TRENTATREESIMA GIORNATA: Barcelona-Espanyol 0-0
Prestazione generosa, qualche tratto di buona vivacità, ma il prodotto non cambia per un Barça rassegnato all’ impotenza. Ordinata e compatta nella linea difensiva ma qualitativamente molto modesta la prova dell’ Espanyol, senza un minimo di audacia e immaginazione (come manca Iván!) nei suoi rarissimi tentativi offensivi, si accontenta di uno 0-0 che lo lascia in una posizione sempre più indefinita e anonima di metà classifica.
Rijkaard ripropone Gudjohnsen titolare, mentre i poppanti Giovani (inizialmente a sinistra) e Bojan affiancano Eto’o; nell’ Espanyol ancora panchina per Riera, che paga l’ evidente calo di rendimento nel girone di ritorno.
L’ inizio è scorrevole, con deboli argini a centrocampo e tentativi da una trequarti all’ altra, poi il controllo passa presto al Barça, però tutt’ altro che irrestibile nella sua moderata, e soggetta a frequenti interruzioni, pressione offensiva: qualcosa di interessante lo offre l’ azione verticale di Gudjohnsen, che garantisce una buona sponda sia a Xavi (che in un paio di occasioni cerca l’ islandese con palle lunghe alle spalle dei due centrali espanyolisti, una giocata simile a quello schema tanto ben eseguito da Daniel Alves e i due attaccanti del Sevilla) che a Eto’o, il quale trova l’ appoggio per triangolare e provare lo sfondamento centrale: l’ occasione più ghiotta del primo tempo blaugrana nasce proprio da un uno-due fra Eto’ e Gudjohnsen, il cui sinistro viene però neutralizzato da Kameni.
A parte questo e le immancabili sovrapposizioni di Sylvinho, il gioco del Barça è però al solito appesantito, con la persistente difficoltà a recuperare palla nella metacampo avversaria (il che vuol dire che la fase di possesso ogni volta comincia con Puyol e Milito che si scambiano il pallone e gli avversari già tutti dietro la linea della palla) e il consueto difetto di mobilità ed eccesso di tocchi.
In mancanza di meccanismi collettivi soddisfacenti, Rijkaard sa che l’ unica via è affidarsi ad individualità capaci di creare la superiorità numerica: Gudjohnsen non meritava di uscire, ma gli ingressi nel secondo tempo di Iniesta e soprattutto Messi moltiplicano la capacità di sfondamento blaugrana, aggiungendo pressione sulla difesa espanyolista. Questa è la chiave di lettura della ripresa, i cui primi 20-25 minuti sono di assedio blaugrana: è Messi a trascinare tutti, con le sue percussioni folli ma che portano sempre qualcosa, creando sbocchi anche nelle situazioni apparentemente impossibili. A concludere però è Eto’o, e stavolta la mira del camerunese (per il resto sempre incredibilmente attivo nella preparazione delle azioni) lascia a desiderare: prima ha poco tempo per tirare in area piccola e spara centralmente su Kameni, poi liberato da una percussione di Iniesta piazza a lato appena entrato in area, infine lanciato in profondità da Messi incrocia debolmente a tutto vantaggio di Kameni.
Il Barça non concretizza la sua fase migliore, poi col passare dei minuti la sua spinta perde continuità ed intensità, si dirada favorendo il gioco puramente ostruzionistico (perdite di tempo comprese) dell’ Espanyol, anche se un ultimo brivido nei dieci minuti finali lo crea il colpo di testa a botta sicura solo sfiorato da Eto’o su morbido cross dalla sinistra di Iniesta.
I MIGLIORI: Non meritava il cambio Gudjohnsen, a mio avviso uno dei più positivi del primo tempo. Mai troppo considerato da Rijkaard come centrocampista, in realtà ha caratteristiche di incursore che non ha nessun’ altra delle mezzeali blaugrana: rende più verticale l’ azione della squadra, allunga le difese avversarie aumentando la pressione sui centrali, si muove costantemente e intelligentemente senza palla, anche se gli manca un po’ di lucidità e di tocco al momento di rifinire (ad esempio butta via in maniera indecente un contropiede molto promettente orchestrato in tandem con Giovani).
