lunedì, marzo 29, 2010

Duopolio e dintorni.

“Non ho visto la partita del Real Madrid, perché sapevo già che avrebbe vinto”. “Non so se gli avversari giocano al cento per cento”. Lasciando da parte la malizia fuori luogo della seconda frase, la prima parte del pensiero espresso oggi dal blaugrana Keita in conferenza stampa è la sacrosanta verità, e dalle partite del Real Madrid si estende a quelle dello stesso Barça, anche se il buon Seydou non si affannerà di certo a sottolinearlo. La Liga epocale dei supercampioni è una Liga dove alle due grandi basta scendere in campo per vincere, una domenica di più: che questo strazio finisca al più presto, così almeno potremo tornare a desiderare che ne cominci un altro.

E dire che l’incertezza del derby, il relativo consolidamento dell’Atlético sotto Quique, il rinomato potenziale offensivo colchonero facevano pensare alla vigilia a una gara combattutissima. Invece il divario è tale che a un Madrid grigio è bastata una fiammata di un quarto d’ora, “alla Schuster”, per capovolgere con irrisoria facilità la partita. Non è servito nemmeno regalare un rigore all’Atlético per rimetterla in piedi seriamente. La squadra con Reyes (purtroppo a fine primo tempo ha dovuto lasciare il campo a Jurado per un infortunio che lo terrà fuori anche dall’andata di Uefa col Valencia), Simão, Agüero (grande delusione della serata) e Forlán non ha spaventato una volta Casillas fino al fischio finale, e dire che il Real Madrid aveva anche un po’ tirato i remi in barca.
Unica cosa bella della serata colchonera il gol di Reyes (conclusione morbida piazzata sul secondo palo), che sottolinea le difficoltà di un Real Madrid inguardabile nella prima mezzora. Centrocampo come a Getafe, 4-4-2 più classico con Xabi Alonso-Gago centrali e Granero e Van der Vaart sulle fasce, ma dalla mediana in su è un Real Madrid troppo prevedibile. Eccessivamente rigido nelle posizioni prefissate, senza quei movimenti tra le linee, quegli incroci e quei cambi di posizione su cui si dovrebbe basare solitamente il gioco merengue per attirare gli avversari in una zona e poi cambiare gioco verso il lato debole.
Invece tutto molto leggibile: Granero si crede ancora una volta “Soldatino Di Livio” invece che Granero e Cristiano Ronaldo fa movimento ma per cercare di fare gol da solo più che altro. Al sistema difensivo dell’Atlético basta scivolare da un lato all’altro per coprire agevolmente (discreti comunque Ujfalusi-Domínguez, nettamente la coppia migliore di centrali), anche perché il Real Madrid non ha le caratteristiche per giocare un 4-4-2 classico con sovrapposizioni e cross, senza esterni di ruolo e oltrettutto con Arbeloa terzino destro (nuovamente Sergio Ramos centrale, stavolta obbligato dall’assenza di Garay).
Al Real Madrid però per risolvere il problema basta metterci più furia: non con grande ordine, però preme con più giocatori in area avversaria e mette dentro più palloni. Il castello di carte colchonero comincia a vacillare a fine primo tempo e crolla ad inizio ripresa. Protagonista Xabi Alonso, il giocatore migliore della stagione merengue assieme a Cristiano Ronaldo e Albiol: prima pareggia con un gol simile a quello di due settimane fa con lo Sporting, tap-in sul secondo palo su azione di calcio d’angolo (palle inattive che l’Atlético continua a soffrire, non importa quale allenatore ci sia), poi ispira il 2-1 con uno straordinario lancio ad occhi chiusi che smarca un Arbeloa brillante nell’inserimento e nella finalizzazione (non ha i piedi per avanzare a difesa avversaria schierata, però sa leggere il gioco il prode Álvaro). Il terzo porta la firma di Higuaín (mediocre prestazione), smarcato da Tiago che fa carambolare il pallone su Assunção (avete letto bene), e mi fermo qui perché non c’è altro da dire.

