VENTUNESIMA GIORNATA: Espanyol-Zaragoza 1-2: Sergio Garcia (Z); Luis Garcia (E); Sergio Garcia (Z).
Incredibile: Sergio Garcia la butta dentro, e per ben due volte! Inimmaginabile il suicidio dei padroni di casa (che attraversano un periodo di chiara flessione): si affannano tanto per recuperare lo svantaggio, trovano finalmente l’ 1-1, ma neanche il tempo di rimettere il pallone al centro che il Zaragoza, incredulo, trova davanti a sé un buco difensivo talmente grande che neppure Sergio Garcia, il quale è solito mostrare buon cuore verso gli avversari, può non approfittarne. Comunque, una partita divertente ed equilibrata, con un tempo a testa per le due squadre, tre punti ottenuti dal Zaragoza su un campo difficile, preziosissimi ed estremamente rassicuranti per quanto riguarda le chances europee.
Nel primo tempo, spinto dalla propria mentalità e da una qualità superiore (ancora di più quando l’ Espanyol risulta menomato dall’ assenza di De la Pena), è il Zaragoza a fare nettamente la partita: triangola, inserisce Oscar e D’ Alessandro fra le linee, porta costantemente Diogo e Juanfran nella metacampo avversaria, si mangia un gol fatto con, indovinate un po’ ?, Sergio Garcia, ma non è che l’ Espanyol faccia scena muta, anzi a conti fatti sono proprio i padroni di casa a rendersi pericolosi più volte, sfruttando le fughe in contropiede di Tamudo e qualche disattenzione della difesa zaragocista sulle palle inattive, delle quali tuttavia non approfitta in due occasioni Torrejon.
Nel secondo tempo il Zaragoza riparte con le stesse intenzioni, fino a quando non trova scoperta (non sarà la prima volta) la difesa dell’ Espanyol, prendendola alle spalle con l’ indemoniato Sergio Garcia, che piazza con classe e freddezza lo 0-1. Da qui in poi cambia la partita: ospiti tutti dietro (ed è il merito principale di Victor Fernandez, accusato dai suoi detrattori di scarsa serietà, quello di aver forgiato una squadra creativa e al tempo stesso capace di stringere i denti quando c’è da soffrire), Victor Fernandez affila il contropiede sostituendo Ewerthon a Diego Milito, mentre Valverde butta nella mischia tutto quello che gli rimane: Rifle Pandiani a sgomitare in area, Moha terzino sinistro per aumentare la spinta. Il Zaragoza regge bene l’ urto e anzi troverebbe pure il raddoppio se il contropiede innescato da, indovinate un po’ ?, Sergio Garcia non vedesse la successiva conclusione di Ewerthon salvata sulla linea da Torrejon (un po’ l’ uomo dei salvataggi disperati).
A cinque minuti dalla fine però un’ azione un po’ confusa al limite dell’ area aragonese vede schizzare il pallone verso Luis Garcia (leggermente in fuorigioco), che di sinistro gira in rete. Toh!, viene da dire, l’ ennesimo lavoro incompiuto del Zaragoza… e invece…
I MIGLIORI: Immancabilmente Sergio Garcia. Nel primo tempo, su cross perfetto di Juanfran, riesce a sbagliare un gol di testa nell’ area piccola, e partono i soliti improperi al suo indirizzo, ma poi è lui, in entrambe le occasioni a tu per tu con Kameni, a decidere l’ incontro, oltre a creare il solito scompiglio coi suoi movimenti.