Ottima prova di sostanza di Yaya Touré, ben posizionato come stopper davanti alla difesa, robusto ed efficace nel chiudere i varchi sulla trequarti. Messi accende la ripresa. Kameni attento in ogni occasione.
I PEGGIORI: Male i due teenagers: Giovani non entra nemmeno in partita, Bojan resta un po’ ai margini dell’ azione (difetto non nuovo) e fa una certa confusione quando deve decidere come concludere l’ azione. Annacquati i talenti offensivi dell’ Espanyol: Luis Garcia poco incisivo, Tamudo forzatamente estraneo al match nella misura in cui l’ Espanyol gioca solo per non perdere. Insignificante Rufete.
Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Zambrotta 6, Puyol 6 (66'), Milito 6, Sylvinho 6; Xavi 6, Touré 6,5, Gudjohnsen 6,5 (46'); Bojan 5, Eto’o 6, Giovani 5 (46').
In panchina: Pinto, Abidal, Márquez 6 (66'), Iniesta 6 (46'), Deco, Henry, Messi 6,5 (46')
Espanyol (4-4-1-1): Kameni 6,5; Zabaleta 6, Torrejón 6, Jarque 6,5, Chica 6; Rufete 5 (58'), Moisés 6, Ángel 5,5, Coro 6; L. García 5,5 (58'); Tamudo 5,5(85').
In panchina: Lafuente, D. García, Lola s.v. (85'), Valdo, Riera 5,5 (58'), Jonathan, Ewerthon 5,5 (58')
Árbitro: Pérez Lasa (Colegio Vasco). Amonestó a Moisés (16'), Gudjohnsen (41'), Rufete (44'), Ángel (61'), Jarque (65'), Riera (65'), Puyol (66'), Tamudo (76'), Iniesta (82'), Kameni (88'), Milito (91'+), Messi (93'+), Xavi (94'+) y Ewerthon (94'+).
Incidencias: Camp Nou. 75.451 espectadores. Noche primaveral. Terreno de juego algo blando e irregular. No hubo presencia de grupos organizados de seguidores del Espanyol.
Rijkaard ripropone Gudjohnsen titolare, mentre i poppanti Giovani (inizialmente a sinistra) e Bojan affiancano Eto’o; nell’ Espanyol ancora panchina per Riera, che paga l’ evidente calo di rendimento nel girone di ritorno.
L’ inizio è scorrevole, con deboli argini a centrocampo e tentativi da una trequarti all’ altra, poi il controllo passa presto al Barça, però tutt’ altro che irrestibile nella sua moderata, e soggetta a frequenti interruzioni, pressione offensiva: qualcosa di interessante lo offre l’ azione verticale di Gudjohnsen, che garantisce una buona sponda sia a Xavi (che in un paio di occasioni cerca l’ islandese con palle lunghe alle spalle dei due centrali espanyolisti, una giocata simile a quello schema tanto ben eseguito da Daniel Alves e i due attaccanti del Sevilla) che a Eto’o, il quale trova l’ appoggio per triangolare e provare lo sfondamento centrale: l’ occasione più ghiotta del primo tempo blaugrana nasce proprio da un uno-due fra Eto’ e Gudjohnsen, il cui sinistro viene però neutralizzato da Kameni.
A parte questo e le immancabili sovrapposizioni di Sylvinho, il gioco del Barça è però al solito appesantito, con la persistente difficoltà a recuperare palla nella metacampo avversaria (il che vuol dire che la fase di possesso ogni volta comincia con Puyol e Milito che si scambiano il pallone e gli avversari già tutti dietro la linea della palla) e il consueto difetto di mobilità ed eccesso di tocchi.
