A lezione di filosofia (e, di passaggio, anche di calcio).
Un pugno sul tavolo, una perentoria dichiarazione di intenti. Suona così questo Barça-Inter 2-0, un’ultima spiaggia trasformata dai blaugrana in un allenamento semiserio. La morale della serata è chiara: puoi pure avere difficoltà, contrattempi, ma al momento del dunque il tuo discorso lo imponi, perché nessun altro possiede i tuoi argomenti e la tua convinzione nell’affermarli.
Poche partite come questa possono rendere felice un allenatore, e in particolare Pep Guardiola: pur senza il suo giocatore migliore, Messi, senza un’altra stella come Henry e una pedina importante come Yaya Touré, il Barça stravince affermando la propria identità a prescindere dalle contingenze. Chiaro che nessuna squadra potrà mai risultare del tutto indipendente dalle proprie individualità, questa è utopia (fino a prova contraria, in campo c’erano pur sempre Iniesta, Xavi, Piqué e Alves…)… ma qui, signori miei, c’è un modello di successo che si impone da sé, con la forza della propria evidenza. Prestazioni come questa non sono frutto né dell’ispirazione di un giorno, né di un momento di particolare forma, né, arrivo a dire, del lavoro pur fenomenale di più di un anno di Guardiola: queste prestazioni sono figlie di una politica più che decennale che a partire dal lavoro di Cruijff ha dato al Barça un’impronta, una filosofia e una personalità da grandissima squadra che in occasioni come questa escono prepotentemente, indipentemente dalle circostanze e dal momento di forma. È qualcosa che è scritto nel tuo DNA e di cui ti puoi far forte in qualunque momento: il possesso-palla, il gioco di posizione, la consapevolezza che anche nella peggiore delle ipotesi tutto comunque dipenderà solo e soltanto da te. L’Inter dai tempi di Helenio Herrera questa personalità dominante a livello internazionale non l’ha ancora ritrovata, e la differenza sta qui, ancora di più che nelle individualità (non credo che, a parte Iniesta e Xavi, la formazione del Barça di stasera fosse così tanto superiore sulla carta). Una sottolineatura sacrosanta fatta dallo stesso Mourinho.
Ci sono giocatori che da soli possono decidere una partita con un colpo di genio. Su un gradino ancora superiore poi ci sono quei giocatori che da soli la partita la indirizzano, la guidano come se manovrassero i fili di una marionetta, ogni benedetto secondo, minuto dopo minuto. Il demiurgo di questa sera si chiama Andrés Iniesta.
In assenza di Messi, è lui che fa da Messi. Parte teoricamente da ala destra, ma è il giocatore a tuttocampo che da solo condiziona tutto, che crea il contesto favorevole perché Xavi possa muovere palla da maestro e perché Alves, Pedro e compagnia possano attaccare gli spazi con successo. Insomma, credevamo tutti che si trattasse di un big-match, invece era soltanto un giocattolo nelle mani di questo ragazzo.
Andresin si muove tra le linee, sfugge costantemente al radar di Mourinho mandando in tilt il suo rombo di centrocampo, giocando ogni pallone con classe e intelligenza sbalorditive: venendo nel mezzo offre una sponda decisiva a Busquets, Xavi e Keita (magnifici nel loro costante scambio di posizioni che permette tocchi rapidi e sempre fronte alla porta avversaria) e attira in zona centrale tutto il blocco difensivo interista aprendo un’autostrada ad Alves. Presi in mezzo Chivu e Motta, un centrocampo a rombo per definizione non può coprire in ampiezza, e qui si fionda Alves. Così, dopo il vantaggio di Piqué su azione da calcio d’angolo, nasce il capolavoro del 2-0, una splendida manovra sull’asse Xavi-Alves (onestamente non si è ancora capito quanti occhi abbia Xavi) finalizzata dal solito Pedrito, non un cervello calcistico sopraffino ma comunque un affidabile dodicesimo uomo, tatticamente funzionale e raramente in ritardo sotto rete.
Barça tremendamente superiore per filosofia di gioco, per convinzione e per intensità, con un pressing alto mai così gagliardo in questa stagione. Nel secondo tempo l’Inter raddrizza qualcosa, Mourinho cambia il disegno del 4-4-2 affrontando il problema-Iniesta con una marcatura più stretta (non proprio a uomo) di Chivu e con Muntari largo per tenere Alves. Il Barça perde qualcosa in fluidità, anche per appagamento e per un calo atletico, l’Inter è più presente nella metacampo avversaria ma non mette mai seriamente in discussione un verdetto così schiacciante.
