Nessuna trappola da Sporting e Depor.
Si aspettava la prima giornata di ritorno con un certo interesse, perché potenzialmente capace di riservare sorprese e movimento in testa alla classifica: si pensava al Riazor come un campo storicamente indigesto (non vinceva dal 1991) per un Real Madrid oltrettutto decimato dalle assenze (Lass e Mahamadou Diarra, Van der Vaart, Cristiano Ronaldo, Higuaín, Pepe e Garay), e si pensava allo Sporting come una delle squadre più valide della classe media, almeno per quanto visto nel girone d’andata.
Invece, lo Sporting ha confermato il calo recente e non si è mai mostrato capace di giocarsela realmente alla pari, mentre il match del Riazor si è rivelato poco più che un allenamento per i merengues. Alle due grandi è bastato presentarsi in orario al campo, dare una spolveratina allo stemma sulla maglia e passare all’incasso.
Un pochino più tesa e seria comunque la sfida del Molinón. Le sorti sono dipese essenzialmente da un fatto: il Barça, per la prima volta da un po’ di partite, non ha trovato ostacoli alla sua idea di gioco. A differenza di Villarreal, Tenerife e Valladolid (che prima di prendere due gol in un colpo solo aveva inquietato Valdés), lo Sporting ha scelto di ripiegare su un baricentro medio-basso, senza tentare il pressing alto. Il Barça, che è tornato a sfoggiare la coppia di centrali Márquez-Piqué della passata stagione, ha avuto i primi passaggi sempre sicuri, guadagnando così metri decisivi. Márquez e Piqué, bravi a “provocare” portando palla (il messicano torna su standard che quest’anno non avevamo ancora apprezzato), attirano i centrocampisti avversari e liberano un po’ di spazio per Xavi, Iniesta o Messi, nel primo tempo di ieri costantemente accentrato tra le linee.
Non è che le occasioni siano fioccate, perché lo Sporting si è dimostrato tutto sommato attento nella sua trequarti ad accorciare fra difesa e centrocampo e a raddoppiare (Ibrahimovic poi ha ancora una volta perso il suo duello, davvero momento nero per lo svedese: stavolta gli avversari non difendono alto, ma lui continua a farsi anticipare, a muoversi troppo poco dalla propria mattonella), però il Barça ha potuto distendersi senza troppi patemi, portare tutti i suoi effettivi nella metacampo avversaria, isolando Bilic dal resto dei compagni e guadagnando anche posizioni favorevoli per pressare, anticipare sulle respinte e riconquistare palla facilmente una volta persa (e quelle poche volte in cui lo Sporting è potuto ripartire ci hanno pensato le straordinarie qualità atletiche di un Abidal in gran condizione). Dominio territoriale assicurato, e si tratta perciò di aspettare che il gol cada come un frutto maturo.
La sorpresa viene piuttosto dalla dinamica dell’azione del gol, che arriva in contropiede: vale uguale, Pedrito smarcato in profondità da Iniesta non si formalizza. Ancora una volta il canario, schierato al posto di Henry, dimostra un acuto senso del gol: se Ibrahimovic avesse metà del suo intuito nello smarcarsi e della freddezza davanti al portiere, parleremmo del miglior attaccante del mondo senza discussioni.
Il secondo tempo è più irregolare e frammentato, anche perché la pioggia appesantisce notevolmente il campo e rende le azioni più confuse. Il Barça non ha la stessa continuità di manovra, ma potrebbe comunque chiudere in più di un’occasione la partita. Lo Sporting prova a metterci più furore, ma non va oltre episodi e calci piazzati. Asturiani in una fase un po’ di stallo, devono ancora trovare un nuovo assetto stabile a centrocampo dopo la partenza di Míchel (ieri Preciado ha provato il giovane Portilla, ex del Racing, accanto a Rivera) e soffrono il calo rispetto a inizio stagione di uomini importanti come Diego Castro e Miguel de las Cuevas.
Al Riazor si è capito ben presto che anche il Madrid d’emergenza (con Guti e Granero ai lati del rombo, Sergio Ramos centrale, Arbeloa e Marcelo terzini e un impalpabile Raúl in attacco) è inaccessibile per l’attuale Deportivo.
