SETTIMA GIORNATA: Almería-Sevilla 0-1: Adriano.
Non incanterà il Sevilla, ma dopo la vittoria del Vicente Calderón di due settimane fa si conferma squadra tostissima e senza particolari punti deboli, capace di uscire coi tre punti anche da uno dei campi attualmente più insidiosi della Liga e senza attaccanti di ruolo: è davvero un delitto e un grande rammarico pensare che a fine stagione una squadra fra gli andalusi, il Valencia e Villarreal non potrà qualificarsi per la Champions, visto il livello competitivo che le tre stanno offrendo. L’ Almería in tutta la serata non è mai riuscito a esprimersi come ci ha abituato, imbrigliato da un Sevilla estremamente concreto.
Tanto per gradire, Jiménez deve fare a meno di Kanouté (che starà fuori tre settimane dopo essersi infortunato con la nazionale), Luis Fabiano, Chevantón e Renato (e anche Dragutinovic), praticamente tutte le opzioni per i due ruoli d’ attacco. Ciò costringe quindi ad inventare una prima linea con Acosta (esterno-mezzapunta) riferimento avanzato e Romaric in appoggio, oltre che a prelevare due canterani (Armenteros e Fernando, entrambi avranno qualche minuto) dal Sevilla Atlético per completare la panchina. Arconada invece deve fare a meno di un’ arma affilata quale Piatti, e per sostituire l’ argentino non inserisce l’omologo Crusat, bensì modifica le caratteristiche del proprio 4-1-4-1 aggiungendo Soriano nel mezzo (in funzione anti-Maresca) e defilando la mezzapunta Corona sulla sinistra.
Non è che la mossa porti grandi benefici, perché in tutto il primo tempo l’Almería non riesce proprio a entrare in partita. Il match lo fa il Sevilla, che pressa l’ inizio dell’ azione dei difensori di casa, recupera con facilità il pallone mantenendone il possesso e stazionando prevalentemente nella metacampo avversaria. L’ Almería non entra in partita perché la sua transizione offensiva è inesistente: ha difficoltà a iniziare l’ azione e trasmettere il pallone dalla difesa al centrocampo a causa del pressing avversario, e di fatto non ha nemmeno la possibilità del gioco diretto.
Negredo viene neutralizzato dall’ eccellente sistema difensivo ospite, che lo tiene lontano dalla porta, isolandolo e ingabbiandolo nello spazio angusto fra la difesa e il centrocampo sevillista, impedendogli di fungere da boa e negandogli, con aiuti e raddoppi sistematici, la possibilità di far salire la propria squadra.
Accorciando con la linea difensiva e tenendo Negredo lontano dalla propria porta, il Sevilla non deve nemmeno temere la profondità e gli scatti sul filo del fuorigioco (che sono il teorico rovescio della medaglia di una difesa alta), perché Negredo non ha quei movimenti nel suo repertorio, perché Juanma Ortiz è un tornante dalla propensione offensiva notoriamente modesta e perché il mancato utilizzo di Crusat toglie all’ Almería il suo sfogo più credibile in profondità, destinando alla fascia sinistra un elemento come Corona dalle caratteristiche radicalmente differenti.
Corona non attacca lo spazio, vuole palla sul piede ed è un trequartista che dalla fascia può al massimo accentrarsi per offrirsi tra le linee e venire incontro al portatore di palla, una pedina funzionale a un calcio di possesso palla a terra, cioè proprio quel calcio che, per i motivi precedentemente esposti, l’Almería non è stato in grado di sviluppare per tutta la serata. Annullati così in un colpo solo l’effetto-Negredo e l’ effetto-Corona, per i padroni di casa risulta impossibile distendersi, e i palloni lanciati lunghi dalla difesa suonano come preghiere nel vuoto (a maggior ragione è stata una scelta sbagliata rinunciare a Crusat pensando alle note difficoltà di Konko in fase difensiva, che hanno sicuramente più possibilità di emergere con un avversario che attacca costantemente lo spazio alle sue spalle).
Il Sevilla ha quindi il controllo del match, ma come prevedibile punge poco per la leggerezza del suo improvvisato attacco: non che il rapido Acosta non si dia da fare (si muove molto, si applica nel pressing e impegna anche Diego Alves nell’ unica vera occasione del primo tempo, al 7’), ma prima punta non è e non può contendere molti palloni a Chico e Pellerano, mentre Romaric per indole tende ad abbassare la propria posizione per venire a prendersi il pallone. Perciò lo 0-0 della prima frazione rappresenta la logica conseguenza di questo quadro generale.
