mercoledì, maggio 16, 2007

La Uefa in palio: le chiavi di Espanyol-Sevilla.


Juande vs. Valverde. Più che Scienze Politiche mi sarebbe servito studiare Psicologia per districarmi in questo finale di stagione. Stasera, finale in gara secca, quindi massima importanza avrà quest’ aspetto.
Lo scenario è presto delineato: Valverde fa il modesto, “è già un successo per noi essere arrivati qua”, sapendo quanto possa essere tagliente la sua squadra in queste situazioni.
E’ anche un topos della storia delle finali disputate dall’ Espanyol: nell’ 88, quando la Coppa sembrava già ipotecata col 3-0 dell’ andata, ritorno a Leverkusen, rimonta e sconfitta ai rigori, una specie di Istanbul o di 5 Maggio (che per me resterà sempre prima di tutto la data della morte di Napoleone) per la storia di questo club. Quando invece l’ Espanyol è partito col ruolo di sfavorito, come stasera e come nelle finali di Coppa del Re del 2000 e 2004, ha sfoderato grandi prestazioni e ancor più grandi vittorie.
Valverde cercherà di riproporre il piano che ha favorito strepitosi successi nelle notti di Liga contro il Barça e di Uefa contro il Werder: due linee da 4, difesa e centrocampo, talmente ravvicinate da far diventare la trequarti un groviglio inestricabile per l’ avversario; costante aiuto di Riera e Rufete ai terzini in modo da evitare 2 contro uno che sarebbero letali soprattutto sulla fascia destra del Sevilla, con Dani Alves e Jesus Navas; palla rubata a centrocampo e verticalizzazioni immediate di De la Pena, direttamente verso Tamudo e Luis Garcia (o Pandiani) oppure passando prima per le amate fasce, con Rufete e soprattutto il talentuosissimo mancino Riera.
Juande ha tutto il peso del pronostico sulle spalle, e sarà il suo Sevilla a dover fare la partita di fronte alla strategia chiaramente contropiedistica dell’ Espanyol. Uno degli aspetti più affascinanti dello squadrone andaluso è proprio la sua forza mentale, determinante tanto per completare rimonte eroiche (Donetsk in Uefa, la vittoria casalinga col Barça, in 10 contro 11 per lungo tempo, nella Liga) quanto per entrare subito in partita con una mentalità vincente e una determinazione che pochi possono vantare, vedi, un esempio fra i tanti, il Deportivo maciullato in casa sua nel giro di una ventina di minuti appena.

Il Sevilla tenterà quasi sicuramente una partenza fortissima. E’ la prima vera gara però che gli andalusi affrontano con il ruolo di favoriti assoluti, staremo a vedere.

Dani Alves, arma a doppio taglio. Nessuno come il brasiliano rappresenta in maniera tanto chiara il carattere e lo stile di gioco del Sevilla, l’ entusiasmo, la trascinante carica atletica e il movimento costante. Negli ultimi tempi Juande Ramos lo ha alternato fra la posizione canonica di terzino e quella di esterno destro di centrocampo. Stasera, come detto sopra, l’ Espanyol non dovrebbe lasciare spazio sulla trequarti, per cui Alves non potrebbe sfruttare i suoi tagli interni (altra storia sarebbe se il Sevilla passasse in vantaggio e l’ Espanyol concedesse più spazi: allora si potrebbe inserire Hinkel e avanzare Alves a centrocampo).
Quindi Alves meglio da terzino stasera, anche per un’ altra fondamentale ragione: da lì il Sevilla potrebbe sfruttare i suoi lanci lunghi alle spalle della difesa avversaria, una delle armi classiche della squadra andalusa. Gli spazi che l’ Espanyol intasa fra la sua difesa e il suo centrocampo, li può infatti concedere alle spalle della sua linea di difesa, aggressiva, pronta all’ anticipo e schierata mai troppo bassa da Valverde.
Dani Alves col suo destro calibrato può saltare direttamente il marasma del centrocampo, e la velocità e i movimenti in profondità di Kerzhakov possono scardinare la difesa catalana, contando anche sulla non eccezionale reattività nei ripiegamenti di Jarque e soprattutto del pesante Torrejon, buon difensore senza dubbio ma non uno scattista.
Meglio Kerzhakov di Luis Fabiano accanto a Kanouté: il maliano viene incontro e difende palla, il russo invece va in profondità, a differenza di Luis Fabiano che è nettamente più lento ed avrebbe un gioco spalle alle porta troppo simile a quello di Kanouté.
Però se Daniel Alves è un indiscutibile cardine dell’ azione d’ attacco sevillista, al tempo stesso diventa un possibile lato debole, su cui l’ Espanyol potrebbe fare leva per i suoi contro-attacchi, sfruttando gli spazi che il brasiliano lascia proiettandosi continuamente all’ attacco.

