Una Liga tutta all' attacco.
E pensare che l' anno scorso denunciavo allarmato come la Liga rischiasse di diventare sempre più preda del tatticismo, cioè una degenerazione di quella sana e logica attenzione agli equilibri che ogni squadra e allenatore deve avere come priorità. Al di là del finale ultra-emozionante fatto di rimonte epiche e continui colpi di scena, quella dell’ anno scorso mi era infatti sembrata una Liga poverissima dal punto di vista spettacolare, con un evidente calo sul piano qualitativo rispetto agli inizi di questa decade, quando la Liga rappresentava l’ esaltazione di un calcio tecnico, spettacolare ma al tempo stesso estremamente competitivo, anzi mediamente il più competitivo in ambito europeo (qualcuno si ricorderà la copertina del “Guerin Sportivo” del 2002 che recitava “Copiamoli!”).
La mia preoccupazione era rafforzata dal fatto che l’ ultima Liga non faceva altro che seguire l’ andazzo delle due che l’ avevano preceduta, quella 2004-2005 con uno dei più bei Barça della storia circondato dal deserto più desolante (se si eccettua il Villarreal) e la 2005-2006 che offrì ben poco in grado di soddisfare il palato degli spettatori (fate conto pure che il Barça prestava un’ attenzione maggiore al fronte Champions, ci rimangono giusto alcune belle esibizioni del Celta come novità più stuzzicante).
Invece, parole al vento, vedendo questo avvio di stagione caratterizzato dai fuochi di artificio: rincorse all’ ultimo gol, giocate spettacolari, desiderio di soddisfare lo spettatore e di sfruttare al massimo il talento offensivo dei propri singoli, squadre piccole che cercano di giocarsela alla pari con le corazzate più blasonate…
I numeri parlano chiaro: nell’ ultimo lustro questa è la Liga con la media-gol maggiore. Bisogna tornare alla stagione 2000-2001 per trovare cifre superiori: allora alla dodicesima giornata si erano realizzate 322 reti, ora sono 314. Ciò che richiama maggiormente l’ attenzione è la “generosità” delle grandi: detto che il Real Madrid è nei principali campionati europei la capolista con la media-gol più alta (2,42 gol a partita), va aggiunto come le prime quattro della Liga quest’ anno abbiano subito 13 gol in più rispetto all’ anno scorso, 7 in più rispetto al 2005-2006 e ben 23 rispetto al 2004-2005.
La differenza rimane notevole nel confronto anche con gli altri grandi campionati europei: le prime quattro spagnole hanno subito finora la bellezza di 30 gol in più (calcolando lo stesso numero di giornate) rispetto alle loro corrispettive della Premier, 14 in più rispetto a quelle della Serie A, 20 in più rispetto alla Ligue 1 e 18 in più rispetto alla Bundesliga. La differenza esiste anche per quanto riguarda i gol fatti, la Liga è al vertice, ma in questo caso il divario è minore.
Questi dati evidenziando una tendenza chiara e suggeriscono due possibili interpretazioni, una ottimistica e un’ altra più pessimistica. L’ interessantissimo articolo pubblicato oggi da El Pais ci aiuta a interpretare i numeri attraverso la lettura degli addetti ai lavori.
Quique Sanchez Flores, che ora ha tanto tempo libero, vede una chiara degenerazione: “La teoria del tiqui-taca (espressione molto di moda ultimamente in Spagna, il più delle volte utilizzata a sproposito: indica in senso stretto il gioco palla a terra, fatto di possesso-palla ed uno-due, ma ora viene sempre più usato per indicare molto più genericamente un gioco allegro e mirato allo spettacolo) sta facendo danni. Le grandi stanno perdendo il rigore difensivo”.
Marcelino, tecnico-prodigio del Racing, la vede diversamente: “E’ il potenziale medio che è molto alto”, “difendere bene dipende da due fattori: le caratteristiche dei giocatori e il lavoro collettivo implementato dall’ allenatore. Nella Liga c’è grande qualità negli attaccanti, sui quali si fanno i maggiori investimenti economici. Inltre, il potenziale medio delle squadre è molto alto. La Liga è molto più competiva degli altri campionati, incluso quello inglese, nel quale ci son solo sei squadre buone. Qui ti può sorprendere chiunque. Oltrettutto, il Madrid e il Barça hanno numeri nella loro norma (29 gol fatti e 12 subiti il Real, 23 fatti e 10 subiti il Barça). Sono il Villarreal e il Valencia ad aver ricevuto più gol del dovuto in singole partite (nello specifico, le cinquine rifilate loro dal Real Madrid). Alla fine, la media globale si avvicinerà a quella dell’ anno scorso.”
