Il punto sulle semifinali d' andata di Copa del Rey.
Getafe-Racing 3-1: De la Red 23’ (G); Smolarek 27’ (R); Casquero 53’ (G); Manu Del Moral 82’ (G).
Barcelona-Valencia 1-1 (giocata mercoledì sera): Villa 70’ (V); Xavi 93’ (B).
Un buon secondo tempo porta il Getafe a un passo da una seconda finale di Copa del Rey consecutiva che avrebbe un sapore veramente storico per il club (idem dicasi per un’ eventuale qualificazione del Racing: è la semifinale delle outsider per eccellenza). Peccato che gli uomini di Laudrup debbano ancora sudare freddo per raggiungere una quota-salvezza fattasi quest’ anno particolarmente elevata, sennò dalle parti del Coliseum ci sarebbe davvero da fregarsi le mani, considerando anche che è l' unica spagnola superstite in Uefa.
Era iniziata male per il Getafe, legato e a corto di idee di fronte all’ oliato 4-4-2 di Marcelino, che nel primo tempo controlla gli spazi e i ritmi del match, rendendo sterile il prevedibile predominio nel possesso-palla dei padroni di casa. Gli ospiti danno il primo avviso, con una conclusione da fuori di Duscher di poco a lato, ma è il Getafe a trovare il gol, con De la Red che incorna a rete su calcio d’ angolo, non nuovo a quest’ azione l’ ex-madridista (insisto, da tenere d’ occhio per la nazionale: può fare i due ruoli nel mezzo e ha il gol nelle corde, importante avere centrocampisti che vedono la porta in una nazionale che giocherà probabilmente con una punta sola, a forte rischio sterilità).
Ma la gioia dura giusto quattro minuti, perché sul calcio di punizione dalla destra di Jorge Lopez Belenguer lascia Smolarek libero di colpire a rete. Punto e a capo, il Getafe deve riordinare le idee, che però rimangono piuttosto annebbiate: l’ undici di casa, problema manifestato già in altre occasioni, si fa eccessivamente precipitoso nelle sue azioni offensive, forzando la verticalizzazione centrale e finendo inevitabilmente inghiottito nel cuore dell’ organizzatissimo sistema difensivo del Racing. Primo tempo bloccato e tendenzialmente a favore degli ospiti, che sembrano trovarsi più comodi sul rettangolo verde.
Serve più calma al Getafe, far girare il pallone con maggiore pazienza in attesa del varco giusto, ed è proprio su questa falsariga che la squadra “azulona”, evidentemente istruita da Laudrup (che ha studiato alla scuola di Cruijff), inizia ottimamente il secondo tempo: manovrando con più fluidità e continuità, triangolando e coinvolgendo più giocatori, e finalmente aprendo maggiormente il gioco sulle fasce, soprattutto sulla destra, dove Pablo Hernandez trova l’ aiuto delle sovrapposizioni di Contra e degli spostamenti a turno delle punte Manu e Uche per creare situazioni di superiorità numerica e smuovere la difesa racinguista.
Il gol del 2-1 è un premio a questo cambio di marcia e una dimostrazione esemplare dei movimenti offensivi caratteristici del Getafe: circolazione di palla, movimento della punta a “svuotare” l’ area di rigore, inserimento del centrocampista. Da manuale: protagonisti Contra che sale sulla destra, Uche che dal centro si defila sulla destra e apre lo spazio all’ inserimento centrale di Casquero (trascurato da Jorge Lopez, che apre un buco nel sistema difensivo del Racing), servito da un Pablo Hernandez stasera ottimo come in tante altre occasioni.
Uche deve lasciare il campo ad Albin per un problema muscolare (il nigeriano non è proprio riuscito a trovare continuità in questa stagione), Marcelino invece si gioca la carta del rientrante Munitis. Il Getafe si ritrae e rinforza la mediana con Celestini, soffrendo poco perché far la partita non è certo ciò che il Racing ama. I padroni di casa trovano anzi pure più spazi di rimessa, e segnano il pesantissimo 3-1 con Manu Del Moral, che in due tempi schiaffa in rete un perfetto cross di, manco a parlarne, Pablo Hernandez. Premio meritato per Manu, attaccante generosissimo, che si sobbarca un incredibile mole di lavoro su tutto il fronte d’ attacco e che spesso pecca di lucidità al momento di finalizzare.
L’ altra semifinale è nettamente più in bilico, dopo il match del Camp Nou, vibrante e di elevato spessore. Polemiche da parte valenciana per il gol del pareggio blaugrana in pieno recupero, per una mano di Eto’o che vizia l’ inizio dell’ azione. Esaurita la moviola, gli sviluppi del match parlano di un risultato che va stretto al Barça: non condivisibili le analisi prevalenti sulla stampa, che parlano di una grande partita difensiva del Valencia, che in realtà ha subito più di venti tiri in porta e un dominio costante dell’ avversario, in alcuni casi facendo ricorso a salvataggi disperati e con un Hildebrand in grande spolvero. Il merito della squadra di Koeman, e che in questo senso segnala una crescita, è quello di aver saputo soffrire e cogliere l’ occasione al momento giusto, mentre appena un mese fa sarebbe colata a picco in quattro e quattr’ otto. La ricostruzione di una squadra comincia prima di tutto da questi aspetti.
