Il punto sulla trentaduesima giornata.
Real Madrid-Murcia 1-0: Sneijder 58'.
Valladolid-Atlético Madrid 1-1: Maxi Rodríguez 69' (A); Ogbeche 92' (V).
Getafe-Zaragoza 0-0
Betis-Levante 0-1: Pedro León 52'.
Deportivo-Athletic 3-0: Coloccini 31'; Sergio 64'; Filipe 79'.
Almeria-Villarreal 1-0: Acasiete 84'.
Mallorca-Sevilla 2-3: Renato 43' (S); Güiza 46' (M); Kanouté 76' (S); Daniel Alves 76' (S); Webó 89' (M).
Espanyol-Osasuna 0-1: Astudillo 31'.
Valencia-Racing 1-2: Colsa 60' (R); Villa, rig. 64' (V); Tchité 82'.
Recreativo Huelva-Barcelona 2-2: Eto'o 1'(B); Ruben 41'(R); Eto'o 46' (B); Ruben 70' (R).
La Liga sempre più verso Madrid: i merengues ci hanno provato in tutti i modi a regalarlo questo campionato, volevano contraccambiare il favore del Barça l’ anno scorso, ma non hanno trovato uguale ricettività nei blaugrana, motivo per cui dovranno finire per “accontentarsi” della trentunesima Liga nella loro storia.
Un campione fra i più mediocri che si ricordino, non solo per le sette sconfitte incassate in tutto il campionato, fatto evidentemente anomalo per una capolista, ma anche per la modesta qualità di gioco: un punto importante questo, perché se l’ estate scorsa Calderón cacciò Capello proprio in cerca di maggior spettacolo (una decisione che in astratto posso apprezzare, ma che nel caso concreto mi lasciò perplesso per due motivi: il primo è che la sincerità della motivazione era assai discutibile; il secondo, molto semplice, è che il Real Madrid sapeva fino alla noia chi fosse Capello e che cosa potesse garantire già nel momento in cui lo ingaggiò, motivo per cui lamentarsene dopo suona abbastanza illogico), cercando in Schuster il profeta di una nuova Età dell’ Oro di calcio offensivo, bisogna dire adesso con la massima freddezza che il tedesco ha fallito in pieno l’ obiettivo, e coerenza vorrebbe che il Real Madrid, squadra ancora alla ricerca di un gioco divertente e ben organizzato, se ne liberasse la prossima estate. Tanto il Real Madrid quanto il Barça, seppure per motivi assai diversi, avranno bisogno l’ anno prossimo di una nuova guida tecnica e di una ristrutturazione che le possa riportare a livelli di gioco consoni, ne va dell’ immagine della Liga e di tutto il calcio spagnolo a livello europeo.
Messi i puntini sulle i, va detto che l’ ultima cosa da fare è stupirsi per le modalità poco brillanti con cui il Real Madrid ieri ha sconfitto la penultima in classifica. Direi anzi che, considerate le circostanze, i merengues hanno gestito nel migliore dei modi i novanta minuti, badando al sodo soprattutto dopo l’ espulsione di Torres nel primo tempo (giusta, così come giuste son state le altre decisioni contestate di Iturralde González, forse un po’ troppo protagonista ma comunque autorevole in una partita per lui veramente difficile da arbitrare).
Alla vigilia si vociferava di una fantomatica difesa a 6 di Clemente, che già in settimana aveva preannunciato un autobus davanti alla porta di Carini, giocando su un’ espressione molto diffusa in Spagna per definire una condotta ultra-difensiva: purtroppo noi fans di Javi alla fine siamo rimasti con l’ amaro in bocca davanti ai “soli” 5 difensori più César Arzo e Kabous a protezione schierati dal tecnico basco. Come prevedibile, i ritmi della partita hanno subito un consistente rallentamento, col Real Madrid attivo soprattutto sulla fascia sinistra, senza profondità sulla destra in assenza di Sergio Ramos e con Robinho e Robben ad alternarsi nella fascia per loro più scomoda.
L’ espulsione di Torres avrebbe potuto cambiare la partita, ma a conti fatti l’ inferiorità numerica non ha pesato affatto contro un avversario drammaticamente sottozero in quanto a qualità e con Goitom, non proprio uno sfondareti, unico attaccante di ruolo disponibile (gli altri, Baiano, Iñigo e Iván Alonso, son tutti rimasti a casa). La pochezza murciana si riassume tutta nella dilettantesca gestione di quei pochi contropiedi di cui hanno disposto gli ospiti: particolarmente clamoroso nel primo tempo uno in cui Aquino (male il 17enne, evidentemente ancora acerbo) temporeggia, serve male Goitom e poi s’ impappina permettendo il recupero di Sneijder quando lo svedese gli restituisce il pallone.
