolo. Da cineteca l’uno contro uno vinto nella ripresa con Huntelaar (in mezzo a tanto furore, l’olandese rimane freddino, questo va detto) genialmente smarcato da Guti: il serbo rimane in piedi fino all’ultimo, e si oppone al tentativo di dribbling del Cacciatore con una mano chirurgica. Se non si tratta di un fuoco di paglia (chi lo conosce sottolinea i rischi di un temperamento un po’spaccone), la Liga potrebbe aver guadagnato un asso.
I PEGGIORI: Pepe ovviamente, poi Van der Vaart che rimane un corpo estraneo: ho sempre sospettato della personalità di questo giocatore, ha fallito in pieno da questo punto di vista, ma va detto anche che non trova il minimo sostegno da parte del tecnico: una volta centrale di centrocampo, cinque-sei volte in panchina, ieri esterno che non è nemmeno per sogno il suo ruolo, a sostegno della prima punta (il suo ruolo ideale) non se ne parla nemmeno perché lì c’è Raúl che gioca per decreto… Insomma, è palese che non c’è fiducia in questo giocatore, che sta lì solo per fare numero. Un caso simile a quello di Hleb nel Barça. Non convincono i due difensori centrali del Getafe (la stagione del Cata è parecchio inferiore a quella precedente).
Real Madrid (4-2-3-1): Casillas 6,5; S. Ramos 6, Pepe 4, Cannavaro 6(J. García s.v., m. 59), Marcelo 6,5; Gago 6, Guti 6,5; Higuaín 8,5, Raúl 5,5, Van der Vaart 5(Robben s.v., m. 46; Drenthe s.v., m. 62); Huntelaar 6.
In panchina: Dudek; Torres, Metzelder, Saviola.
Getafe (4-4-2): Stojkovic 7; Cortés 6,5, Cata Díaz 5,5, Mario 5,5(Belenguer 6, m. 46), Rafa 6; Granero 7, Casquero 5, Polanski 6, Gavilán 6; Manu del Moral 6(Albín 6, m. 57), Soldado 6,5 (Uche s.v., m. 78).
In panchina: Ustari; Contra, Licht, Celestini.
Goles: 0-1. M. 9. Soldado, de cabeza. 1-1. M. 45. Higuaín. 1-2. M. 83. Albín. 2-2. M. 85. Guti, de falta directa. 3-2. M. 90. Higuaín.
Árbitro: Delgado Ferreiro. Expulsó a Pepe (m. 87) con roja directa. Amonestó a Gago, Van der Vaart, Granero, Pepe, Drenthe, Rafa, Higuaín, Stojkovic, Cata y Marcelo.
60.000 espectadores en el Bernabéu.
Non si può combattere con le armi della logica chi va due volte in svantaggio, va in dieci, subisce un rigore a pochi minuti dalla fine, e nonostante questo a fil di sirena va a prendersi di forza il gol decisivo. Finora il Madrid di Juande non aveva mostrato un volto simile, ma piuttosto un anticalcio più votato al risparmio. Ora che ha aggiunto l’elettricità e l’epica, ha definitivamente conquistato le anime di chi lo circonda: tifo, stampa e ambiente in generale saranno una cosa sola con la squadra, da qui alla fine, come nel 2007.
L’armonia del 4-3-3 di Guardiola, il senso del gioco di Xavi e Iniesta, l’intesa Messi-Alves ora si trovano obbligatoriamente a fare i conti con qualcosa di completamente estraneo alla “genetica” blaugrana, qualcosa di ignoto e per questo inquietante, sublimato nella rabbia animalesca del Pipita Higuaín. Sul filo di lana le motivazioni, lo slancio e l’energia fanno la differenza molto più delle geometrie e del consolidato equilibrio di forze.
