VENTOTTESIMA GIORNATA: Almeria-Barcelona 2-2: Bojan (B); Pulido (A); Eto’o (B); Kalu Uche (A).
Prosegue la farsa di una Liga che nessuno vuole vincere e nessuno merita di vincere. Parole sante quelle di Clemente in settimana (“El Madrid y el Barça no juegan un pimiento”), anche se valgono più per un discorso globale che per la partita di stasera: era infatti difficile attendersi un grande Barça in questa occasione. I punti più gravi son stati persi in altre partite, il “Juegos del Mediterraneo” è uno dei campi più complicati e l’ Almeria era una delle squadre che per caratteristiche poteva mettere più in difficoltà i blaugrana (molto più di Atlético e Villarreal).
Squadra tutta intensità, ritmo e organizzazione, proprio quello che manca al Barça, che per cavarsela doveva fare leva sulla qualità dei singoli e sul carattere che era assolutamente chiamato a sfoderare. Va detto che, dopo un primo tempo assolutamente censurabile, i catalani non hanno fatto mancare questi aspetti nella ripresa, prima inventando l’ 1-2 con Henry ed Eto’o e poi sacrificandosi a protezione del vantaggio dopo l’ espulsione di Milito (forse discutibile il primo giallo), ma la doccia fredda è arrivata lo stesso: due gol in fotocopia (su calcio d’ angolo, uno dei punti di forza dell’ Almeria, Emery cura in maniera maniacale le palle inattive) che chiamano a precise responsabilità la difesa, son “dettagli” che possono costare un campionato.
Formazione-tipo per Emery, non per Rijkaard che con l’ incessante pioggia di assenze non sa nemmeno cosa voglia dire questa parola: comunque Frank opta per aumentare i chili a centrocampo, affiancando Gudjohnsen a Xavi e avanzando in attacco Iniesta, mentre Bojan scalza il criticatissimo Henry.
Le linee della partita son chiare sin dall’ inizio: aggressione totale dell’ Almeria, come suo costume fra le mura amiche, pressing intensissimo che provoca numerosi errori perfino fra i fini palleggiatori blaugrana, riducendo il predominio nel possesso-palla del Barça al di sotto del 60% (il che è praticamente un’ impresa). Già in avvio poi un contropiede supersonico di Crusat, anche se innocuo, fa capire la differenza di velocità nelle transizioni fra le due squadre.
Quadro tattico che sembra spinosissimo per il Barça, costretto contro sua natura a mostrare i denti e a intervenire all’ ultimo su ogni pallone, ma gli ospiti vanno comunque in vantaggio al primo affondo: Iniesta sfonda sulla sinistra, si accentra, forse sono un po’ passivi i centrali dell’ Almeria a non stringere per chiudergli lo spazio, il tiro non è irresistibile, ma abbastanza angolato, respinta difettosa di Diego Alves, tap-in di Bojan, sempre molto pronto in queste situazioni.
Come tante altre volte, dopo essere passato in vantaggio, il Barça si siede e non gioca più, indeciso se cercare il secondo, se temporeggiare, se difendersi, finendo col non fare nessuna delle tre cose, discorso vecchio questo. Palese, come contro Atlético e Villarreal, la mancanza di coesione e di equilibrio: il pressing è una parola per nostalgici (addirittura a un certo punto si è visto Eto’o sbracciarsi per chiedere aiuto ai compagni mentre pressava da solo i centrali avversari), e saltata questa prima linea il centrocampo va facilmente sotto per i suoi limiti dinamici, ed è relativamente semplice arrivare sulla trequarti per gli avversari.
Dopo lo 0-1, i ritmi si abbassano notevolmente e l’ Almeria non può più agire in maniera diretta e verticale come predilige, ma gli uomini di Emery non si tirano comunque indietro quando c’è da elaborare l’ azione, e costruiscono con pazienza il meritato pareggio: calcio d’ angolo dalla destra, liberissimo sbuca Pulido, specialista del gioco aereo, e la conclusione è senza appello per Valdés e per il solito Barça passivo e irritante. Pareggio che galvanizza l’ Almeria, che torna ad aumentare i ritmi e mette pressione con un’ azione rimpallata di Felipe Melo in area di rigore. L’ occasione più ghiotta del primo tempo è comunque per il Barça: magnifica palla in profondità di Xavi, Bojan a tu per tu con Alves che si riabilita dopo l’ errore del gol.