Da quelle parti dovrebbe spostarsi Tamudo, attaccante micidiale nel movimento senza palla, giocatore più astuto di tutta la Liga, bravissimo ad allargare le difese avversarie spostandosi sulla fascia debole di queste ultime.
Il meccanismo che nel Sevilla corregge gli entusiasmi offensivi di Alves si chiama Poulsen, ed è fondamentale la sua diligenza tattica, che lo porta a coprire tutti gli spazi lasciati sguarniti da Alves.

C'è però un altro problema che toglie il sonno a Juande Ramos, e si chiama De la Pena: occupare Poulsen esclusivamente come balia di Alves potrebbe lasciare spazi all’ azione del genio dell’ Espanyol, un po’ come successo a Guti nel secondo tempo del Bernabeu.
Ritengo per ciò sconsigliabile, nonostante il grande momento di forma di Enzo, un impiego di Maresca sin dal primo minuto.

Giocatore di grande energia e carattere (tagliato oltrettutto per le finali: vedi Eindhoven l’ anno scorso), il nostro connazionale è però tutt’ altro che irreprensibile nella fase difensiva, e la sua presenza potrebbe favorire uno sfilacciamento del centrocampo che invece l’ impiego di Martì renderebbe più solido e atto a contrastare De La Pena (anche di più rispetto a un eventuale utilizzo di Renato, giocatore tatticamente più ordinato di Maresca e con un miglior passaggio rispetto a Martì, ma che complessivamente non mi esalta).

Torna “El Pelat”. Il ritorno di De La Pena è imprescindibile per un Espanyol competitivo, che acquisti quella imprevedibilità e quella capacità di ribaltare il gioco che tanto preoccupa i suoi avversari.

Intimorito dal Sevilla e dall’ eventualità di perdere la battaglia a centrocampo, Valverde potrebbe decidere di passare al 4-2-3-1 avanzando De La Pena nella posizione di trequartista e aggiungendo un centrocampista come Jonatas o il più tattico Ito. A mio avviso però, così facendo, il suo Espanyol perderebbe un po’ di mordente.
Infatti, giocatori come De La Pena (o Ibagaza, per fare un esempio attinente), hanno maggiori possibilità di esprimere la loro “chiaroveggenza” di rifinitori quante più sono le opzioni di passaggio a loro disposizione. Con una sola punta e due esterni larghi, si ridurrebbero infatti le opportunità di creare quelle crepe nella difesa sivigliana che i micidiali movimenti coordinati di due attaccanti come Luis Garcia e Tamudo potrebbero aprire.

Io quindi non toccherei la formazione tipo, con un solo interdittore puro come Moisés Hurtado, De La Pena, due punte e due esterni offensivi (come gioca per l’ appunto anche il Mallorca di Ibagaza).
Magari si potrebbe bilanciare l’ esigenza di maggiore copertura a centrocampo con quella dell’ imprevedibilità offensiva passando sì al 4-2-3-1, ma sacrificando Rufete e schierando invece proprio Luis Garcia nella posizione di esterno destro di centrocampo (soluzione proposta più volte a partita in corso quest’ anno), dalla quale potrebbe tagliare senza palla senza abbandonare a sé stesso Tamudo e senza ridurre in maniera drastica le opzioni di passaggio di De La Pena.

