Analisi Racing.
A quest’ altezza della stagione, più che i contorni della squadra-rivelazione il Racing sta assumendo quelli della squadra-miracolo: sesto posto, 26 punti dopo quindici giornate spremuti dal bottino tutt’ altro che trascendentale di 15 gol fatti e 13 subiti, e da una rosa risicata negli effettivi e piuttosto limitata dal punto di vista qualitativo, che tutti indicavano in estate come una delle maggiori se non la prima candidata alla retrocessione (soprattutto per il fatto che i giocatori per completare la rosa sono arrivati tutti nelle ultimissime ore di mercato). Doveva però far già pensare il fatto che un tecnico come Marcelino avesse preferito comunque una piazza povera come Santander alle sicuramente maggiori disponibilità economiche del Betis: evidentemente al Racing hai quella possibilità di programmare e lavorare in piena tranquillità che col divora-allenatori Lopera e nell’ ambiente in costante ebollizione della metà verdiblanca di Siviglia ti puoi pure scordare…
Esattamente come l’ anno scorso al Recre, Marcelino si è visto arrivare all’ ultimo tutti i rinforzi (anche se la struttura di centrocampo e difesa era già pronta, le operazioni in extremis hanno riguardato l’ attacco, con Smolarek e Tchité, e le riserve che nei vari reparti potessero completare la rosa), e in ben poco tempo ha assemblato un collettivo che gira a memoria e che a molti avversari va di traverso, a partire dal Barça completamente annullato alla prima giornata, e giocando pure in 10 per buona parte del secondo tempo! L’ arma in più del Racing è proprio il suo tecnico: il suo 4-4-2 scolastico non si propone nessun intento rivoluzionario, ma è costruito sulle solide fondamenta dell’ umiltà, di un lavoro meticoloso sugli automatismi, sugli avversari e sulla psicologia dei propri giocatori, convinti che se ogni volta che scendono in campo svolgono minuziosamente ognuno le proprie mansioni, allora come minimo sarà difficile perdere.
A questo Racing dà un’ enorme sicurezza la propria solidità difensiva, l’ ancora di salvezza e il punto di partenza di ogni sua ambizione competitiva: Marcelino nella Liga è forse il tecnico in assoluto più bravo ad organizzare la fase di non possesso, un vero e proprio artista nello schierare la squadra “corta”.
Lo abbiamo già detto l’ anno scorso per il suo Recre, sembra quasi che i suoi giocatori si muovano come se fossero legati l’ uno all’ altro da una corda. Da una parte all’ altra del campo, scivolano con sincronismi e distanze sempre impeccabili, che rendono assai complicata l’ impostazione del gioco agli avversari. Il raddoppio è pressochè automatico in ogni zona del campo, e c’è sempre un terzo uomo che vigila nei pressi, pronto a recuperare il pallone e rilanciare l’ azione. Esempio: prende palla l’ esterno avversario, lo aspetta il terzino deputato, l’ esterno raddoppia e il centrale di centrocampo più vicino rimane pronto a “intrappolare” l’ avversario qualora decidesse di cercare spazio in zona centrale (pensate al tipo di esterni d’ attacco con cui gioca il Barça-che chiedono palla sul piede e amano accentrarsi-e capirete perché i blaugrana non hanno cavato un ragno dal buco nella loro visita al Sardinero).
Quella del Racing è una difesa forte non perché possieda fenomeni, ma perché difendono tutti, a partire dagli attaccanti. La strategia prediletta prevede un ripiegamento massiccio dietro la linea della palla: l’ avversario viene invitato ad avventurarsi nella propria metacampo, lo si induce a distendersi e a sguarnire così spazi sensibili nelle proprie retrovie, per poi colpirlo con contropiedi rapidi e il più possibile essenziali, sviluppati in pochi tocchi e con una ricerca insistita della profondità. Si cerca di favorire il recupero del pallone in determinati momenti e zone strategiche del campo, quando gli avversari magari cercano di portare avanti i propri terzini ed espongono così a situazioni di potenziale parità numerica con gli attaccanti del Racing i loro difensori.
Una volta riconquistato il pallone, Marcelino chiede una cosa soltanto in fase offensiva: velocità. Due punte estremamente mobili sono un ingrediente irrinunciabile del suo calcio (in questo senso la vendita estiva di Zigic non gli ha fatto né caldo né freddo, il serbo non sarebbe rientrato comunque nei suoi piani), e già nel Recre abbiamo imparato a conoscere il movimento tipico che anima il fronte offensivo delle sue squadre, una giocata che ha ormai il copyright: l’ esterno destro di centrocampo (ieri Cazorla, oggi Jorge Lopez) taglia verso il centro della trequarti, mentre i due attaccanti (ieri Sinama e Uche, oggi Munitis e uno fra Tchité e Smolarek) si dividono il compito di aprire la difesa avversaria nell’ azione di rimessa: solitamente uno dei due (preferibilmente Munitis) si sposta verso la fascia per allargare la difesa, mentre l’ altro (Tchité o Smolarek) attacca lo spazio fra i due centrali.
