domenica, maggio 17, 2009

BARCELONA CAMPIONE DI SPAGNA 2008-2009

L'ufficialità è arrivata senza nemmeno bisogno di giocare: il Barça completa una settimana trionfale grazie alla sconfitta ieri sera del Real Madrid sul campo del Villarreal (3-2). Diciannovesima Liga che si aggiunge alla venticinquesima Copa del Rey ottenuta in settimana: in attesa della finale di Champions del 27 contro il Manchester United (ieri a sua volta ufficialmente campione d'Inghilterra), il "doblete" è servito.


Una stagione che ha suscitato entusiasmi come poche altre nel tifo blaugrana, segnata da numeri impressionanti: 86 punti in trentacinque partite, 103 gol segnati e 31 subiti, 70 reti firmate dal trio Messi-Eto'o-Henry, goleade in serie e imprese storiche come il 2-6 al Bernabéu. Si è più volte sottolineato come la Liga negli ultimissimi anni abbia perso competitività e spessore, e indubbiamente una parte delle caterve di gol e di punti ottenuti da questo Barça sono arrivati a buon mercato, ma da parte loro gli uomini di Guardiola hanno interpretato e onorato il gioco nella maniera più entusiasmante possibile.
Non una squadra perfetta, nemmeno la squadra più forte del mondo come da molte parti si dice, la qualificazione immeritata col Chelsea ha evidenziato alcuni limiti, ma certamente una squadra che si è distinta per una personalità, una qualità tecnica e soprattutto una filosofia di gioco che, esposta ad annate più o meno buone come capita dappertutto, rimane un caposaldo intoccabile e probabilmente un unicum nel calcio europeo attuale (negli altri club la filosofia di gioco dipende dall'allenatore di turno; al Barça viene prima, non è più un dato contingente).

Filosofia Barça (Liverpool-Barcelona, Champions League 2001-2002)



Proprio la fedeltà alla filosofia di gioco impiantata dall'epoca di Cruijff, oltre che un abile calcolo, ha spinto Laporta e la dirigenza ad affidare la panchina a Pep Guardiola nel Maggio scorso.
Contestato, assediato, a serissimo rischio di sfiducia (la mozione di censura contro di lui, col 60% di voti sfavorevoli, non ha successo soltanto perchè non raggiunge il quorum sufficiente del 66%; intanto però spinge otto componenti della giunta direttiva a rassegnare le dimissioni), Laporta preferisce all'ingombrante figura di Mourinho quella paradossalmente (paradossalmente perchè si tratta comunque di un tecnico di esperienza quasi nulla) più rassicurante dell'allenatore che nella stagione 2007-2008 conduce il Barça Atlétic dalla Tercera alla Segunda B.
Rassicurante per i tifosi perchè strettamente legata all'eredità di Cruijff, perchè abituata ad "allenare" in campo già da giocatore e perchè mito del barcelonismo; rassicurante per Laporta perchè gli consente di ricominciare da zero, di distogliere attenzioni da sè per proiettarle su un nuovo progetto la cui riuscita possa rinnovargli il credito.


Il mercato estivo consegnava a Guardiola una rosa non troppo stravolta: Dani Alves e Hleb gli acquisti di maggior richiamo (il primo diverrà una colonna, il secondo si rivelerà il flop stagionale), Piqué il figliol prodigo, Keita importante complemento per il centrocampo, Cáceres prospetto di talento, ma per il resto gli uomini sono gli stessi delle due precedenti fallimentari stagioni.
Importante perciò lavorare sul morale, sull'ambizione e sulla compattezza dello spogliatoio: in questo senso la prima decisione di Guardiola, annunciata a chiare lettere nella conferenza stampa di presentazione, è la più significativa. Via Ronaldinho, via Deco e via Eto'o: due fuoriclasse in declino e sempre meno in sintonia con l'ambiente, e un personaggio esplosivo e imprevedibile nelle proprie uscite come il camerunese.
Alla fine Eto'o rimane, nell'impossibilità di trovare un sostituto di pari garanzie sul mercato e anche di fronte alle pressioni del resto della squadra, ma la linea è chiara: Messi è la stella, mentre nello spogliatoio comandano i canterani Puyol, Xavi, Iniesta, Valdés etc. Vivaio che viene ancora più sfruttato da Guardiola (con gli inserimenti in prima squadra di Pedro, Víctor Sánchez e soprattutto Busquets) che in alcuni casi arriva a schierare nella formazione titolare più del 50% di giocatori provenienti dal settore giovanile. Ora tutti remano nella stessa direzione.