Non sono precisamente partite da brividi lungo la schiena quelle del Barça in questa Liga, lo abbiamo capito: quando non c’è un’incapacità nell’imporre il proprio gioco, c’è un controllo comunque blandissimo, come sabato a Maiorca. Hai voglia soltanto di vedere il gol, che tanto arriverà, e basta, archiviarla lì e passare alla prossima. Un po’ poco per il club che fa della ricerca dello spettacolo la sua bandiera, ma ormai manca pure la voglia di criticare, è andata così, la Liga viene gestita col minimo sforzo, e come test probanti rimangono solo la Champions e lo scontro del Bernabeu, che nella migliore delle ipotesi potrebbero servire da stimolo per offrire qualcosa di meglio.
Ha colpito due pali il Mallorca (una girata dal limite dell’area di Aduriz a inizio partita e una punizione di Borja Valero), ma non ha mai realmente contestato al Barça il controllo del match, a differenza dell’Osasuna infrasettimanale. Probabile errore di Manzano nella pianificazione strategica: vero che il Mallorca è una squadra che sfrutta bene il contropiede, con giocatori particolarmente adatti a gettarsi negli spazi dopo aver invitato l’avversario a scoprirsi, però il Barça devi pressarlo alto, all’inizio dell’azione, anche per evidenziare le difficoltà di Ibrahimovic ad attaccare lo spazio alle spalle della difesa.
Ibrahimovic, ecco: una delle poche note positive dell’ennesima vittoria burocratica blaugrana. Al di là del gol, lo svedese conferma i progressi già intravisti con l’Osasuna. Viene incontro al portatore di palla ma non si fa anticipare né commette goffamente fallo sul difensore avversario, partecipa costantemente e in maniera utile, offre uno sfogo ai centrocampisti e detta anche un po’ di profondità quando necessario.
È questo che gli si chiede in fondo, non importano né i giochini palla al piede né il dadaista assist di schiena offerto a Messi nella ripresa, non si pretende un “Ibracadabra” o amenità del genere, si pretende solo e soltanto Ibrahimovic Zlatan, l’ottimo giocatore che il Barcelona ha messo al centro del suo attacco per fornire un punto d’appoggio in più alla manovra, per attirare i difensori creando spazi ai centrocampisti e alle ali (a Maiorca Pedro e Jeffren, pure lui preferito al lebbroso Bojan) e anche per andare a prendersi qualche cosa in area avversaria, pure messa in conto la carenza d’istinto.
Vedremo come lo svedese risponderà ora a Londra, ben altro scenario. Intanto per tutte e due le gare con l’Arsenal il Barça perde Iniesta, assenza tremenda anche con la miglior versione del manchego lontanissima, proprio nel momento in cui invece torna disponibile Xavi, che può comunque comporre una coppia di piena garanzia con un fenomenale dodicesimo come Keita.

