Era ora.
Da ieri notte Quique Sanchez Flores non è più l' allenatore del Valencia. In questo caso le sterline non c' entrano, è solo un calcione ben assestato. La situazione del Valencia è ancora assolutamente in piedi sia nella Liga che in Champions, ma le indecenti prestazioni con Rosenborg e Sevilla hanno accelerato i tempi di una decisione che, lo sapete tutti voi che leggete questo blog, ritengo andasse presa in anticipo, precisamente alla fine dello scorso campionato.
Complice una certa simpatia che la stampa spagnola ha sempre manifestato nei confronti di Quique, le opinioni sulla decisione del club si sono polarizzate fra chi ritiene la decisione affrettata e ingiustificata e chi (partito sempre più folto negli ultimi tempi) invece l' ha presa con vero e proprio sollievo, avendone fin sopra i capelli dell' incapacità di questo Valencia di fare il salto di qualità e di superare i suoi limiti cronici, dovuti in gran parte alla mentalità rinunciataria, alla mancanza di elasticità mentale e in certi casi di buonsenso dello stesso Quique Sanchez Flores.
Personalmente, si sarà capito, ritengo che tutto considerato le ombre prevalgano ampiamente sulle luci nel bilancio di questi due anni e un quarto di Quique sulla panchina valenciana. Gli va riconosciuto sicuramente il merito storico di aver riportato la stabilità nel Valencia, permettendogli (dopo il disastroso ritorno di Ranieri) di recuperare il suo posto nell' élite del calcio spagnolo, fra le prime quattro. Ma da lì in poi il salto di qualità non è mai arrivato, e venendo meno progressivamente ogni possibile alibi sono impietosamente emerse tutte le crepe del suo progetto.
Il primo anno di Quique, 2005-2006, il terzo posto finale era sicuramente quello giusto per una squadra dalla rosa non molto ampia e neppure di eccessiva qualità, anche se lo sconcertante 0-0 sul campo del disastrato Malaga (proprio quando, ad un certo punto della stagione, la possibiltà di avvicinare il Barça in testa alla classifica era numeri alla mano non così remota) poteva già suonare come campanello d' allarme su certi pesanti limiti di gioco e personalità poi rivelatisi veri e propri macigni; la stagione seguente, cioè la scorsa, il Valencia si era presentato con una rosa rinforzatissima, fra le migliori della storia del club, ma non si è mai rivelato un serio pretendente al primo posto.
Martoriati da una valanga di infortuni (che comunque quando capitano così in serie credo smettano di essere una semplice casualità e comincino a richiamare precise responsabilità dello staff competente), società e tecnico hanno trovato in ciò l' alibi per mostrarsi comunque soddisfatti del risultato raggiunto, soddisfazione a mio avviso immotivata e segnale di mentalità inadeguata, quando quello che si era ottenuto, il quarto posto, era in realtà il minimo risultato possibile per una rosa di quel potenziale.
Quest' anno, niente alibi, rosa completissima in tutti i reparti, ampia disponibilità di giocatori, ma squadra che non cresce e rimane prigioniera dei suoi clichès. Promessa vana quella fatta in estate da Quique di un Valencia più portato a occupare la metacampo avversaria e dalla manovra più eleborata: le trame sono restate di una povertà sconfortante, e ciò che è cambiato, in peggio, è stata solo la crescente insicurezza difensiva.
Il limite storico del Valencia di Quique è la proposta calcistica limitatissima, quasi offensiva per il talento degli elementi che impreziosiscono la rosa valenciana soprattutto dalla trequarti in su. Rimanere legati mani e piedi a un calcio di sola difesa e contropiede e mostrarsi incapaci di attaccare una difesa schierata con gente del calibro di Silva, Villa, Joaquin, Morientes, Miguel e compagnia bella è uno schiaffo alla miseria che è costato tanti, troppi punti nella Liga, dove non trovi ogni domenica una squadra che ti offre il contropiede. Una clamorosa sottoutilizzazione delle risorse di una squadra potenzialmente capace di sorprendere l' avversario in ogni zona del campo e in qualunque maniera, sulle fasce, con l' uno contro uno, col gioco aereo, col fraseggio stretto...
Tanto più che il pregio principale del miglior Valencia di Quique, la solidità difensiva, non è nemmeno una sua invenzione particolarmente originale, visto che Quique ha lavorato sulle tracce di Ranieri, Cuper e Benitez, che precedentemente avevano consolidato questo 4-4-2 corto e compatto marchio di fabbrica del Valencia ormai da anni.
Oltre ai limiti tattici, evidenti son stati anche i limiti caratteriali e di gestione della rosa. Quasi proverbiali certe sue applicazioni del turnover ai limiti della logica e pericolosamente prossime alla comicità vera e propria, l' ultima delle quali la formazione semplicemente improponibile presentata ieri al Sanchez Pizjuan. Il rapporto coi giocatori si è rivelato poi contraddittorio: lo spogliatoio lo appoggiò nel suo conflitto con Carboni, ma con una certa frequenza son venute fuori voci di incomprensioni e dissidi, in alcuni casi platealmente verificatisi durante gli allenamenti.