Gregorio Manzano, guida del Mallorca ultra-spavaldo del Bernabeu (a proposito, oggi su As ho letto le dichiarazioni di Varela, che curiosamente coincidono pari pari con la mia analisi della partita di domenica), spiega i motivi razionali di certe scelte: “Assumo rischi per la qualità”. “C’ è una vocazione offensiva molto chiara e la disciplina tattica è minore, nella costruzione degli organici si cerca la qualità prima ancora del rigore tattico. Abbiamo un record offensivo al Mallorca (21 gol fatti, niente male davvero), ciò presuppone maggiori rischi (19 gol subiti, sette in più rispetto all’ anno scorso, quando però il Mallorca aveva segnato la miseria di 9 reti). Assumo rischi perché con Arango o Güiza ho della qualità che devo sfruttare”.
Victor Muñoz, pericolante inquilino della panchina del Recreativo: “Oltre ai gol, che sono la salsa del calcio, bisogna guardare anche altri elementi: il Madrid, per esempio, concede molte più occasioni da gol rispetto al Valencia e al Barça ma, tuttavia, non gli fanno più gol. Perché? Perché Casillas è un fenomeno e il Madrid ha avuto un po’ di fortuna, fattore che alla lunga, si equilibra fra le varie squadre. La differenza fra piccole e grandi in Spagna è più ridotta che in altri paesi. Comunque, credo che alla fine del campionato questi dati si equilibreranno”.
Bakero, neo-assistente di Koeman al Valencia: “Questi dati si spiegano per la qualità dei giocatori e per le aspettative esterne (quelle che circondano le gradi squadre)”; “tutti i migliori attaccanti giocano qui. Lo 0-0 è visto di cattivo occhio… le televisioni esigono lo spettacolo. Obbligano a costruire organici molto offensivi. Rispetto agli altri campionati, qui ci sono otto squadre di primissimo livello. Le quattro prime più il Sevilla, l’ Atlético, il Zaragoza e un’ altra che può entrare in questo gruppo, come il Getafe.”
Qual è la mia opinione? Come in molti casi, la verità sta nel mezzo. Ha ragione quindi Quique, perché preoccupano l’ anarchia del Real Madrid e (nonostante i blaugrana con 10 gol siano la seconda squadra meno perforata della Liga dopo il Racing primatista con 9) la mancanza di intensità del Barça soprattutto fuori casa, aspetti che rischiano di rendere a lungo termine non sufficientemente competitive queste due squadre rispettivamente in chiave-Champions (il Real Madrid) e in chiave-Liga (il Barça). Anche il Sevilla poi sta evidenziando inattese e troppo frequenti incertezze difensive.
Però hanno ragione anche Marcelino e Victor Muñoz: se le grandi subiscono più gol è perché quest’ anno il livello medio della Liga è veramente altissimo, molto più degli anni scorsi. Rimane salda l’ egemonia di Real e Barça che anche quest’ anno credo emergerà a lungo andare, ma è vero che qualunque squadra (eccetto il Levante) può batterti, le squadre di livello medio-basso non solo si proteggono ma, per quanto possibile, rispondono colpo su colpo. E’ questa non è solo un’ impressione soggettiva, dato che le prestazioni in Uefa certificano la competitività di questa classe media, pensiamo non solo alla cavalcata dell’ Espanyol (compresa una memorabile lezione al Werder Brema a Montjuic), ma anche al Celta poi retrocesso alla fine della scorsa stagione che fa fuori il Palermo e una squadra di Champions come lo Spartak Mosca, all’ Osasuna che elimina agevolmente Rangers e Bayer Leverkusen, oppure quest’ anno al Getafe che espugna White Hart Lane.
Ogni domenica le grandi si trovano di fronte squadre molto ben organizzate, che in settimana studiano il match nei minimi dettagli, che sanno dove colpire ed hanno nella maggior parte dei casi i mezzi per farlo. Vedere per credere il Valladolid che rinchiude nella sua metacampo il Real Madrid e che domina al Mestalla oppure l’ Almeria che sommerge di palle-gol l’ Atlético. Oppure bastano queste dichiarazioni di Laudrup: “Il Madrid e il Barça hanno l’ abitudine di pressarti alto, e per questo noi piccole squadre possiamo cedere alla tentazione di ricorrere al lancio lungo per prenderli in contropiede. Però io credo sia molto più efficace tentare di far girare la palla e avere pazienza, perché loro (il Barça) pressano coi tre attaccanti più le due mezzeali, e se superi questa linea, trovi molto spazio per attaccare. E allora puoi fare veramente male .” Parole sante: giocare alla pari, colpo su colpo, come il Getafe che nei momenti in cui ha avuto il pallone a disposizione ha mandato in bambola il Barça con combinazioni palla a terra di grande qualità ed efficacia.