L’inizio della ripresa sembra offrire un Almería più vivo e presente nella metacampo avversaria, anche con le sovrapposizioni dei terzini, ma a stroncare ogni entusiasmo sul nascere arriva al 51’ l’episodio che il Sevilla capitalizzerà al massimo al fischio finale: un calcio d’angolo sul quale la difesa almeriense compie il grave errore di non vigilare il limite dell’area, consentendo ad Adriano di scagliare la conclusione che la sfortunata deviazione di Chico farà terminare in rete.
Raggiunto il vantaggio, il Sevilla imposta la gara sul contropiede, mentre muovendo la panchina Arconada cerca di alterare le basi del chiaro vantaggio tattico ospite: si accorge dell’inutilità di Soriano nella particolare circostanza, e passa al 4-4-2 inserendo Natalio, mossa che ha il suo perché, visto che tenere impegnati con due punte i due difensori centrali avversari può redistribuire meglio il lavoro offensivo, attenuando l’isolamento di Negredo e consentendogli più libertà nel suo lavoro di boa (poi entra anche Kalu Uche per Juanma Ortiz, quest’ ultimo inutile in senso quasi assoluto). Jiménez se ne rende conto, e in un gustoso botta e risposta fra strateghi, inserisce Fazio al posto di Maresca, saggiamente perché il doble pivote più bloccato Fazio-Duscher consente una copertura più stabile in aiuto ai due difensori centrali, senza rischiare pericolose situazioni di parità numerica con gli attaccanti avversari e potendo anche contare sul gioco aereo di Fazio che va a prendersi Negredo quando l’ Almería cerca sempre di più le palle lunghe verso la propria torre offensiva.
È proprio questo il copione del finale di partita: Sevilla dietro e Almería alla ricerca della mischia più che della trama ragionata: gli ospiti reggono senza grossi problemi a parte una splendida punizione a girare di Julio Álvarez che sibila vicino all’ incrocio al 78’, e anzi nel finale vanno vicinissimi al raddoppio sfruttando il contropiede, prima con Navas che, liberato da uno svarione di Chico, butta via un 2 contro uno con Diego Alves servendo Acosta nel peggiore dei modi, poi con Armenteros che incorna fuori un bel traversone di Romaric dalla destra.
I MIGLIORI: Bene David Prieto, centrale proveniente dalla cantera che si è meritatamente conquistato la titolarità già dal precampionato: ottimo senso della posizione e buon tempismo, si fa sorprendere raramente. Al di là del gol, peraltro fortunoso, Adriano è uno dei più attivi nel Sevilla. Positivo Acosta, come attitudine e come qualità delle giocate.
Nell’Almería c’è poco da segnalare, diciamo il buon lavoro di Juanito nelle transizioni difensive.
I PEGGIORI: Non per colpa sua, ma Negredo, l’ uomo-chiave della fase offensiva dell’Almería, non può incidere sulla partita. Sottotono anche Corona.
Almería (4-1-4-1): Diego Alves 6,5; Bruno 6, Chico 5,5, Pellerano 6, Mané 6; Juanito 6,5; Juanma Ortiz 5,5 (65'), Soriano 5,5 (62'), J. Álvarez 6, Corona 5,5 (83'); Negredo 5,5.
In panchina: Esteban, C. García, Acasiete, Crusat, Solari s.v. (83'), K. Uche 5,5(65'), Natalio 5,5 (62').
Sevilla (4-4-1-1): Palop 6; Konko 6, Prieto 7, Escudé 6,5, Navarro 6; Navas 6, Duscher 6, Maresca 6 (67'), Adriano 6,5 (75'); Romaric 6; Acosta 6,5 (87').
In panchina: Javi Varas, Fazio 6 (67'), Squillaci, Crespo, De Mul, Armenteros s.v. (75'), Fernando s.v. (87').
Gol: 0-1 (51'): Adriano engancha una volea tras un córner que entra en la portería de Alves después de rebotar en Chico.
Árbitro Daudén Ibáñez, Colegio Aragonés. Amonestó a Jesús Navas (64'), Natalio (73'), Romaric (78') y Fernando (94'+).
Incidencias Estadio de los Juegos del Mediterráneo. 12.050 espectadores, según informó el club. Noche lluviosa en Almería. Terreno de juego en condiciones aceptables.
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