Pandiani e Adriano, le armi segrete. Un piacevole dilemma agita la mente di Ernesto Valverde. Schierare o no “Re Mida” Pandiani?
Il titolare dovrebbe essere Luis Garcia, che permette un ventaglio maggiore di alternative a livello tattico, potendosi aggiungere al centrocampo in copertura (nelle partita contro grandi squadre come Barça e Werder l’ Espanyol ha spesso disegnato un 4-1-4-1 più che un 4-4-2, con Luis Garcia che andava a fare praticamente la mezzala alla stessa altezza di De La Pena) e potendosi anche proporre in una posizione fra le linee molto insidiosa, ma il momento attuale di Pandiani crea inevitabilmente il dubbio.
In una finale infatti è piuttosto difficile lasciare in panchina un giocatore che sai benissimo che, nel suo stato attuale, al 99% ti butta in rete la prima palla buona che gli capita. “El Rifle” potrebbe anche essere utilizzato a partita in corso in caso d’ emergenza (lui ce l’ ha una certa familiarità con le rimonte, chiedete anche a Milan e Paris Saint-Germain), anche se ha caratteristiche completamente opposte a quelle del classico giocatore rapido che mette sottosopra le partite quando le squadre sono stanche. Tendenzialmente sarei per schierare dall’ inizio l’ uruguagio, ma non riesco a sbilanciarmi completamente, perché ciascuna delle due opzioni ha i suoi vantaggi.
Ritorno importantissimo nel Sevilla è quello di Adriano. Se in forma, siamo di fronte a un giocatore eccezionale ed eccezionalmente sottovalutato a livello internazionale. Puerta è ottimo, ma non ha la velocità del brasiliano, che può decidere la partita, ancora di più se si aprono gli spazi. Bisognerà però risolvere l’ incognita delle sue condizioni fisiche.

Da non sottovalutare anche la carta-Chevanton: potrebbe rivelarsi importante a gara iniziata (Luis Fabiano, più ariete, nel caso non giocasse dall’ inizio, penso potrebbe essere inserito soprattutto in situazioni di rimonta disperata). Attentissimi poi a Coro, l’ uomo dei gol storici: quello allo scadere contro la Real Sociedad che l’ anno scorso salvò l’ Espanyol, quello del 3-0 al Werder Brema all’ andata e dell’ 1-1 che al Weserstadion socngiurò ogni ipotesi di rimonta tedesca.



Indisponibili: Escudé (Sevilla, squalificato)

Probabili formazioni:
Sevilla (4-4-2): Palop; Daniel Alves, Javi Navarro, Dragutinovic, David (Puerta); Jesus Navas, Poulsen, Martì (Renato, Maresca); Adriano (Puerta); Kanouté, Luis Fabiano (Kerzhakov).
Espanyol (4-4-1-1): Gorka Iraizoz; Zabaleta, Torrejon, Jarque, David Garcia; Rufete, Moisés, De La Pena, Riera; Luis Garcia (Pandiani); Tamudo.

Foto: El Pais.com (Marcelli Sàenz)

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6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

ciao Valentino, analisi perfetta come sempre, io aggiungerei solo un particolare: Valverde spesso si smarrisce nelle partite decisive. A Bilbao perse 2-1 il ritorno di UEFA con l'Austria Vienna (l'andata era finita 0-0), ma soprattutto venne eliminato in semifinale di Coppa del Re dal Betis (doppio 0-0, fuori ai rigori), una Coppa peraltro alla nostra portata visto che in finale andò l'Osasuna. Txingurri è un ottimo allenatore, prepara benissimo le partite ma forse va un po' in confusione nei momenti decisivi. Devo dire che quest'anno sembra molto migliorato da questo punto di vista, non per niente stasera si gioca una Coppa UEFA, ma ho il timore che la pressione di una finale potrebbe tradirlo. Inoltre è spesso sfortunato in queste partite...bah, vedremo stasera, mi sento che sarà una bella finale.