Più rigido dal punto di vista disciplinare di Rijkaard (ma questa non è una critica al metodo dell'olandese: dare libertà e fidarsi del senso di responsabilità di professionisti maggiorenni non è un misfatto, il problema sopraggiunge quando questi professionisti tradiscono la tua fiducia), Guardiola dai primi giorni di precampionato calca la mano sul sacrificio collettivo e sull'intensità di gioco. Già nelle prime amichevoli si intravede un Barça portato a un gioco ultra-aggressivo, un pressing altissimo a partire dagli attaccanti e grande facilità nel creare occasioni e andare in gol.
Sensazioni che sfumano con il Trofeo Gamper col Boca, il ritorno del preliminare di Champions col Wisla Cracovia e soprattutto la sconfitta sul campo del Numancia alla prima di campionato, nettissimi passi indietro sul piano del gioco.

La seconda giornata segna un'importante svolta. In casa col Racing Guardiola sforna un undici "provocatorio", Busquets e Pedro in campo dal primo minuto quasi a voler sottolineare l'importanza dei giocatori che sappiano tradurre fedelmente l' idea di gioco del tecnico prima ancora dei nomi noti . Buon calcio, tantissime occasioni, ma è soltanto un 1-1 beffardo. Non importa: il guru Cruijff dà la sua benedizione dalle colonne del "Periodico de Catalunya" ("giocando così, si arriva lontano"), e dal turno successivo, col 6-1 sul campo dello Sporting, inizia il circolo virtuoso delle goleade.
Il salto di qualità decisivo arriva nel cosiddetto "Tourmalet", la serie di sfide contro le altre big del campionato, risolta con facilità irrisoria e brillantezza sbalorditiva: 12 punti su 12 contro Sevilla, Valencia, Real Madrid e Villarreal, 11 gol fatti e uno solo subito, una dimostrazione di superiorità inquietante.
I punti di vantaggio sul Real Madrid diventano dodici, il cuscinetto sul quale i blaugrana costruiscono la loro vittoria finale.
C'è un momento di crisi però: fra Febbraio e Marzo il Barça pareggia in casa del Betis, perde il derby casalingo con l'Espanyol e in casa dell'Atlético, col Real Madrid che arriva a 4 punti di distacco. La partita del Vicente Calderón è addirittura allarmante, perchè si torna a vedere un Barça come quello delle due stagioni precedenti, privo di coesione fra i reparti, e pure la qualificazione col fiatone alla finale della Copa del Rey (se non ci fosse Pinto a parare il rigore di Martí...) lascia perplessi, ma la cosa finisce qui.
Il Barça dalla vittoria casalinga con l'Athletic riacquista continuità nei risultati e fluidità di gioco (fondamentale il ritorno dall'infortunio di Iniesta, stabilmente mezzala sinistra), fissa il distacco a +6 dal Madrid, distacco che si riduce a +4 con il pareggio a Mestalla, nella gara più impegnativa e di maggior spessore dell'intera Liga. Frenata che però non toglie convinzione agli uomini di Guardiola, che vanno a fare la storia al Bernabéu, ipotecando una Liga che da ieri è realtà.


