Vorrei, ma non posso. Anzi, ora che ci penso non vorrei proprio.
Chi di questi tempi non ha cose più importanti a cui pensare e si angoscia nella ricerca delle ragioni del calo recente del calcio spagnolo di club, troverà la risposta più chiara ed esaustiva nella visione del Sevilla-Valencia di ieri sera.
Tanto sfoggio di Kanouté, Perotti, Navas, Villa, Silva e Mata per ottenere una simile, dozzinale porcheriola? Queste sarebbero le aspiranti terze incomode? Mah.
Se alla mediocrità del Sevilla di Jiménez ormai siamo però abituati (almeno hanno il pregio di avere poche idee ma chiare, e per questo si son meritati la vittoria: corsa e aggressività in mezzo al campo, qualche cross e attaccanti puntualissimi, vedi nell’occasione il Negredo doppiettista che si toglie pure lo sfizio di un golazo in pallonetto), è a quella del Valencia che non ci vogliamo arrendere. Questo era il banco di prova, e la cosa che conta di meno alla fine è proprio il risultato. Molto più della sconfitta il Valencia ha lasciato l’impressione devastante di una squadra senza uno straccio d’identità, votata a un profilo più che basso sottoterra.
Imputato numero uno, Unai Emery, che ancora non ci ha spiegato a che gioco voglia giocare. La formazione scelta per lo scontro diretto del Sánchez Pizjuan è stata qualcosa a metà fra la provocazione intollerabile e lo scherzo di cattivo gusto. Sarò pesante fino all’inverosimile su questo punto, ma Banega in panchina e Albelda-Marchena vuol dire una cosa sola: che ti crogioli consapevolmente nella tua mediocrità, che ci sguazzi.
Non ci insisto tanto perché ritengo che l’argentino abbia giocato finora tutte le partite da dieci in pagella o perché lo ritengo il centrocampista più forte del mondo. Lo ritengo molto più semplicemente lo spartiacque fra l’idea di quello che il Valencia potrebbe diventare e l’idea attuale di Valencia che invece non è né carne né pesce. Coltivare l’illusoria e superficiale sensazione di sicurezza che ti può dare un Marchena per il semplice fatto di avere più centimetri, più chili e più cicatrici preferendola alla sicurezza che ti potrebbe dare un giocatore capace di portarti a un livello molto superiore, a difenderti nella metacampo avversaria col pallone tra i tuoi piedi, è un pensiero da piccolissima squadra.
Forse il piano era quello di cedere metri per poi colpire in contropiede? Benissimo, lo puoi fare anche senza aggiungere Marchena ad Albelda, e con Banega ti riservi ulteriori alternative di gioco. Ma quello che si è visto ieri è esattamente ciò che avevamo sottolineato dopo la gara di Genova: squadra incapace di uscire in blocco palla a terra, squadra perciò spezzata fra i quattro giocatori offensivi (pressochè inesistenti perché tagliati fuori per più di un’ora) e alla fin fine molto più lunga e squilibrata di quanto non lo sarebbe stata con un Banega (che luogo comune vorrebbe scarso a difendere) a dettare i tempi e far salire la squadra. Silva è un poeta, ma non fa miracoli, con i sordi non ci può parlare nemmeno lui.
Un primo tempo buttato via così, quasi senza toccare la trequarti avversaria, e una ripresa del tutto confusionaria: entrano Banega e Zigic, ma non c’è un piano preciso, un po’ si butta la palla lunga un po’ si cerca il possesso-palla e alla fine non si fa nessuna delle due cose e, disorganizzati, si prende pure il secondo gol in contropiede.
Il capolavoro finale di Emery, già discutibile nella gestione dei cambi in tutte le partite precedenti, è la sostituzione Silva-Chori Domínguez a cinque minuti dalla fine, ovvero come fare scontenti due giocatori con un cambio solo. Aridateci l’Almería!
PS: Notizia amara della giornata l'esonero di Valverde al Villarreal.
Tanto sfoggio di Kanouté, Perotti, Navas, Villa, Silva e Mata per ottenere una simile, dozzinale porcheriola? Queste sarebbero le aspiranti terze incomode? Mah.
Se alla mediocrità del Sevilla di Jiménez ormai siamo però abituati (almeno hanno il pregio di avere poche idee ma chiare, e per questo si son meritati la vittoria: corsa e aggressività in mezzo al campo, qualche cross e attaccanti puntualissimi, vedi nell’occasione il Negredo doppiettista che si toglie pure lo sfizio di un golazo in pallonetto), è a quella del Valencia che non ci vogliamo arrendere. Questo era il banco di prova, e la cosa che conta di meno alla fine è proprio il risultato. Molto più della sconfitta il Valencia ha lasciato l’impressione devastante di una squadra senza uno straccio d’identità, votata a un profilo più che basso sottoterra.