PS oggi mi sono beccato il "servizio" (si fa per dire) di StudioSport sul match: Monica Vanali ha parlato per 3 minuti di Maresca, senza accennare minimamente agli altri giocatori in campo. Ha detto che Juande fa pretattica quando dice di metterlo in panchina...vagli a spiegare che quest'anno non è stato spesso titolare! Riesci a dirmi per quale motivo in Italia cialtronaggine, provincialismo e ignoranza abbondano così tanto quando si parla di calcio estero?

4:38 PM  
Blogger valentino tola said...

Certo, Juande prima mette Maresca, poi pensa alla squadra da costruirgli attorno!
Mi hai fatto pensare anche ai servizi tristissimi sul Manchester United dove vanno ad intervistare sempre Walter Di Salvo perchè è l' unico italiano.
Oppure a Chelsea-Liverpool: con mio fratello stavamo dicendo:"vuoi vedere che intervistano Shevchenko e Benitez perchè sono gli unici che parlano italiano?" ecco Mattioli (mitico quando a "Novantesimo Minuto" butto giù dallo stadio un tifoso che lo disturbava alle spalle!), chi ti intervista? Sheva e Benitez!

Comunque, non li compro più i quotidiani sportivi (e limito al massimo le visioni di Studio Sport): risparmio tempo, denaro, e analisi rozzamente superficiali. Già me li vedo i commenti preconfezionati per la Liga del Real Madrid.
Se il Sevilla vincesse ancora una volta la Uefa o addirittura la Liga, diventerebbe troppo famoso, e purtroppo ci perderemmo, in caso di accoppiamento con qualche italiana, commenti ad eventuali sorteggi di Champions del tipo: "l' urna sorride al Milan" o "sorteggio positivo per l' Inter" Sarebbe esilarante, come quest' anno col Valencia. E sarebbe esilarante anche sentir parlare del "promettente Daniel Alves" (ah, ma allora non c'è solo Maresca nel Sevilla!).

P.S.: già, la semifinale al San Mames col Betis: ti giuro, una delle partite più noiose che abbia mai visto (assieme alla quasi contemporanea semifinale Atlético-Osasuna: brutti ricordi di calcio, quattro ore perse della mia vita).

5:29 PM  
Anonymous Anonimo said...

Sarà che ero in uno stato di tensione pazzesco (capirai, giocavamo una semifinale con ottime probabilità di passare il turno), quella partita l'ho vissuta in maniera totale...scattavo non appena la palla entrava in area, mi agitavo, non riuscivo a stare fermo. L'amico che la guardò con me rischiò seriamente di addormentarsi, dunque ti capisco, ma nella mia mente distorta dal tifo quel match è stato ultra-emozionante. Quando Ezquerro sbagliò il rigore tirai una bestemmia talmente forte da far svegliare i genitori del mio amico...grandi figure!

7:31 PM  
Blogger valentino tola said...

Ti capisco, la tensione quando è così alta ti può far digerire qualsiasi monnezza.
Secondo me ci marciano le squadre, perchè i tifosi sono indulgenti con lo spettacolo, probabilmente se non ci fossero più i tifosi si metterebbero a giocare tutti un calcio bellissimo, perchè sennò non li guarderebbe più nessuno :)

Bravo, la bestemmia è un' arte che va coltivata con cura.

11:51 PM  
Anonymous Anonimo said...

Per edo14:
a mio parere il livello infimo di competenza della stampa sportiva italiana (non di tutta, chiaro, ma di un buon 85%) deriva dal fatto che i giornali e i servizi televisivi sono fatti per un pubblico di tifosi e non di appassionati. Ed ai "tifosi" del calcio estero, ma anche delle squadre italiane che esulano dai soliti nomi, non importa un fico secco. Sai che in Olanda il settimanale Voetbal International, che è la versione oranje del Guerin Sportivo, vende più di 800mila copie? E parliamo di un paese grande poco meno di Piemonte + Lombardia

Per Valentino:
vergognosa la frase alla fine del tuo ultimo post, ci fosse stata una faccina avrei soprasseduto...

7:36 AM  
Blogger valentino tola said...

@ Alec
Chiedo scusa, dovevo evitarla, non voglio aprire una discussione su questo.

10:43 AM  

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