Assenza grave per i padroni di casa quella di Lassana Diarra, che costringe Juande Ramos a ricorrere a Guti nel doble pivote, mentre le condizioni delicate di Robben (la sua muscolatura non regge tre partite in una settimana) regalano una chance a Van der Vaart sulla fascia sinistra, davanti a Marcelo, confermato terzino. Nel Getafe invece, è disponibile Granero (non so sinceramente se il Getafe abbia pagato una penale per poterlo schierare, come ha fatto Jurado del Mallorca per giocare contro l’Atlético).
Il primo tempo del Madrid è uno sproposito di dimensioni abnormi. Lo abbiamo già rilevato un centinaio di volte almeno: cinque che attaccano e cinque che difendono, questo non è calcio. Questa squadra ci ha ormai abituato a un’immagine d’insieme totalmente disorganica, sembra messa insieme con l’Attak.
Impressionante ad inizio azione la distanza fra il portatore di palla (difensore o primo centrocampista) e il compagno più vicino: mediamente, fra questi due giocatori in maglia bianca, di mezzo c’è l’intero centrocampo del Getafe. Non sorprende perciò che i merengues spesso ricorrano alla soluzione più spartana, il lancio direttamente verso Huntelaar e Raúl. Inutile dire che a palla persa, il terreno del Bernabeu lacrima sangue: attacchi disordinati, quindi squadra posizionata male, Guti che si chiama fuori, e praterie per l’avversario, storia di sempre quando non c’è Lass a fare da balia a Gago.
Il Getafe in tutto questo non fa niente di speciale, semplicemente gioca a calcio, con distanze ragionevoli fra i reparti e combinazioni palla a terra che fanno breccia con estrema facilità: Soldado si mangia un gol appena iniziato il match, ma al 9’ non sbaglia quando, in un’azione tutta “Made in Valdebebas”, Granero gli mette sulla testa un cross mancino perfetto che proprio non si può sprecare, anche perché Pepe a centro area dorme.
Non succede più niente, son solo mugugni e fischi del Bernabeu, fino allo scadere del primo tempo, quando la Dea Bendata rimette in pista il Real Madrid. Del tutto casuale lo sviluppo dell’azione che porta al pareggio, una serie di rimpalli nella quale meritano una sottolineatura soltanto l’incertezza di Cata Díaz e la caparbietà di Higuaín.
A quel punto il Madrid può fare leva sul fattore psicologico per tutta la ripresa: laddove non arriva il gioco, è l’entusiasmo a farti guadagnare metri e le gambe che tremano a farne perdere al tuo avversario. Tutti i giocatori di casa cominciano ad aggredire, ad intimidire, a spingersi all’attacco, a spendere una corsa in più del solito per aiutare il compagno. L’habitat ideale di gente come Sergio Ramos e Higuaín insomma.
Vista la necessità, Juande si gioca pure Robben al posto di Van der Vaart, ma gli va male: l’olandese riporta presto un infortunio muscolare ed esce dopo soli 18 minuti, lasciando il campo a Drenthe (riammesso ufficialmente al Bernabeu). Ormai il tecnico madridista sposa una concezione ultra-offensiva, visto che rinuncia pure a Cannavaro, inserendo Javi García e cercando qualità nella costruzione del gioco sin dall’inizio con Gago nell’inedito ruolo di difensore centrale.
Dall’altra parte il Getafe casca nella trappola: soggiogato psicologicamente dalla reazione madridista, si abbandona a una partita di pura sofferenza. Solo Granero ha la calma, la classe e la personalità per vedere gli spazi che il Madrid lascia proteso nello sforzo offensivo, e per gestire il pallone in maniera appropriata.