Transizioni dirette e con pochi fronzoli, interessa trovare la via più rapida e semplice verso la porta avversaria piuttosto che intrattenersi in manovre elaborate non alla portata delle esigenze e della possibilità di questa squadra, e si cerca in ogni caso di finalizzare l’ azione, per evitare di dare adito a perdite di palloni che possano trovare il resto della squadra impreparata nella fase di ripiegamento. Negli spazi aperti dal movimento degli attaccanti non di rado si verifica l’ inserimento a sorpresa di un centrocampista (Colsa è lo specialista) dalla seconda linea.
Una squadra anche piacevole per come si muove a memoria in entrambe le fasi, ma che ha certo un evidente limite nella natura esclusivamente meccanica, quasi robotizzata del suo gioco. Risponde soltanto a situazioni già studiate in precedenza, non sa affrontare variazioni in corsa. Non glielo permette la qualità della rosa: il centrocampo manca quasi completamente di creatività, l’ unica cosa che può fare (e che fa nella miglior maniera possibile) è reagire alla mosse avversarie, ma mai proporre o imporre.
Attaccare una difesa schierata o recuperare uno svantaggio diventa una fatica improba, tanto più che le possibilità di cambi e di variabili tattiche a partita in corso di cui può disporre Marcelino sono limitatissime (non a caso si parla di rinforzi per Gennaio, soprattutto per quanto riguarda gli esterni a centrocampo). Marcelino che sicuramente al Recreativo aveva la possibilità di offrire un calcio anche più brillante dal punto di vista offensivo, pensando alle caratteristiche di elementi di Viqueira e Cazorla, tipologie di giocatori drammaticamente assenti nella attuale rosa racinguista. E’ pensando quindi a simili difficoltà che si accresce lo stupore per la sbalorditiva efficienza mostrata finora da questo Racing.
-----------------------Toño-----------------------
Pinillos-------Garay-----Oriol-----Luis Fernandez
Jorge Lopez-----Colsa---Duscher----------Serrano
---------------Munitis----Smolarek---------------
Altri giocatori. Portieri: Coltorti, Calatayud. Difensori: Sergio Sanchez, Moraton, Samuel, Ayoze, Marcano, César Navas, Christian Fernandez. Centrocampisti: Jordi Lopez, Szetela, Portilla, Luisma, Sarmiento. Attaccanti: Tchité, Bolado, Jonatan Valle.
DIFESA
Mai e poi mai mi sarei aspettato di vedere un Toño su questi livelli. Il portiere che l’ anno scorso non tratteneva un pallone, che si accartocciava per le papere più inverosimili, che faceva quasi tenerezza per la sua goffaggine, quest’ anno sta giocando così da bene da proporsi addirittura come uno dei migliori portieri di queste prime 15 giornate di Liga. Sicuro, continuo, in alcuni casi pure decisivo, vedi la trasferta di La Coruña dove ha parato tutto il parabile. Marcelino lo aveva già avuto in Segunda al Recreativo, nell’ anno della promozione, ed è riuscito a riportarlo su quei livelli che a me, lo ammetto in tutta sincerità, erano assolutamente ignoti.
Pinillos (14 presenze, tutte da titolare) a destra è uno dei punti fermi e delle anime dello spogliatoio del Racing assieme a Colsa e Munitis. Decisamente anonimo sul piano offensivo, è invece molto diligente ed affidabile in fase difensiva, tatticamente attento, puntuale e aggressivo sull’ uomo, non facile da superare in uno contro uno per la buona rapidità e reattività.
Garay (15 presenze da titolare, 1 gol) è il giocatore che spicca, quello di maggior richiamo in sede di mercato, seguito da vicino dal Real Madrid. Il 21enne argentino brilla per la personalità e un’ abilità di lettura delle situazioni non comune. Dotato di ottimo senso della posizione, slanciato (1,89x83), fortissimo nel gioco aereo, non sembra avere i movimenti del pachiderma, anche se credo vada verificato in contesti tattici più delicati, dove gli spazi da coprire son più ampi, questo Racing così organizzato infatti semplifica molto il lavoro dei propri difensori. Alle abilità strettamente difensive Garay aggiunge poi il vizio del gol, che in un difensore non è mai necessario ma è pur sempre una bella ciliegina sulla torta: specialista dei calci di rigore, molto pericoloso anche quando va a staccare nell’ area avversaria. Tenta anche la botta su punizione (gran gol l’ anno scorso al Bernabeu), essendo dotato di un destro potente e calibrato, utile anche per lanci e cambi di gioco dalla difesa.