La ripresa però cambia di segno: dopo un’ iniziale supremazia a centrocampo dell’ Almeria (gran percussione e tiro da fuori di Melo), esce fuori il Barça. Importante l’ ingresso in campo di Henry: viste le condizioni di Edmilson, Rijkaard decide di prescindere dall’ interdittore per piazzare Iniesta davanti alla difesa, la circolazione del pallone ne guadagna e il Barça ha un po’ più il controllo della situazione. Henry poi risponde alle critiche e, praticamente alla prima azione dall’ ingresso in campo, incide da grande campione: palla che gira da Bojan sulla destra a Xavi, Xavi alza la testa e serve Henry largo a sinistra, Titi con la sua classica azione finta di rientrare e guadagna il fondo, pase de la muerte e gran riflesso di Eto’o che anticipa tutti e infila in rete.
A questo punto la partita sembra tutta del Barça: l’ altra faccia della medaglia del gioco super-intenso dell’ Almeria implica infatti un dispendio energetico mostruoso, e passata l’ ora di gioco il conseguente calo atletico accresce le distanze fra i reparti. Più spazi per il Barça, che ha però la grave colpa di non chiudere la partita in contropiede: prima Henry su traversone dalla destra di Bojan si vede respingere la sua conclusione in controtempo da Alves, poi Eto’o si invola a tu per tu con Alves su un passaggio filtrante di Xavi, ma ancora una volta Alves è bravo a fargli perdere l’ attimo e costringerlo ad allargarsi.
Passato il treno dell’ 1-3, si apre una fase soffertissima per il Barça: tanti i gialli accumulati in una partita dal tasso agonistico assai elevato, il primo a Milito come detto si può discutere, ma sul secondo Corona scappa via e la somma di ammonizioni è presto fatta. Rijkaard costretto all’ emergenza toglie Bojan, inserisce Sylvinho e sposta Abidal centrale (ruolo originario del francese): la fase migliore del Barça paradossalmente è proprio questa, perlomeno per il carattere, con dieci giocatori tutti dietro e disposti al sacrificio, Eto’o ed Henry che si aggiungono al centrocampo prima di prendere palla e portarla su per perdere tempo.
Emery prova il tutto per tutto, aggiungendo la seconda punta centrale (Kalu Uche), togliendo un difensore, aggiungendo Iriney al centrocampo e allargando Corona a sinistra. Nonostante questo gran dispiegamento, i padroni di casa non sembrano però in grado di creare grandi pericoli, manca ormai lucidità, il Barça sembra reggere ma Abidal si dimentica dell’ uomo, e proprio il neo-entrato Kalu Uche incorna a rete un calcio d’ angolo praticamente uguale a quello dell’ 1-1, cambia solo il lato.
I MIGLIORI: Iniesta uno dei più positivi nel Barça, vivace quando gioca sulla trequarti e persino più consistente del derelitto Edmilson quando viene spostato davanti alla difesa, come sempre gioca ogni pallone con buon criterio. Bene Bojan, propone azioni interessanti, sveglio ed incisivo. Henry si rifà con la grande azione dell’ 1-2: sono il primo a pensare che il momento migliore della sua carriera sia già passato, però non bisogna dimenticare che la classe rimane comunque, e le critiche nei suoi confronti son state troppo violente, tese come abitudine nell’ ambiente blaugrana ad individuare il capro espiatorio di turno (prima Ronaldinho, poi Xavi, ora è toccato a lui) per problemi che prima di tutto sono collettivi.
Altra prova autorevole e di sostanza di Felipe Melo, uomo-chiave dell’ Almeria e grande neo-acquisto della Fiorentina: dinamismo, forza, tecnica e personalità.
I PEGGIORI: Edmilson non si regge in piedi, imbarazzante vedere in tale stato un giocatore che dovrebbe invece essere assai importante in questa fase della stagione, come prima alternativa all’ acciaccato Touré. Un po’ in affanno Puyol (lo spremono troppo, e quando non è al massimo della forma si nota qualche errore di posizionamento), disastroso Abidal, sul 2-2 si fa scappare come un dilettante Kalu Uche.
Almería (4-3-3): Diego Alves 6; L. Rekarte 6, C. García 6, Pulido 6,5 (80'), Mané 6; Melo 6,5, Juanito 6, Corona 6,5; Juan Ortiz 6 (64'), Negredo 6, Crusat 6 (80').