Menzione d’ onore per i terzini (in generale, non tanto per la partita in sé), che hanno un ruolo fondamentale in questo Zaragoza, soprattutto in fase offensiva. Di Diogo, attentissimo anche nelle chiusure, si è già parlato in abbondanza, merita due paroline anche Juanfran, pienamente rigenerato dopo le esperienze negative in Turchia ed Olanda. Non sono un suo fan, però non è un caso che Aragones ci abbia fatto un pensierino, e comunque è uno di quei terzini che ha il pregio di non limitarsi alla sola sovrapposizione, ma che pensa quando si trova il pallone fra i piedi. Movilla dirige bene l’ orchestra nel primo tempo, e anche D’ Alessandro mostra cose interessanti: stavolta non perde tempo a trattenere palla in zone defilate, ma taglia e risece a inserirsi in zona centrale dove certamente si trova a più a suo agio. Con l’ assenza di Aimar e l’ingresso fra i titolari del duttile e dinamico Oscar (che non è molto appariscente, ma fa sempre cose utili , è lui l’ unico gallo della trequarti, e può risparmiarsi pure qualche corsa a ritroso per coprire. Poi viene il solito calo e la solita sostituzione, un fatto quasi scaramantico ormai per Victor Fernandez. Quasi superfluo sottolineare l’ importanza di avere uno come Gabi Milito al centro della difesa: stagione magnifica la sua.
Tamudo è sempre l’ anima dell’ attacco espanyolista: nel primo tempo i pericoli nascono soprattutto da lui. Gioca d’ esperienza e sfrutta la sua proverbiale astuzia (si appoggia, si nasconde, scatta a destra e a sinistra: una gran rottura di scatole) contro l’ inesperto Piqué, che poi riesce a prendergli un po’ le misure. Luis Garcia, poco ispirato da seconda punta, sorprende la difesa avversaria quando con l’ entrata di Pandiani parte dalla fascia a destra e si inserisce libero da marcature, come avviene nell’ occasione del pareggio. Torrejon è l' unico a salvarsi della difesa.
I PEGGIORI: La difesa dell’ Espanyol è un mezzo disastro: quasi sempre piazzata male, sbaglia i fuorigioco e apre autostrade sui due gol, e pure un uomo solitamente sicuro come Jarque mostra pesanti imbarazzi, come quando si fa rubare palla da Sergio Garcia nell’occasione di Ewerthon poi salvata sulla linea. Centrocampo privo di consistenza con le assenze dei due titolari (giocatori chiave nella precedente serie positiva) Moisés Hurtado e De la Pena: Costa è la solita delusione (perde tra le altre cose il pallone che avvia il contropiede dello 0-1), Jonatas fra tanti contrattempi non ha ancora trovato sufficiente continuità d’ impiego (e difficilmente la troverà: troppo offensivo per rimpiazzare Moisés Hurtado, non può nemmeno replicare l’ unicità di De la Pena, la sua unica chance è che Valverde torni al 4-2-3-1 di inizio stagione, cosa anch’ essa improbabile) e il canterano Julian, di cui si dicono ottime cose, non entra granchè in partita. Molto poco incisivo Riera.
Prestazione poco brillante di “Diegol” Milito, molto movimento ma una sola conclusione, debole.
AZIONI SALIENTI
Espanyol (4-4-2): Kameni 6,5; Velasco 5 (Moha 5,5, min. 73), Torrejón 6,5, Jarque 5, Chica 5,5; Coro 6, Jonatas 5,5 (Julián 5, min. 45), Costa 5, Riera 5 (Pandiani, min. 63); Luis García 6,5, Tamudo 6,5.
In panchina: Gorka Iraizoz, Lacruz, Rufete, Ito.
Zaragoza (4-4-2): César 6; Diogo 6,5, Piqué 6, Gabi Milito 6,5, Juanfran 6,5; D'Alessandro 6,5 (Lafita s.v., min. 74), Zapater 6, Movilla 6,5, Óscar 6,5; Diego Milito 5,5 (Ewerthon 6,5, min. 65), Sergio García 7,5 (Chus Herrero s.v., min. 89).
In panchina: Miguel, Sergio, Aranzábal, Longás.
Gol: 0-1, min. 55: Sergio García; 1-1, min. 85: Luis García; 1-2, min. 86: Sergio García
Árbitro: Velasco Carballo (comité madrileño). Amonestó con cartulina amarilla a Juanfran (min. 56), Jarque (min. 60) y Chus Herrero (min. 90+1).