Víctor Muñoz inserisce Albín (ancora una volta inspiegabilmente riserva di Manu del Moral) per potenziare il contropiede, la partita resta comunque apertissima: il Getafe ha un vantaggio tattico (che gli concede due occasioni ghiottissime e ignobilmente sprecate da Albín e Soldado), il Madrid ha una potenza ovviamente molto superiore nei suoi attacchi. I padroni di casa si avvicinano in più di un’occasione al gol, reclamano un rigore su Higuaín (io l’ho visto come il rigore reclamato da Messi contro il Bayern: tutti dicono che c’era ma io la penso diversamente… non importa che il contatto ci sia se l’attaccante se lo va a cercare cominciando da prima la caduta), ma subiscono la doccia gelata dello svantaggio, un perfetto contropiede finalizzato da Albín con un’altrettanto perfetta conclusione di controbalzo.
È a questo punto che comincia il delirio: Guti, per il resto deleterio (giusto un pase dei suoi per Huntelaar), inventa una punizione meravigliosa per il 2-2. Siccome però sarebbe troppo facile che subito dopo arrivasse direttamente il gol della vittoria, di mezzo ci deve essere per forza un rigore+espulsione a favore del Getafe.
Altro contropiede nella prateria, il neo-entrato Uche taglia dalla destra, aspetta intelligentemente l’inserimento centrale di Casquero che entrato in area viene messo giù da Pepe. Inqualificabile il portoghese: al goffo spintone che determina il rigore e l’espulsione (chiara occasione da gol) aggiunge poi due calcioni sulla schiena dell’avversario caduto a terra. Davanti a ciò il minimo parrebbe una squalifica di 4-5 turni e la camicia di forza.
A stretto giro di posta si passa però dal penale al demenziale: Casquero va sul dischetto, gli vuole fare il cucchiaio… il risultato lo riassume il telecronista spagnolo: “A lo Panenka… y la cagó”. Immaginate quale spinta possa dare l’episodio agli assatanati vestiti di bianco: prima un cross dal fondo di Higuaín che attraversa l’area piccola senza trovare una deviazione, infine al terzo minuto del recupero, il golazo di pura volontà sempre del Pipita, una sassata mancina che dal limite dell’area si insacca sotto la traversa.
Ora vedremo se la fede saprà spingere il Madrid anche oltre le assenze pesanti che condizioneranno la serie di partite contro Sevilla, Valencia e Barça: Pepe dovremmo scordarcelo per un po’ di partite, Higuaín nell’episodio del rigore reclamato ha preso un giallo che gli dovrebbe far saltare (salvo l’esito positivo del ricorso che farà il club) la prossima, Robben sarà assente fino al Barça compreso.
I MIGLIORI: Higuaín ormai si identifica con lo spirito del Real Madrid. C’è sempre lui in mezzo a queste rimonte, dall’Espanyol nel 2007, passando per l’Osasuna la scorsa stagione, fino a ieri. È un giocatore che finora ha deluso nei grandi scontri e in Champions, che non sempre effettua le scelte migliori e che a volte si intestardisce in battaglie inutili e solitarie, ma alzi la mano chi osa negare che ormai fra lui e il pubblico del Bernabeu ci sia un filo invisibile ma impossibile da spezzare: lui interpreta il sentimento della grada e lo traduce in campo, lo incarna e lo potenzia all’estremo.
Più di tante parole bastano due immagini: subito dopo la cretinata di Casquero, prende palla sulla fascia destra, caccia un’accelerazione bestiale che lascia sul posto Rafa e spara deciso un cross che per sua sfortuna non trova nessuno. Poco male, allo scadere può comunque pescare il gol decisivo con intatta, spaventosa determinazione. In momenti come questi nella testa del Pipita scatta il seguente ragionamento: “ok, non mi chiamo Messi, non mi chiamo Robben, ma se prendo palla non mi ferma nessuno, non ci sono storie”. È l’erede ideale dei Camacho e Santillana delle rimonte europee degli anni ’80.
Diciotto gol e lo scettro di icona della stagione madridista per un giocatore che peraltro non ha nemmeno trovato una collocazione definitiva nell’undici titolare, sballottato fra l’attacco e le fasce.