Irritante ed inspiegabile poi la sua propensione a fare giustizia sommaria con alcuni giocatori, vedi i casi di Tavano (emarginato per ripicca nei confronti di Carboni), Del Horno (impiegato due-tre partite dopo il lungo infortunio, poi appartato, messo fuori rosa, reintegrato e infine costretto al ritorno all' Athletic col contorno di pesanti di accuse di mancanza di professionalità) e, in quest' inizio di stagione, Mata, "purgato" dopo una sola partita, quella con l' Almeria alla seconda giornata.
P.S.: Incarico ad interim (dopodomani supersfida col Real Madrid) al tecnico del Valencia B Oscar Fernandez, in attesa che la società scelga il sostituto. Il presidente Soler ha chiarito che il nuovo tecnico non sarà un traghettatore ma un nome di peso. Si vocifera di Mourinho, Capello e Lippi, mi sembrano onestamente difficili da raggiungere, personalmente mi accontenterei di un Irureta.
Complice una certa simpatia che la stampa spagnola ha sempre manifestato nei confronti di Quique, le opinioni sulla decisione del club si sono polarizzate fra chi ritiene la decisione affrettata e ingiustificata e chi (partito sempre più folto negli ultimi tempi) invece l' ha presa con vero e proprio sollievo, avendone fin sopra i capelli dell' incapacità di questo Valencia di fare il salto di qualità e di superare i suoi limiti cronici, dovuti in gran parte alla mentalità rinunciataria, alla mancanza di elasticità mentale e in certi casi di buonsenso dello stesso Quique Sanchez Flores.
Personalmente, si sarà capito, ritengo che tutto considerato le ombre prevalgano ampiamente sulle luci nel bilancio di questi due anni e un quarto di Quique sulla panchina valenciana. Gli va riconosciuto sicuramente il merito storico di aver riportato la stabilità nel Valencia, permettendogli (dopo il disastroso ritorno di Ranieri) di recuperare il suo posto nell' élite del calcio spagnolo, fra le prime quattro. Ma da lì in poi il salto di qualità non è mai arrivato, e venendo meno progressivamente ogni possibile alibi sono impietosamente emerse tutte le crepe del suo progetto.
Il primo anno di Quique, 2005-2006, il terzo posto finale era sicuramente quello giusto per una squadra dalla rosa non molto ampia e neppure di eccessiva qualità, anche se lo sconcertante 0-0 sul campo del disastrato Malaga (proprio quando, ad un certo punto della stagione, la possibiltà di avvicinare il Barça in testa alla classifica era numeri alla mano non così remota) poteva già suonare come campanello d' allarme su certi pesanti limiti di gioco e personalità poi rivelatisi veri e propri macigni; la stagione seguente, cioè la scorsa, il Valencia si era presentato con una rosa rinforzatissima, fra le migliori della storia del club, ma non si è mai rivelato un serio pretendente al primo posto.
Martoriati da una valanga di infortuni (che comunque quando capitano così in serie credo smettano di essere una semplice casualità e comincino a richiamare precise responsabilità dello staff competente), società e tecnico hanno trovato in ciò l' alibi per mostrarsi comunque soddisfatti del risultato raggiunto, soddisfazione a mio avviso immotivata e segnale di mentalità inadeguata, quando quello che si era ottenuto, il quarto posto, era in realtà il minimo risultato possibile per una rosa di quel potenziale.
Quest' anno, niente alibi, rosa completissima in tutti i reparti, ampia disponibilità di giocatori, ma squadra che non cresce e rimane prigioniera dei suoi clichès. Promessa vana quella fatta in estate da Quique di un Valencia più portato a occupare la metacampo avversaria e dalla manovra più eleborata: le trame sono restate di una povertà sconfortante, e ciò che è cambiato, in peggio, è stata solo la crescente insicurezza difensiva.
Il limite storico del Valencia di Quique è la proposta calcistica limitatissima, quasi offensiva per il talento degli elementi che impreziosiscono la rosa valenciana soprattutto dalla trequarti in su. Rimanere legati mani e piedi a un calcio di sola difesa e contropiede e mostrarsi incapaci di attaccare una difesa schierata con gente del calibro di Silva, Villa, Joaquin, Morientes, Miguel e compagnia bella è uno schiaffo alla miseria che è costato tanti, troppi punti nella Liga, dove non trovi ogni domenica una squadra che ti offre il contropiede. Una clamorosa sottoutilizzazione delle risorse di una squadra potenzialmente capace di sorprendere l' avversario in ogni zona del campo e in qualunque maniera, sulle fasce, con l' uno contro uno, col gioco aereo, col fraseggio stretto...
Tanto più che il pregio principale del miglior Valencia di Quique, la solidità difensiva, non è nemmeno una sua invenzione particolarmente originale, visto che Quique ha lavorato sulle tracce di Ranieri, Cuper e Benitez, che precedentemente avevano consolidato questo 4-4-2 corto e compatto marchio di fabbrica del Valencia ormai da anni.