La cosa più interessante vista nell’ultima giornata della Liga non viene dalle due scontate partite delle grandi, ma dal Villarreal. Che fine ha fatto il Villarreal, vi chiederete? Vivacchia a metà classifica, ma la smitragliata sulla Croce Rossa Sevillista (3-0) potrebbe servire come trampolino di lancio verso un ritorno alla zona coppe, mai troppo tardi per una corsa così al ribasso.
Interessante dell’affermazione amarilla è la scelta ultra-offensiva di Juan Carlos Garrido: tre punte purissime tutte insieme, Rossi-Nilmar-Llorente, e nessuna messa a fare da guardalinee, nossignore, tutte vicino alla porta avversaria; in più un centrocampo anch’esso molto offensivo, con Bruno e due mezzepunte come Cani e Ibagaza (assente Senna, buona notizia il ritorno dall’infortunio di Cazorla, un paio di minuti nel recupero per lui). Garrido giocava con le tre punte nel Villarreal B, ma non erano così offensive, e anche nell’esperimento già tentato con la prima squadra al Bernabeu, c’era un David Fuster sulla destra e posizioni comunque più arretrate dovute alle caratteristiche dell’avversario.
L’impatto, scenico e pratico, è stato fortissimo: due gol di vantaggio già dopo 17 minuti e almeno altre due occasioni nitide davanti a un Sevilla frastornato. In qualche momento si sono anche pestate i piedi, ma le punte son state intelligenti e generosissime nel non offrire alcun punto di riferimento all’avversario: in certi momenti partivano un po’ ammucchiate al centro, ma poi subito si fiondavano una a destra una a sinistra l’altra in verticale, con molti tagli a separare i difensori avversari (collettivamente impreparati a movimenti del genere) l’uno dall’altro aprendo varchi sanguinosissimi.
Si segnala in particolare Nilmar, nessun gol ma assist per i primi due. Il brasiliano ha stentato a carburare ad inizio stagione, non fiuta la porta come un segugio (9 gol finora, e un lungo digiuno nelle prime uscite), ma ha conquistato la credibilità che il suo talento merita. Più freddezza davanti al portiere non guasterebbe, ma già così apporta tante cose: eccellente attaccante di manovra, elegante e velocissimo nelle percussioni palla al piede, innescate da stupendi controlli a seguire. Né lui né Rossi cercano con grande frequenza il movimento fra i due centrali, quello è il pane di Llorente, e giocare in tre davanti assieme a Joseba può aiutare anche Nilmar e Rossi a prendere palla nelle zone che preferiscono senza per questo togliere profondità alla squadra.
Interessante insomma la soluzione delle tre punte, ma non è tutto rose e fiori. Il poter disporre di uno sfogo offensivo così immediato e profondo non deve andare a scapito dell’altro aspetto, il controllo del centrocampo, il marchio di fabbrica del Villarreal in tutti questi anni. Subito portato a verticalizzare, il Villarreal ieri non ha così lucidamente interpretato quei momenti in cui temporeggiare e raccogliere tutta la squadra attorno al pallone. Nella ripresa lo ha lasciato a un avversario impotente e si è dedicato al contropiede, ma nel primo la manovra è stata eccessivamente spezzettata, per quanto acuminatissima nei frangenti conclusivi.
Il Sevilla ha disposto di più possesso-palla, e la fortuna è stata che non ha saputo cosa farsene (gli andalusi nel mezzo più che dei centrocampisti hanno dei portapacchi, nulla di nuovo), sennò con una circolazione un po’ meno macchinosa avrebbero facilmente potuto creare delle situazioni di superiorità numerica sulle fasce, aggirando il terzetto di centrocampo del Villarreal, numericamente troppo ridotto per coprire in ampiezza e non sempre supportato da pronti ripiegamenti degli attaccanti (per loro indole non portati a rientrare così rapidamente, e comunque tendenzialmente più distanti dal centrocampo una volta persa palla in una squadra che verticalizza subito e non sale con tutti gli effettivi). Non sempre convincente anche la linea difensiva (con centrali i due argentini Gonzalo e Musacchio, innesto dal Villarreal B: in assenza di Godín Garrido lo preferisce a Marcano), schierata alta ma in alcune occasioni maldestra nell’eseguire il fuorigioco, grata a Luis Fabiano per aver sbagliato due gol davanti al portiere che il brasiliano di solito realizzerebbe anche bendato e con le mani legate.

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8 Comments:

Blogger Flavio said...

Ciao Valentino, davvero sono stupito dal livello piuttosto basso che in generale si vede nella Liga...se le cose non cambiano questo campionato si ridurrà ai soli due match annuali tra Real e Barça. Io, che come tutti voi, seguo la Liga non vi nascondo che mai come quest'anno mi sto annoiando e che non c'è una sola squadra che mi stia emozionando, comprese le due uniche big: il Barça oramai sta diventando una squadra cinica e calcolatrice, "capelliana": da 1-0 o giù di lì; probabilmente rivincerà la Champion's solo perchè resta comunque la squadra più forte, Manchester UTD pemettendo. Il Real: Pellegrini ha rinunciato ad un vero progetto di gioco perchè ha capito che ci vuole un pò di tempo, ma chi investe tutti quei soldi sul mercato il tempo non te lo da (e se non vinci neanche la Liga ti manda a casa; quindi ora il Real vive esclusivamente sulle individualità (in particolare sull'asse Xabi Alonso- C Ronaldo), e aspettando il risveglio e/o recupero di Kakà e Benzema, probabilmente vincerà la Liga perchè il Barça ha la rosa troppo corta per arrivare in condizione al rush finale coi madrileni, visto che secondo me in finale di Champion's, come ho detto prima, quasi sicuramente ci arriva. Non sono però d'accordo con te quando parli della staticità di Yaya Tourè; lui non è statico per natura, ma giocando da pivote deve per forza di cose essere più "posizionato"...in realtà per me Yaya è una mezzala ed anche con ottime doti offensive, uno che se giocasse con qualcuno dietro è in grado non solo di aiutare in fase di costruzione del gioco e di ribaltamento veloce dell'azione, ma anche di inserirsi in attacco, fornire qualche assist e segnare un buon numero di gol; per me il trio di centrocampo deve essere Busquets o Keita appena dietro a Yaya e Xavi, con Iniesta (o se non c'è lui il buon Pedro) e Messi (più attaccante) liberi di giostrare dietro un centravanti-killer forte fisicamente ma allo stesso tempo veloce e tecnico (continuo a non capire perchè preferite Villa a Torres- il primo è un grande giocatore, il secondo è un fuoriclasse, un giocatore completo- nè sono d'accordo quando dite che Fernando non sa muoversi negli spazi stretti!!!). Secondo me il Barça deve sempre giocare a centrocampo con due tra Tourè -Busquets-Keita, insieme a Xavi o a Fabregas se arriva...questo perchè nel calcio di oggi non si può prescindere dai muscoli ed i centimetri specialmente per una squadra di "piccoletti" come il Barça specialmente se disponi di gente come Messi, Iniesta, Xavi, Alves, Pedro: insomma il giusto mix tra tecnica e potenza può rendere questa squadra imbattibile. In più gli "armadi" blaugrana hanno pure i piedi buoni. Piuttosto dovranno acquistare il centravanti giusto (lo ripeto fino alla noia: Torres, Torres, Torres!!!) ed un terzino sinistro da Barça, un alter ego di Alves sulla sinistra, dato che giocando con due centrocampisti di peso ed Iniesta "trequartista" la squadra potrebbe benissimo supportare due terzini ala, dando anche la possibilità a Messi di giocare più vicino alla porta: in sintesi una specie di 4-3-1-2 con due terzini ali, un regista protetto da due "armadi" difensivi ma bravi anche a costruire ed inserirsi, un trequartista, una mezzapunta ed un centravanti "tuttofare". Capitolo Bojan: Guardiola proprio non lo vede, quindi va ceduto, per il bene di tutti. Scusate se mi sono dilungato. Saluti, Flavio