Da sottolineare obbligatoriamente la grande qualità di Granero, più che pronto per il ritorno alla base (in realtà, non fosse stato spagnolo, ci sarebbe già… vecchia storia). Stavolta non si fa troppo incatenare dalla posizione di partenza di esterno destro, a tutto campo guida la transizione offensiva del Getafe con enorme personalità e senso del gioco. Tiene su palla, infonde sicurezza ai compagni. Un altro con due calamite al posto dei piedi, l’ennesima mezzala/trequartista di grande spessore prodotta dal calcio spagnolo.
Ai vari Iniesta, Silva & C. lo accomuna il fatto di mettere le proprie doti tecniche da privilegiato prima di tutto al servizio della squadra: son tutti giocatori che si esaltano non tanto nell’azione individuale quanto piuttosto nel dialogo con i compagni, e questa loro capacità di lettura del gioco rende possibile schierarli tutti assieme, senza pregiudizio ma anzi a vantaggio del collettivo (come dimostra la nazionale spagnola), nonostante caratteristiche di partenza tanto simili.
Merita un’altra menzione anche il portierone Stojkovic: forse si fa un po’sorprendere sul suo palo sul 2-2 (ma Gutiérrez la mette proprio lì, eh), ma veramente impressiona la personalità debordante con cui in sole tre partite si è calato nel ruolo. Da cineteca l’uno contro uno vinto nella ripresa con Huntelaar (in mezzo a tanto furore, l’olandese rimane freddino, questo va detto) genialmente smarcato da Guti: il serbo rimane in piedi fino all’ultimo, e si oppone al tentativo di dribbling del Cacciatore con una mano chirurgica. Se non si tratta di un fuoco di paglia (chi lo conosce sottolinea i rischi di un temperamento un po’spaccone), la Liga potrebbe aver guadagnato un asso.
I PEGGIORI: Pepe ovviamente, poi Van der Vaart che rimane un corpo estraneo: ho sempre sospettato della personalità di questo giocatore, ha fallito in pieno da questo punto di vista, ma va detto anche che non trova il minimo sostegno da parte del tecnico: una volta centrale di centrocampo, cinque-sei volte in panchina, ieri esterno che non è nemmeno per sogno il suo ruolo, a sostegno della prima punta (il suo ruolo ideale) non se ne parla nemmeno perché lì c’è Raúl che gioca per decreto… Insomma, è palese che non c’è fiducia in questo giocatore, che sta lì solo per fare numero. Un caso simile a quello di Hleb nel Barça. Non convincono i due difensori centrali del Getafe (la stagione del Cata è parecchio inferiore a quella precedente).
Real Madrid (4-2-3-1): Casillas 6,5; S. Ramos 6, Pepe 4, Cannavaro 6(J. García s.v., m. 59), Marcelo 6,5; Gago 6, Guti 6,5; Higuaín 8,5, Raúl 5,5, Van der Vaart 5(Robben s.v., m. 46; Drenthe s.v., m. 62); Huntelaar 6.
In panchina: Dudek; Torres, Metzelder, Saviola.
Getafe (4-4-2): Stojkovic 7; Cortés 6,5, Cata Díaz 5,5, Mario 5,5(Belenguer 6, m. 46), Rafa 6; Granero 7, Casquero 5, Polanski 6, Gavilán 6; Manu del Moral 6(Albín 6, m. 57), Soldado 6,5 (Uche s.v., m. 78).
In panchina: Ustari; Contra, Licht, Celestini.
Goles: 0-1. M. 9. Soldado, de cabeza. 1-1. M. 45. Higuaín. 1-2. M. 83. Albín. 2-2. M. 85. Guti, de falta directa. 3-2. M. 90. Higuaín.
Árbitro: Delgado Ferreiro. Expulsó a Pepe (m. 87) con roja directa. Amonestó a Gago, Van der Vaart, Granero, Pepe, Drenthe, Rafa, Higuaín, Stojkovic, Cata y Marcelo.