Si capisce la giornata di quasi totale relax di Casillas contro una squadra incapace di mettere in fila due passaggi, anche quando nella prima parte della ripresa ha provato ad alzare il baricentro e combinare di più fiutando l’ occasione, in realtà mai alla sua portata, del colpaccio in casa di un Real Madrid in inferiorità numerica. Invece è arrivato il gol di Sneijder a chiudere ogni discorso: frutto dell’ intervento errato di Pignol (solitamente terzino destro, ieri terzo centrale a destra), ma anche dell’ abilità di Sneijder, gran bel gol per precisione e rapidità d’ esecuzione.
Strana stagione quella dell’ olandese: otto gol e pure belli pesanti, eppure Sneijder, dopo un inizio-monstre, per una lunga fase centrale della stagione era parso più che altro un corpo estraneo, un incursore sporadico dal peso quasi inesistente nella costruzione della manovra. Invece nelle ultime settimane, al di là dei due gol consecutivi nelle ultime due partite, Sneijder sembra aver ritrovato l’ ispirazione e il protagonismo che gli sono propri.
Dopo il gol di Sneijder, il match non ha avuto più storia: Schuster saggiamente ristabilisce la linea a 4 in difesa inserendo Salgado per Robinho, attende nella sua metacampo e il resto lo fa l’ analfabetismo del Murcia.
Ovviamente il Barça non ci ha voluto nemmeno provare a mettere pepe sulla Liga: la sera prima, l’ ennesimo pareggio uguale a tanti altri, tre punti buttati via con nonchalance, dopo l’ ingresso di Messi varie chances sprecate prima che Ruben segni il 2-2 (questo sì regolare, il primo gol dell’ argentino lo ha visto solo l’ arbitro), aiutato da una colossale sciocchezza di Valdés.
Al solito il Barça commette l’ errore di temporeggiare e difendere nella sua metacampo, cosa che non sa fare: oltre alla consueta difficoltà a rubare palla a centrocampo (anche quando al posto di Iniesta c’è il più solido Gudjohnsen: ottima partita dell’ islandese, dà più dinamismo, verticalità e mobilità all’ azione del centrocampo, si offre e appoggia costantemente), va notato un atteggiamento della difesa che ha lasciato alquanto perplessi sia ieri che contro lo Schalke: troppo passiva la retroguardia, non accorcia, lascia ricevere e puntare gli attaccanti avversari e marca in maniera blanda sui traversoni avversari.
Una delle poche note da salvare è per l’ ennesima volta Eto’o, il quale appena tornato al centro del tridente ha riportato la sua media sul gol a partita (senza dimenticare comunque che il suo spostamento a destra nelle precedenti partite aveva motivazioni non trascurabili), con un acuto strepitoso in occasione del provvisorio 1-2.
Il Recreativo si è confermata una delle squadre più dignitose in assoluto della Liga: dà tutto, suda, ci crede e per quanto può cerca di giocare a calcio, nonostante le più volte rimarcate carenze di peso dalla trequarti in su. Dopo ogni svantaggio ha avanzato il baricentro e, seppure con rilevanti debolezze nella fase di filtro a centrocampo e con una difesa piuttosto perforabile (nell’ occasione orfana di un pezzo da novanta come Martín Cáceres), ha messo pressione all’ avversario e ottenuto un meritato pareggio. Rimane immutata la distanza di tre punti dal Zaragoza (bloccato sullo 0-0 a Getafe, punto prezioso per la squadra di Laudrup che mantiene la debita distanza dalla zona calda), prossimo avversario in uno scontro diretto dai contorni quasi apocalittici.
Cade anche il Villarreal, mai seriamente coinvolto nella lotta per il titolo: sul difficilissimo campo dell’ Almeria condiziona l’ intera partita l’ espulsione di Diego López dopo 18 minuti. Metà errore del portiere, che sbaglia il controllo ed è costretto a stendere il rapidissimo Crusat (se gli lasci un centimetro sei fritto) ritornato sul pallone, metà follia di Javi Venta, che gli propina un retropassaggio difficilmente digeribile. Entra il portiere del Villarreal B, Juan Carlos (che durante la partita alternerà a qualche buon colpo di reni reiterati interventi naïf da brividi), subito baciato dalla fortuna quando Negredo spara in curva il rigore susseguente al fallo costato l’ espulsione a Diego López.