3:13 PM  
Blogger Taymour Zein said...

Ciao. Aspettando domani sera, alcune notazioni. La partita è stata tenuta sotto controllo tutto il tempo a parte quei due episodi che citavi tu. Iniesta ha giocato un pochino meglio, ma chi ha cambiato la squadra nel secondo tempo permettendo di creare qualche azione pericolosa sono stati Xavi e Messi. Con il primo il gioco ha acquistato fluidità, con l'argentino, che è anche andato vicino al gol, in velocità. Capitolo Ibrahimovic: la seconda partita consecutiva nella quale gioca bene, anche se c'è un fatto che resta comunque preoccupante. Lo svedese infatti non tira quasi mai in porta, e non si potrà basare sempre sulle respinte dei portieri per segnare. Va bene aprire gli spazi per i compagni, servire assist... ma un "9" deve tirare in porta, come faceva lo stesso Zlatan all'Inter. Ora, sembra quasi frenato da una sorta di paura, che ne pensi? Sul motivo per il quale il Barça non sta esprimendo il gioco magnifico della scorsa stagione, ho una mia teoria che si basa sulla condizione dei singoli: Messi è migliorato ancor di più se possibile dal punto di vista realizzativo, però Henry alterna prestazioni buone a prestazioni deludenti, e di certo non garantisce quella continiuità di rendimento e gol dello scorso anno. Iniesta anche lui troppo intermittente, come Xavi d'altronde. Per applicare alla perfezione la filosofia del Barça serve una condizione fisica sempre perfetta, che in molte partite quest'anno è venuta a mancare, a partire dai due centrocampisti citati. La partita contro l'Arsenal sarà comunque molto interessante per vedere se il Barça può vincere la Champions anche quest'anno.
Domanda che esula dalla partita, ma che ho sempre voluto porti. Riguarda Messi: come mai tanta differenza di rendimento ell'argentino tra la nazionale e la squadra catalana?
A risentirci, e speriamo di ottenere almeno un pareggio domani per giocare più tranquilli il ritorno.

7:05 PM  
Anonymous Hincha Madridista said...