60.000 espectadores en el Bernabéu.
Etichette: Getafe, Liga, Real Madrid
13 Comments:
Molto bello l'articolo, su Higuain sono molto d'accordo, è un giocatore che và migliorato ma la sua collocazione come esterno permette di coprire le sue lacune a livello di QI calcistico.Su Van Der Vaart, dico solo che se riusciamo a farci 10 milioni quest'estate, sarà grasso che cola.....
Come scritto giusto ieri nel post sulla gara di domenica, ormai questa squadra è la copia della squadra di Capello2, con la differenza che contro Juande da quando si è insediato al ocmando dei blancos non ci sono state le critiche di stampa e tifosi così accese come con l'ultimo regno di Capello e a parte qualche mugugno di Guti e van der Vaart Juande non ha mai avuto contro lo spogliatoio. Generalmente queste -se davanti non ci fosse un Barca che gira a 1000- sarebbero le gare che possono far capire che si può vincere il campionato se si vincono queste match, tipici del dna madridista e che a Barcelona (scusate per i filo-Barca del forum) non potranno mai capire e forse vivere come il pubblico del Bernabeu a livello emotivo.
Higuain è sicuramente quello che incarna lo spirito del madridismo più di altri, a livello di legame viscerale con il pubblico potrebbe essere il degno erede di Raul, quando El Capitan dirà basta. Ruoli diversi a parte, quello che manca ancora al Pipita, per altro implacabile in zona gol, rispetto al Capitan è per adesso la personalità e la mentalità da leader. Higuain è uno che nelle battaglie e nelle partite che contano si perde, complice anche il fatto che nessuno a Madrid è mai riuscito a trovargli una posizione definitiva in campo, facendolo peregrinare per il terreno di gioco. Oltre ad una naturale tendenza a mettersi nei pasticci intestardendosi in azione a volte inutili, ma in quanto a spirito madridista e orgullo blanco direi che il ragazzino (ricordiamo che è un '87) promette decisamente. Come Marcelo, ormai giocatore completamente ristabilito dal punto di vista psicologico e pare in pace anche con la tifoseria. Non vorrei che alla fine della Liga, se mai riusciremo a vincerla, dovrei ringraziare proprio quel Guti che ho da sempre considerato -nelle ultime stagioni- come un giocatore superfluo e sopravvalutato ma capace di piazzare la giocata che non ti aspetti, si veda la sensazionale punizione per il gol del 2-2. Capitolo Pepe: pure ieri ha già dimostrato che anche lui è un altro che quando la gasra si fa dura perde spesso la testa: generalmente lo dimostra con errori abnormi nell'impostazione o nel disimpegno 'sta volta, aggredendo un avversario a terra tra l'altro steso da un suo goffo spintone. (in effetti per la spinta non so quanto fosse netto il rigore...).
Capitolo prossimi turni: se è vero che il Barca avrà il Valencia e la Champions prima del Classico, noi andremo a Sevilla squadra dal rendimento altalenamente ma pur sempre temibile tra le mura amiche, e Juande si troverà senza Pepe, Robben e Sneijder. Spazio ad Heinze (ma al centro preferirei Metzelder) presumo in difesa mentre non saprei come rimbastire la mediana, contando pur sempre sul recupero di Lass manca un uono da affiancare a Gago, Lass e Higuain contando i 2 davanti inamovibili. Ballottaggio tra Guti e van der Vaart sempre che Juande non voglia riginerare pure Drenthe come esterno sinistro, dove sarebbe più azzeccato e nel suo ambiente che i due suddetti.
Certo il calendario del Madrid è bello tosto (Sevilla, Barca, Valencia e Villarreal una via l'altra) ma dopi martedì sera everything is possible...