Accanto a Garay Oriol (10 presenze, 9 da titolare), giocatore poco appariscente ma efficace, bada al sodo e sta avendo un buon rendimento. A sinistra un veterano, Luis Fernandez (13 presenze, 12 da titolare), 35 anni, ex-bandiera del Betis, tornato l’ anno scorso in Cantabria per finire la carriera, proprio in quel Racing dove aveva mosso i primi passi. Terzino a suo tempo dalla chiara connotazione offensiva, ora con gli anni si limita a giocare d’ esperienza e a tenere la posizione, tanto più che il modulo di Marcelino richiede rare avanzate ai terzini, tutt’ al più qualche inserimento a sorpresa, ma mai un supporto costante all’ azione d’ attacco.
Le alternative, come per gli altri reparti, non sono certo esaltanti per profondità e qualità, Marcelino si stiene stretto il suo undici-base. Principale alternativa a Pinillos è Sergio Sanchez, impiegabile anche da centrale (dove ha giocato la maggior parte delle 10 presenze raccolte finora, 6 delle quali da titolare), scuola Espanyol, un semestre al Real Madrid Castilla l’ anno passato, un giocatore elegante e dai mezzi interessanti, ma ancora in secondo piano.
Al centro, dopo Sergio Sanchez, altre opzioni di fatto poco o nulla praticate: il racinguista di lungo corso Moraton (2 presenze, entrambe da subentrato); Samuel (1 sola presenza da sostituto), per il quale si parla di un prestito a Gennaio in Segunda al Las Palmas; il 20enne canterano Marcano, che ha avuto la somma sfortuna di infortunarsi seriamente al suo esordio assoluto in Primera, sul campo dell’ Almeria; il marcantonio César Navas (1,96x 89), esperienze abbastanza solide al Malaga e al Nàstic, ma finora nemmeno un minuto in campo, indisponibile per infortunio.
A sinistra il primo ricambio per Luis Fernandez è il canario Ayoze, utilizzato soprattutto a partita in corso (8 presenze da subentrato sulle 11 totali), uno dei cambi classici di Marcelino, che non di rado lo avanza come esterno di centrocampo quando deve blindare la fascia per conservare il risultato. Cristian Fernandez, prodotto della cantera locale, invece ha finora trovato spazio soltanto in due occasioni, a partita in corso per 21 minuti totali.
CENTROCAMPO
Duscher-Colsa è l’ asse portante del centrocampo, fondamentale per gli equilibri tattici. Coppia da 6 in pagella assicurato, di creatività nulla e geometrie banali ma di enorme sostanza, grande esperienza e quantità. Duscher (13 presenze da titolare, 1 gol) resta più basso, con compiti esclusivamente difensivi: giocatore non mobilissimo, ma navigato e sanamente malizioso, che in campo sa sempre dove stare, prezioso nello spezzare il gioco spendendo all’ occorrenza il fallo tattico. Gonzalo Colsa (15 presenze da titolare) risponde invece al prototipo classico del “tuttocampista”: copre una fetta di campo estremamente ampia e fonde il contachilometri ad ogni partita. All’ Atlético ha dimostrato di non avere la qualità per certi palcoscenici, ma rientrato alla casa madre è tornato il giocatore utile di sempre, che interpreta il gioco con la massima intensità, cercando di dare una mano ovunque ci sia bisogno: pressa, raddoppia, ruba palla, riparte, avvia il contropiede e si presenta spesso all’ inserimento a rimorchio degli attaccanti, bravo a scegliere il tempo per sorprendere le difese avversarie.
Jordi Lopez dovrebbe rappresentare un’ alternativa più portata alla costruzione della manovra, ma in realtà è un elemento che finora non ha mostrato alcunchè di rilevante, sia al Sevilla che al Mallorca l’ anno scorso, linea di rendimento che sta seguendo fedelmente anche al Racing (10 presenze, 2 sole da titolare). Non sarebbe un’ idea malvagia provvedere in questo senso nel mercato di Gennaio (un’ idea, ma è tutta personale, potrebbe essere quella di chidere il prestito di Crosas al Barça). Lo yankee Danny Szetela, 20enne centrocampista difensivo (buon protagonista all’ ultimo Mondiale Under 20), è invece chiaramente un investimento a lungo termine, visto che Marcelino finora non gli ha riservato nemmeno un minuto, anzi rare son state persino le presenze in panchina.