I padroni di casa puntavano a una gara alla pari, colpo su colpo e senza barricate. Subito è emersa la totale inconsistenza della loro proposta: con la fascia sinistra, il punto di forza tradizionale, devastata dalle assenze di Guardado e Filipe e ridotta a un inadeguata binomio Manuel Pablo-Pablo Álvarez (due destri sulla fascia sbagliata, e se per Manuel Pablo si capisce che altro in rosa non si trova, per l’altro non si comprende l’insistenza di Lotina nello schierarlo fuori ruolo: non cambierebbe nulla spostare Juan Rodríguez a sinistra, anzi da incursore qual è avrebbe più angolo di tiro), e un Valerón, unica stampella rimasta a Lotina per elevare il discorso, sottotono e persino banale in alcuni frangenti.
Il Depor ha provato ad attaccare ma lo ha fatto male: la mancanza di qualità si è riflessa in giocate prevedibili e precipitose portate al massimo da tre-quattro giocatori, senza elaborazione e senza salire con tutta la squadra, il che ha contribuito a sfilacciare prontamente l’undici di Lotina dando al Madrid ampi spazi per manovrare. Siccome il catenaccio non rientrava nei piani del Deportivo, non è rimasto che stare a guardare, con una mansuetudine peraltro non nuova nei galiziani. Xabi Alonso fa circolare il pallone senza disturbi, Granero lo appoggia correttamente e segna pure il gol del vantaggio. Un monologo senza ostacoli culminato nello stupendo contropiede dello 0-2, uno dei più bei gol del campionato: Guti, nell’unico sprazzo della sua partita, liberato davanti al portiere non tira ma scarica verso l’accorrente Benzema con un tacco che nella stesso momento in cui spiazza e meraviglia chiarifica all'estremo tutta l’azione, lasciando al francese un elementare appoggio a porta vuota. Plastico, non c’è che dire.
Il secondo tempo, francamente inguardabile perché gli uni non sanno giocare e gli altri non ne hanno più voglia, riserva soltanto il gol su rigore del rientrante Riki che pretenderebbe addirittura di riaprire una partita mai esistita, come conferma il secondo sigillo di Benzema. Importante questa doppietta per il francese, che ha bisogno di qualche gol, anche facile, per ingraziarsi i propri tifosi. Non è infatti un giocatore d’impatto immediato: un attaccante portato più a creare spazi e a supportare la manovra, che non cerca ardentemente il gol ma ci arriva soltanto quando è proprio obbligato e e non ci sono alternative. Se ci aggiungiamo una certa discontinuità e quell’aria sempre un po’ distante, l’amore del Bernabeu risulta ancora da conquistare. Ma resta potenzialmente il miglior attaccante del Real Madrid.
Invece, lo Sporting ha confermato il calo recente e non si è mai mostrato capace di giocarsela realmente alla pari, mentre il match del Riazor si è rivelato poco più che un allenamento per i merengues. Alle due grandi è bastato presentarsi in orario al campo, dare una spolveratina allo stemma sulla maglia e passare all’incasso.
Un pochino più tesa e seria comunque la sfida del Molinón. Le sorti sono dipese essenzialmente da un fatto: il Barça, per la prima volta da un po’ di partite, non ha trovato ostacoli alla sua idea di gioco. A differenza di Villarreal, Tenerife e Valladolid (che prima di prendere due gol in un colpo solo aveva inquietato Valdés), lo Sporting ha scelto di ripiegare su un baricentro medio-basso, senza tentare il pressing alto. Il Barça, che è tornato a sfoggiare la coppia di centrali Márquez-Piqué della passata stagione, ha avuto i primi passaggi sempre sicuri, guadagnando così metri decisivi. Márquez e Piqué, bravi a “provocare” portando palla (il messicano torna su standard che quest’anno non avevamo ancora apprezzato), attirano i centrocampisti avversari e liberano un po’ di spazio per Xavi, Iniesta o Messi, nel primo tempo di ieri costantemente accentrato tra le linee.