Il rigore fallito comunque non cambia la sostanza di una partita dove il Villarreal può ben poco dall’ inizio alla fine: già prima dell’ espulsione, l’ Almeria era parso imporre le caratteristiche forti del suo gioco: baricentro alto, grande aggressività, pressing già sulla trequarti avversaria, rapida circolazione del pallone e verticalizzazioni insistite. Ritmi che non gradisce un Villarreal che fatica a elaborare il suo palleggio paziente.
Dopo l’ espulsione, il predominio accennato in apertura diventa monologo totale dei padroni di casa, i quali dispongono totalmente del pallone di fronte a un Villarreal che si trova a dover fare di necessità virtù, impossibilitato a svolgere il suo gioco prediletto: gli uomini di Pellegrini soffrono soprattutto nel primo tempo, ma col passare dei minuti si adattano sempre di più all’ obbligato basso profilo, sacrificandosi con otto uomini nella propria metacampo.
Nel secondo tempo l’ intensità del match cala sensibilmente, e il monopolio del possesso-palla dell’ Almeria comincia a diventare sempre più sterile, perché quando il ritmo si abbassa l’ undici di Emery perde parecchio, e di suo non dispone di molte opzioni risolutive negli ultimi metri: l’ unica è Negredo, che con un ottimo stacco costringe Juan Carlos a un grande intervento, però ieri come tante altre volte, il gol decisivo è arrivato su azione da calcio piazzato, là dove l’ Almeria ha tirato fuori punti pesantissimi dall’ ormai celeberrima varietà di schemi di Emery. Segna Santi Acasiete, giocatore protagonista di una stagione difficile: colonna e leader difensivo della promozione, in seguito a una polemica scoppiata nel suo Perù (è stato sorpreso a gozzovigliare indebitamente dopo una partita con la nazionale), non solo ha perso il posto in nazionale, ma anche nell’ Almeria, a favore della coppia Carlos Garcia-Pulido, consolidatasi su buoni livelli nel corso del campionato.
Altro protagonista, questo non nuovo, un Felipe Melo ancora su livelli sontuosi: centrocampista totale il brasiliano, motore della squadra che indifferentemente spezza e costruisce il gioco con prepotenza atletica ed elevata qualità tecnica.
Si fa interessante la lotta per il quarto posto: l’ Atlético fermato a Valladolid si preoccupa davanti a un Racing che non molla la presa, corsaro al Mestalla (avessi detto…) in una partita dai contenuti spettacolari poverissimi. Gli ospiti, senza dannarsi più di tanto, fanno la partita nel primo tempo, ma segnano nella ripresa, proprio la frazione in cui il Valencia, inizialmente ancorato da Koeman ad un improponibile trivote Marchena-Edu-Baraja, cerca di fare le cose più semplici, cercando i cross di Joaquin, i colpi di testa di Morientes e dando ingresso a Villa, lasciato imperdonabilmente in panchina assieme a Banega.
Proprio Villa pareggia su rigore l’ iniziale vantaggio di Colsa, poi due pali colpiti da Morientes, ma con l’ unico lampo spettacolare della serata il Racing si porta a casa i tre punti: tre-quattro passaggi tutti di prima, Pablo Álvarez (importante ingresso, uomo di fascia puro, veloce e verticale, diverso da Jorge López che ha un gioco più da trequartista) scappa sulla destra e serve Tchité, peraltro in fuorigioco, che libero sul secondo palo appoggia nella porta sguarnita.
Ormai superfluo fare commenti sul Valencia di Koeman, un continuo esperimento che a ogni tentativo riesce a peggiorare ulteriormente gli standard. Gli unici appigli per il tecnico olandese vengono dal fatto che la terzultima è il Zaragoza, una squadra quindi ancora più devastata di quanto non lo sia il Valencia, e che in questo momento della stagione è difficile trovare qualcuno che ne possa prendere il posto in panchina. Ora la finale di Copa del Rey, la cui vittoria suonerebbe come un premio davvero esagerato per questa squadra.
E rientra nella corsa per la Champions anche il Sevilla, che si afferma a Maiorca grazie anche a uno strepitoso Alves (ancora due gol incassati su calcio piazzato però).