Avendolo visto dal vivo e avendone osservato comportamento e atteggimaneti, specie nel dopopartita, posso dire che a Higuain, forte quanto volete, manca una caratteristica fondamentale per diventare un simbolo: la caratura morale. Raul incarna il madridismo come nessun altro, eppure non l'ho mai visto comportarsi da guappo come el Pipita, giocatore che francamente detesto come pochi altri.
Per i madridisti beceri sarà un idolo perfetto (direi da Orgullo vikingo più che blanco), ma io preferirei essere rappresentato da un foglio di carta igenica usata piuttosto che da quel ragazzino senza rispetto e senza cervello. Così come un vero tifoso dello United, pur apprezzandolo, non eleggerà mai Ronaldo a simbolo della sua squadra (lo è giusto per i ragazzini playstationizzati), preferendogli sempre gente come Giggs, Scholes e Rooney, così ritengo che un vero tifoso madridista dovrebbe guardare altrove. Comunque, se siete contenti voi di essere rappresentati da un tale elemento, siamo contenti tutti...
Al di là della diatriba su Higuain direi che queste gare vinte in tale maniera dal Madrid, da altre parti potrebbero venir lette come un colpo enorme di "sedere" e null'altro da parte di una squadra in agonia da molto tempo ma salva grazie ai colpi dei diversi suoi uomini risolutori(in effetti nella rosa non mancano sebbene qualcuno si ostini a vedere solo difetti nell'attuale roster a disposizione di Ramos).
Trovarsi con un gol in più nel finale di gara(parliamo del Getafe) e subire il pareggio poco dopo,avere un rigore a favore ed un uomo in più e calciare in quel modo il penalty ed infine subire la più incredibile delle beffe(sempre nell'ottica getafense) non credo che questa rimonta possa essere un vanto da celebrare( per il Real) come "marchio di fabbrica"(tipico della stagione "capelliana") e di cui andare fieri; piuttosto si può definire un gran momento emozionale che ti fa pensare all'epicità dell'impresa ma che in realtà nasconde troppe magagne in una Liga che,dopo aver visto l' ennesima pessima rappresentazione, offerta ieri sera al Camp Nou dalla terza forza del torneo, non saprei dire se fa più piangere o più ridere(e constatare ciò, credetemi, mi duole molto).
Capisco che al Nou Camp quest'anno sono state asfaltate quasi tutte coloro che ci sono malcapitatamente passate, con ben 8 gare con un disavanzo di almeno 3 gol a favore dei blaugrana e senza contare i "recital" contro Lione e Bayern, compagini ai vertici(benché non prime) dei rispettivi tornei e letteralmente spazzati via dalla mareggiata blu e granata, ma assistere al secondo tempo (porzione di gara che ho visto)di Barca-Siviglia lascia davvero sbigottiti tanto è stata remissiva la squadra andalusa che poteva uscire dal Camp Nou con una "ripassata" storica e una decina di reti nel groppone.
Un saluto;-)
Io sono un tifoso madridista e non ho mai detto di essere contento di vedere in Higuain un smbolo del madridismo, visto che ho sempre considerato tale Raul. Ho solo detto che potrebbe diventare un personaggio importante per la tifoseria, per quello che sta facendo con la maglia blanca. Poi non ho mai notizie di atteggimanti strani o negativi di Higuain fuori dal terreno di gioco. Certo che poi tra un Raul e Higuain a livello di personalità, attaccamento ai colori, spirito di sacrificio c'è un abisso, questo è chiaro. Raul rappresenta un capitano a tutto tondo, sia per i valori in campi che per l'aiuto dato sempre ai compagni in difficolità col pubblico (ultimo caso Drenthe) che per il metterci sempre le faccia in caso di sconfitte o periodi di crisi. E a parte la vita mondana da scapolo di fine anni '90 da quando si è sposato e ha messo su casa ha zittito pure il gossip.
Visto che citi lo UTD ti ricordo che uno degli idoli supremi del pantheon di Manchester, è un certo Eric Cantona che in quanto ad atteggiamenti dentro e fuori dal campo non ha sempre dato il massimo.