Quasi ogni squadra poi, non solo le grandi, ha il giocatore di qualità in grado di decidere la partita in un’ azione isolata, basti pensare a gente come Riera e il Triangle Magic dell’ Espanyol, Uche, gli argentini del Zaragoza, Ibagaza e gli altri talenti offensivi del Mallorca, Guardado... Logico poi che la Liga sia un campionato dalla media-gol elevata quando per i campi di Spagna circola gente come Messi, Van Nistelrooy, Aguero, Giuseppe Rossi, Kanouté e compagnia. Questo al di là di ogni possibile considerazione sulle leggerezze difensive di questa o quell’ altra squadra.
Bakero poi sottolinea l’ aspetto ambientale, che ha anch’ esso la sua importanza. Considero infatti i campionati precedenti una deviazione rispetto a una filosofia di fondo che caratterizza storicamente il calcio spagnolo e che adesso pare fortunatamente riemergere. Il pubblico, a dire il vero non sempre con la massima razionalità, supporta con ammirevole coerenza una filosofia che vuole vedere la propria squadra non solo vincere, ma anche giocare un calcio esteticamente appagante, perché sennò tanto varrebbe guardare soltanto il tabellone a fine partita… Esemplare il pubblico del Mestalla che sommerge di fischi Quique Sanchez Flores dopo la vittoria rubata al Valladolid oppure il tifo madridista, nella sua maggioranza ben consapevole di come la vittoria della scorsa stagione sia stata tanto straordinaria ed esaltante per la sua imprevedibilità quanto rivedibile per la qualità del gioco espresso durante tutta la temporada .
La mia preoccupazione era rafforzata dal fatto che l’ ultima Liga non faceva altro che seguire l’ andazzo delle due che l’ avevano preceduta, quella 2004-2005 con uno dei più bei Barça della storia circondato dal deserto più desolante (se si eccettua il Villarreal) e la 2005-2006 che offrì ben poco in grado di soddisfare il palato degli spettatori (fate conto pure che il Barça prestava un’ attenzione maggiore al fronte Champions, ci rimangono giusto alcune belle esibizioni del Celta come novità più stuzzicante).
Invece, parole al vento, vedendo questo avvio di stagione caratterizzato dai fuochi di artificio: rincorse all’ ultimo gol, giocate spettacolari, desiderio di soddisfare lo spettatore e di sfruttare al massimo il talento offensivo dei propri singoli, squadre piccole che cercano di giocarsela alla pari con le corazzate più blasonate…
I numeri parlano chiaro: nell’ ultimo lustro questa è la Liga con la media-gol maggiore. Bisogna tornare alla stagione 2000-2001 per trovare cifre superiori: allora alla dodicesima giornata si erano realizzate 322 reti, ora sono 314. Ciò che richiama maggiormente l’ attenzione è la “generosità” delle grandi: detto che il Real Madrid è nei principali campionati europei la capolista con la media-gol più alta (2,42 gol a partita), va aggiunto come le prime quattro della Liga quest’ anno abbiano subito 13 gol in più rispetto all’ anno scorso, 7 in più rispetto al 2005-2006 e ben 23 rispetto al 2004-2005.
La differenza rimane notevole nel confronto anche con gli altri grandi campionati europei: le prime quattro spagnole hanno subito finora la bellezza di 30 gol in più (calcolando lo stesso numero di giornate) rispetto alle loro corrispettive della Premier, 14 in più rispetto a quelle della Serie A, 20 in più rispetto alla Ligue 1 e 18 in più rispetto alla Bundesliga. La differenza esiste anche per quanto riguarda i gol fatti, la Liga è al vertice, ma in questo caso il divario è minore.
Questi dati evidenziando una tendenza chiara e suggeriscono due possibili interpretazioni, una ottimistica e un’ altra più pessimistica. L’ interessantissimo articolo pubblicato oggi da El Pais ci aiuta a interpretare i numeri attraverso la lettura degli addetti ai lavori.
Quique Sanchez Flores, che ora ha tanto tempo libero, vede una chiara degenerazione: “La teoria del tiqui-taca (espressione molto di moda ultimamente in Spagna, il più delle volte utilizzata a sproposito: indica in senso stretto il gioco palla a terra, fatto di possesso-palla ed uno-due, ma ora viene sempre più usato per indicare molto più genericamente un gioco allegro e mirato allo spettacolo) sta facendo danni. Le grandi stanno perdendo il rigore difensivo”.
Marcelino, tecnico-prodigio del Racing, la vede diversamente: “E’ il potenziale medio che è molto alto”, “difendere bene dipende da due fattori: le caratteristiche dei giocatori e il lavoro collettivo implementato dall’ allenatore. Nella Liga c’è grande qualità negli attaccanti, sui quali si fanno i maggiori investimenti economici. Inltre, il potenziale medio delle squadre è molto alto. La Liga è molto più competiva degli altri campionati, incluso quello inglese, nel quale ci son solo sei squadre buone. Qui ti può sorprendere chiunque. Oltrettutto, il Madrid e il Barça hanno numeri nella loro norma (29 gol fatti e 12 subiti il Real, 23 fatti e 10 subiti il Barça). Sono il Villarreal e il Valencia ad aver ricevuto più gol del dovuto in singole partite (nello specifico, le cinquine rifilate loro dal Real Madrid). Alla fine, la media globale si avvicinerà a quella dell’ anno scorso.”