Non è che le occasioni siano fioccate, perché lo Sporting si è dimostrato tutto sommato attento nella sua trequarti ad accorciare fra difesa e centrocampo e a raddoppiare (Ibrahimovic poi ha ancora una volta perso il suo duello, davvero momento nero per lo svedese: stavolta gli avversari non difendono alto, ma lui continua a farsi anticipare, a muoversi troppo poco dalla propria mattonella), però il Barça ha potuto distendersi senza troppi patemi, portare tutti i suoi effettivi nella metacampo avversaria, isolando Bilic dal resto dei compagni e guadagnando anche posizioni favorevoli per pressare, anticipare sulle respinte e riconquistare palla facilmente una volta persa (e quelle poche volte in cui lo Sporting è potuto ripartire ci hanno pensato le straordinarie qualità atletiche di un Abidal in gran condizione). Dominio territoriale assicurato, e si tratta perciò di aspettare che il gol cada come un frutto maturo.
La sorpresa viene piuttosto dalla dinamica dell’azione del gol, che arriva in contropiede: vale uguale, Pedrito smarcato in profondità da Iniesta non si formalizza. Ancora una volta il canario, schierato al posto di Henry, dimostra un acuto senso del gol: se Ibrahimovic avesse metà del suo intuito nello smarcarsi e della freddezza davanti al portiere, parleremmo del miglior attaccante del mondo senza discussioni.
Il secondo tempo è più irregolare e frammentato, anche perché la pioggia appesantisce notevolmente il campo e rende le azioni più confuse. Il Barça non ha la stessa continuità di manovra, ma potrebbe comunque chiudere in più di un’occasione la partita. Lo Sporting prova a metterci più furore, ma non va oltre episodi e calci piazzati. Asturiani in una fase un po’ di stallo, devono ancora trovare un nuovo assetto stabile a centrocampo dopo la partenza di Míchel (ieri Preciado ha provato il giovane Portilla, ex del Racing, accanto a Rivera) e soffrono il calo rispetto a inizio stagione di uomini importanti come Diego Castro e Miguel de las Cuevas.
Al Riazor si è capito ben presto che anche il Madrid d’emergenza (con Guti e Granero ai lati del rombo, Sergio Ramos centrale, Arbeloa e Marcelo terzini e un impalpabile Raúl in attacco) è inaccessibile per l’attuale Deportivo.
I padroni di casa puntavano a una gara alla pari, colpo su colpo e senza barricate. Subito è emersa la totale inconsistenza della loro proposta: con la fascia sinistra, il punto di forza tradizionale, devastata dalle assenze di Guardado e Filipe e ridotta a un inadeguata binomio Manuel Pablo-Pablo Álvarez (due destri sulla fascia sbagliata, e se per Manuel Pablo si capisce che altro in rosa non si trova, per l’altro non si comprende l’insistenza di Lotina nello schierarlo fuori ruolo: non cambierebbe nulla spostare Juan Rodríguez a sinistra, anzi da incursore qual è avrebbe più angolo di tiro), e un Valerón, unica stampella rimasta a Lotina per elevare il discorso, sottotono e persino banale in alcuni frangenti.
Il Depor ha provato ad attaccare ma lo ha fatto male: la mancanza di qualità si è riflessa in giocate prevedibili e precipitose portate al massimo da tre-quattro giocatori, senza elaborazione e senza salire con tutta la squadra, il che ha contribuito a sfilacciare prontamente l’undici di Lotina dando al Madrid ampi spazi per manovrare. Siccome il catenaccio non rientrava nei piani del Deportivo, non è rimasto che stare a guardare, con una mansuetudine peraltro non nuova nei galiziani. Xabi Alonso fa circolare il pallone senza disturbi, Granero lo appoggia correttamente e segna pure il gol del vantaggio. Un monologo senza ostacoli culminato nello stupendo contropiede dello 0-2, uno dei più bei gol del campionato: Guti, nell’unico sprazzo della sua partita, liberato davanti al portiere non tira ma scarica verso l’accorrente Benzema con un tacco che nella stesso momento in cui spiazza e meraviglia chiarifica all'estremo tutta l’azione, lasciando al francese un elementare appoggio a porta vuota. Plastico, non c’è che dire.