FOTO: marca.com
Poche partite come questa possono rendere felice un allenatore, e in particolare Pep Guardiola: pur senza il suo giocatore migliore, Messi, senza un’altra stella come Henry e una pedina importante come Yaya Touré, il Barça stravince affermando la propria identità a prescindere dalle contingenze. Chiaro che nessuna squadra potrà mai risultare del tutto indipendente dalle proprie individualità, questa è utopia (fino a prova contraria, in campo c’erano pur sempre Iniesta, Xavi, Piqué e Alves…)… ma qui, signori miei, c’è un modello di successo che si impone da sé, con la forza della propria evidenza. Prestazioni come questa non sono frutto né dell’ispirazione di un giorno, né di un momento di particolare forma, né, arrivo a dire, del lavoro pur fenomenale di più di un anno di Guardiola: queste prestazioni sono figlie di una politica più che decennale che a partire dal lavoro di Cruijff ha dato al Barça un’impronta, una filosofia e una personalità da grandissima squadra che in occasioni come questa escono prepotentemente, indipentemente dalle circostanze e dal momento di forma. È qualcosa che è scritto nel tuo DNA e di cui ti puoi far forte in qualunque momento: il possesso-palla, il gioco di posizione, la consapevolezza che anche nella peggiore delle ipotesi tutto comunque dipenderà solo e soltanto da te. L’Inter dai tempi di Helenio Herrera questa personalità dominante a livello internazionale non l’ha ancora ritrovata, e la differenza sta qui, ancora di più che nelle individualità (non credo che, a parte Iniesta e Xavi, la formazione del Barça di stasera fosse così tanto superiore sulla carta). Una sottolineatura sacrosanta fatta dallo stesso Mourinho.
Ci sono giocatori che da soli possono decidere una partita con un colpo di genio. Su un gradino ancora superiore poi ci sono quei giocatori che da soli la partita la indirizzano, la guidano come se manovrassero i fili di una marionetta, ogni benedetto secondo, minuto dopo minuto. Il demiurgo di questa sera si chiama Andrés Iniesta.
In assenza di Messi, è lui che fa da Messi. Parte teoricamente da ala destra, ma è il giocatore a tuttocampo che da solo condiziona tutto, che crea il contesto favorevole perché Xavi possa muovere palla da maestro e perché Alves, Pedro e compagnia possano attaccare gli spazi con successo. Insomma, credevamo tutti che si trattasse di un big-match, invece era soltanto un giocattolo nelle mani di questo ragazzo.
Andresin si muove tra le linee, sfugge costantemente al radar di Mourinho mandando in tilt il suo rombo di centrocampo, giocando ogni pallone con classe e intelligenza sbalorditive: venendo nel mezzo offre una sponda decisiva a Busquets, Xavi e Keita (magnifici nel loro costante scambio di posizioni che permette tocchi rapidi e sempre fronte alla porta avversaria) e attira in zona centrale tutto il blocco difensivo interista aprendo un’autostrada ad Alves. Presi in mezzo Chivu e Motta, un centrocampo a rombo per definizione non può coprire in ampiezza, e qui si fionda Alves. Così, dopo il vantaggio di Piqué su azione da calcio d’angolo, nasce il capolavoro del 2-0, una splendida manovra sull’asse Xavi-Alves (onestamente non si è ancora capito quanti occhi abbia Xavi) finalizzata dal solito Pedrito, non un cervello calcistico sopraffino ma comunque un affidabile dodicesimo uomo, tatticamente funzionale e raramente in ritardo sotto rete.
Barça tremendamente superiore per filosofia di gioco, per convinzione e per intensità, con un pressing alto mai così gagliardo in questa stagione. Nel secondo tempo l’Inter raddrizza qualcosa, Mourinho cambia il disegno del 4-4-2 affrontando il problema-Iniesta con una marcatura più stretta (non proprio a uomo) di Chivu e con Muntari largo per tenere Alves. Il Barça perde qualcosa in fluidità, anche per appagamento e per un calo atletico, l’Inter è più presente nella metacampo avversaria ma non mette mai seriamente in discussione un verdetto così schiacciante.