In mancanza di meccanismi collettivi soddisfacenti, Rijkaard sa che l’ unica via è affidarsi ad individualità capaci di creare la superiorità numerica: Gudjohnsen non meritava di uscire, ma gli ingressi nel secondo tempo di Iniesta e soprattutto Messi moltiplicano la capacità di sfondamento blaugrana, aggiungendo pressione sulla difesa espanyolista. Questa è la chiave di lettura della ripresa, i cui primi 20-25 minuti sono di assedio blaugrana: è Messi a trascinare tutti, con le sue percussioni folli ma che portano sempre qualcosa, creando sbocchi anche nelle situazioni apparentemente impossibili. A concludere però è Eto’o, e stavolta la mira del camerunese (per il resto sempre incredibilmente attivo nella preparazione delle azioni) lascia a desiderare: prima ha poco tempo per tirare in area piccola e spara centralmente su Kameni, poi liberato da una percussione di Iniesta piazza a lato appena entrato in area, infine lanciato in profondità da Messi incrocia debolmente a tutto vantaggio di Kameni.
Il Barça non concretizza la sua fase migliore, poi col passare dei minuti la sua spinta perde continuità ed intensità, si dirada favorendo il gioco puramente ostruzionistico (perdite di tempo comprese) dell’ Espanyol, anche se un ultimo brivido nei dieci minuti finali lo crea il colpo di testa a botta sicura solo sfiorato da Eto’o su morbido cross dalla sinistra di Iniesta.
I MIGLIORI: Non meritava il cambio Gudjohnsen, a mio avviso uno dei più positivi del primo tempo. Mai troppo considerato da Rijkaard come centrocampista, in realtà ha caratteristiche di incursore che non ha nessun’ altra delle mezzeali blaugrana: rende più verticale l’ azione della squadra, allunga le difese avversarie aumentando la pressione sui centrali, si muove costantemente e intelligentemente senza palla, anche se gli manca un po’ di lucidità e di tocco al momento di rifinire (ad esempio butta via in maniera indecente un contropiede molto promettente orchestrato in tandem con Giovani).
Ottima prova di sostanza di Yaya Touré, ben posizionato come stopper davanti alla difesa, robusto ed efficace nel chiudere i varchi sulla trequarti. Messi accende la ripresa. Kameni attento in ogni occasione.
I PEGGIORI: Male i due teenagers: Giovani non entra nemmeno in partita, Bojan resta un po’ ai margini dell’ azione (difetto non nuovo) e fa una certa confusione quando deve decidere come concludere l’ azione. Annacquati i talenti offensivi dell’ Espanyol: Luis Garcia poco incisivo, Tamudo forzatamente estraneo al match nella misura in cui l’ Espanyol gioca solo per non perdere. Insignificante Rufete.
Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Zambrotta 6, Puyol 6 (66'), Milito 6, Sylvinho 6; Xavi 6, Touré 6,5, Gudjohnsen 6,5 (46'); Bojan 5, Eto’o 6, Giovani 5 (46').
In panchina: Pinto, Abidal, Márquez 6 (66'), Iniesta 6 (46'), Deco, Henry, Messi 6,5 (46')
Espanyol (4-4-1-1): Kameni 6,5; Zabaleta 6, Torrejón 6, Jarque 6,5, Chica 6; Rufete 5 (58'), Moisés 6, Ángel 5,5, Coro 6; L. García 5,5 (58'); Tamudo 5,5(85').
In panchina: Lafuente, D. García, Lola s.v. (85'), Valdo, Riera 5,5 (58'), Jonathan, Ewerthon 5,5 (58')
Árbitro: Pérez Lasa (Colegio Vasco). Amonestó a Moisés (16'), Gudjohnsen (41'), Rufete (44'), Ángel (61'), Jarque (65'), Riera (65'), Puyol (66'), Tamudo (76'), Iniesta (82'), Kameni (88'), Milito (91'+), Messi (93'+), Xavi (94'+) y Ewerthon (94'+).
Incidencias: Camp Nou. 75.451 espectadores. Noche primaveral. Terreno de juego algo blando e irregular. No hubo presencia de grupos organizados de seguidores del Espanyol.
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