Ed in pieno rilancio da un punto di vista anche morale è il Barça, che analogamente un mese fa non avrebbe reagito allo svantaggio con la determinazione mostrata mercoledì sera dopo lo 0-1 (unica incursione offensiva valenciana, micidiale Villa nel punire un Barça ancora in disordine per avere appena effettuato i suoi due cambi). Ancora in gol Xavi, e non è più un fatto casuale, sintomo di una squadra che sta migliorando la propria dinamica di gioco, non appoggiandosi staticamente sui tre attaccanti ma portando maggiormente al tiro anche i centrocampisti, giocando con meno tocchi e pìù rapidità (anche se la propensione a voler entrare in porta col pallone è insopprimibile, fa parte del DNA). Xavi buono anche al di là del gol, in ottimo momento di forma, mentre gigantesco è il contributo di Yaya Touré, una forza della natura nello sradicare palloni e proporre percussioni, e pensare che non gioca nemmeno nel suo vero ruolo…
Nel Valencia, comincia a emergere a centrocampo la coppia Maduro-Banega: l' olandese sobrio e tatticamente efficace, l' argentino in notevole spolvero, soprattutto nel primo tempo, con la sua straordinaria personalità e padronanza nel controllo di palla, roba che per togliergliela si dovrebbe adoperare il fucile.
Barcelona-Valencia 1-1 (giocata mercoledì sera): Villa 70’ (V); Xavi 93’ (B).
Un buon secondo tempo porta il Getafe a un passo da una seconda finale di Copa del Rey consecutiva che avrebbe un sapore veramente storico per il club (idem dicasi per un’ eventuale qualificazione del Racing: è la semifinale delle outsider per eccellenza). Peccato che gli uomini di Laudrup debbano ancora sudare freddo per raggiungere una quota-salvezza fattasi quest’ anno particolarmente elevata, sennò dalle parti del Coliseum ci sarebbe davvero da fregarsi le mani, considerando anche che è l' unica spagnola superstite in Uefa.
Era iniziata male per il Getafe, legato e a corto di idee di fronte all’ oliato 4-4-2 di Marcelino, che nel primo tempo controlla gli spazi e i ritmi del match, rendendo sterile il prevedibile predominio nel possesso-palla dei padroni di casa. Gli ospiti danno il primo avviso, con una conclusione da fuori di Duscher di poco a lato, ma è il Getafe a trovare il gol, con De la Red che incorna a rete su calcio d’ angolo, non nuovo a quest’ azione l’ ex-madridista (insisto, da tenere d’ occhio per la nazionale: può fare i due ruoli nel mezzo e ha il gol nelle corde, importante avere centrocampisti che vedono la porta in una nazionale che giocherà probabilmente con una punta sola, a forte rischio sterilità).
Ma la gioia dura giusto quattro minuti, perché sul calcio di punizione dalla destra di Jorge Lopez Belenguer lascia Smolarek libero di colpire a rete. Punto e a capo, il Getafe deve riordinare le idee, che però rimangono piuttosto annebbiate: l’ undici di casa, problema manifestato già in altre occasioni, si fa eccessivamente precipitoso nelle sue azioni offensive, forzando la verticalizzazione centrale e finendo inevitabilmente inghiottito nel cuore dell’ organizzatissimo sistema difensivo del Racing. Primo tempo bloccato e tendenzialmente a favore degli ospiti, che sembrano trovarsi più comodi sul rettangolo verde.
Serve più calma al Getafe, far girare il pallone con maggiore pazienza in attesa del varco giusto, ed è proprio su questa falsariga che la squadra “azulona”, evidentemente istruita da Laudrup (che ha studiato alla scuola di Cruijff), inizia ottimamente il secondo tempo: manovrando con più fluidità e continuità, triangolando e coinvolgendo più giocatori, e finalmente aprendo maggiormente il gioco sulle fasce, soprattutto sulla destra, dove Pablo Hernandez trova l’ aiuto delle sovrapposizioni di Contra e degli spostamenti a turno delle punte Manu e Uche per creare situazioni di superiorità numerica e smuovere la difesa racinguista.
Il gol del 2-1 è un premio a questo cambio di marcia e una dimostrazione esemplare dei movimenti offensivi caratteristici del Getafe: circolazione di palla, movimento della punta a “svuotare” l’ area di rigore, inserimento del centrocampista. Da manuale: protagonisti Contra che sale sulla destra, Uche che dal centro si defila sulla destra e apre lo spazio all’ inserimento centrale di Casquero (trascurato da Jorge Lopez, che apre un buco nel sistema difensivo del Racing), servito da un Pablo Hernandez stasera ottimo come in tante altre occasioni.
