OTTAVA GIORNATA: Barcelona-Almería 5-0: Eto’o; Henry; Eto’o; Eto’o; Daniel Alves.
Beh, a questo punto non è più un caso. Una volta era lo Sporting, poverino, un’altra l’Atlético che eseguiva la sua miglior recita da Patético, mercoledì scorso il Basilea che non era un’ avversario attendibile… stavolta un Almería che non si può proprio dire privo di buone referenze, una delle più competitive esponenti della classe media.
Il fatto è che se il Barça di Guardiola va di goleada in goleada è perché crea molte occasioni, e se crea molte occasioni è perché a parte alcune parentesi (Soria, Donetsk e Bilbao, quest’ultima peraltro in parte giustificata dai problemi di formazione) gioca bene, anzi benissimo.
Stanno venendo fuori tutti gli indizi che segnalano il formarsi di una grande squadra, radicalmente diversa nello spirito e nei movimenti in campo da quella delle ultime due stagioni: il Barça che buca lo schermo e le reti avversarie non è conseguenza del fatto che Messi si alzi col piede giusto la mattina, che Eto’o faccia l’Eto’o o che Iniesta e Xavi in questo momento vedano calcio con una chiarezza sconosciuta ai loro simili, ma è frutto di una ricerca di situazioni collettive che nel loro sempre miglior funzionamento esaltano il talento individuale.
Situazioni ricercate, si vedano i gol dell’ 1-0 e del 3-0, con gli inserimenti senza palla nel primo caso di Iniesta e nel secondo di Xavi (meraviglioso gol questo, per l’ intuizione di Iniesta in rifinitura, il tempismo di Xavi nell’ inserimento, l’aggancio in corsa da applausi che favorisce la successiva cessione a Eto’o per il gol a porta vuota) a disattivare in seconda battuta l’uscita della linea difensiva avversaria alla ricerca del fuorigioco; e si vedano anche i movimenti del primo gol di Bojan o di quello di Busquets nella tanto snobbata goleada al Basilea.
Il modulo è lo stesso di sempre, ma l’attenzione e il lavoro di Guardiola su dettagli come gli schemi da palla inattiva e soprattutto i movimenti senza palla in fase offensiva arricchiscono notevolmente questo 4-3-3, regalando quella fluidità di manovra che non potrà mai venire di per se stessa dall’abilità dei singoli, per quanto dotati essi siano.
Il 4-3-3 statico e tiranneggiato dai solisti che, in mancanza di altro, chiedevano palla sul piede e partivano all’avventura, presenta ora una quantità e una qualità di soluzioni per il portatore di palla davvero invidiabile, che rende agevole la creazione di sbocchi di finalizzazione: l’ anno scorso Eto’o rimaneva sempre solo a centro area come unica possibile opzione di finalizzazione, quest’anno non solo al camerunese non manca mai l’aiuto in inserimento di una delle due mezzali, ma spesso questo tiene impegnati i due centrali avversari e favorisce il successivo inserimento di un terzo uomo (vedi i gol segnati finora da Xavi o anche quello di Busquets a Basilea); alla creazione di questi spazi collaborano anche i due esterni del tridente, che non rimangono sempre larghi con l’ unica possibilità di accentramento deputata all’ azione palla al piede (oserei dire addirittura che Messi sta migliorando anche nel gioco senza palla).
Questo Barça di partita in partita ha imparato a occupare con sempre maggior razionalità ed efficacia il campo: non solo i movimenti degli attaccanti ad aprire gli spazi e gli inserimenti dalla seconda linea difficili da leggere per gli avversari, ma anche un’ ampiezza sempre garantita.