Gregorio Manzano, guida del Mallorca ultra-spavaldo del Bernabeu (a proposito, oggi su As ho letto le dichiarazioni di Varela, che curiosamente coincidono pari pari con la mia analisi della partita di domenica), spiega i motivi razionali di certe scelte: “Assumo rischi per la qualità”. “C’ è una vocazione offensiva molto chiara e la disciplina tattica è minore, nella costruzione degli organici si cerca la qualità prima ancora del rigore tattico. Abbiamo un record offensivo al Mallorca (21 gol fatti, niente male davvero), ciò presuppone maggiori rischi (19 gol subiti, sette in più rispetto all’ anno scorso, quando però il Mallorca aveva segnato la miseria di 9 reti). Assumo rischi perché con Arango o Güiza ho della qualità che devo sfruttare”.
Victor Muñoz, pericolante inquilino della panchina del Recreativo: “Oltre ai gol, che sono la salsa del calcio, bisogna guardare anche altri elementi: il Madrid, per esempio, concede molte più occasioni da gol rispetto al Valencia e al Barça ma, tuttavia, non gli fanno più gol. Perché? Perché Casillas è un fenomeno e il Madrid ha avuto un po’ di fortuna, fattore che alla lunga, si equilibra fra le varie squadre. La differenza fra piccole e grandi in Spagna è più ridotta che in altri paesi. Comunque, credo che alla fine del campionato questi dati si equilibreranno”.
Bakero, neo-assistente di Koeman al Valencia: “Questi dati si spiegano per la qualità dei giocatori e per le aspettative esterne (quelle che circondano le gradi squadre)”; “tutti i migliori attaccanti giocano qui. Lo 0-0 è visto di cattivo occhio… le televisioni esigono lo spettacolo. Obbligano a costruire organici molto offensivi. Rispetto agli altri campionati, qui ci sono otto squadre di primissimo livello. Le quattro prime più il Sevilla, l’ Atlético, il Zaragoza e un’ altra che può entrare in questo gruppo, come il Getafe.”
Qual è la mia opinione? Come in molti casi, la verità sta nel mezzo. Ha ragione quindi Quique, perché preoccupano l’ anarchia del Real Madrid e (nonostante i blaugrana con 10 gol siano la seconda squadra meno perforata della Liga dopo il Racing primatista con 9) la mancanza di intensità del Barça soprattutto fuori casa, aspetti che rischiano di rendere a lungo termine non sufficientemente competitive queste due squadre rispettivamente in chiave-Champions (il Real Madrid) e in chiave-Liga (il Barça). Anche il Sevilla poi sta evidenziando inattese e troppo frequenti incertezze difensive.
Però hanno ragione anche Marcelino e Victor Muñoz: se le grandi subiscono più gol è perché quest’ anno il livello medio della Liga è veramente altissimo, molto più degli anni scorsi. Rimane salda l’ egemonia di Real e Barça che anche quest’ anno credo emergerà a lungo andare, ma è vero che qualunque squadra (eccetto il Levante) può batterti, le squadre di livello medio-basso non solo si proteggono ma, per quanto possibile, rispondono colpo su colpo. E’ questa non è solo un’ impressione soggettiva, dato che le prestazioni in Uefa certificano la competitività di questa classe media, pensiamo non solo alla cavalcata dell’ Espanyol (compresa una memorabile lezione al Werder Brema a Montjuic), ma anche al Celta poi retrocesso alla fine della scorsa stagione che fa fuori il Palermo e una squadra di Champions come lo Spartak Mosca, all’ Osasuna che elimina agevolmente Rangers e Bayer Leverkusen, oppure quest’ anno al Getafe che espugna White Hart Lane.
Ogni domenica le grandi si trovano di fronte squadre molto ben organizzate, che in settimana studiano il match nei minimi dettagli, che sanno dove colpire ed hanno nella maggior parte dei casi i mezzi per farlo. Vedere per credere il Valladolid che rinchiude nella sua metacampo il Real Madrid e che domina al Mestalla oppure l’ Almeria che sommerge di palle-gol l’ Atlético. Oppure bastano queste dichiarazioni di Laudrup: “Il Madrid e il Barça hanno l’ abitudine di pressarti alto, e per questo noi piccole squadre possiamo cedere alla tentazione di ricorrere al lancio lungo per prenderli in contropiede. Però io credo sia molto più efficace tentare di far girare la palla e avere pazienza, perché loro (il Barça) pressano coi tre attaccanti più le due mezzeali, e se superi questa linea, trovi molto spazio per attaccare. E allora puoi fare veramente male .” Parole sante: giocare alla pari, colpo su colpo, come il Getafe che nei momenti in cui ha avuto il pallone a disposizione ha mandato in bambola il Barça con combinazioni palla a terra di grande qualità ed efficacia.