Prosegue la caduta verticale dell’ Espanyol, traiettoria esattamente opposta a quella di un Deportivo che nel passaggio al 5-4-1 ha trovato la formula magica. I galiziani non solo sono già certi della salvezza (traguardo che solo due-tre mesi fa pareva improbabile raggiungere, anzi vedevo il Depor come la terzultima-quartultima della Liga in termini di qualità dell’ organico), ma ora contendono l’ Intertoto all’ Athletic Bilbao ieri nettamente sconfitto in quello che era l’ atteso ritorno di Caparros al Riazor, il cui pubblico non ha mai amato il tecnico utrerano, lasciatosi peraltro male coi giocatori del Depor (lo testimonia anche Coloccini, che festeggia il proprio gol andando ad esultare proprio davanti alla panchina dell’ Athletic). Frena il Betis.
CLASSIFICA
1 R. Madrid 69
2 Barcelona 60
3 Villarreal 59
4 Atlético 54
5 Racing 53
6 Sevilla 51
7 Almería 45
8 Espanyol 45
9 Deportivo 43
10 Athletic 43
11 Mallorca 41
12 Getafe 41
13 Betis 41
14 Osasuna 40
15 Valencia 39
16 Valladolid 39
17 Recreativo 37
18 Zaragoza 34
19 Murcia 29
20 Levante 22
CLASSIFICA MARCATORI
Luis Fabiano (Sevilla) 23 (2 rig.)
Güiza (Mallorca) 18
Raúl (R.Madrid) 16 (3 rig.)
Diego Milito (Zaragoza) 15 (5 rig.)
Etoo (Barcelona) 14
Valladolid-Atlético Madrid 1-1: Maxi Rodríguez 69' (A); Ogbeche 92' (V).
Getafe-Zaragoza 0-0
Betis-Levante 0-1: Pedro León 52'.
Deportivo-Athletic 3-0: Coloccini 31'; Sergio 64'; Filipe 79'.
Almeria-Villarreal 1-0: Acasiete 84'.
Mallorca-Sevilla 2-3: Renato 43' (S); Güiza 46' (M); Kanouté 76' (S); Daniel Alves 76' (S); Webó 89' (M).
Espanyol-Osasuna 0-1: Astudillo 31'.
Valencia-Racing 1-2: Colsa 60' (R); Villa, rig. 64' (V); Tchité 82'.
Recreativo Huelva-Barcelona 2-2: Eto'o 1'(B); Ruben 41'(R); Eto'o 46' (B); Ruben 70' (R).
La Liga sempre più verso Madrid: i merengues ci hanno provato in tutti i modi a regalarlo questo campionato, volevano contraccambiare il favore del Barça l’ anno scorso, ma non hanno trovato uguale ricettività nei blaugrana, motivo per cui dovranno finire per “accontentarsi” della trentunesima Liga nella loro storia.
Un campione fra i più mediocri che si ricordino, non solo per le sette sconfitte incassate in tutto il campionato, fatto evidentemente anomalo per una capolista, ma anche per la modesta qualità di gioco: un punto importante questo, perché se l’ estate scorsa Calderón cacciò Capello proprio in cerca di maggior spettacolo (una decisione che in astratto posso apprezzare, ma che nel caso concreto mi lasciò perplesso per due motivi: il primo è che la sincerità della motivazione era assai discutibile; il secondo, molto semplice, è che il Real Madrid sapeva fino alla noia chi fosse Capello e che cosa potesse garantire già nel momento in cui lo ingaggiò, motivo per cui lamentarsene dopo suona abbastanza illogico), cercando in Schuster il profeta di una nuova Età dell’ Oro di calcio offensivo, bisogna dire adesso con la massima freddezza che il tedesco ha fallito in pieno l’ obiettivo, e coerenza vorrebbe che il Real Madrid, squadra ancora alla ricerca di un gioco divertente e ben organizzato, se ne liberasse la prossima estate. Tanto il Real Madrid quanto il Barça, seppure per motivi assai diversi, avranno bisogno l’ anno prossimo di una nuova guida tecnica e di una ristrutturazione che le possa riportare a livelli di gioco consoni, ne va dell’ immagine della Liga e di tutto il calcio spagnolo a livello europeo.
Messi i puntini sulle i, va detto che l’ ultima cosa da fare è stupirsi per le modalità poco brillanti con cui il Real Madrid ieri ha sconfitto la penultima in classifica. Direi anzi che, considerate le circostanze, i merengues hanno gestito nel migliore dei modi i novanta minuti, badando al sodo soprattutto dopo l’ espulsione di Torres nel primo tempo (giusta, così come giuste son state le altre decisioni contestate di Iturralde González, forse un po’ troppo protagonista ma comunque autorevole in una partita per lui veramente difficile da arbitrare).