In panchina: Cobeño, Bruno, Kalu Uche 6,5 (80'), José Ortiz s.v. (64'), Cisma, Iriney s.v. (80'), Soriano.
Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Puyol 5,5, Thuram 6, Milito 5,5, Abidal 5; Xavi 6, Edmilson 4,5 (54'), Gudjohnsen 5,5 (92'); Bojan 6,5 (74'), Eto’ o 6, Iniesta 6,5.
In panchina: Pinto, Sylvinho s.v. (74'), Henry 6,5 (54'), Oleguer, Victor Sanchez. s.v. (92'), Pedrito, V. Vázquez.
Goles: 0-1 (16'): Bojan aprovecha un rechace de Alves. 1-1 (32'): Pulido remata un córner de Corona. 1-2 (57'): Etoo. 2-2 (85'): Kalu Uche, en otro córner.
Árbitro: Rubinos Pérez, madrileño. Expulsó a Milito (71') por doble amonestación. Amonestó a Puyol (30'), Iniesta (60') y Gudjohnsen (68').
Incidencias: Estadio Juegos Mediterráneo. 18.605 espectadores.
Squadra tutta intensità, ritmo e organizzazione, proprio quello che manca al Barça, che per cavarsela doveva fare leva sulla qualità dei singoli e sul carattere che era assolutamente chiamato a sfoderare. Va detto che, dopo un primo tempo assolutamente censurabile, i catalani non hanno fatto mancare questi aspetti nella ripresa, prima inventando l’ 1-2 con Henry ed Eto’o e poi sacrificandosi a protezione del vantaggio dopo l’ espulsione di Milito (forse discutibile il primo giallo), ma la doccia fredda è arrivata lo stesso: due gol in fotocopia (su calcio d’ angolo, uno dei punti di forza dell’ Almeria, Emery cura in maniera maniacale le palle inattive) che chiamano a precise responsabilità la difesa, son “dettagli” che possono costare un campionato.
Formazione-tipo per Emery, non per Rijkaard che con l’ incessante pioggia di assenze non sa nemmeno cosa voglia dire questa parola: comunque Frank opta per aumentare i chili a centrocampo, affiancando Gudjohnsen a Xavi e avanzando in attacco Iniesta, mentre Bojan scalza il criticatissimo Henry.
Le linee della partita son chiare sin dall’ inizio: aggressione totale dell’ Almeria, come suo costume fra le mura amiche, pressing intensissimo che provoca numerosi errori perfino fra i fini palleggiatori blaugrana, riducendo il predominio nel possesso-palla del Barça al di sotto del 60% (il che è praticamente un’ impresa). Già in avvio poi un contropiede supersonico di Crusat, anche se innocuo, fa capire la differenza di velocità nelle transizioni fra le due squadre.
Quadro tattico che sembra spinosissimo per il Barça, costretto contro sua natura a mostrare i denti e a intervenire all’ ultimo su ogni pallone, ma gli ospiti vanno comunque in vantaggio al primo affondo: Iniesta sfonda sulla sinistra, si accentra, forse sono un po’ passivi i centrali dell’ Almeria a non stringere per chiudergli lo spazio, il tiro non è irresistibile, ma abbastanza angolato, respinta difettosa di Diego Alves, tap-in di Bojan, sempre molto pronto in queste situazioni.
Come tante altre volte, dopo essere passato in vantaggio, il Barça si siede e non gioca più, indeciso se cercare il secondo, se temporeggiare, se difendersi, finendo col non fare nessuna delle tre cose, discorso vecchio questo. Palese, come contro Atlético e Villarreal, la mancanza di coesione e di equilibrio: il pressing è una parola per nostalgici (addirittura a un certo punto si è visto Eto’o sbracciarsi per chiedere aiuto ai compagni mentre pressava da solo i centrali avversari), e saltata questa prima linea il centrocampo va facilmente sotto per i suoi limiti dinamici, ed è relativamente semplice arrivare sulla trequarti per gli avversari.