Quasi ogni squadra poi, non solo le grandi, ha il giocatore di qualità in grado di decidere la partita in un’ azione isolata, basti pensare a gente come Riera e il Triangle Magic dell’ Espanyol, Uche, gli argentini del Zaragoza, Ibagaza e gli altri talenti offensivi del Mallorca, Guardado... Logico poi che la Liga sia un campionato dalla media-gol elevata quando per i campi di Spagna circola gente come Messi, Van Nistelrooy, Aguero, Giuseppe Rossi, Kanouté e compagnia. Questo al di là di ogni possibile considerazione sulle leggerezze difensive di questa o quell’ altra squadra.
Bakero poi sottolinea l’ aspetto ambientale, che ha anch’ esso la sua importanza. Considero infatti i campionati precedenti una deviazione rispetto a una filosofia di fondo che caratterizza storicamente il calcio spagnolo e che adesso pare fortunatamente riemergere. Il pubblico, a dire il vero non sempre con la massima razionalità, supporta con ammirevole coerenza una filosofia che vuole vedere la propria squadra non solo vincere, ma anche giocare un calcio esteticamente appagante, perché sennò tanto varrebbe guardare soltanto il tabellone a fine partita… Esemplare il pubblico del Mestalla che sommerge di fischi Quique Sanchez Flores dopo la vittoria rubata al Valladolid oppure il tifo madridista, nella sua maggioranza ben consapevole di come la vittoria della scorsa stagione sia stata tanto straordinaria ed esaltante per la sua imprevedibilità quanto rivedibile per la qualità del gioco espresso durante tutta la temporada .
Etichette: Liga
13 Comments:
Grande post, molto interessante e letto tutto d'un fiato. Sono sostanzialmente d'accordo con te, anch'io penso che la verità come sempre stia nel mezzo e considero la Liga il campionato europeo con il livello medio più alto, superiore anche alla Premier (tutti gli altri campionati, Serie A in primis, sono distanziati anni luce). Certo, non ce la stiamo sfruttando (almeno parlo per me) come si deve...ogni riferimento a SKY è puramente casuale.
Non per difendere una squadra russa, però (dato che vidi quella doppia sfida) dubito che il Celta avrebbe eliminato uno Spartak con qualche partita in più nelle gambe (ricordo che quelle erano le prime gare ufficiali disputate da oltre 2 mesi...). Inoltre, giornali russi criticarono ferocemente Spartak e soprattutto CSKA (che riuscì nell'impresa di farsi eliminare dal Maccabi Tel Aviv, battuta agevolmente 4-0 qualche settimana prima in amichevole), poichè a loro dire si erano fatte eliminare volontariarmente dalla Coppa UEFA (effettivamente, leggendo gli 11 che persero 2-1 a Vigo, qualche sospetto è lecito). Scelta che ai tempi non condivisi per nulla (avevano tutte le qualità per andare avanti, soprattutto per guadagnare quei punti per i coefficienti UEFA per avere le benedette 3 squadre in CL nella prossima stagione...cosa ormai rimandata a quest'anno, sperando che la Russia scavalchi la Romania e tenga a distanza di sicurezza Portogallo ed Olanda), ma che effettivamente si poteva pagare a caro prezzo. Per farvi capire meglio: lo Zenit nel 2005 decise di puntare fortemente alla Coppa UEFA, ed effettivamente arrivò fino ai Quarti, dove vennero eliminati dal Sevila poi campione, in una gara molto contestata, chiusa in 9 e con un super gol di Kerzhakov verso la fine del primo tempo; in campionato però la formazione di San Pietroburgo pagò enormemente questo spreco di fatiche, partendo malissimo e rischiando fortemente di compromettere la stagione (come in effetti avvenne).
Valentino,
intanto, grandi complimenti per l'intelligenza e la competenza che mostri ad ogni tuo intervento.
Sono davvero ammirato, lo dico senza riserve...
Rispetto a questo post, però, ho qualche dubbio... in poche parole la penso come Quique. Trovo il calcio spagnolo spesso squilibrato tatticamente, cosa che, a livello di nazionale, per esempio, incide non poco (nota bene... non tiriamo in ballo Aragones... Il vecchio caprone, con le squadre di club era considerato piuttosto equilibrato). I laterali difensivi, per esempio, non di rado hanno scarsissima capacità in copertura e questo, a mio parere, è un controsenso.