FOTO: marca.com
Etichette: Barcelona, Champions League, Spagnole nelle coppe
13 Comments:
Da interista, ma sportivo, non posso che dire due cose: una, è che quando il Barcellona gioca a calcio si vede la differenza con tutte le altre squadre del pianeta; l'altra, è che questa Inter, puntualmente, non riesce a opporre nessuna resistenza a squadre che dovrebbero teoricamente appartenere alla stessa fascia di "importanza" (vedi Manchester qualche mese fa).
Messe insieme le due cose, esce la spremuta di sangue di ieri sera, che avrebbe bissato quella dell'andata, se i blaugrana avessero avuto la mira più calibrata.
Calcio spettacolo, con copione e regia sublime, contro una commedia improvvisata senza copione nè regia. Il risultato non poteva che essere quello visto ieri.
Complimenti per la sportività. Naturalmente sono d'accordo con le tue considerazioni.
Purtroppo non ho visto la partita, ma il risultato, e soprattutto come questi è maturato, non mi sorprende affatto.
Rispetto a Inter e Barca, vale lo stesso discorso fatto in un post precedente su Spagna e Argentina. Come Valentino sottolinea, gli azulgrana hanno una filosofia di gioco consolidata, un approccio al match che prescinde dall'avversario ed è figlia di una cultura del club che tra l'altro consente il costante inserimento in prima squadra di prodotti della cantera. L'Inter, questa filosofia, non ce l'ha. Basa i propri successi "locali" su una superiorità fisica straripante e su buona qualità tecnica complessiva, ma a livello di organizzazione di gioco non esiste (o è solo all'inizio, se vogliamo dare fiducia a Mourinho... un Mourinho che peraltro non è mai stato un tecnico offensivo, neanche al Porto). A livello di cultura tattica, l'Inter è quasi 0 (come la maggior parte dei top team italiani, con la parziale eccezione del Milan). Poi, attraverso una serie di combinazioni, potrà anche vincere la Champions (anche se ne dubito...), ma il dato resta inoppugnabile.
Marcello.
Ciao Valentino, bell'articolo come sempre. In più, stavolta, noto anche un pizzico di passione da tifoso :P
Una domanda: come valuti la preparazione tattica della partita da parte dei due allenatori? Cosa avrebbe potuto/dovuto fare secondo te Mourinho per frenare il Barca? Era proprio impossibile per l'Inter strappare almeno un pareggio, tanta era la differenza di valore in campo in termini di stile di gioco, mentalità, filosofia calcistica?
@ Marcello
Sì, sono d'accordo, anche se forse i termini "tattica" o "organizzazione di gioco" non sono forse pienamente appropriati per spiegare questo divario.
Cioè, a me l'Inter per quel pochissimo che ho visto non mi sembra una squadra disorganizzata o tatticamente: ok, nel primo tempo ha sbandato di brutto, ma anche nella ripresa, quando la disposizione in campo era molto più corretta, mi dava l'impressione di una squadra rigida, poco profonda.
Uso l'espressione "filosofia di gioco" proprio perchè è qualcosa che va oltre la semplice tattica, che si pone a un livello superiore (fai benissimo a citare il Milan, che nella storia è una delle squadre che ha affermato con maggior forza questo discorso, come l'Ajax degli anni '70 e come il Barça a partire da Cruijff allenatore). La naturalezza con cui il Barça interpreta questo gioco colpisce più ancora dell' l'organizzzazione: i giocatori blaugrana si muovono con grande libertà all'interno dello schema perchè sanno che tutto poi si compenserà in questo sistema di gioco verso il quale dimostrano una fiducia cieca.
Non so, non è una cosa facilissima da spiegare questa, spero di aver dato una mezza idea :-)
@ Francesco
Eh, la passione c'è sicuramente, ma è prima di tutto quella dell'appassionato che vede il calcio concepito e interpretato in una maniera così avanzata.