Sulle fasce, giocatori contatissimi, e infatti il primo rinforzo invernale sarà l’ esterno destro Pablo Alvarez, snobbato (eufemismo) da Lotina al Depor. A destra Jorge Lopez è il giocatore di maggior tasso tecnico, quello che più di tutti ha il compito di inventare. Non è mai stato un vero e proprio esterno, non ne ha il passo, ha sempre preferito venire nel mezzo per cercare la rifinitura o il destro da fuori, movimenti che si sposano benissimo proprio con ciò che Marcelino richiede al suo esterno destro (ricordate Cazorla al Recre).
Ventinove anni, troppi, davvero troppi persi per strada (il Valencia era diventato quasi un vicolo cieco), in Cantabria sta finalmente ricostruendosi, mezzala-centrocampista offensivo (utilizzabile volendo anche al centro, in una variante più offensiva del 4-4-2 ancora non sperimentata da Marcelino) dallo stile e dal trattamento del pallone sempre eleganti, ottimo tiratore (già 4 gol nelle 15 presenze totalizzate, 14 delle quali da titolare), ma con qualche limite di troppo sul piano della personalità e del ritmo, incapace di offrire accelerazioni destabilizzanti sulla trequarti. Una soluzione interessante per ovviare a ciò potrebbe essere lo spostamento di Munitis sulla destra, che permetterebbe di avere un’ azione offensiva più rapida e profonda, permettendo al contempo l’ utilizzo là davanti di due punte pure come Tchité e Smolarek.
A sinistra Oscar Serrano (14 presenze da titolare, 2 gol), mancino di grande corsa e generosità, aiuta sempre in copertura ed in fase offensiva attacca lo spazio con convinzione, discreto lo spunto nell’ uno contro, incrocia bene la conclusione mancina, secca e tesa. Non avendo a disposizione alternative di ruolo (il giovane Portilla, 19 anni, ancora non viene considerato), Marcelino si deve accontentare di proporre come cambi in corsa di volta in volta Munitis, quando c’è da aumentare il potenziale offensivo, oppure Ayoze, quando viceversa occorre coprirsi un po’.
Rimane un caso scottante il talento argentino 17enne Brian Sarmiento, ancora non impiegabile per problemi burocratici tuttora irrisolti riguardanti le modalità del suo trasferimento dall’ Estudiantes.
ATTACCO
Attacco leggero, veloce e mobile, per sfruttare l’ azione di rimessa senza dare punti di riferimento statici all’ avversario. Munitis (15 presenze da titolare, 3 gol) è il “capoccia”, giocatore del quale Marcelino non si stanca mai di sottolineare la straordinaria professionalità. Si muove in appoggio al centrocampo per poi andare palla al piede, oppure detta il passaggio tagliando verso le fasce per allargare le maglie della difesa avversaria. A 32 anni ha perso un po’ dello spunto imprendibile degli anni migliori, ma rimane un giocatore fastidiosissimo per la costante mobilità che offre su tutto il fronte d’ attacco, la rapidità di gambe nell’ uno contro uno e le velenose traiettorie tagliate che partono dal suo sinistro (sui calci piazzati dalla destra, tende a chiudere molto sul primo palo, basta una leggera deviazione per creare danni serissimi).
La punta più avanzata dell’ attacco se la contendono i due acquisti estivi di maggior richiamo, Tchité (12 presenze, 6 da titolare, 3 gol) e Smolarek (14 presenze, 9 da titolare, 1 gol), entrambi arrivati nelle ultime ore del mercato e ancora in grado di esprimersi possibilmente meglio rispetto al livello comunque non malvagio garantito finora.
Tchité (nato in Burundi, ma ha anche i passaporti belga, rwandese e congolese) ha ottimi movimenti senza palla, è intelligente nel dettare il passaggio ed efficace nel proporsi in profondità, oltreche veloce, agile ed esplosivo, ma gli manca qualcosina sul piano tecnico, ed ha mostrato talvolta una certa precipitazione in sede di finalizzazione. Smolarek, polacco che ha costruito una buona credibilità soprattutto nella sua esperienza al Broussia Dortmund, ha numeri migliori palla al piede, non ha paura di tentare la giocata elegante per superare l’ avversario in dribbling, ama andare in azione individuale, sia cercando lo sfondamento centrale sia cercando l’ uno contro uno sulle fasce. In area di rigore poi ha fiuto, non è un gran tiratore né ha doti di ariete, ma è svelto e opportunista sottomisura. In grande evidenza nell’ ultima contro il Mallorca, le quotazioni sono in ascesa e la maglia da titolare sempre più sua.
Completa l’ attacco il 18enne canterano Bolado, che Marcelino ha buttato nella mischia nelle prime due giornate contro Barça e Zaragoza (le uniche due da titolare delle 5 presenze totalizzate finora), quando ancora aveva l’ organico tutto per aria: una punta acerba, ma che non ha nascosto dei movimenti interessanti.