Uche deve lasciare il campo ad Albin per un problema muscolare (il nigeriano non è proprio riuscito a trovare continuità in questa stagione), Marcelino invece si gioca la carta del rientrante Munitis. Il Getafe si ritrae e rinforza la mediana con Celestini, soffrendo poco perché far la partita non è certo ciò che il Racing ama. I padroni di casa trovano anzi pure più spazi di rimessa, e segnano il pesantissimo 3-1 con Manu Del Moral, che in due tempi schiaffa in rete un perfetto cross di, manco a parlarne, Pablo Hernandez. Premio meritato per Manu, attaccante generosissimo, che si sobbarca un incredibile mole di lavoro su tutto il fronte d’ attacco e che spesso pecca di lucidità al momento di finalizzare.
L’ altra semifinale è nettamente più in bilico, dopo il match del Camp Nou, vibrante e di elevato spessore. Polemiche da parte valenciana per il gol del pareggio blaugrana in pieno recupero, per una mano di Eto’o che vizia l’ inizio dell’ azione. Esaurita la moviola, gli sviluppi del match parlano di un risultato che va stretto al Barça: non condivisibili le analisi prevalenti sulla stampa, che parlano di una grande partita difensiva del Valencia, che in realtà ha subito più di venti tiri in porta e un dominio costante dell’ avversario, in alcuni casi facendo ricorso a salvataggi disperati e con un Hildebrand in grande spolvero. Il merito della squadra di Koeman, e che in questo senso segnala una crescita, è quello di aver saputo soffrire e cogliere l’ occasione al momento giusto, mentre appena un mese fa sarebbe colata a picco in quattro e quattr’ otto. La ricostruzione di una squadra comincia prima di tutto da questi aspetti.
Ed in pieno rilancio da un punto di vista anche morale è il Barça, che analogamente un mese fa non avrebbe reagito allo svantaggio con la determinazione mostrata mercoledì sera dopo lo 0-1 (unica incursione offensiva valenciana, micidiale Villa nel punire un Barça ancora in disordine per avere appena effettuato i suoi due cambi). Ancora in gol Xavi, e non è più un fatto casuale, sintomo di una squadra che sta migliorando la propria dinamica di gioco, non appoggiandosi staticamente sui tre attaccanti ma portando maggiormente al tiro anche i centrocampisti, giocando con meno tocchi e pìù rapidità (anche se la propensione a voler entrare in porta col pallone è insopprimibile, fa parte del DNA). Xavi buono anche al di là del gol, in ottimo momento di forma, mentre gigantesco è il contributo di Yaya Touré, una forza della natura nello sradicare palloni e proporre percussioni, e pensare che non gioca nemmeno nel suo vero ruolo…
Nel Valencia, comincia a emergere a centrocampo la coppia Maduro-Banega: l' olandese sobrio e tatticamente efficace, l' argentino in notevole spolvero, soprattutto nel primo tempo, con la sua straordinaria personalità e padronanza nel controllo di palla, roba che per togliergliela si dovrebbe adoperare il fucile.
Etichette: Barcelona, Copa del Rey, Getafe, Racing, Valencia
2 Comments:
Bentornato valentino!!
Gran bella stagione del Getafe,davvero,ottavi di uefa,semifinale in copa,salvezza acquisita in campionato,prendano nota i presidenti italiani...a cominciare da quei testoni che dichiarano pubblicamente di voler uscire dall'europa...vergognoso e irrispettoso,a cominciare dai propri tifosi...
Sulla carcassa del valencia ho già detto tutto,però è una squadra che si esalta nelle partite importanti da dentro o fuori,fermo restando che con la stagione che han fatto non si meritano veramente nulla,men che meno un trofeo che possa da scudo a koeman quando si dovrà tirare le somme.
Almeno in coppa tifo getafe...
Ciao,
Manuel.
Ciao Manuel,
quella che l' Uefa non interessa è una motivazione che in genere esce fuori ad eliminazione già avvenuta. Io la trovo una competizione piuttosto interessante, anche se quel girone là è veramente inutile, io semmai metterei una fase a gironi prima delle semifinali (ve la ricordate la formula della Champions League dal '91 al '94? una cosa del genere), con le squadre più forti a disputarsi pochi posti.
Olrettutto è una competizione che permette alle squadre di crescere e di emergere, una specie di trampolino per la Champions, vedi il caso del Sevilla.
Il Getafe mi piace, ha uno stile di gioco fra i miei preferiti nella Liga, oltrettutto sta giocando due partite a settimana con una rosa certo non molto ampia e pure tartassata dagli infortuni. A volte pecca di ingenuità e dio concretezza sotto porta (non ha bomber veri in attacco, creano spazi, pressano, fanno un gran lavoro ma pagano in lucidità).
Il Valencia l' altra sera non ha fatto certo una gran partita, difendere bene non vuol dire ammassare giocatori nella tua area di rigore, però il fatto che Villa o Silva facciano i terzini aggiunti, di per sè sbagliato (perchè in una squadra disposta ordinatamente non dovrebbero mai trovarsi lì), depone a favore di un gruppo che perlomeno dal punto di vista morale si sta ritrovando.
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