Il secondo tempo, francamente inguardabile perché gli uni non sanno giocare e gli altri non ne hanno più voglia, riserva soltanto il gol su rigore del rientrante Riki che pretenderebbe addirittura di riaprire una partita mai esistita, come conferma il secondo sigillo di Benzema. Importante questa doppietta per il francese, che ha bisogno di qualche gol, anche facile, per ingraziarsi i propri tifosi. Non è infatti un giocatore d’impatto immediato: un attaccante portato più a creare spazi e a supportare la manovra, che non cerca ardentemente il gol ma ci arriva soltanto quando è proprio obbligato e e non ci sono alternative. Se ci aggiungiamo una certa discontinuità e quell’aria sempre un po’ distante, l’amore del Bernabeu risulta ancora da conquistare. Ma resta potenzialmente il miglior attaccante del Real Madrid.
Etichette: Barcelona, Deportivo, Liga, Real Madrid, Sporting Gijon
21 Comments:
ciao vale, ti lascio il commento come ti dicevo via mail.
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Ah, ho sfruttato questo spazio blog perchè lo stesso valentino partecipa!
A me la partita di Guti è piaciuta, si vedeva che ci teneva a fare bella figura. Esagerata e divertente la sua esultanza sul secondo gol di Benzema. Sull'impalpabilità di Raul sono d'accordo, ha avuto due-tre palle gol nettissime e non le ha sapute sfruttare. Comunque piuttosto preoccupante che nonostante il Deportivo non abbia fatto praticamente nulla in avanti, il Real sia riuscito a concedergli il gol, seppur su rigore. Kakà come ti è sembrato? A me dà sempre la stessa sensazione, si impegna ma non "esce fuori".
Tommaso.
Pienamente d'accordo su Kakà, la cosa diventa anche un po' triste. Almeno Zlatan quando gioca male ti fa incazzare, invece tutte queste prestazioni da pseudo-gregario di Kakà ti scivolano addosso senza lasciarti niente.
Per quanto riguarda la partita di ieri, non ritengo nè esaltanti i tre gol nè preoccupante il gol stupidissimo regalato al Depor. è stato un mezzo allenamento da cui si può ricavare molto poco, sia per quanto riguarda il giudizio sulla squadra che le singole prestazioni (anche per Benzema ho sottolineato il semplice fatto statistico dei due gol, che fanno morale)
Ciao, leggo sempre il tuo blog sul calcio spagnolo e devo farti i complimenti perchè è veramente ben fatto. Tifo Barcellona, e non posso fare a meno di farti una domanda sulle ultime deludenti prestazioni di Ibrahimovic. lo svedese si fa anticipare, perde un sacco di palloni e resta sempre immobile spalle alla porta ad aspettare il pallone. Insomma, il contrario di ciò che dovrebbe fare un attaccante del Barça, cioè movimento e pressione alla difesa avversaria, oltre a farsi trovare sempre pronto sulla verticalizzazione di Messi, per esempio. Insomma, un pò come faceva Eto'o prima. Ora penso che il modo di giocare di Ibra ostacoli lo sviluppo d'attacco del Barça e sia anche un motivo per il quale la squadra catalana crea molte meno occasioni rispetto alla passata stagione. Ora, se si è fatto a cedere Eto'o come anche io penso, non sarebbe stato meglio acquistare David Villa del Valencia, che mi sembra abbia tutte le qualità per essere il terminale ideale dell'attacco catalano? Invece di spendere 49 milioni di euro per Ibrahimovic la dirigenza del Barça non avrebbe forse fatto meglio ad acquistare il centravanti della nazionale spagnolo che oltretutto conosce alla perfezione il modo di giocare di Xavi ed Iniesta avendoli come compagni in nazionale? Oltretutto si sarebbe esaudito di Guardiola, che aveva indicato per primo proprio Villa come centravanti ideale. Ecco, alla luce di tutto questo, vorrei conoscere i tuoi pensieri.