A margine di questo discorso, ti faccio una domanda, a cui magari potresti rispondere con un pezzo... Perché i calciatori spagnoli che si sono cimentati con il campionato italiano hanno sempre fallito? Io un'idea ce l'ho, e ben precisa... mi piacerebbe conoscere la tua...
Scusa, per non aprire appositamente un account google, non mi sono presentato.
Mi chiamo Marcello Olivieri, per anni ho collaborato con www.fantacalcio.it (lavorando sui nuovi regolamenti e occupandomi dei borsini, dei commenti alle giornate di campionato delle liste con le valutazioni dei calciatori, e delle rubriche sui nuovi talenti del calcio mondiale... sarebbe divertente leggere cosa scrivevo di Mancini quando giocava ancora in Brasile, ad esempio, o di quando David Villa impazzava nella seconda divisione spagnola...) e con Repubblica (ho curato la lista dei calciatori per il fantamondiale). Grazie ancora.
Ciao Marcello, prova a dare una rapida pure io. Secondo me è una questione anche di mentalità: in modo molto semplicistico, potrei sintetizzare il mio concetto limitandomi a dire che simile va (ed in questo caso, si trova bene) con simile. Mi spiego meglio...non è un caso che inglesi e spagnoli abbiano, nella maggior parte dei casi, fallito in Italia e viceversa (gli italiani in Spagna, a parte alcune eccezioni, non è che abbiano reso tanto, eh...); secondo me ci sono "razze" che per forza di cose, per mentalità, per il modo di concepire il calcio si trovano meglio in alcuni campionati rispetto ad altri. E' per questo motivo secondo me che i nordici si trovano meglio in Premier, gli olandesi, i danesi, i portoghesi ed i russi hanno reso maggiormente nella Liga, mentre i tedeschi, i cecoslovacchi ed i francesi in Italia.
E' sicuramente un concetto molto semplicistico, ma che secondo me un senso ce l'ha.
@ Kerzhakov
Grazie. Sono contento perchè quest' anno mi sto divertendo la maggior parte delle volte, speriamo che duri. Ad esempio l' altro giorno ho visto Almeria-Atlético Madrid, in differita di sei ore e mezza e sapendo già il risultato(grazie Sky, siete dei geni), però mi son divertito lo stesso, per il gioco super-aggressivo dell' Almeria e per qualche giocata dal Kun, che anche quando offre una prestazione normale è sempre un incanto da vedere (è una cosa incredibile come riesce a difendere il pallone e a girarsi spalle alla porta, poi quegli scatti ed arresti repentini... che dono di Eupalla!).
Riguardo a Celta-Spartak, mi sembra di ricordare che anche il Celta non presentò la formazione titolare (al ritorno ad esempio Baiano era in panchina, al Luzhniki se non ricordo male giocò "Forrest Gump" Nunez centravanti, mi soccorra Iriney 1986 se sbaglio qualcosa). Le preoccupazioni dei galiziani poi non erano certo incentrate sull' Uefa, visto anche come è finita l' anno scorso.
Ti dò invece stra-ragione sulla differenza di calendari e di preparazione atletica, quello purtroppo è un handicap pesante per le squadre russe nelle coppe.
@ Marcello
Grazie mille.
Sì Quique ha ragione, ma solo in parte, come ho detto la verità sta nel mezzo. Il Real Madrid attuale tatticamente è un' indecenza (guarda la facilità con cui gli avversrai arrivano al limite dell' area di Iker), il Barça è un po' più compatto ma da troppo tempo non fa il pressing delle sue versioni migliori.
Però ci sono allenatori come Marcelino, Valverde, Mendillibar e Caparro, solo per fare alcuni nomi, che sono specialisti nel costruire squadre equilibrate, organizzate fin nei minimi dettagli. Per le grandi ogni partita non è mai facile proprio perchè squadre sono organizzate magistralmente, la Liga offre un livello tattico medio altissimo, molto più nelle squadre medio-basse che nelle grandi, che si permettono magari qualche licenza in più.
Per quanto riguarda i terzini, mi sembra logico che in alcune squadre sempre portate per filosofia a fare la partita, tipo il Barça o il Real Madrid, debbano avere spiccate capacità offensive, addirittura in misura superiore a quelle difensive (se la tua squadra passa più tempo nella metacampo avversaria che nella propria è di questo che hai bisogno).
La Spagna agli ultimi Mondiali è stata un pasticcio, perchè tentava di giocare con la difesa altissima senza però avere davanti a questa un centrocampo e un attacco in grado di portare il pressing. Di qui la fragilità (vedi il gol di Ribery dell' 1-1, emblematico: palla scoperta sul passaggio di Vieira, inserimento dalle retrovie che fa saltare il fuorigoco e il gioco è fatto...): una squadra equilibrata è come una collana, se salta un anello salta tutto: per questo non ha senso parlare di difese scarse ma di fase di non possesso, perchè la fase difensiva deve iniziare sin dagli attaccanti. E' anche per questo che il Barça soffre così fuori casa: quando gli avversari rilanciano l' azione, quella "prima linea" (i tre attaccanti più le due mezzeali) è troppo facile da saltare, non fa il pressing che facevano Eto'o+Giuly+Deco.