@ Madrid 7
Ti ringrazio, quando le partite sono così stimolanti è molto più facile e anche piacevole scriverci sopra.
Higuain per me è una seconda punta.
Sai già che ho sempre nutrito dubbi su Van der Vaart, però non si può dire che il Real Madrid abbia fatto proprio tutto il possibile per valorizzare l'investimento. Come Hleb al Barça.
@ Hincha Madridista
Sì, Barça e Real Madrid hanno dna diversi. Il Barça vede come la peste queste partite giocate sul filo dell'emotività, il Madrid pare invece cercarle con convinzione perchè ci si muove come un pesce nell'acqua.
Il pubblico del Camp Nou è un po'freddo purtroppo, esige il bel gioco assieme ai risultati ed è capace di assumere posizioni decisamente eccentriche (tipo storcere il naso per un 8-0 "giocato male" ai tempi di Bobby Robson...); quello del Bernabeu, esclusi i nazi, è sportivo e ha buon gusto, però sa anche chiudere un occhio davanti ai dettagli quando c'è da sostenere la squadra.
Anche Heinze è indisponibile, io prevedo Sergio Ramos centrale.
@ Edo
Non ho fatto caso agli atteggiamenti di cui parli di Higuain, posso dire che per quanto vedo in campo a volte è veramente trascinante. Non mi sembra un fighetto, ecco.
Sottoscrivo tutto su Raul e anche sui giocatori dello United ho esattamente le tue stesse preferenze (però a PES Ronaldo è veramente una furia! :D).
@ Vojvoda
Ho un'idea molto ristretta della fortuna nel calcio, che per me si limita ai gol rocamboleschi, alle deviazioni e se vogliamo anche ai pali e alle traverse.
Il resto è un altro discorso, che riguarda il merito più che lafortuna. Ecco, queste vittorie del Madrid possono essere discutibili sul piano del merito, su quanto fatto vedere durante tutta la partita, però ormai son state troppe negli ultimi anni per essere etichettate come colpi di sedere. Il carattere ce l'hai o non ce l'hai, e loro ne hanno tantissimo. Questo carattere nasconde un gioco pietoso? Certo, ma ce l'hanno, ed è un merito.
Ah, potresti evitare di infierire sul livello della Liga di quest'anno? :-)
Mi chiedo chi verrà acquistato in sostituzione di Cannavaro.A mio avviso una buona soluzione potrebbe essere Pareja dell'Espanyol.
P.S.:Hai qualche novità su De La Red?
Gandhi,ma il real non aveva già acquistato garay per la prossima stagione?
Ciao
Manuel.
Sì.Una ipotetica coppia Pepe-Garay mi lascia tuttavia con qualche dubbio.Temo che per il Real Madrid l'acquisto di un centrale difensivo sia diventato una priorità irrinunciabile,alla luce della perdita di un elemento come Cannavaro.Nè Metzelder nè tantomeno Heinze mi sembrano infatti ideali per affiancare il portoghese.
Solo Vale può dirci se Garay può essere un valido difensore per affiance Pepe, visto che non ho mai vistro giocare l'argentino. Concordo con Gandhi: Heinze è improponibile, mentre pare che Metzelder se ne andrà: pagato 0 magari ci guadagnamo anche qualcosina. Peccato perchè per me è meglio di Heinze.
Scusate ancora il ritardo nelle risposte. Non sono nemmeno riuscito a scrivere sulle altre partite della trentaduesima giornata (ragazzi, da tempo ho finito le lacrime per il Patético...).
La prossima settimana ho un esame, speriamo di riuscire a coprire al meglio questo turno e Barça-Chelsea, che meritano. In caso contrario, mi scuso in anticipo :-)
Sì, Garay è prenotato. Mi spiace deludere Hincha, ma pur avendo visto già un bel po' di volte Garay, non so ancora dire se sia il centrale perfetto per il Madrid.