Incidencias: Partido correspondiente a la 21ª jornada de Liga de Primera división, disputado en el Estadio Olímpico de Montjuïc ante 16.800 espectadores. Antes del inicio del encuentro se guardó un minuto de silencio en memoria del ex presidente del Espanyol Juan Vilà-Reyes, fallecido en Barcelona hace dos semanas.
Nel primo tempo, spinto dalla propria mentalità e da una qualità superiore (ancora di più quando l’ Espanyol risulta menomato dall’ assenza di De la Pena), è il Zaragoza a fare nettamente la partita: triangola, inserisce Oscar e D’ Alessandro fra le linee, porta costantemente Diogo e Juanfran nella metacampo avversaria, si mangia un gol fatto con, indovinate un po’ ?, Sergio Garcia, ma non è che l’ Espanyol faccia scena muta, anzi a conti fatti sono proprio i padroni di casa a rendersi pericolosi più volte, sfruttando le fughe in contropiede di Tamudo e qualche disattenzione della difesa zaragocista sulle palle inattive, delle quali tuttavia non approfitta in due occasioni Torrejon.
Nel secondo tempo il Zaragoza riparte con le stesse intenzioni, fino a quando non trova scoperta (non sarà la prima volta) la difesa dell’ Espanyol, prendendola alle spalle con l’ indemoniato Sergio Garcia, che piazza con classe e freddezza lo 0-1. Da qui in poi cambia la partita: ospiti tutti dietro (ed è il merito principale di Victor Fernandez, accusato dai suoi detrattori di scarsa serietà, quello di aver forgiato una squadra creativa e al tempo stesso capace di stringere i denti quando c’è da soffrire), Victor Fernandez affila il contropiede sostituendo Ewerthon a Diego Milito, mentre Valverde butta nella mischia tutto quello che gli rimane: Rifle Pandiani a sgomitare in area, Moha terzino sinistro per aumentare la spinta. Il Zaragoza regge bene l’ urto e anzi troverebbe pure il raddoppio se il contropiede innescato da, indovinate un po’ ?, Sergio Garcia non vedesse la successiva conclusione di Ewerthon salvata sulla linea da Torrejon (un po’ l’ uomo dei salvataggi disperati).
A cinque minuti dalla fine però un’ azione un po’ confusa al limite dell’ area aragonese vede schizzare il pallone verso Luis Garcia (leggermente in fuorigioco), che di sinistro gira in rete. Toh!, viene da dire, l’ ennesimo lavoro incompiuto del Zaragoza… e invece…
I MIGLIORI: Immancabilmente Sergio Garcia. Nel primo tempo, su cross perfetto di Juanfran, riesce a sbagliare un gol di testa nell’ area piccola, e partono i soliti improperi al suo indirizzo, ma poi è lui, in entrambe le occasioni a tu per tu con Kameni, a decidere l’ incontro, oltre a creare il solito scompiglio coi suoi movimenti.
Menzione d’ onore per i terzini (in generale, non tanto per la partita in sé), che hanno un ruolo fondamentale in questo Zaragoza, soprattutto in fase offensiva. Di Diogo, attentissimo anche nelle chiusure, si è già parlato in abbondanza, merita due paroline anche Juanfran, pienamente rigenerato dopo le esperienze negative in Turchia ed Olanda. Non sono un suo fan, però non è un caso che Aragones ci abbia fatto un pensierino, e comunque è uno di quei terzini che ha il pregio di non limitarsi alla sola sovrapposizione, ma che pensa quando si trova il pallone fra i piedi. Movilla dirige bene l’ orchestra nel primo tempo, e anche D’ Alessandro mostra cose interessanti: stavolta non perde tempo a trattenere palla in zone defilate, ma taglia e risece a inserirsi in zona centrale dove certamente si trova a più a suo agio. Con l’ assenza di Aimar e l’ingresso fra i titolari del duttile e dinamico Oscar (che non è molto appariscente, ma fa sempre cose utili , è lui l’ unico gallo della trequarti, e può risparmiarsi pure qualche corsa a ritroso per coprire. Poi viene il solito calo e la solita sostituzione, un fatto quasi scaramantico ormai per Victor Fernandez. Quasi superfluo sottolineare l’ importanza di avere uno come Gabi Milito al centro della difesa: stagione magnifica la sua.