Esattamente come l’ anno scorso al Recre, Marcelino si è visto arrivare all’ ultimo tutti i rinforzi (anche se la struttura di centrocampo e difesa era già pronta, le operazioni in extremis hanno riguardato l’ attacco, con Smolarek e Tchité, e le riserve che nei vari reparti potessero completare la rosa), e in ben poco tempo ha assemblato un collettivo che gira a memoria e che a molti avversari va di traverso, a partire dal Barça completamente annullato alla prima giornata, e giocando pure in 10 per buona parte del secondo tempo! L’ arma in più del Racing è proprio il suo tecnico: il suo 4-4-2 scolastico non si propone nessun intento rivoluzionario, ma è costruito sulle solide fondamenta dell’ umiltà, di un lavoro meticoloso sugli automatismi, sugli avversari e sulla psicologia dei propri giocatori, convinti che se ogni volta che scendono in campo svolgono minuziosamente ognuno le proprie mansioni, allora come minimo sarà difficile perdere.
A questo Racing dà un’ enorme sicurezza la propria solidità difensiva, l’ ancora di salvezza e il punto di partenza di ogni sua ambizione competitiva: Marcelino nella Liga è forse il tecnico in assoluto più bravo ad organizzare la fase di non possesso, un vero e proprio artista nello schierare la squadra “corta”.
Lo abbiamo già detto l’ anno scorso per il suo Recre, sembra quasi che i suoi giocatori si muovano come se fossero legati l’ uno all’ altro da una corda. Da una parte all’ altra del campo, scivolano con sincronismi e distanze sempre impeccabili, che rendono assai complicata l’ impostazione del gioco agli avversari. Il raddoppio è pressochè automatico in ogni zona del campo, e c’è sempre un terzo uomo che vigila nei pressi, pronto a recuperare il pallone e rilanciare l’ azione. Esempio: prende palla l’ esterno avversario, lo aspetta il terzino deputato, l’ esterno raddoppia e il centrale di centrocampo più vicino rimane pronto a “intrappolare” l’ avversario qualora decidesse di cercare spazio in zona centrale (pensate al tipo di esterni d’ attacco con cui gioca il Barça-che chiedono palla sul piede e amano accentrarsi-e capirete perché i blaugrana non hanno cavato un ragno dal buco nella loro visita al Sardinero).
Quella del Racing è una difesa forte non perché possieda fenomeni, ma perché difendono tutti, a partire dagli attaccanti. La strategia prediletta prevede un ripiegamento massiccio dietro la linea della palla: l’ avversario viene invitato ad avventurarsi nella propria metacampo, lo si induce a distendersi e a sguarnire così spazi sensibili nelle proprie retrovie, per poi colpirlo con contropiedi rapidi e il più possibile essenziali, sviluppati in pochi tocchi e con una ricerca insistita della profondità. Si cerca di favorire il recupero del pallone in determinati momenti e zone strategiche del campo, quando gli avversari magari cercano di portare avanti i propri terzini ed espongono così a situazioni di potenziale parità numerica con gli attaccanti del Racing i loro difensori.
Una volta riconquistato il pallone, Marcelino chiede una cosa soltanto in fase offensiva: velocità. Due punte estremamente mobili sono un ingrediente irrinunciabile del suo calcio (in questo senso la vendita estiva di Zigic non gli ha fatto né caldo né freddo, il serbo non sarebbe rientrato comunque nei suoi piani), e già nel Recre abbiamo imparato a conoscere il movimento tipico che anima il fronte offensivo delle sue squadre, una giocata che ha ormai il copyright: l’ esterno destro di centrocampo (ieri Cazorla, oggi Jorge Lopez) taglia verso il centro della trequarti, mentre i due attaccanti (ieri Sinama e Uche, oggi Munitis e uno fra Tchité e Smolarek) si dividono il compito di aprire la difesa avversaria nell’ azione di rimessa: solitamente uno dei due (preferibilmente Munitis) si sposta verso la fascia per allargare la difesa, mentre l’ altro (Tchité o Smolarek) attacca lo spazio fra i due centrali.
Transizioni dirette e con pochi fronzoli, interessa trovare la via più rapida e semplice verso la porta avversaria piuttosto che intrattenersi in manovre elaborate non alla portata delle esigenze e della possibilità di questa squadra, e si cerca in ogni caso di finalizzare l’ azione, per evitare di dare adito a perdite di palloni che possano trovare il resto della squadra impreparata nella fase di ripiegamento. Negli spazi aperti dal movimento degli attaccanti non di rado si verifica l’ inserimento a sorpresa di un centrocampista (Colsa è lo specialista) dalla seconda linea.