Alla vigilia si vociferava di una fantomatica difesa a 6 di Clemente, che già in settimana aveva preannunciato un autobus davanti alla porta di Carini, giocando su un’ espressione molto diffusa in Spagna per definire una condotta ultra-difensiva: purtroppo noi fans di Javi alla fine siamo rimasti con l’ amaro in bocca davanti ai “soli” 5 difensori più César Arzo e Kabous a protezione schierati dal tecnico basco. Come prevedibile, i ritmi della partita hanno subito un consistente rallentamento, col Real Madrid attivo soprattutto sulla fascia sinistra, senza profondità sulla destra in assenza di Sergio Ramos e con Robinho e Robben ad alternarsi nella fascia per loro più scomoda.
L’ espulsione di Torres avrebbe potuto cambiare la partita, ma a conti fatti l’ inferiorità numerica non ha pesato affatto contro un avversario drammaticamente sottozero in quanto a qualità e con Goitom, non proprio uno sfondareti, unico attaccante di ruolo disponibile (gli altri, Baiano, Iñigo e Iván Alonso, son tutti rimasti a casa). La pochezza murciana si riassume tutta nella dilettantesca gestione di quei pochi contropiedi di cui hanno disposto gli ospiti: particolarmente clamoroso nel primo tempo uno in cui Aquino (male il 17enne, evidentemente ancora acerbo) temporeggia, serve male Goitom e poi s’ impappina permettendo il recupero di Sneijder quando lo svedese gli restituisce il pallone.
Si capisce la giornata di quasi totale relax di Casillas contro una squadra incapace di mettere in fila due passaggi, anche quando nella prima parte della ripresa ha provato ad alzare il baricentro e combinare di più fiutando l’ occasione, in realtà mai alla sua portata, del colpaccio in casa di un Real Madrid in inferiorità numerica. Invece è arrivato il gol di Sneijder a chiudere ogni discorso: frutto dell’ intervento errato di Pignol (solitamente terzino destro, ieri terzo centrale a destra), ma anche dell’ abilità di Sneijder, gran bel gol per precisione e rapidità d’ esecuzione.
Strana stagione quella dell’ olandese: otto gol e pure belli pesanti, eppure Sneijder, dopo un inizio-monstre, per una lunga fase centrale della stagione era parso più che altro un corpo estraneo, un incursore sporadico dal peso quasi inesistente nella costruzione della manovra. Invece nelle ultime settimane, al di là dei due gol consecutivi nelle ultime due partite, Sneijder sembra aver ritrovato l’ ispirazione e il protagonismo che gli sono propri.
Dopo il gol di Sneijder, il match non ha avuto più storia: Schuster saggiamente ristabilisce la linea a 4 in difesa inserendo Salgado per Robinho, attende nella sua metacampo e il resto lo fa l’ analfabetismo del Murcia.
Ovviamente il Barça non ci ha voluto nemmeno provare a mettere pepe sulla Liga: la sera prima, l’ ennesimo pareggio uguale a tanti altri, tre punti buttati via con nonchalance, dopo l’ ingresso di Messi varie chances sprecate prima che Ruben segni il 2-2 (questo sì regolare, il primo gol dell’ argentino lo ha visto solo l’ arbitro), aiutato da una colossale sciocchezza di Valdés.
Al solito il Barça commette l’ errore di temporeggiare e difendere nella sua metacampo, cosa che non sa fare: oltre alla consueta difficoltà a rubare palla a centrocampo (anche quando al posto di Iniesta c’è il più solido Gudjohnsen: ottima partita dell’ islandese, dà più dinamismo, verticalità e mobilità all’ azione del centrocampo, si offre e appoggia costantemente), va notato un atteggiamento della difesa che ha lasciato alquanto perplessi sia ieri che contro lo Schalke: troppo passiva la retroguardia, non accorcia, lascia ricevere e puntare gli attaccanti avversari e marca in maniera blanda sui traversoni avversari.
Una delle poche note da salvare è per l’ ennesima volta Eto’o, il quale appena tornato al centro del tridente ha riportato la sua media sul gol a partita (senza dimenticare comunque che il suo spostamento a destra nelle precedenti partite aveva motivazioni non trascurabili), con un acuto strepitoso in occasione del provvisorio 1-2.