Dopo lo 0-1, i ritmi si abbassano notevolmente e l’ Almeria non può più agire in maniera diretta e verticale come predilige, ma gli uomini di Emery non si tirano comunque indietro quando c’è da elaborare l’ azione, e costruiscono con pazienza il meritato pareggio: calcio d’ angolo dalla destra, liberissimo sbuca Pulido, specialista del gioco aereo, e la conclusione è senza appello per Valdés e per il solito Barça passivo e irritante. Pareggio che galvanizza l’ Almeria, che torna ad aumentare i ritmi e mette pressione con un’ azione rimpallata di Felipe Melo in area di rigore. L’ occasione più ghiotta del primo tempo è comunque per il Barça: magnifica palla in profondità di Xavi, Bojan a tu per tu con Alves che si riabilita dopo l’ errore del gol.
La ripresa però cambia di segno: dopo un’ iniziale supremazia a centrocampo dell’ Almeria (gran percussione e tiro da fuori di Melo), esce fuori il Barça. Importante l’ ingresso in campo di Henry: viste le condizioni di Edmilson, Rijkaard decide di prescindere dall’ interdittore per piazzare Iniesta davanti alla difesa, la circolazione del pallone ne guadagna e il Barça ha un po’ più il controllo della situazione. Henry poi risponde alle critiche e, praticamente alla prima azione dall’ ingresso in campo, incide da grande campione: palla che gira da Bojan sulla destra a Xavi, Xavi alza la testa e serve Henry largo a sinistra, Titi con la sua classica azione finta di rientrare e guadagna il fondo, pase de la muerte e gran riflesso di Eto’o che anticipa tutti e infila in rete.
A questo punto la partita sembra tutta del Barça: l’ altra faccia della medaglia del gioco super-intenso dell’ Almeria implica infatti un dispendio energetico mostruoso, e passata l’ ora di gioco il conseguente calo atletico accresce le distanze fra i reparti. Più spazi per il Barça, che ha però la grave colpa di non chiudere la partita in contropiede: prima Henry su traversone dalla destra di Bojan si vede respingere la sua conclusione in controtempo da Alves, poi Eto’o si invola a tu per tu con Alves su un passaggio filtrante di Xavi, ma ancora una volta Alves è bravo a fargli perdere l’ attimo e costringerlo ad allargarsi.
Passato il treno dell’ 1-3, si apre una fase soffertissima per il Barça: tanti i gialli accumulati in una partita dal tasso agonistico assai elevato, il primo a Milito come detto si può discutere, ma sul secondo Corona scappa via e la somma di ammonizioni è presto fatta. Rijkaard costretto all’ emergenza toglie Bojan, inserisce Sylvinho e sposta Abidal centrale (ruolo originario del francese): la fase migliore del Barça paradossalmente è proprio questa, perlomeno per il carattere, con dieci giocatori tutti dietro e disposti al sacrificio, Eto’o ed Henry che si aggiungono al centrocampo prima di prendere palla e portarla su per perdere tempo.
Emery prova il tutto per tutto, aggiungendo la seconda punta centrale (Kalu Uche), togliendo un difensore, aggiungendo Iriney al centrocampo e allargando Corona a sinistra. Nonostante questo gran dispiegamento, i padroni di casa non sembrano però in grado di creare grandi pericoli, manca ormai lucidità, il Barça sembra reggere ma Abidal si dimentica dell’ uomo, e proprio il neo-entrato Kalu Uche incorna a rete un calcio d’ angolo praticamente uguale a quello dell’ 1-1, cambia solo il lato.
I MIGLIORI: Iniesta uno dei più positivi nel Barça, vivace quando gioca sulla trequarti e persino più consistente del derelitto Edmilson quando viene spostato davanti alla difesa, come sempre gioca ogni pallone con buon criterio. Bene Bojan, propone azioni interessanti, sveglio ed incisivo. Henry si rifà con la grande azione dell’ 1-2: sono il primo a pensare che il momento migliore della sua carriera sia già passato, però non bisogna dimenticare che la classe rimane comunque, e le critiche nei suoi confronti son state troppo violente, tese come abitudine nell’ ambiente blaugrana ad individuare il capro espiatorio di turno (prima Ronaldinho, poi Xavi, ora è toccato a lui) per problemi che prima di tutto sono collettivi.
Altra prova autorevole e di sostanza di Felipe Melo, uomo-chiave dell’ Almeria e grande neo-acquisto della Fiorentina: dinamismo, forza, tecnica e personalità.