Derby a senso unico più di quanto il risultato farebbe pensare, anche se il gol dei cugini a 10' dalla fine un pò di patemi li ha messi considerando che i i blancos non hanno giocato affatto bene limitandosi alla fiammata che in 20' ha chiuso i conti, anche se il margine di scarto poteva essere maggiore considerando il gol di testa divorato da CR9 e il palo di un Pipita sempre implacabile nella Liga. Casillas si è potuto godere la gara tranquillamente senza che le punte avversarie (eppure è il reparto meglio strutturato dell'Atletico) arrivassero ad impensierirlo. Alla fine come scrive giustamente Valentino, CR9 e Xabi sono stati gli acquisti più azzeccati o per lo meno quelli che hanno reso secondo le attese. Ottimo anche Albiol, se Pepe non si fosse rotto per così tanti mesi, la difesa sarebbe stata perfetta visto che Ramos avrebbe potuto giocare stabilmente a sinistra. Comunque in fase arretrata (tolta la cronica difficoltà di trovare un terzino sx affidabile ma forse un decennio di Roberto Carlos ci aveva abituato troppo bene) la squadra è migliorata moltissimo rispetto alle ultime stagioni se adesso è la seconda difesa della Liga. Non so quanto sia vero quanto scrive Vale quando parla di volere che la Liga finisca presto per vederne iniziare una nuova, se le cose non cambiano alla svelta si va verso una Spanish Premier League anche se la gara principale non sarà quella tra due squadre della stessa città (che poi in Scozia ogni tanto ci siano anche delle novità -leggi esonero allenatore Celtic- è fuori di dubbio).

9:58 AM  
Blogger valentino tola said...

@ Flavio
Eh, da culè vorrei avere anch'io la tua stessa sicurezza sul Barça finalista! :-)

"Non sono però d'accordo con te quando parli della staticità di Yaya Tourè; lui non è statico per natura, ma giocando da pivote deve per forza di cose essere più "posizionato"..."

Non è esattamente così, e la prova indiretta la offre Busquets quando gioca in quello stesso ruolo. Busquets in genere quando si libera del pallone non rimane nella stessa posizione, ma si muove subito verso uno spazio vuoto, a destra a sinistra o anche in avanti. Così trascina via un avversario e lascia lo spazio che occupava in precedenza a Xavi o all'altra mezzala (Iniesta, Keita), che ricevono subito fronte alla porta. Questo movimento non lo si nota così facilmente, però è un classico di Busquets, e in fase di possesso genera una rotazione costante con gli altri due centrocampisti che dà maggiore scioltezza alla manovra (pur rimanendo Busquets il vertice basso del centrocampo).
Touré lo fa molto meno, tocca palla e spesso rimane lì dov'è, e se Busquets non fa lo stesso ne devo dedurre che non sono ordini di Guardiola ma precise caratteristiche del giocatore.
Questo il Touré che gioca vertice basso, poi il suo impiego da mezzala è un altro discorso, separato.

"Secondo me il Barça deve sempre giocare a centrocampo con due tra Tourè -Busquets-Keita, insieme a Xavi o a Fabregas se arriva...questo perchè nel calcio di oggi non si può prescindere dai muscoli ed i centimetri specialmente per una squadra di "piccoletti" come il Barça specialmente se disponi di gente come Messi, Iniesta, Xavi, Alves, Pedro: insomma il giusto mix tra tecnica e potenza può rendere questa squadra imbattibile."

Scusa, ma il Barça l'anno scorso ha o non ha vinto tutto con Xavi e Iniesta mezzeali? Non era equilibrato? In realtà non credo esista una concezione universale di equilibrio applicabile universalmente a tutte le squadre, in maniera indifferente.
Cioè non si tratta sempre di equilibrare muscoli con tecnica, giocatori offensivi con giocatori difensivi usando il bilancino.
Se giochi un calcio basato su palle rubate a centrocampo, ritmo e gioco diretto sulle punte sono d'accordo che ti serve gente con doti di corsa, contrasto etc...
Ma l'equilibrio del Barça si basa su presupposti diversi, ed è la qualità del possesso-palla ad avere ricadute importantissime anche sulla successiva fase difensiva. La finale con il Manchester United (la squadra più forte del mondo la passata stagione, alla quale non è stato concesso nemmeno un contropiede) è stato un esempio magistrale di come difendersi col pallone mantenendo il blocco alto nella metacampo avversaria senza nemmeno spendere un pressing esagerato.