Se nelle prime gare notavamo come la manovra fosse eccessivamente sbilanciata sul lato destro e legata in prevalenza all’abilità del triangolo Alves-Xavi-Messi, ora il Barça distribuisce il gioco sfruttando tutto il campo, sebbene Henry e Abidal non rimangano in assoluto opzioni esaltanti sulla sinistra (ferma restando la presenza semi-obbligata di Abidal, la mia idea per questa zona sarebbe quella di schierare Iniesta largo nel tridente e Hleb mezzala sinistra: il potenziale nelle combinazioni palla a terra si avvicinerebbe di più a quello della fascia destra): nella zona dove si sviluppa l’ azione il portatore di palla ha almeno due opzioni di passaggio, ma di fronte a una pressione dell’ avversario in questa zona è sempre presente l’opportunità di cambiare gioco verso l’altra fascia, opportunità quanto mai praticabile in una squadra nella quale le doti di palleggio abbondano anche nei difensori. Stando così le cose e circolando il pallone a una velocità così elevata, diventa complicato per l’avversario coprire e vigilare tutto il campo, sia sugli esterni che negli spazi fra le linee.
Alla ricchezza di soluzioni, collettive e individuali, nella fase di possesso, si abbina poi una crescita sensibile, in termini di occasioni e gol incassati, in quella di non possesso, nella quale il pressing alto e l’ intensità stanno tornando una costante decisiva.
Al dato tecnico-tattico bisogna poi aggiungere quello psicologico, essendo evidente come Guardiola abbia restituito convinzione e motivazioni a una rosa non così diversa da quella della passata stagione. “Cattiveria” ed entusiasmo che animano sempre più tutti i giocatori, che il tecnico sta facendo sentire importanti in egual misura (oddio, qualcuno come Messi, Iniesta, Xavi ed Alves è chiaramente più uguale degli altri, per dirla alla Orwell): la doppietta di Basilea è stata un tonico per un Bojan precedentemente un po’ abbacchiato; Abidal, pur non potendo offrire quello che non è in grado di offrire, è sempre più in sintonia col resto della squadra; anche Touré, dopo un inizio di stagione veramente modesto, sta ritrovando ritmo e piena affidabilità. I canterani, senza essere invocati come salvatori della patria come erroneamente accadeva l’anno scorso con Bojan, sono una parte integrante dell’ organico e non un addobbo, mentre Henry, pur essendo un giocatore chiaramente in parabola discendente, non viene fatto sentire tale dal tecnico.
Insomma, la squadra c’è, sta venendo fuori, e se anche è vero che il Barça non ha ancora incontrato le altre big, nella Liga i punti in palio sono sempre tre, e le partite come quella di ieri, le partite che finora la squadra di Guardiola ha dimostrato di saper vincere meglio di tutte, sono la stragrande maggioranza in un campionato.
I MIGLIORI: Fare i nomi di Eto’o, Xavi, Iniesta (questi due meritano una menzione per il modo sempre più convincente nel quale si propongono per l’inserimento o la conclusione a rete) o Messi è scontato, quindi voglio parlare di Alves, del quale va elogiata un’intelligenza e una capacità di adattamento che andava tutta verificata in estate.
Approfittando del gran gol su punizione di ieri, vi confesso che l’Alves del Sevilla non lo vedrete mai più, almeno finchè davanti a lui giocherà Messi. Ciò però non significa che non vedrete un buonissimo Alves, come è stato ieri e anche mercoledì: significa che il giocatore che dalla posizione di terzino destro trascinava la sua squadra, portando palla e incendiando le zone centrali del campo, al Barça non serve e anzi può essere pure controproducente. L’Alves che nella prima col Numancia si aggiungeva testardamente a Messi al centro e faceva perdere alla sua squadra ogni sbocco esterno ha lasciato progressivamente spazio a un Alves che coordina sempre meglio i propri movimenti con quelli di Messi, che si sovrappone senza palla lateralmente, portando via l’ uomo al compagno e assicurando sempre l’ampiezza.
Non è mai stato in discussione il suo protagonismo offensivo (preoccuparsi del fatto che la fase difensiva non è il suo forte o che avrebbe dovuto rimanere bloccato a coprire Messi era un falsissimo problema in una filosofia di gioco come quella blaugrana) quanto piuttosto le modalità di questo protagonismo. Il caso di Alves dimostra che a volte il sacrificio di un po’della ribalta individuale di un campione può portare un grosso beneficio al collettivo.