Una squadra anche piacevole per come si muove a memoria in entrambe le fasi, ma che ha certo un evidente limite nella natura esclusivamente meccanica, quasi robotizzata del suo gioco. Risponde soltanto a situazioni già studiate in precedenza, non sa affrontare variazioni in corsa. Non glielo permette la qualità della rosa: il centrocampo manca quasi completamente di creatività, l’ unica cosa che può fare (e che fa nella miglior maniera possibile) è reagire alla mosse avversarie, ma mai proporre o imporre.
Attaccare una difesa schierata o recuperare uno svantaggio diventa una fatica improba, tanto più che le possibilità di cambi e di variabili tattiche a partita in corso di cui può disporre Marcelino sono limitatissime (non a caso si parla di rinforzi per Gennaio, soprattutto per quanto riguarda gli esterni a centrocampo). Marcelino che sicuramente al Recreativo aveva la possibilità di offrire un calcio anche più brillante dal punto di vista offensivo, pensando alle caratteristiche di elementi di Viqueira e Cazorla, tipologie di giocatori drammaticamente assenti nella attuale rosa racinguista. E’ pensando quindi a simili difficoltà che si accresce lo stupore per la sbalorditiva efficienza mostrata finora da questo Racing.
-----------------------Toño-----------------------
Pinillos-------Garay-----Oriol-----Luis Fernandez
Jorge Lopez-----Colsa---Duscher----------Serrano
---------------Munitis----Smolarek---------------
Altri giocatori. Portieri: Coltorti, Calatayud. Difensori: Sergio Sanchez, Moraton, Samuel, Ayoze, Marcano, César Navas, Christian Fernandez. Centrocampisti: Jordi Lopez, Szetela, Portilla, Luisma, Sarmiento. Attaccanti: Tchité, Bolado, Jonatan Valle.
DIFESA
Mai e poi mai mi sarei aspettato di vedere un Toño su questi livelli. Il portiere che l’ anno scorso non tratteneva un pallone, che si accartocciava per le papere più inverosimili, che faceva quasi tenerezza per la sua goffaggine, quest’ anno sta giocando così da bene da proporsi addirittura come uno dei migliori portieri di queste prime 15 giornate di Liga. Sicuro, continuo, in alcuni casi pure decisivo, vedi la trasferta di La Coruña dove ha parato tutto il parabile. Marcelino lo aveva già avuto in Segunda al Recreativo, nell’ anno della promozione, ed è riuscito a riportarlo su quei livelli che a me, lo ammetto in tutta sincerità, erano assolutamente ignoti.
Pinillos (14 presenze, tutte da titolare) a destra è uno dei punti fermi e delle anime dello spogliatoio del Racing assieme a Colsa e Munitis. Decisamente anonimo sul piano offensivo, è invece molto diligente ed affidabile in fase difensiva, tatticamente attento, puntuale e aggressivo sull’ uomo, non facile da superare in uno contro uno per la buona rapidità e reattività.
Garay (15 presenze da titolare, 1 gol) è il giocatore che spicca, quello di maggior richiamo in sede di mercato, seguito da vicino dal Real Madrid. Il 21enne argentino brilla per la personalità e un’ abilità di lettura delle situazioni non comune. Dotato di ottimo senso della posizione, slanciato (1,89x83), fortissimo nel gioco aereo, non sembra avere i movimenti del pachiderma, anche se credo vada verificato in contesti tattici più delicati, dove gli spazi da coprire son più ampi, questo Racing così organizzato infatti semplifica molto il lavoro dei propri difensori. Alle abilità strettamente difensive Garay aggiunge poi il vizio del gol, che in un difensore non è mai necessario ma è pur sempre una bella ciliegina sulla torta: specialista dei calci di rigore, molto pericoloso anche quando va a staccare nell’ area avversaria. Tenta anche la botta su punizione (gran gol l’ anno scorso al Bernabeu), essendo dotato di un destro potente e calibrato, utile anche per lanci e cambi di gioco dalla difesa.
Accanto a Garay Oriol (10 presenze, 9 da titolare), giocatore poco appariscente ma efficace, bada al sodo e sta avendo un buon rendimento. A sinistra un veterano, Luis Fernandez (13 presenze, 12 da titolare), 35 anni, ex-bandiera del Betis, tornato l’ anno scorso in Cantabria per finire la carriera, proprio in quel Racing dove aveva mosso i primi passi. Terzino a suo tempo dalla chiara connotazione offensiva, ora con gli anni si limita a giocare d’ esperienza e a tenere la posizione, tanto più che il modulo di Marcelino richiede rare avanzate ai terzini, tutt’ al più qualche inserimento a sorpresa, ma mai un supporto costante all’ azione d’ attacco.