Il Recreativo si è confermata una delle squadre più dignitose in assoluto della Liga: dà tutto, suda, ci crede e per quanto può cerca di giocare a calcio, nonostante le più volte rimarcate carenze di peso dalla trequarti in su. Dopo ogni svantaggio ha avanzato il baricentro e, seppure con rilevanti debolezze nella fase di filtro a centrocampo e con una difesa piuttosto perforabile (nell’ occasione orfana di un pezzo da novanta come Martín Cáceres), ha messo pressione all’ avversario e ottenuto un meritato pareggio. Rimane immutata la distanza di tre punti dal Zaragoza (bloccato sullo 0-0 a Getafe, punto prezioso per la squadra di Laudrup che mantiene la debita distanza dalla zona calda), prossimo avversario in uno scontro diretto dai contorni quasi apocalittici.
Cade anche il Villarreal, mai seriamente coinvolto nella lotta per il titolo: sul difficilissimo campo dell’ Almeria condiziona l’ intera partita l’ espulsione di Diego López dopo 18 minuti. Metà errore del portiere, che sbaglia il controllo ed è costretto a stendere il rapidissimo Crusat (se gli lasci un centimetro sei fritto) ritornato sul pallone, metà follia di Javi Venta, che gli propina un retropassaggio difficilmente digeribile. Entra il portiere del Villarreal B, Juan Carlos (che durante la partita alternerà a qualche buon colpo di reni reiterati interventi naïf da brividi), subito baciato dalla fortuna quando Negredo spara in curva il rigore susseguente al fallo costato l’ espulsione a Diego López.
Il rigore fallito comunque non cambia la sostanza di una partita dove il Villarreal può ben poco dall’ inizio alla fine: già prima dell’ espulsione, l’ Almeria era parso imporre le caratteristiche forti del suo gioco: baricentro alto, grande aggressività, pressing già sulla trequarti avversaria, rapida circolazione del pallone e verticalizzazioni insistite. Ritmi che non gradisce un Villarreal che fatica a elaborare il suo palleggio paziente.
Dopo l’ espulsione, il predominio accennato in apertura diventa monologo totale dei padroni di casa, i quali dispongono totalmente del pallone di fronte a un Villarreal che si trova a dover fare di necessità virtù, impossibilitato a svolgere il suo gioco prediletto: gli uomini di Pellegrini soffrono soprattutto nel primo tempo, ma col passare dei minuti si adattano sempre di più all’ obbligato basso profilo, sacrificandosi con otto uomini nella propria metacampo.
Nel secondo tempo l’ intensità del match cala sensibilmente, e il monopolio del possesso-palla dell’ Almeria comincia a diventare sempre più sterile, perché quando il ritmo si abbassa l’ undici di Emery perde parecchio, e di suo non dispone di molte opzioni risolutive negli ultimi metri: l’ unica è Negredo, che con un ottimo stacco costringe Juan Carlos a un grande intervento, però ieri come tante altre volte, il gol decisivo è arrivato su azione da calcio piazzato, là dove l’ Almeria ha tirato fuori punti pesantissimi dall’ ormai celeberrima varietà di schemi di Emery. Segna Santi Acasiete, giocatore protagonista di una stagione difficile: colonna e leader difensivo della promozione, in seguito a una polemica scoppiata nel suo Perù (è stato sorpreso a gozzovigliare indebitamente dopo una partita con la nazionale), non solo ha perso il posto in nazionale, ma anche nell’ Almeria, a favore della coppia Carlos Garcia-Pulido, consolidatasi su buoni livelli nel corso del campionato.
Altro protagonista, questo non nuovo, un Felipe Melo ancora su livelli sontuosi: centrocampista totale il brasiliano, motore della squadra che indifferentemente spezza e costruisce il gioco con prepotenza atletica ed elevata qualità tecnica.
Si fa interessante la lotta per il quarto posto: l’ Atlético fermato a Valladolid si preoccupa davanti a un Racing che non molla la presa, corsaro al Mestalla (avessi detto…) in una partita dai contenuti spettacolari poverissimi. Gli ospiti, senza dannarsi più di tanto, fanno la partita nel primo tempo, ma segnano nella ripresa, proprio la frazione in cui il Valencia, inizialmente ancorato da Koeman ad un improponibile trivote Marchena-Edu-Baraja, cerca di fare le cose più semplici, cercando i cross di Joaquin, i colpi di testa di Morientes e dando ingresso a Villa, lasciato imperdonabilmente in panchina assieme a Banega.