Tamudo è sempre l’ anima dell’ attacco espanyolista: nel primo tempo i pericoli nascono soprattutto da lui. Gioca d’ esperienza e sfrutta la sua proverbiale astuzia (si appoggia, si nasconde, scatta a destra e a sinistra: una gran rottura di scatole) contro l’ inesperto Piqué, che poi riesce a prendergli un po’ le misure. Luis Garcia, poco ispirato da seconda punta, sorprende la difesa avversaria quando con l’ entrata di Pandiani parte dalla fascia a destra e si inserisce libero da marcature, come avviene nell’ occasione del pareggio. Torrejon è l' unico a salvarsi della difesa.
I PEGGIORI: La difesa dell’ Espanyol è un mezzo disastro: quasi sempre piazzata male, sbaglia i fuorigioco e apre autostrade sui due gol, e pure un uomo solitamente sicuro come Jarque mostra pesanti imbarazzi, come quando si fa rubare palla da Sergio Garcia nell’occasione di Ewerthon poi salvata sulla linea. Centrocampo privo di consistenza con le assenze dei due titolari (giocatori chiave nella precedente serie positiva) Moisés Hurtado e De la Pena: Costa è la solita delusione (perde tra le altre cose il pallone che avvia il contropiede dello 0-1), Jonatas fra tanti contrattempi non ha ancora trovato sufficiente continuità d’ impiego (e difficilmente la troverà: troppo offensivo per rimpiazzare Moisés Hurtado, non può nemmeno replicare l’ unicità di De la Pena, la sua unica chance è che Valverde torni al 4-2-3-1 di inizio stagione, cosa anch’ essa improbabile) e il canterano Julian, di cui si dicono ottime cose, non entra granchè in partita. Molto poco incisivo Riera.
Prestazione poco brillante di “Diegol” Milito, molto movimento ma una sola conclusione, debole.
AZIONI SALIENTI
Espanyol (4-4-2): Kameni 6,5; Velasco 5 (Moha 5,5, min. 73), Torrejón 6,5, Jarque 5, Chica 5,5; Coro 6, Jonatas 5,5 (Julián 5, min. 45), Costa 5, Riera 5 (Pandiani, min. 63); Luis García 6,5, Tamudo 6,5.
In panchina: Gorka Iraizoz, Lacruz, Rufete, Ito.
Zaragoza (4-4-2): César 6; Diogo 6,5, Piqué 6, Gabi Milito 6,5, Juanfran 6,5; D'Alessandro 6,5 (Lafita s.v., min. 74), Zapater 6, Movilla 6,5, Óscar 6,5; Diego Milito 5,5 (Ewerthon 6,5, min. 65), Sergio García 7,5 (Chus Herrero s.v., min. 89).
In panchina: Miguel, Sergio, Aranzábal, Longás.
Gol: 0-1, min. 55: Sergio García; 1-1, min. 85: Luis García; 1-2, min. 86: Sergio García
Árbitro: Velasco Carballo (comité madrileño). Amonestó con cartulina amarilla a Juanfran (min. 56), Jarque (min. 60) y Chus Herrero (min. 90+1).
Incidencias: Partido correspondiente a la 21ª jornada de Liga de Primera división, disputado en el Estadio Olímpico de Montjuïc ante 16.800 espectadores. Antes del inicio del encuentro se guardó un minuto de silencio en memoria del ex presidente del Espanyol Juan Vilà-Reyes, fallecido en Barcelona hace dos semanas.
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