Taymour
Anche io ho un quesito. Visto che nel mio piccolo sono un tifoso del Genoa, volevo chiederti se era plausibile un trasferimento di Vicente (magari a Giugno visto che ora non c'è più tempo) dal Valencia nella mia squadra, oppure sono le solite panzane da bar?
Ah, e poi che ruolo ricopre di preciso? Io mi ricordo qualche partita con la nazionale e mi sembrava giocasse molto avanzato, mentre a noi servirebbe come il pane un regista che sia in grado di dettare i tempi.
@ Taymour Zein
Ciao, grazie per i complimenti e benvenuto.
Ibrahimovic è stato acquistato per poter disporre di un perno al centro dell'attacco, spalle alla porta o venendo incontro sulla trequarti, su cui appoggiare e attraverso il quale potenziare il gioco di Xavi, Iniesta e Messi. Si sapeva d'altro canto che il cambio con Eto'o avrebbe comportato una perdita di profondità immediata (la possibilità di verticalizzare subito e andare dritti in porta), oltre a una minor versatilità tattica permessa dallo svedese (Eto'o poteva anche partire largo e permettere a Messi di fare il falso centravanti).
Pro e contro il cui saldo finale è difficile da determinare a priori sinceramente, non sono per giudizi trancianti del tipo "Era meglio tenere Eto'o", o viceversa. L'evoluzione è tutta da valutare ancora.
Devo dire che Ibra ha funzionato bene fino alla fine dello scorso anno, mentre in questo 2010 non c'è dubbio che stia rappresentando un ostacolo per la manovra blaugrana, perchè non solo dà poca profondità, ma come detto si fa anticipare spessissimo spalle alla porta, e il punto d'appoggio per Xavi, Iniesta e Messi così salta. In questo momento non offre alcun contributo positivo, ma non bisogna dimenticarsi che il miglior Ibra può dare tantissimo, ovviamente in maniera molto diversa da Eto'o.
@ Eraserhead
Ciao! Grazie della visita, è un piacere.
Non so di preciso del Genoa, però è perfettamente plausibile che Vicente possa andarsene dal Valencia a fine stagione. C'è oggettivamente poco spazio per lui.
Vicente di ruolo è un'ala, ai tempi d'oro metteva tutti i terzini culo a terra, poi nel 2004 è partita una catena di infortuni micidiale che gli ha rovinato la carriera. Non sai mai quante partite potrà durare purtroppo.
Non c'entra un bel nulla con Vicente, ma ti saluto con un cordiale "Ridi, e il mondo riderà con te... piangi, e piangerai da solo" :-)
Ciao Valentino, secondo me il Barcellona dovrebbe acquistare un solo giocatore per sistemare definitivamente l'attacco, il suo nome è Fernando Torres (centravanti totale che può fare anche ciò che faceva Eto'o, ossia partire largo). Ibra non sarà mai un "crack" a meno che non faccia "l'anarchico" come nell'Inter, lo abbiamo capito tutti, e se come dici tu è stato preso per fare il centravanti "boa", credo allora che era meglio acquistare Adebayor o Llorente dell'Athletic, perchè Ibra non è mai stato nè mai sarà quel tipo di centravanti da area di rigore; insomma non ce lo vedo a fare il centravanti titolare del Barça, al massimo può essere un'ottima riserva (di F. Torres). Volevo poi farti una domanda su Javi Martinez: come vedi questo giocatore? a me ricorda molto il primo Ballack, dinamico, potente, e bravo negli inserimenti anche se poco rapido (per via della stazza) e tecnicamente non proprio il massimo. Come lo vedresti nel Barca? Grazie, Flavio
Ciao Valentino, secondo me il Barcellona dovrebbe acquistare un solo giocatore per sistemare definitivamente l'attacco, il suo nome è Fernando Torres (centravanti totale che può fare anche ciò che faceva Eto'o, ossia partire largo). Ibra non sarà mai un "crack" a meno che non faccia "l'anarchico" come nell'Inter, lo abbiamo capito tutti, e se come dici tu è stato preso per fare il centravanti "boa", credo allora che era meglio acquistare Adebayor o Llorente dell'Athletic, perchè Ibra non è mai stato nè mai sarà quel tipo di centravanti da area di rigore; insomma non ce lo vedo a fare il centravanti titolare del Barça, al massimo può essere un'ottima riserva (di F. Torres). Volevo poi farti una domanda su Javi Martinez: come vedi questo giocatore? a me ricorda molto il primo Ballack, dinamico, potente, e bravo negli inserimenti anche se poco rapido (per via della stazza) e tecnicamente non proprio il massimo. Come lo vedresti nel Barca? Grazie, Flavio
L'assist di Guti è davvero originale. Un bel "pezzo" fuori spartito in una gara dalla musica monotona.