Proprio Villa pareggia su rigore l’ iniziale vantaggio di Colsa, poi due pali colpiti da Morientes, ma con l’ unico lampo spettacolare della serata il Racing si porta a casa i tre punti: tre-quattro passaggi tutti di prima, Pablo Álvarez (importante ingresso, uomo di fascia puro, veloce e verticale, diverso da Jorge López che ha un gioco più da trequartista) scappa sulla destra e serve Tchité, peraltro in fuorigioco, che libero sul secondo palo appoggia nella porta sguarnita.
Ormai superfluo fare commenti sul Valencia di Koeman, un continuo esperimento che a ogni tentativo riesce a peggiorare ulteriormente gli standard. Gli unici appigli per il tecnico olandese vengono dal fatto che la terzultima è il Zaragoza, una squadra quindi ancora più devastata di quanto non lo sia il Valencia, e che in questo momento della stagione è difficile trovare qualcuno che ne possa prendere il posto in panchina. Ora la finale di Copa del Rey, la cui vittoria suonerebbe come un premio davvero esagerato per questa squadra.
E rientra nella corsa per la Champions anche il Sevilla, che si afferma a Maiorca grazie anche a uno strepitoso Alves (ancora due gol incassati su calcio piazzato però).
Prosegue la caduta verticale dell’ Espanyol, traiettoria esattamente opposta a quella di un Deportivo che nel passaggio al 5-4-1 ha trovato la formula magica. I galiziani non solo sono già certi della salvezza (traguardo che solo due-tre mesi fa pareva improbabile raggiungere, anzi vedevo il Depor come la terzultima-quartultima della Liga in termini di qualità dell’ organico), ma ora contendono l’ Intertoto all’ Athletic Bilbao ieri nettamente sconfitto in quello che era l’ atteso ritorno di Caparros al Riazor, il cui pubblico non ha mai amato il tecnico utrerano, lasciatosi peraltro male coi giocatori del Depor (lo testimonia anche Coloccini, che festeggia il proprio gol andando ad esultare proprio davanti alla panchina dell’ Athletic). Frena il Betis.
CLASSIFICA
1 R. Madrid 69
2 Barcelona 60
3 Villarreal 59
4 Atlético 54
5 Racing 53
6 Sevilla 51
7 Almería 45
8 Espanyol 45
9 Deportivo 43
10 Athletic 43
11 Mallorca 41
12 Getafe 41
13 Betis 41
14 Osasuna 40
15 Valencia 39
16 Valladolid 39
17 Recreativo 37
18 Zaragoza 34
19 Murcia 29
20 Levante 22
CLASSIFICA MARCATORI
Luis Fabiano (Sevilla) 23 (2 rig.)
Güiza (Mallorca) 18
Raúl (R.Madrid) 16 (3 rig.)
Diego Milito (Zaragoza) 15 (5 rig.)
Etoo (Barcelona) 14
Etichette: Barcelona, Liga, Real Madrid, Villarreal
12 Comments:
Altra Liga "dimenticabile", per quel che riguarda la lotta al vertice. Praticamente una riedizione di quella dello scorso anno, con un Barca ancor più sconcertante nella sua arrendevolezza...
p.s.:
Quanto costerà un abbonamento al Camp Nou?
Pensavo di trasferirmi in Spagna :)
Ciao!
Anche tu hai voglia di espatriare?
vale, veramente. namo via. tutti a gijon!
io avevo pensato a Toledo
markovic
sono contento per wesley snejder!sta facendo una stagione pazzesca confermando che vale tutti quei milioni (quanti erano 30???o giu di lì) che il real verso nelle casse dei lancieri.. molti hanno unrlato allo scandalo ma questo è uno dei centrocampisti più forti al mondo!peccato che ce lo troveremo di fronte agli europei!
O tutti a San Sebastian!
(mannaggiaglitalianimannaggia!)
A proposito, come la vedi la nostra lotta proprio contro lo Sporting (e l'Elche) per salire? Dopo il pareggio di Vigo, la Real ha raggiunto gli asturiani a quota 52, due in più dell'Elche.
E l'affaire Zigic? Non ci ho capito niente...sta storia degli extracomunitari...ma il mercato non si chiude tassativamente a fine gennaio? Da qualche parte m'è parso di leggere che la posizione di Delibasic abbia impedito l'ingaggio immediato di Zigic...
Ogni tanto penso, però sarebbe bello vivere in Spagna e avere così la possibilità di vedere il Barça quando mi pare. E oggi è proprio uno di quei giorni in cui ho il pensiero fisso in Spagna…
@Flavio
Non mi ricordo più quanto costa l’abbonamento per il Camp Nou, so solo che se sei socio hai uno sconto notevole.