Domanda interessante alla quale posso dare una risposta molto chiara, articolata in due aspetti:
1) i giocatori spagnoli giunti in Italia a parte Suarez non sono stati quasi mai i migliori, il giocatore spagnolo generalmente non è un prodotto d' esportazione.
2) son due tipi di calcio molto diversi, e qui voglio uscire dall' eterna discussione su quale sia più difficile, competitivo etc. etc. Sono diversi, punto.
Io ho fatto spesso l' esempio di Xavi, giocatore che personalmente adoro ma che penso che in Italia incontrerebbe grossissime difficoltà (ho detto che si troverebbe come un pinguino all' Equatore).
Non c'è niente da fare: è un giocatore del Barça, programmato per giocare nel Barça e in un campionato come la Liga. Un centrocampista che può trovare spazio soltanto in una squadra che reclama il pallone esclusivamente per sè.
In Italia prevale una filosofia diversa: in una squadra che giocasse senza la necessità del possesso-palla, preferendo agire in contropiede o comunque in maniera più diretta, magari anche saltando il centrocampo, beh... in questa squadra Xavi non ci starebbe a far nulla, anzi diventerebbe un peso, una palla al piede.
Una conferma alla mia teoria credo di trovarla anche nel fatto che, in maniera inversa ma speculare, gli italiani in Spagna non hanno fatto certo grandi cose finora.
Prendi Cannavaro, irriconoscibile anche perchè costretto a giocare in maniera diversa, meno coperta, con difese più alte e più uno contro uno. O Zambrotta, che è più di un anno che non combina nulla nel Barça, dimostrando una certa estraneità rispetto alla maniera di giocare del Barça (anche Thuram, che è come un italiano assimilato, si è dimostrato palesemente disabituato alla difesa alta del Barça, non accorcia quasi mai, un po' come Cannavaro, non a caso erano partner alla Juve).
Muy bueno tu post, sabes mucho de la Liga española, entra en mi post que ahora haré un especial del calcio italiano, con los mejores equipos.
Un salutto camarata
D'accordo con Valentino,bella analisi.
E' una questione di mentalità,i giocatori,in special modo nei settori giovanili poi crescono con determinati input su come giocare.
In Spagna si cerca di segnare,di creare occasioni anche a scapito della fase difensiva.
Il Real ad esempio è una squadra capacissima di andare in goleada per via della qualità dei suoi campioni davanti.
Certo,c'è il rischio di perdere male con l'espanyol o di pareggiare partite in champions che dovrebbe vincere 3-0,ma questo poi è spesso dettato dalla assoluta mancanza di meccanismi difensivi,si spera per i madridisti che sia una lacuna passeggera,in queste condizioni difficilmente arriveranno in fondo alla champions.
L'aspetto veramente interessante non è tanto sulle squadre di vertice,quanto su quelle di seconda fascia.
Più propense a creare gioco,a rischiare anche di prendersi memorabili goleade pur di cercare di fare la partita.
Anche contro avversari decisamente più forti.
Negli altri campionati questo difficilmente accade,anzi,spesso ci sono squadre che si arroccano letteralmente nella propria metà campo per 90 minuti e non le schiodi manco con le cannonate.
Ciao,
Manuel.
@ VF Mourinho
Gracias, visitarè tu blog.
@ Manuel
Hai centrato il punto: ciò che distingue la Liga è proprio il livello delle squadre medio-basse. Secondo me infatti mentre le prime 4 della Premier son complessivamente migliori di quelle della Liga, il resto della Liga credo sia superiore.
Logico che anche in Spagna una piccola che affronta una grande pensa prima di tutto a neutralizzarne i punti di forza, ma poi generalmente cerca anche di giocarsela. Quello che dice Laudrup è emblematico: far girare la palla, far correre il Barça, non è una cosa da tutti, anzi comunemente si ritiene la prima e unica preoccupazione quella di mandare in infermeria Messi.
Il Getafe (soprattutto nel primo tempo di sabato, dopo si è limitato al contropiede), ma ancora di più Mallorca ed Almeria ci hanno offerto chiari esempi nell' ultima giornata.
Per quanto riguarda il Real Madrid, è un problema di equilibrio che va risolto con la massima urgenza: magari la Liga, specie se il Barça continua a questo ritmo, può anche vincerla a suon di gol, ma per la Champions deve diventare squadra a tutti gli effetti.