VIDEO

LIGA

Sporting-Barcelona 1-6 (primo tempo; secondo tempo)
Barcelona-Betis 3-2
Espanyol-Barcelona 1-2
Barcelona-Atlético Madrid 6-1
Barcelona-Almería 5-0
Málaga-Barcelona 1-4
Barcelona-Valladolid 6-0
Sevilla-Barcelona 0-3
Barcelona-Valencia 4-0
Barcelona-Real Madrid 2-0
Villarreal-Barcelona 1-2
Osasuna-Barcelona 2-3
Barcelona-Deportivo 5-0
Barcelona-Numancia 4-1
Racing Santander-Barcelona 1-2
Barcelona-Sporting 3-0
Betis-Barcelona 2-2
Barcelona-Espanyol 1-2
Atlético Madrid-Barcelona 4-3
Barcelona-Athletic Bilbao 2-0
Almería-Barcelona 0-2
Barcelona-Málaga 6-0
Barcelona-Sevilla 4-0
Valencia-Barcelona 2-2
Real Madrid-Barcelona 2-6 (primo tempo; secondo tempo)
Barcelona-Villarreal 3-3


COPA DEL REY


Sedicesimi
Benidorm-Barcelona 0-1
Barcelona-Benidorm 1-0

Ottavi
Atlético Madrid-Barcelona 1-3
Barcelona-Atlético Madrid 2-1

Quarti
Espanyol-Barcelona 0-0
Barcelona-Espanyol 3-2

Semifinali
Barcelona-Mallorca 2-0
Mallorca-Barcelona 1-1

Finale
Barcelona-Athletic Bilbao 4-1

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3 Comments:

Anonymous Edo14 said...

Giusto coronamento ad una stagione fantastica, questo doblete.

Sono tornato da Valencia da poco, è stata una bella esperienza nonostante la sconfitta. C'è tristezza, certo, ma anche la consapevolezza che contro una squadra del genere c'era poco altro da fare. Il Barça non sarà la migliore squadra del mondo, ma in Spagna attualmente non ha rivali, c'è poco da fare. O ti regalano la partita o è impossibile vincere.
L'Athletic ha giocato "alla Chelsea", ha retto benissimo la prima mezz'ora, poi ha incassato un gol strano da Tourè (strano per la morbidezza con cui l'ivoriano è stato fatto avanzare e per il pizzico di fortuna che lo ha baciato nel trovare il pertugio tra il palo e un Iraizoz non impeccabile) e buonanotte. Non avendo Essien, Terry e Alex non è stato facile evitare la goleada, puntualmente trovata dai catalani.

Adesso manca la Champion's per suggellare l'esordio più strepitoso che un tecnico abbia mai vissuto, ma anche se il Man Utd dovesse prevalere nessuno dimenticherà quanto di grande e bello è stato fatto dai bluagrana quest'anno.

8:10 PM  
Blogger valentino tola said...

Vero, l'Athletic ha giocato alla Chelsea ma non potendo ripartire ha perso per sfinimento. Poi il Barça ha sofferto particolarmente la superiorità fisica del Chelsea: probabilmente la squadra più attrezzata d'Europa da questo punto di vista, in Spagna non ce ne sono così (per quanto l'Athletic sia una di quelle che si difende meglio da questo punto di vista). Contro il Chelsea il Barça ha giocato male sul piano corale, con pochi movimenti senza palla efficaci, per cui ha finito col ridursi agli uno contro uno.
Contro l'Athletic invece gli spazi hanno finito con l'aprirsi grazie all'episodio del gol di Touré e al calo fisiologico dei baschi.

Contro lo United: Barça leggermente sfavorito se recupera Iniesta e Henry; Barça MOLTO sfavorito se nessuno dei due ce la fa.

10:21 PM  
Blogger valentino tola said...

Aggiungo una cosa, Edo: l'aspetto più positivo di questo Barça secondo me è che può ancora migliorare.

11:05 PM  

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