Certo, poi la mia decisione di tifare Barça è derivata in buona misura proprio dall'averlo individuato all'interno del modello di gioco diffuso in Spagna (che è l'esatta ragione per cui anni fa cominciai ad appassionarmi a questo calcio) come il club più "fondamentalista" ;-)
Dirai che il gioco è un fatto transitorio, che un periodo si gioca bene un altro male, però il Barça è un caso particolare: pur non mancando i periodi patetici (Serra Ferrer, Rexach, il secondo Van Gaal), questa filosofia di gioco è diventata un fatto praticamente istituzionale a partire dall'epoca. Cruijff che tra l'altro non ha fatto bene solo al Barça, ma a tutto il calcio spagnolo: la sua esperienza sulla panchina blaugrana, assieme alla Quinta del Buitre madridista, è considerata da molti il punto d'avvio decisivo per quel processo che ha portato negli anni il calcio spagnolo dalla "furia" al "tikitaka".
Riguardo alla partita, direi che la preparazione tattica era un discorso che riguardava più Mourinho che Guardiola. In genere sono gli avversari che reagiscono opponendo un piano al Barça che giocare sempre e soltanto in quel modo, pur avendo sviluppato varianti interessantissime all'interno del suo modulo.
Il lavoro di Guardiola è consistito nel rafforzare la fiducia e le motivazioni dei propri. Aver poi vinto così puntando senza remore su una formazione senza Ibra e Messi penso abbia fatto guadagnare un'enormità di punti a Pep, agli occhi della critica, dei tifosi e anche dei suoi stessi giocatori ("tutti sono importanti, non dipendiamo da uno-due giocatori").
Per quanto riguarda l'Inter non la seguo così tanto da poter dire quale sia il modo migliore di impiegare i suoi giocatori (e anche vedendone tutte le partite, temo ne asprei qualcosa in meno di Mourinho comunque...).
Forse posso dire che il rombo a centrocampo non è ideale per coprire al Camp Nou, però son discorsi che lasciano il tempo che trovano, non sono i moduli che contano ma l'interpretazione, e l'interpretazione dell'Inter è stata scadente. Ci voleva più attenzione e aggressività nel marcare nella propria zona, e anche più personalità nel riproporre il gioco (ci son stati degli errori incredibili dal punto di vista tecnico, poi ho trovato pessima la prestazione di Milito ed Eto'o, non hanno maiaiutato la squadra a distendersi col movimento, venendo incontro o andando in profondità). Si torna al discorso di prima, la differenza nell'approccio alla gara e nella personalità è enorme ad oggi, come ha ammesso lo stesso Mourinho.
Chiedo scusa per le ripetizioni o le omissioni, i commenti in genere li pubblico senza controllarli come faccio invece con gli articoli.
Comunque, aggiungo una cosa sulla preparazione della partita da parte di Guardiola. Stavolta ho notato un pressing molto più pronunciato, come quello dei primi mesi della passata stagione.
Il Barça aveva progressivamente "addolcito" questo pressing perchè aveva trovato progressivamente un ordine sempre maggiore, un ordine anche difensivo, a partire dal possesso-palla: meglio attacchi in blocco nella metacampo avversaria, più sei ben posizionato anche quando la palla la perdi. Costringi l'avversario a disordinarsi per recuperare il pallone, lo metti in difficoltà nel rilanciare l'azione e così ti basta il più delle volte accorciare per recuperare la palla prontamente. è lo stesso discorso della nazionale spagnola, che non fa pressing alto pur recuperando quasi sempre lontanissimo dalla propria porta.
L'altro giorno il Barça invece è tornato al pressing forsennato, e secondo me c'era una ragione psicologica oltre che tattica: l'idea di intimidire l'avversario e compensare con una maggior dose d'intensità l'attenuarsi della minaccia causata dalle assenze di Messi e Ibra.
ciao vale, cambio un secondo argomento..
preciado rinnova per altri due anni, nonostante la pressione del depor e si dice anche di panchine di squadre di medioclassifica (ovviamente come budget, non come punti) come saragozza, racing (è di santander preciado), qualcuno azzardava lo stesso atletico di madrid, se quique fallisce....
Che dire, una bandiera.