Oltre ai limiti tattici, evidenti son stati anche i limiti caratteriali e di gestione della rosa. Quasi proverbiali certe sue applicazioni del turnover ai limiti della logica e pericolosamente prossime alla comicità vera e propria, l' ultima delle quali la formazione semplicemente improponibile presentata ieri al Sanchez Pizjuan. Il rapporto coi giocatori si è rivelato poi contraddittorio: lo spogliatoio lo appoggiò nel suo conflitto con Carboni, ma con una certa frequenza son venute fuori voci di incomprensioni e dissidi, in alcuni casi platealmente verificatisi durante gli allenamenti.
Irritante ed inspiegabile poi la sua propensione a fare giustizia sommaria con alcuni giocatori, vedi i casi di Tavano (emarginato per ripicca nei confronti di Carboni), Del Horno (impiegato due-tre partite dopo il lungo infortunio, poi appartato, messo fuori rosa, reintegrato e infine costretto al ritorno all' Athletic col contorno di pesanti di accuse di mancanza di professionalità) e, in quest' inizio di stagione, Mata, "purgato" dopo una sola partita, quella con l' Almeria alla seconda giornata.
P.S.: Incarico ad interim (dopodomani supersfida col Real Madrid) al tecnico del Valencia B Oscar Fernandez, in attesa che la società scelga il sostituto. Il presidente Soler ha chiarito che il nuovo tecnico non sarà un traghettatore ma un nome di peso. Si vocifera di Mourinho, Capello e Lippi, mi sembrano onestamente difficili da raggiungere, personalmente mi accontenterei di un Irureta.
Etichette: Valencia
2 Comments:
Grandissimo post Valentino.
Concordo con te,era necessario agire prima,anche per non trovarsi un traghettatore fino a natale e rischiare così di giocarsi sia la liga che la champions e ricascare in un'altra stagione anonima.
In ogni caso valga il proverbio meglio tardi che mai.
Mourinho non mi esalta come idea,poi è abbastanza irraggiungibile.
I due italiani non li prendo neanche in considerazione,ma quique è stato cacciato proprio perchè giocava all'italiana,capello e lippi (seppur in modo diverso...) i tifosi li prenderebbero come una presa in giro,e io concorderei con loro.
Su tavano non mi sento di criticare quique invece,un allenatore è normale voglia avere la prima parola sul mercato,ma in più di due anni o dai un gioco alla tua squadra,quali che siano gli interpreti oppure sei automaticamente esposto alle critiche.
Anche perchè certi giocatori o si divertono e si esprimono al meglio altrimenti dopo un pò si rompono anche le scatole,le voci spuntate su villa e silva ne sono la prova...
Speriamo che serva,se c'era una cosa da non fare era proprio perdere in norvegia,quique c'è riuscito,ben gli sta il calcione.
Sul futuro beh:
Magari Irureta,oppure in alternativa uno fra Juande e Del Bosque.
Staremo a vedere.
In ogni caso chi arriva dovrà fare i conti con l'eredita di quique,a cominciare dalle sue dubbie scelte tecniche,arizimendi e zigic su tutti...
Ciao;
Manuel.
Grazie Manuel.
Per quanto riguarda il nuovo tecnico, Mourinho non cambierebbe più di tanto lo stile di gioco, ma rispetto a Quique sarebbe di certo un' altra categoria in termini di mentalità e carisma. Comunque è difficilmente irraggiungibile, stesso discorso per Capello e Lippi, che tra questi tre sarebbe nel caso la mia opzione preferita.
Discorsi però già inattuali, visto che la dirigenza del Valencia pare decisa a puntare su Koeman, tecnico che a dire il vero non mi ha mai esaltato (ad Adriaanse, nessuno ci ha pensato?). E comunque bisognerebbe strapparlo al PSV, come ha fatto il Tottenham con Juande...
Ho detto Irureta, ma nel caso si arrivasse alla prossima stagione con la scelta dell' allenatore in sospeso, allora diventerebbe obbligatorio prendere in considerazione Marcelino, che al Racing si sta confermando vero fenomeno della panchina.
Tavano non l' avrei preso nemmeno io, ma una volta che ce l' hai in squadra non lo puoi trattare in quella maniera, come un paria.
Intanto stasera Valencia-Real Madrid: Oscar Fernandez chiede un Valencia d' attacco, che aggredisca il Real Madrid pressandolo alto e sottraendogli il possesso-palla, strategia classica con i merengues.
Il nuovo tecnico ad interim del Valencia predilige un centrocampo a rombo, e stasera pare utilizzerà il solo Albelda in mediana, con Silva vertice avenzato.
Altra novità quasi rivoluzionaria è Mata, che Quique nemmeno convocava ritenendolo troppo acerbo, e che invece sembra che stasera partirà titolare, proprio contro la sua ex-squadra (anche se gioocherà da esterno sinistro, secondo me non il suo ruolo migliore).
Insomma, vediamo un po', chissà che i giocatori non ne traggano un' importante spinta motivazionale, un po' come il Sevilla l' altro giorno.
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