Le alternative, come per gli altri reparti, non sono certo esaltanti per profondità e qualità, Marcelino si stiene stretto il suo undici-base. Principale alternativa a Pinillos è Sergio Sanchez, impiegabile anche da centrale (dove ha giocato la maggior parte delle 10 presenze raccolte finora, 6 delle quali da titolare), scuola Espanyol, un semestre al Real Madrid Castilla l’ anno passato, un giocatore elegante e dai mezzi interessanti, ma ancora in secondo piano.
Al centro, dopo Sergio Sanchez, altre opzioni di fatto poco o nulla praticate: il racinguista di lungo corso Moraton (2 presenze, entrambe da subentrato); Samuel (1 sola presenza da sostituto), per il quale si parla di un prestito a Gennaio in Segunda al Las Palmas; il 20enne canterano Marcano, che ha avuto la somma sfortuna di infortunarsi seriamente al suo esordio assoluto in Primera, sul campo dell’ Almeria; il marcantonio César Navas (1,96x 89), esperienze abbastanza solide al Malaga e al Nàstic, ma finora nemmeno un minuto in campo, indisponibile per infortunio.
A sinistra il primo ricambio per Luis Fernandez è il canario Ayoze, utilizzato soprattutto a partita in corso (8 presenze da subentrato sulle 11 totali), uno dei cambi classici di Marcelino, che non di rado lo avanza come esterno di centrocampo quando deve blindare la fascia per conservare il risultato. Cristian Fernandez, prodotto della cantera locale, invece ha finora trovato spazio soltanto in due occasioni, a partita in corso per 21 minuti totali.
CENTROCAMPO
Duscher-Colsa è l’ asse portante del centrocampo, fondamentale per gli equilibri tattici. Coppia da 6 in pagella assicurato, di creatività nulla e geometrie banali ma di enorme sostanza, grande esperienza e quantità. Duscher (13 presenze da titolare, 1 gol) resta più basso, con compiti esclusivamente difensivi: giocatore non mobilissimo, ma navigato e sanamente malizioso, che in campo sa sempre dove stare, prezioso nello spezzare il gioco spendendo all’ occorrenza il fallo tattico. Gonzalo Colsa (15 presenze da titolare) risponde invece al prototipo classico del “tuttocampista”: copre una fetta di campo estremamente ampia e fonde il contachilometri ad ogni partita. All’ Atlético ha dimostrato di non avere la qualità per certi palcoscenici, ma rientrato alla casa madre è tornato il giocatore utile di sempre, che interpreta il gioco con la massima intensità, cercando di dare una mano ovunque ci sia bisogno: pressa, raddoppia, ruba palla, riparte, avvia il contropiede e si presenta spesso all’ inserimento a rimorchio degli attaccanti, bravo a scegliere il tempo per sorprendere le difese avversarie.
Jordi Lopez dovrebbe rappresentare un’ alternativa più portata alla costruzione della manovra, ma in realtà è un elemento che finora non ha mostrato alcunchè di rilevante, sia al Sevilla che al Mallorca l’ anno scorso, linea di rendimento che sta seguendo fedelmente anche al Racing (10 presenze, 2 sole da titolare). Non sarebbe un’ idea malvagia provvedere in questo senso nel mercato di Gennaio (un’ idea, ma è tutta personale, potrebbe essere quella di chidere il prestito di Crosas al Barça). Lo yankee Danny Szetela, 20enne centrocampista difensivo (buon protagonista all’ ultimo Mondiale Under 20), è invece chiaramente un investimento a lungo termine, visto che Marcelino finora non gli ha riservato nemmeno un minuto, anzi rare son state persino le presenze in panchina.
Sulle fasce, giocatori contatissimi, e infatti il primo rinforzo invernale sarà l’ esterno destro Pablo Alvarez, snobbato (eufemismo) da Lotina al Depor. A destra Jorge Lopez è il giocatore di maggior tasso tecnico, quello che più di tutti ha il compito di inventare. Non è mai stato un vero e proprio esterno, non ne ha il passo, ha sempre preferito venire nel mezzo per cercare la rifinitura o il destro da fuori, movimenti che si sposano benissimo proprio con ciò che Marcelino richiede al suo esterno destro (ricordate Cazorla al Recre).