Il Barca ha risposto sul campo alle critiche e ai dubbi dell'ultimo periodo dimostrando ancora una volta come l'Inter non sia -a dispetto di proclami e soldi spesi- ancora una grande in Europa. Purtroppo non ho visto la partita (grazie RAI con una partita per turno) ma tutti i resoconti come anche quello sempre ottimo del nostro concordano sul domino straordinario del Barca soprattutto nella prima mezz'ora. Ma (giusto per rincuorarmi in vista di domani) Valdano fa notare come il Barca sia anche la squadra che ha regalato 4 punti su 6 al Rubin, chissà se domani non ne lasci anche 3 alla banda blanca (ho di nuovo sentito voci di esonero per Pellegrini se lo vogliono cacciare anche se vince ed primo in Liga e Champions vuol dire che siamo di nuovo nel caso del regno di Florentino I). Noi abbiamo fatto il nostro, con un'altra gara sonnacchiosa chiusa con un "bel" 1-0 Higuain per quanto sempre avulso dal gioco si sta riportando sulle medie gol dell'anno scorso, aspettando CR9,,,
@ cespo
Fa bene, c'è un progetto, una bella piazza e non credo che ci siano tante squadre in grado di offrirgli di più per quello che è il suo mercato, anche dal punto di vista economico (considera che almeno sei-sette squadre della Liga hanno in realtà le pezze al sedere, o giù di lì...).
Grande partita sabato Sporting-Villarreal, spero di riuscire a vederla, la più interessante della giornata dopo il Clasico.
@ hincha
Purtroppo non l'ho visto il Madrid mercoledì, comunque da quanto dici tu e anche la stampa dovrebbe essere stata un po'la solita partita.
Sarà tutta un'altra partita domenica rispetto all'Inter mercoledì. Non ci sono complessi di mezzo come quello dell'Inter con la Champions.
Il Barça è chiaramente più rodato, con un livello di gioco superiore, ma in una gara di questo tipo è tutto da vedere quanto possa influire questo fattore.
La posizione con la quale il Madrid arriva a questa gara è veramente ottima: se perde non succede tantissimo in termini di classifica, mentre vincendo la sua situazione può fare un salto di qualità. D'altro canto però il Barça non credo si farà condizionare in alcun modo da tutte queste storie (posto anche che in caso di sconfitta gli eventuali quattro punti sarebbero un distacco discreto ma non la fine del mondo), giocherà la sua partita di sempre. Penso sarà uno spettacolo notevole, anche sela probabile assenza di Messi (proprio ora che torna Cristiano dall'altra parte) qualcosa la toglie.
Intanto, grande scoop apparso ieri su Marca e As, il Clasico lo hanno già giocato Benzema e Xavi a FIFA 2010. Ha vinto 3-0 il Real Madrid, con tripletta di Cristiano Ronaldo, ma la notizia che dovrebbe alzare un polverone di polemiche è che Benzema nello scegliere la formazione ha messo se stesso e Ronaldo in attacco, Marcelo esterno sinitro di centrocampo (per far piacere a Hincha Madridista, immagino :P) e Higuain a destra, quindi... Raul in panchina! :D
Commento in ritardissimo, ma ci tenevo a dire la mia sul discorso tattico introdotto da Francesco.
Innanzitutto, va detto che l'ultima squadra in grado di mettere in difficoltà il Barcellona a casa sua è stato il Chelsea di Hiddink, presentatosi al Camp Nou con un impenetrabile - almeno fino al gol di Iniesta - catenaccio.
Ecco, fossi stato in Mourinho, me la sarei giocata proprio così. A farne le spese sarebbe probabilmente stato Diego Milito, meno pronto nelle ripartenze del suo compagno Eto'o. Poi avrei piazzato un uomo su Iniesta, augurandomi di arginarlo e, come già scritto, molto avrei puntato sul contropiede per riuscire nell'impresa di portare a casa tre punti.
Alternativa più plausibile, il pressing forsennato. Peccato che la squadra non pare in grado di sostenerlo, almeno dal punto di vista fisico.
Ciò detto, apllausi al Barça.
Come si sa da sempre mi sento con Benzema prima di un torneo a Fifa 2010 per dettargli la formazione (anche se il mio preferito per il ruolo di esterno sx resta Drenthe).
Scherzi a parte le ultime da Marca danno i 4 doavanti: CR9, Kakà, Marcelo e Higuain, con Arbeloa terzino. Il risultato di Fifa2010 è in armomnia con il pronostico fatto da me venerdì sul lavoro, 3-0 con 3 gol di CR9.... Se finisce così domani vado a lavorare con la sciarpa del Madrid al collo...
...Insomma, credevamo tutti che si trattasse di un big-match, invece era soltanto un giocattolo nelle mani di questo ragazzo.
bellissima frase, lo appesa in ufficio...
Santeria
ahahahah addirittura! :D
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