@ Cespo e Markovic
Io avevo pensato anche a qualche atollo sperduto nel Pacifico...
@ Marco
Sneijder è un gran giocatore, a me piace molto, ha realizzato gol pesanti quest' anno, ma la prossima stagione dovrà migliorare sicuramente come continuità.
Ha avuto un avvio di Liga pazzesco, ora è tornato su ottimi livelli, ma in mezzo ci son state anche molte prestazioni insignificanti.
@ Giuliano
Non so, la Real avrebbe più qualità per salire in Primera (una coppia di mediani Martì-Aranburu è un lusso per la Segunda, anche se a dire il vero qualcosina in attacco manca), però lo Sporting per quel pochissimo che l' ho visto mi pare una squadra bella tosta, con corsa, intensità e idee chiare, quello che credo faccia la differenza in Segunda.
Ora poi sulla panchina realista c'è la scommessa Juanma Lillo, terzo cambio di allenatore durante la stagione (dopo Coleman e Eizmendi, mi sembrano un po' troppi): non ho mai visto giocare le sue squadre, mi posso affidare soltanto a quello che leggo, e la definizione più gentile letta sul suo conto è "venditore di fumo".
Ex profeta del calcio offensivo, sulla cresta dell' onda quando a metà anni '90 portò il Salamanca a due promozioni consecutive dalla Segunda B alla Primera giocando un calcio molto divertente, successivamente ha raccolto risultati più o meno disastrosi dovunque sia andato ad allenare. La sua eloquenza un po' barocca da commentatore, contrapposta agli scarsi risultati da allenatore, lo hanno fatto diventare bersaglio frequente di prese in giro, almeno leggendo un po' i blog spagnoli.
Sulla storia di Zigic non ci ho capito niente anch' io: azzardando un ipotesi, penso che i giocatori svincolati si possano acquistare durante tutta la stagione, quindi se il Valencia decidesse di "tagliare" Zigic la Real potrebbe acquistarlo anche solo per le ultime partite di Segunda. Poi ovviamente c'è la quota degli extracomunitari, e questo è un altro discorso ancora. Comunque non prendere per oro colato questa mia tesi.
@ ape
Mala tempora currunt.
Se devo essere sincero, a me questa Liga non sta per nulla appassionando, credo che sia interessante soltanto la lotta per il quarto posto (vedo il Sevilla favorito) e per la terzultima posizione (faccio il tifo per la Real Zaragoza, una squadra del genere non può assolutamente retrocedere...). Per il resto, per me non è neanche lontanamente paragonabile alla Liga scorsa, molto (forse troppo) criticata: il Real concluse alla grande dopo un torneo probabilmente inferiore all'attuale, il Barcelona si suicidò nella penultima giornata (e soprattutto disputarono una Liga decisamente migliore!) e ricordo il grande exploit del Sevilla (nemmeno lontanamente paragonabile a quello del Villareal) e comunque la presenza del Valencia nelle zone alte, che è comunque rimasto in lotta fino a poche giornate dal termine...
Insomma, lo scorso è stato un campionato molto più appassionante, con un finale strepitoso.
Per me sta diventando un autentico strazio, giornata dopo giornata...
Però la Liga dell' anno scorso fu moltissime emozioni ma pochissimo calcio di qualità, forse addirittura meno di quest' anno, a parte il Sevilla che tu giustamente rammenti.
Il Real Madrid ebbe questa fiammata di puro orgoglio nel finale, ma era una squadra tatticamente squilibrata e dal gioco incredibilmente approssimativo, cosa che non è cambiata più di tanto quest' anno.
Il Barça dell' anno scorso non era altro che la premessa di quello di quest' anno, e faccio mio un concetto che ho letto più volte su siti e blog spagnoli, e cioè che è incredibile come il Barça abbia buttato via un ciclo di quattro vittorie consecutive nella Liga che potenzialmente sarebbe stato tranquillamente alla sua portata, visto il livello del Real Madrid.
Sicuramente più appassionante la scorsa Liga, ma anch' essa non può che inserirsi nella riflessione sul preoccupante calo qualitativo (per colpa soprattutto delle Grandi, questo è il paradosso) della massima divisione spagnola negli ultimi tempi.
non a caso le cose migliori sono uscite da Getafe e Racing (e per una parte Espanyol), squadre "minori".
markovic
Non dimenticherei l' Almeria, che oserei definire addirittura la squadra con la filosofia di gioco più all' avanguardia vista quest' anno.
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