"In più gli "armadi" blaugrana hanno pure i piedi buoni."
Hai ragione. Però non sempre avere i piedi buoni coincide col fornire il miglior apporto alla manovra. è una questione anche di visione, lettura del gioco e controllo dei tempi. Io farei a questo proposito l'esempio di Manuel Fernandes del Valencia, giocatore con doti tecniche eccellenti (non così inferiori a quelle di Banega) ma assolutamente non all'altezza per guidare un centrocampo.
Keita è il migliore come lettura del gioco dopo i due cervelli Iniesta e Xavi ma è già un giocatore più strettamente tattico, più lineare. Iniesta lo prefrisco nel cuore del gioco, avanzarlo per limitarne (limitarne per modo di dire, eh...) la funzione allo spunto o alla rifinitura sulla trequarti toglie qualche possibilità alla squadra nel complesso.
Ricorda che l'anno scorso c'è stata una fase nella stagione in cui il Barça calcava il gioco troppo sul lato destro (il triangolo Alves-Xavi-Messi) e gli avversari cominciavano un po' a neutralizzarlo: il ritorno di Iniesta dall'infortunio, piazzato in mezzo al campo sul centro-sinistra, fornì un nuovo sbocco e molta più varietà alla manovra.

8:32 PM  
Blogger valentino tola said...

@ Flavio 2
"continuo a non capire perchè preferite Villa a Torres- il primo è un grande giocatore, il secondo è un fuoriclasse, un giocatore completo- nè sono d'accordo quando dite che Fernando non sa muoversi negli spazi stretti!!!"

Chiarisco che Torres è un giocatore favoloso, sicuramente qualcosa di più di un Matri :D
Lui è straordinario per me nell'allungare le difese, nel dare profondità, ancora di più quando ha spazi. Non negherai però che quando deve controllare un pallone e giocare rapidamente in spazi stretti non è sempre impeccabile, questo almeno vedo sempre nelle partite con la nazionale (nel Liverpool lo seguo pochissimo). Villa lo preferisco come tecnica nel controllo di palla e anche come tecnica di tiro: non allunga le difese con la stessa facilità di Torres, però anche lui ha la profondità sul filo del fuorigioco e il movimento a svariare verso le fasce.
Se devo scegliere fra i due quindi preferisco Villa, perchè mi dà un pochino di abilità in più nel palleggio stretto senza per questo appesantirmi la manovra come quegli attaccanti che chiedono solo e soltanto palla sui piedi.

@ Taymour Zein

"Lo svedese infatti non tira quasi mai in porta, e non si potrà basare sempre sulle respinte dei portieri per segnare."

Hai ragione. Più che paura però mi sembra una voglia di ricominciare dalle cose più semplici, al servizio della squadra. Aggiungo che se Ibra fa le cose per bene tatticamente, magari non tira in porta però agevola il tiro in porta dei compagni. La squadra prima di tutto.

"Messi: come mai tanta differenza di rendimento ell'argentino tra la nazionale e la squadra catalana?"

L'Argentina la vedo meno del Barça, però così superficialmente direi che avere una struttura di squadra più solida attorno aiuta anche Messi a incidere individualmente, gli offre maggiori punti di riferimento per muoversi.

@ Hincha
Albiol una stagione perfetta. Non sbaglia un colpo che sia uno.

"Non so quanto sia vero quanto scrive Vale quando parla di volere che la Liga finisca presto per vederne iniziare una nuova, se le cose non cambiano alla svelta si va verso una Spanish Premier League anche se la gara principale non sarà quella tra due squadre della stessa città"

Il problema è che ormai ho contratto la malattia e quindi continuerò a sorbirmi la Liga qualunque cosa propinino. Triste ma vero :D

8:33 PM  
Anonymous Anonimo said...

Che mi dici di Pedro Leon (a cui sembra interessato il Milan)?

Grazie

Ciao

Luca

3:29 PM  
Blogger Flavio said...

Ciao Valentino, guardando la trasformazione del Barça dalle partite di campionato a quelle di Champion's, (e se con lo Stoccarda poteva pure esserci il dubbio del valore dell'avversario), mi sta venendo il sospetto che i blaugrana si stanno "cinicizzando", ovvero che nella Liga giochicchiano per risparmiarsi per le grandi occasioni; il primo tempo di ieri contro l'Arsenal, nonostante le assenze di Iniesta e di Henry mi è sembrato semplicemente fantastico. Facendo gli scongiuri contro infortuni e squalifiche, non vedo una squadra che possa competere in Europa contro il Barça visto ieri sera anche se la parte finale del secondo tempo non è stato proprio il massimo; infine nota di merito per Ibra: sogno o son desto? Saluti,
Flavio

7:43 PM  
Blogger Taymour Zein said...

Spero al più presto di conoscere la tua opinione sull Arsenal-Barçs di ieri sera... a mio parere, grande partita dei catalani. Peccato per la rimonta dell'Arsenal, ma penso riusciremo a passare il turno.

7:58 PM  

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