Imputato numero uno, Unai Emery, che ancora non ci ha spiegato a che gioco voglia giocare. La formazione scelta per lo scontro diretto del Sánchez Pizjuan è stata qualcosa a metà fra la provocazione intollerabile e lo scherzo di cattivo gusto. Sarò pesante fino all’inverosimile su questo punto, ma Banega in panchina e Albelda-Marchena vuol dire una cosa sola: che ti crogioli consapevolmente nella tua mediocrità, che ci sguazzi.
Non ci insisto tanto perché ritengo che l’argentino abbia giocato finora tutte le partite da dieci in pagella o perché lo ritengo il centrocampista più forte del mondo. Lo ritengo molto più semplicemente lo spartiacque fra l’idea di quello che il Valencia potrebbe diventare e l’idea attuale di Valencia che invece non è né carne né pesce. Coltivare l’illusoria e superficiale sensazione di sicurezza che ti può dare un Marchena per il semplice fatto di avere più centimetri, più chili e più cicatrici preferendola alla sicurezza che ti potrebbe dare un giocatore capace di portarti a un livello molto superiore, a difenderti nella metacampo avversaria col pallone tra i tuoi piedi, è un pensiero da piccolissima squadra.
Forse il piano era quello di cedere metri per poi colpire in contropiede? Benissimo, lo puoi fare anche senza aggiungere Marchena ad Albelda, e con Banega ti riservi ulteriori alternative di gioco. Ma quello che si è visto ieri è esattamente ciò che avevamo sottolineato dopo la gara di Genova: squadra incapace di uscire in blocco palla a terra, squadra perciò spezzata fra i quattro giocatori offensivi (pressochè inesistenti perché tagliati fuori per più di un’ora) e alla fin fine molto più lunga e squilibrata di quanto non lo sarebbe stata con un Banega (che luogo comune vorrebbe scarso a difendere) a dettare i tempi e far salire la squadra. Silva è un poeta, ma non fa miracoli, con i sordi non ci può parlare nemmeno lui.
Un primo tempo buttato via così, quasi senza toccare la trequarti avversaria, e una ripresa del tutto confusionaria: entrano Banega e Zigic, ma non c’è un piano preciso, un po’ si butta la palla lunga un po’ si cerca il possesso-palla e alla fine non si fa nessuna delle due cose e, disorganizzati, si prende pure il secondo gol in contropiede.
Il capolavoro finale di Emery, già discutibile nella gestione dei cambi in tutte le partite precedenti, è la sostituzione Silva-Chori Domínguez a cinque minuti dalla fine, ovvero come fare scontenti due giocatori con un cambio solo. Aridateci l’Almería!
PS: Notizia amara della giornata l'esonero di Valverde al Villarreal.
6 Comments:
Sì, però il gol di Negredo...
Pallonetto squisito dopo assist con tacco in velocità di Jesus Navas...CHAPEAU!
Nulla da dire... però gradirei vedere una partita di calcio anche negli altri 89 minuti :D
per fortuna non sei passato dalle parti di Espanyol-Athletic...lì di calcio non se n'è visto neppure per 30 secondi, una tristezza epocale.
Mi spiace per l'esonero di Txingurri, che è stato veramente sfigato a Villarreal, ma già da adesso comincio a fantasticare su un suo ritorno a casa ;)
Nemmeno l'Espanyol ha giocato? Come li hai visti?
Ci son rimatso male anche io per Valverde... non so, la società aveva avuto molta pazienza quando erano ultimi, ed erano stati elogiati per questo, invece ora di colpo... forse non c'è stata sintonia coi giocatori, mi pare di capire che siano intervenuti per questo, non decollava.
Espanyol un pelo più propositivo dell'Athletic (non che ci voglia molto, intendiamoci), ma in generale con un livello di gioco parecchio basso. Osvaldo ha fatto tanto movimento ma non è il centravanti che serve ai pericos, Luis Garcia (gol a parte) e Verdù sono stati parecchio evanescenti, mentre mi è piaciuto molto Javi Marquez. Comunque ho notato una discreta involuzione rispetto all'anno scorso, quando Pochettino riuscì a salvare una squadra che sembrava spacciata: ritmi lenti, pochissimo movimento senza palla e una linearità esasperante. E' stata più che altro un incontro di lotta libera, visto il referto finale di infortunati e contusi...
Dell'Athletic non ti dico nulla, tanto immaginerai da solo che tipo di partita ha giocato. Quando Caparros ha messo Muniain e De Marcos, togliendo Toquero e arretrando Gurpegi in difesa, qualcosa si è mosso, ma in 90' non ho visto un solo tiro in porta pericoloso dei Leoni.
Sì, dell'Athletic non ti ho chiesto perchè è scontato, gioca sempre la stessa partita, tranne Riazor che ha giocato bene nel primo tempo e, guardacaso, ha perso :D
Ti chiedevo dell'Espanyol perchè a inizio stagione prometteva (ricordo ad esempio l'amichevole col Liverpool giocata benissimo... l'ultima partita di Jarque...), poi si è trovato invischiato in bassa classifica e con la tensione si è involuto parecchio anche nel gioco.
Javi Marquez è super-interessante, confermo.
Posta un commento
<< Home