Ventinove anni, troppi, davvero troppi persi per strada (il Valencia era diventato quasi un vicolo cieco), in Cantabria sta finalmente ricostruendosi, mezzala-centrocampista offensivo (utilizzabile volendo anche al centro, in una variante più offensiva del 4-4-2 ancora non sperimentata da Marcelino) dallo stile e dal trattamento del pallone sempre eleganti, ottimo tiratore (già 4 gol nelle 15 presenze totalizzate, 14 delle quali da titolare), ma con qualche limite di troppo sul piano della personalità e del ritmo, incapace di offrire accelerazioni destabilizzanti sulla trequarti. Una soluzione interessante per ovviare a ciò potrebbe essere lo spostamento di Munitis sulla destra, che permetterebbe di avere un’ azione offensiva più rapida e profonda, permettendo al contempo l’ utilizzo là davanti di due punte pure come Tchité e Smolarek.
A sinistra Oscar Serrano (14 presenze da titolare, 2 gol), mancino di grande corsa e generosità, aiuta sempre in copertura ed in fase offensiva attacca lo spazio con convinzione, discreto lo spunto nell’ uno contro, incrocia bene la conclusione mancina, secca e tesa. Non avendo a disposizione alternative di ruolo (il giovane Portilla, 19 anni, ancora non viene considerato), Marcelino si deve accontentare di proporre come cambi in corsa di volta in volta Munitis, quando c’è da aumentare il potenziale offensivo, oppure Ayoze, quando viceversa occorre coprirsi un po’.
Rimane un caso scottante il talento argentino 17enne Brian Sarmiento, ancora non impiegabile per problemi burocratici tuttora irrisolti riguardanti le modalità del suo trasferimento dall’ Estudiantes.
ATTACCO
Attacco leggero, veloce e mobile, per sfruttare l’ azione di rimessa senza dare punti di riferimento statici all’ avversario. Munitis (15 presenze da titolare, 3 gol) è il “capoccia”, giocatore del quale Marcelino non si stanca mai di sottolineare la straordinaria professionalità. Si muove in appoggio al centrocampo per poi andare palla al piede, oppure detta il passaggio tagliando verso le fasce per allargare le maglie della difesa avversaria. A 32 anni ha perso un po’ dello spunto imprendibile degli anni migliori, ma rimane un giocatore fastidiosissimo per la costante mobilità che offre su tutto il fronte d’ attacco, la rapidità di gambe nell’ uno contro uno e le velenose traiettorie tagliate che partono dal suo sinistro (sui calci piazzati dalla destra, tende a chiudere molto sul primo palo, basta una leggera deviazione per creare danni serissimi).
La punta più avanzata dell’ attacco se la contendono i due acquisti estivi di maggior richiamo, Tchité (12 presenze, 6 da titolare, 3 gol) e Smolarek (14 presenze, 9 da titolare, 1 gol), entrambi arrivati nelle ultime ore del mercato e ancora in grado di esprimersi possibilmente meglio rispetto al livello comunque non malvagio garantito finora.
Tchité (nato in Burundi, ma ha anche i passaporti belga, rwandese e congolese) ha ottimi movimenti senza palla, è intelligente nel dettare il passaggio ed efficace nel proporsi in profondità, oltreche veloce, agile ed esplosivo, ma gli manca qualcosina sul piano tecnico, ed ha mostrato talvolta una certa precipitazione in sede di finalizzazione. Smolarek, polacco che ha costruito una buona credibilità soprattutto nella sua esperienza al Broussia Dortmund, ha numeri migliori palla al piede, non ha paura di tentare la giocata elegante per superare l’ avversario in dribbling, ama andare in azione individuale, sia cercando lo sfondamento centrale sia cercando l’ uno contro uno sulle fasce. In area di rigore poi ha fiuto, non è un gran tiratore né ha doti di ariete, ma è svelto e opportunista sottomisura. In grande evidenza nell’ ultima contro il Mallorca, le quotazioni sono in ascesa e la maglia da titolare sempre più sua.
Completa l’ attacco il 18enne canterano Bolado, che Marcelino ha buttato nella mischia nelle prime due giornate contro Barça e Zaragoza (le uniche due da titolare delle 5 presenze totalizzate finora), quando ancora aveva l’ organico tutto per aria: una punta acerba, ma che non ha nascosto dei movimenti interessanti.
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2 Comments:
Analisi come sempre impeccabile... si guardasse così al calcio (e si usasse una terminologia così semplice e precisa) nei siti più celebrati...
A proposito di Garay, ho letto di un interessamento del Liverpool (evidentemente attratto per l'eta di Hypia e i troppi infortuni di Agger). Che ne pensi? Come lo vedi in una squadra come i Reds. Potrebbe essere una buona opzione, in fin dei conti Benitez non sbilancia mai troppo la squadra, non concede troppi spazi e in un contesto del genere Garay potrebbe funzionare... Marcello
Lo vedo benissimo, Carragher-Garay mi sembra una coppia sulla carta perfettamente assortita. Comunque voglio vederlo ancora Garay, non l'ho ancora inquadrato pienamente.
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