Anche perchè giocare in maniera offensiva non vuol dire trascurare gli equilibri, anzi quelli devono essere sempre la base.
Sì, Valentino, concordo su molte cose con te, tranne che quando dici che in Italia non sono arrivati grandi giocatori...
Forse non si trattava di fuoriclasse, ma Martin Vazquez e Mendieta, quando Toro e Lazio li acquistarono, erano considerati centrocampisti top. Ricordo quante critiche ricevetti quando scrissi in una rubrica che tenevo che il secondo avrebbe fallito... Eppure non era difficile prevederlo, vista la sua tendenza a tenere troppo la palla e la sua mananza di vera accelerazione, cosa piuttosto diffusa negli interni iberici (Era il problema di Martin Vazquez e pure del giovane Helguera nella Roma Zemaniana, quando giocava ancora a centrocampo) e viceversa fondamentale nel nostro calcio...
E' vero che in Spagna si fa girare molto la palla, ma il pressing non è mai aggressivo, soprattutto, gli spazi sono sempre molto più ampi... inevitabilmente, in condizioni diverse, sembra che i centrocampisti spagnoli, si perdano (persino un regista non superbo ma molto intelligente come l'ex madrilista Gallego fallì miseramente nell'Udinese...). L'unico a salvarsi, non a caso fu Victor Munoz nella Samp, perlomeno fino all'infortunio... Lui era un portatore d'acqua, uno che avrebbe potuto giocare ovunque grazie a grinta e senso tattico, peccato che fosse avanti negli anni.
Chi avrei voluto vedere in Italia, piuttosto era Gordillo, mi piaceva moltissimo, ma chissà se avrebbe sfondato.
Oggi, forse, Iniesta, ma anche lui, pur se duttile e intelligente tattiamente, avrebbe parecchi problemi...
Per quanto riguarda gli italiani in Spagna, completamente d'accordo con te... Al di là di Vieri, che ha fatto storia a sè, l'unico su cui avrei scommesso ciecamente era Stefano Fiore. A Valencia poteva fare bene, invece proprio da lì ha iniziato la sua parabola discendente...
Sì, Martin Vazquez e Mendieta, centrocampisti, hanno fallito credo proprio per la maniera diversa di giocare in Italia, esattamente come molti degli italiani giunti in Spagna hanno deluso o stanno deludendo: son due tipi di calcio diverso.
Comunque, dipende dalle squadre: se mi dici che il Real Madrid lascia molti spazi per giocare son d' accordo, ma se mi dici che Racing ed Espanyol lasciano molti spazi o che Almeria, Valladolid e Sevilla non esercitano un pressing aggressivo, beh, allora non son più molto d' accordo...
In Spagna credo ci sia un livello tattico che ormai non ha nulla da invidiare a nessun altro campionato. Certo, con filosofie di gioco diverse, ma l' immagine allegrona che permea certi stereotipi diffusi sul calcio spagnolo (del tipo:"ah, ma lì fanno quello che vogliono... ah, ma lì le difese...") ritengo francamente non abbia più motivo di esistere .
P.S.: Marcello, dove ti si può leggere attualmente?
Da nessuna parte, ormai non scrivo più di calcio da qualche anno, da quando, in pratica, ho deciso di fare lo sceneggiatore a tempo pieno.
Ti confesso, però, che il calcio resta la mia prima passione e che vedendo siti come questo, la voglia torna, eccome (Mi piaceva, soprattutto, parlare di giovani talenti, di segnalare scommesse... azzeccandoci, qualche volta)!
Insomma, se tornassi a scrivere di calcio, sarebbe un pò colpa tua...
PS. Riguardo il pressing, non volevo dire che in Spagna non venga attuato (o peggio ancora che si tratti di un calcio di sprovveduti... se penso che da noi si esalta gente come Novellino, mi vengono i brividi), ma piuttosto che sia fatto in maniera diversa... A parte forse l'Espanyol e, appunto, il Racing, non vedo un pressing così ossessivo (mi vien da dire, anche se è un'espressione scorretta, quasi un controsenso, che in Italia si pressa sull'uomo, in Spagna sulla palla...). Marcello.
Grazie, sono veramente onorato. Avvisami comunque se torni in attività :)
P.S.: Se riesci a procurartele (e sempre che non le abbia già viste), ti consiglio Almeria-Atlético di domenica e Valladolid-Real Madrid. In alcuni momenti sono veramente impressionanti.
Ottimo articolo,complimenti.Tralasciando i problemi tattici delle grandi squadre,ritengo che il grande equilibrio che si è venuto a creare,e che rende la Liga un torneo di altissimo livello,sia dovuto alla capacità organizzative di molti allenatori delle cosiddette "piccole" (Laudrup e Marcelino i primi che mi vengono in mente),oltre che alla cultura calcistica spagnola,particolarmente propensa ad un gioco d'attacco.
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