Il tuo, di pezzo, non fa una grinza come sempre, però una cosa te la devo dire ;-)
Che brutta quella frase: "se Ibrahimovic avesse metà del suo intuito nello smarcarsi e della freddezza davanti al portiere, parleremmo del miglior attaccante del mondo senza discussioni"
Davvero lo pensi...? Io non lo farei entrare nemmeno tra i 30 anche se avesse quelle qualità da te menzionate.
Ciao Vale;-)
Qualcosa di più di un centravanti-boa, e comunque non un centravanti d'area. Non è quello che cercava il Barça, e credo comunque che il miglior Ibrahimovic sia migliore del miglior Llorente, che pure è un giocatore che mi piace moltissimo. Adebayor il Barça l'aveva cercato l'estate precedente, non so in quest'ultima quali possibilità ci fossero. Comunque non esageriamo nel liquidare Ibrahimovic per quest' ultimo mese disgraziato. Per vedere quello che può dare il miglior Ibrahimovic tenete presente la partita casalinga col Zaragoza o il secondo tempo col Real Madrid: è tantissimo, e come ho già rilevato in altre occasioni non è assolutamente detto che lui non possa adattare in parte il suo stile di gioco a quello del Barça, senza snaturarlo. Alves e Henry hanno fatto ben di più da questo punto di vista.
Non so, Torres non ce lo vedrei benissimo per lo stesso motivo per cui più di una volta l'ho criticato in nazionale. In spazi stretti ha difficoltà, e questo nel Barça pesa tantissimo. Tornando alla domanda di Taymour Zein, Villa sarebbe stato meglio proprio per questa ragione. Sì, Villa sarebbe stata la mia prima opzione, o in alternativa Benzema.
Comunque, Ibrahimovic non lo butto via.
Javi Martinez lo vedo un po' diverso dal primo Ballack, meno offensivo e meno tecnico. Qualcuno lo ha paragonato a Vieira, per la resistenza e la capacità di coprire tutto il campo, anche inserendosi in area avversaria, ci sta, però per quanto riguarda la visione e i tempi di gioco non ci siamo proprio. Qui Javi Martinez lascia a desiderare: è un giocatore che tende più a correre col pallone che a far correre il pallone, ha spesso qualche tocco di troppo e non vede la cosa giusta da fare. Per questo non lo vedo adatto al Barça e non lo vedo nemmeno nel contesto della nazionale, per quanto per valori assoluti sia un ottimo giocatore.
@ Vojvoda
Ciao,
vabbè, riconosco che il "senza discussioni" è esageratamente perentorio, però continuo a rivendicare il concetto. Siccome fuori dall'area credo abbia pochi rivali, con un po' più di presenza e di istinto negli ultimi metri sarebbe praticamente perfetto. Ma son discorsi che lasciano il tempo che trovano, me ne rendo conto.
Peraltro, escluso Messi, l'attaccante potenzialmente più completo nella rosa del Barça è a mio avviso Bojan.
La partita col Depor al Riazor era una specie di incantesimo dalle partite di Cha Martin e quindi vincerla fa molto morale. Morale che può guadagnare Benzema se riesce a segnare con regolarità, perchè il genere di attaccante che fatica molto per la squadra ma segna poco a Madrid ha vita tribolata (tranne forse Morientes anche se il Moro univa un gran lavoro di sponda ad una buona media realizzativa)e non è amatissimo, anche se a me restano sempre dei dubbi sul suo potenziale valore (vista anche l'ultima scialba annata al Lione). Il tacco è uno dei numeri a cui Guti ci ha abituato, ha quei colpi ma li ha sempre usati troppo a sprazzi per essere davvero un grande giocatore (eppure le doti le avrebbe anche). Ormai Kakà è un oggetto misterioso continuo a non vedere una partita in cui sia decisivo, di un grigiore preoccupante.