I PEGGIORI: Edmilson non si regge in piedi, imbarazzante vedere in tale stato un giocatore che dovrebbe invece essere assai importante in questa fase della stagione, come prima alternativa all’ acciaccato Touré. Un po’ in affanno Puyol (lo spremono troppo, e quando non è al massimo della forma si nota qualche errore di posizionamento), disastroso Abidal, sul 2-2 si fa scappare come un dilettante Kalu Uche.
Almería (4-3-3): Diego Alves 6; L. Rekarte 6, C. García 6, Pulido 6,5 (80'), Mané 6; Melo 6,5, Juanito 6, Corona 6,5; Juan Ortiz 6 (64'), Negredo 6, Crusat 6 (80').
In panchina: Cobeño, Bruno, Kalu Uche 6,5 (80'), José Ortiz s.v. (64'), Cisma, Iriney s.v. (80'), Soriano.
Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Puyol 5,5, Thuram 6, Milito 5,5, Abidal 5; Xavi 6, Edmilson 4,5 (54'), Gudjohnsen 5,5 (92'); Bojan 6,5 (74'), Eto’ o 6, Iniesta 6,5.
In panchina: Pinto, Sylvinho s.v. (74'), Henry 6,5 (54'), Oleguer, Victor Sanchez. s.v. (92'), Pedrito, V. Vázquez.
Goles: 0-1 (16'): Bojan aprovecha un rechace de Alves. 1-1 (32'): Pulido remata un córner de Corona. 1-2 (57'): Etoo. 2-2 (85'): Kalu Uche, en otro córner.
Árbitro: Rubinos Pérez, madrileño. Expulsó a Milito (71') por doble amonestación. Amonestó a Puyol (30'), Iniesta (60') y Gudjohnsen (68').
Incidencias: Estadio Juegos Mediterráneo. 18.605 espectadores.
11 Comments:
ciao vale
ho seguito a lungo Melo nei mesi scorsi..
mi è sembrato un centrocampista molto completo nelle 2 fasi, una mezzala moderna adatta al centrocampo a 3 della Viola.
grande resistenza, buonissimo stacco aereo, ottimo controllo palla e buona tecnica con grandi lanci cambio gioco.
però.. c'è un però.. non mi sembra il giocatore adatto a sostituire Liverani. non è un regista e soprattutto come primo difetto ho segnalato l'assoluta incapacità di verticalizzare (dote in cui ritengo Liverani nei primi posti mondiali, non sto scherzando è un fenomeno nelle verticalizzazioni anche corte ma importantissime nella manovra della Fiorentina).
non è una critica al giocatore ma al posto che và ad occupare...
l'alternativa è che giochi mezzala destra / sinistra in concorrenza con Kuzmanovic (fortissimo..) e Montolivo..
cosa ne pensi?
Santeria
Caspita Santeria, se davvero come suggerisci l' intenzione è quella di farne il sostituto di Liverani , comincio a nutrire dubbi sulla bontà dell' acquisto...
Melo ha tecnica notevole (soprattutto nel controllo di palla), ma non è nemmeno per sogno un regista "basso", e neanche un trequartista (anche se ci si avvicina di più). E' una mezzala dinamica e completa, brava a spezzare, ripartire ed inserirsi, un giocatore che copre un ampia fetta di campo e non deve restare ingabbiato in una posizione o funzione specifica.
La sua azione prediletta è la transizione palla al piede da una metacampo all' altra, è poderoso quando ribalta l' azione.
Credo sia più indicato come partner di Montolivo che di Kuzmanovic (se non ho capito male le caratteristiche del serbo).
Mi correggo: "non deve restare ingabbiato in una posizione o funzione TROPPO specifica."
Liverani (da tifoso laziale ricordo bene la sua precisione nei passaggi) soffre di troppi infortuni, forse per questo la Fiorentina non gli rinnoverà il contratto.
Melo l'ho visto poche volte, sembra lo Stankovic prima maniera (ma ha più personalità di Dejan): tecnico, dinamico, bravo ad inserirsi.
La butto lì. La Fiorentina (come vice-Liverani ha cercato anche Ledesma) il prossimo anno credo che giocherà col 4-3-1-2: Montolivo trequartista (ma deve crescere, è discontinuo) e Mutu-Gilardino in attacco
markovic
ps. Kuzmanovic (classe '87) lo adoro, anche perchè ha scelto di giocare con la Serbia.