Lui ha reso (un po'meno quest'anno, ha avuto difficoltà fra acciacchi e preparazione inadeguata causa Olimpiadi) nel Racing, che in questi ultimi anni ha sempre avuto una delle migliori organizzazioni difensive della Liga. Un 4-4-2 classico, molto ben coperto, che ha reso più facile il lavoro ai singoli, quindi anche a Garay, che ha potuto far valere al meglio le sue doti, che sono principalmente il senso della posizione e il gioco aereo. Una situazione probabilmente ben diversa da quella che troverà al Real Madrid, che tendenzialmente è molto più offensivo e tende a rischiare molto di più situazioni di parità numerica nella propria metacampo. Situazioni non comodissime per Garay, che non ha nella velocità e nell'esplosività i propri punti forti, per quanto fra i centrali della sua stazza ne esistano di molto più macchinosi.
Da sottolineare che Garay ha un buonissimo destro, ha un ottimo lancio e calcia pure rigori e punizioni.
Detto di Garay, il Madrid avrà comunque bisogno di un altro centrale. Gandhi propone Pareja: l'argentino l'ho visto bene quest'anno in coppia con Jarque, è un centrale non molto fisico, ma tatticamente intelligente, attento e rapido nei recuperi e nelle chiusure laterali (anche lui poi batte le punizioni, e pure meglio di Garay a mio avviso).
Però non so se sia l'ideale per il Real Madrid: tenendo conto che come primo rincalzo giovane/incognita ci sarebbe già Garay, penso sarebbe il caso di investire su un nome più sicuro, possibilmente un grande campione (lo so, non è che si trovano dall'oggi al domani). Pareja l'ho visto solo questa stagione, mi sta piacendo, ma non posso definirlo una certezza ad oggi, penso non abbia il livello per partire titolare nel Real Madrid.
Su Metzelder ho un ottimo giudizio, il miglior Metzelder ci starebbe anche accanto a Pepe, pur non essendo un giocatore rapidissimo (ma anche il Barça gioca con Piqué, che negli ultimi tempi sta giocando benone in una difesa altissima ed è decisamente più lento di Metzelder a mio avviso). Il problema è che il tedesco non può offrire nessuna garanzia a livello fisico, data la facilità con cui purtroppo si infortuna.
Con De la Red siamo in alto mare, non si può stabilire nessuna data certa. Ho letto che devono ancora chiarire il suo caso, finora gli hanno riscontrato una lieve miocardite (naturalmente, NON CHIEDETEMI CHE COSA SIA), lui ha detto che la tranquillità della propria famiglia viene prima di tutto... quindi siamo proprio in alto mare...
Intanto, i tifosi madridisti dovrebbero fregarsi le mani con Granero, sempre che decidano di riprenderlo...
Io sapevo che Granero era stato ceduto a titolo definitivo, se no sarebbe ben gradito, un creatore di gioco straordinario, ideala raccordo tra la mediana Lass-Gago e i giocatori davanti. Visto che sul piano fisico con Pepe e Garay siamo coperti servirebbero a questo punto un centrale rapido, come Ivan Cordoba qualche stagione fa. Metzelder è un buon elemento ma un'integrità fisica pare a Robben o al buon Woodgate (ve lo ricordate?)
Intanto ieri, si è un pò riaccesa la speranza anche se purtroppo il Valencia non ha tenuto fino alla fine.
Granero è stato cedutto a titolo definitivo per 5 anni, ma il Real Madrid si è riservato un'opzione di riacquisto.
Quella di ieri sera è stata una partita meravigliosa, la migliore della Liga di quest'anno, una delle pochissime all'altezza del grande campionato che dovrebbe essere.
Purtroppo non potrò scriverci tantissimo: pubblicherò un post su Barça e Real Madrid, senza tabellini, pagelle, risultati e classifiche della giornata, che mi porterebbero via un sacco di tempo.
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