Ecco, a proposito dell'attacco del Barça ti volevo chiedere se secondo te è meglio l'opzione di Pedro al posto di Henry nell'attacco titolare.
@ Hincha
Il problema di Guti non sono mai stati i colpi di tacco, ma quello che c'era fra un colpo di tacco e l'altro.
Questo comunque resta il suo capolavoro (con tanto di commento originale di Carlos Martinez e Michael Robinson, mica cavoli).
http://www.youtube.com/watch?
v=oP7NTAN9gcY
@ Taymour Zein
Henry al meglio è di un altro pianeta rispetto a Pedro, questo è dogma per me.
Comunque avere un "dodicesimo" come Pedro fa comodo.
Esatto Valentino, il problema di Guti sono sempre state le grandi pause tra una cosa buona e l'altra oltre che gli atteggiamenti da divo che ha sempre avuto.
Peccato perchè poteva diventare un campione (intorno al 2000 poteva diventare anche un'ottima seconda punta ricordo i 14 gol del 2001...) se avesse avuto un minimo di costanza in più. Tra le cose buone che ha fatto il gol 5000° del Madrid in Liga, un partitone col Siviglia nel 2007.
Questa partita, impressionante. Decise la Liga.
http://www.youtube.com/watch?
v=mn95OZIwJZA&feature=related
no scusate ma io dopo il tacco col Siviglia ho visto un boscaiolo esultare tra i vari Zidane, Robinho, Cicinho, Beckham, J.Baptista e Guti... era Gravesen con l'accetta in mano :)
markovic
Oh, vedi di portare rispetto verso "El Ogro"! :D
In quuesti giorni si è parlato molto del prossimo acquisto di Fabregas da parte del Barça durante il mercato estivo. Tu lo compreresti? Se sì, come modificheresti il centrocampo del Barça? Metteresti Iniesta nel tridente oppure toglieresti Tourè a centrocampo per far spazio all'attuale giocatore dell'arsenal?
Se c'è l'opportunità lo compro al volo, è Einstein in maglietta e calzoncini.
In tante partite si potrebbe giocare con un trio Xavi-Cesc-Iniesta, senza posizioni fisse(non dimentichiamoci che Iniesta con Rijkaard fece anche il vertice basso, e pure bene).
In altre partite più delicate, nelle quali la qualità dell'avversario ti può costringere a difendere in più occasioni nella tua metacampo, metti Yaya.
Comunque con tutte le partite che ci sono in una stagione, tutte le competizioni e anche vista la versatilità di Iniesta, l'acquisto di Cesc credo avrebbe zero controindicazioni.
Pensa comunque alla difficoltà di un avversario che provi a pressare alto un Barça con ad inizio azione Marquez+Piqué più un centrocampista che si abbassa a prendere palla fra Cesc, Iniesta e Xavi...
Per inserirmi nel discorso Fabregas, credo che, per come gioca ora nell'Arsenal, un suo eventuale passaggio al Barça comporterebbe alcuni cambiamenti importanti. Ormai nella maggior parte dei casi Cesc lavora quasi a ridosso dell'area avversaria, occupandosi sempre più raramente dell'interdizione e del ripiegamento. Nel tridente di Wenger (che poi tridente non è, considerando che di solito le due ali stazionano molto più indietro di Cesc: anche qui si potrebbe discutere), lo spagnolo agisce quasi da seconda punta. Infatti la sua media realizzativa lo dimostra: si è evoluto tantissimo in questa stagione. Certo un centrocampo composto da Fabregas, Xavi e Iniesta sarebbe stellare, ma a questo punto a mio parere si creerebbe uno squilibrio un po' eccessivo anche per il calcio del Barcellona...
Tommaso.
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