Ogni riferimento agli slavi che giocano con Svizzera e altre nazionali è puramente voluto
;)
ciao valentino: ti chiedo due pareri: trovi più forte bojan o giovani?? cosa ne pensi di melo dell'almeria acquistato dalla viola??ma vale davvero tutti quei milioni???
Ma scusate, perché Kuzmanovic dovrebbe giocare per la Serbia: è nato a Berna, è cresciuto nel calcio elvetico, dove ha giocato per tutte le nazionali giovanili rossocrociate, e ora "sceglie" la Serbia. Stesso discorso vale per Rakitic, altro svizzero comprato dalla Croazia. Io lo trovo ingiusto, anche perché sono giocatori su cui la federazione elvetica ha investito quando ancora non erano famosi...
detesto la Svizzera e la sua politica di "acquisto" dei talenti altrui, non avendo la capacità (e la storia) di produrne alcuno.
Kuzmanovic è serbo come Senderos è tutto tranne che Svizzero (padre spagnolo, madre serba), Rakitic è figlio di immigrati, lo stesso Djourou è della Costa d'Avorio, per non parlare di Behrami, kosovaro (quindi serbo, al massimo albanese).
Scusate il nazionalismo spicciolo, ma cos'è la Svizzera?
markovic
@ Marco
Preferisco Bojan: la mia sensazione è che Giovani possa diventare un ottimo giocatore, ma Bojan può diventare addirittura un fuoriclasse. E' un' opinione personale e discutibilissima, non tanto basata sulle qualità tecniche o atletiche: vedo Bojan con un istinto e una naturalezza speciali.
Su Melo abbiamo discusso proprio nei commenti precedenti: sottoscrivo la descrizione di Santeria cui ti rimando.
@ Carlo e Markovic
Secondo me le nazioni e i nazionalismi sono una mera costruzione intellettuale, in molti casi una mitologia che ha prodotto come minimo forzature, come massimo tragedie. In ogni caso quello di nazione è un dato quantomai mutevole.
Tu Marco ti chiedi cos' è la Svizzera, io mi chiedo invece cosa sono la Francia, l' Italia, la Spagna... se un paio di secoli fa parlavamo di "Italia" a un abitante del Regno delle Due Sicilie, probabilmente ci guardava come un matto.
Nel tuo intervento vedo una nota d' immutabilità del concetto di nazione che non condivido: le nazioni si fanno col tempo, mutano continuamente i loro contorni. Ora c'è la realtà dell' immigrazione, certi discorsi mi suonano tremendamente sorpassati: se Kuzmanovic nasce e cresce in Svizzera, perchè non deve essere considerato svizzero, perchè deve essere un "talento altrui"? Cos'è, una questione di "sangue"? Spero proprio di no...
D' altro canto Carlo, non mi scandalizzo se Kuzmanovic ha i genitori serbi e sceglie liberamente la Serbia, fa partte delle possibilità che la golbalizzazione offre.
Insomma, la mia posizione sul tema è flessibile.
d'accordo con te, non a caso avevo premesso (facendo auto-critica anticipata), come il mio fosse del nazionalismo facile.
in politica e per quanto riguarda la globalizzazione, e il progresso sociale che questa porta, ok.
tuttavia nello sport mi danno un po' fastidio vicende come quella di Camoranesi, che spinge per giocare con l'Italia e poi nelle interviste, ad ogni occasione, ribadisce che lui con l'inno italiano non ha nulla a che vedere ("non ci penso neanche a cantarlo");
cioè per me la nazionalità non deve essere solo un "affare" per chi la acquisisce.
markovic
Sì, chiaro, dipende dai casi personali: Camoranesi è un conto, ma Kuzmanovic o Bojan (nati e cresciuti in Svizzera e Spagna, il secondo credo parli meglio il catalano del serbo) sono un altro. Poi ognuno può scegliere fra le proprie "la radice" che preferisce, e infatti le scelte di Kuzmanovic e Bojan son state opposte.
Ma quello di Camoranesi è tutt'un altro discorso.
Camoranesi è argentino a tutti gli effetti,ha scelto di giocare per l'italia solo perchè lì non veniva convocato(e come lui forestieri),questo anche a me da profondamete fastidio.
Però il caso di Kuzmanovic è diverso,come quello di Bojan;quest'ultimo non vedo perchè dovrebbe giocare per la serbia,è nato in catalogna da madre catalna e cresciuto lì è logico che si senta catalano a tutti gli effetti.
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