I PEGGIORI: Nella partita dell’Almería, vistosi travolto dopo aver pure tentato di giocare alla pari nelle primissime fasi, è ovviamente impossibile fare nomi (e a momenti sarebbe più comodo mettere a tutti un “senza voto”) se non quello di Negredo, per sottolineare la suprema idiozia della sua espulsione: l’entrata molto pericolosa su Márquez, al 29’ e già sul 4-0, ha ricadute indesiderate anche sul futuro prossimo dell’ Almería, che dovrà infatti fare a meno del proprio irrinunciabile cardine offensivo nella prossima gara col Real Madrid.
Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Alves 7 (72'), Márquez 6,5, Puyol 6,5, Abidal 6,5; Xavi 7,5, Touré 6,5 (58'), Iniesta 7,5; Messi 7, Eto’o 7,5, Henry 6 (65').
In panchina: Pinto, Piqué, Busquets, Hleb s.v. (58'), Cáceres, Bojan s.v. (65').
Almería (4-2-3-1): Diego Alves 6 (72'); Bruno 6, Carlos García 5,5, Pellerano 5,5, Guilherme 5,5(87'); Soriano 5, J. Álvarez 5,5; J. Ortiz 5,5 (80'), Corona 5, Crusat 5 (46'); Negredo 4.
In panchina: Esteban, José Ortiz s.v. (87'), Juanito, Acasiete, Uche, Natalio s.v. (80'), Mané s.v. (46').
Goles: 1-0 (5'): Etoo. 2-0 (14'): Henry. 3-0 (21'): Etoo. 4-0 (24'): Etoo. 5-0 (37'): Alves.
Árbitro Pérez Burrull, colegio cántabro. Amonestó a Crusat (29'), J. Ortiz (43'), Soriano (80'), y expulsó con roja directa a Negredo (29').
Incidencias Camp Nou. 63.566 espectadores. Se guardó un minuto de silencio en memoria de Ricard Maxenchs, fallecido esta semana.
Il fatto è che se il Barça di Guardiola va di goleada in goleada è perché crea molte occasioni, e se crea molte occasioni è perché a parte alcune parentesi (Soria, Donetsk e Bilbao, quest’ultima peraltro in parte giustificata dai problemi di formazione) gioca bene, anzi benissimo.
Stanno venendo fuori tutti gli indizi che segnalano il formarsi di una grande squadra, radicalmente diversa nello spirito e nei movimenti in campo da quella delle ultime due stagioni: il Barça che buca lo schermo e le reti avversarie non è conseguenza del fatto che Messi si alzi col piede giusto la mattina, che Eto’o faccia l’Eto’o o che Iniesta e Xavi in questo momento vedano calcio con una chiarezza sconosciuta ai loro simili, ma è frutto di una ricerca di situazioni collettive che nel loro sempre miglior funzionamento esaltano il talento individuale.
Situazioni ricercate, si vedano i gol dell’ 1-0 e del 3-0, con gli inserimenti senza palla nel primo caso di Iniesta e nel secondo di Xavi (meraviglioso gol questo, per l’ intuizione di Iniesta in rifinitura, il tempismo di Xavi nell’ inserimento, l’aggancio in corsa da applausi che favorisce la successiva cessione a Eto’o per il gol a porta vuota) a disattivare in seconda battuta l’uscita della linea difensiva avversaria alla ricerca del fuorigioco; e si vedano anche i movimenti del primo gol di Bojan o di quello di Busquets nella tanto snobbata goleada al Basilea.
Il modulo è lo stesso di sempre, ma l’attenzione e il lavoro di Guardiola su dettagli come gli schemi da palla inattiva e soprattutto i movimenti senza palla in fase offensiva arricchiscono notevolmente questo 4-3-3, regalando quella fluidità di manovra che non potrà mai venire di per se stessa dall’abilità dei singoli, per quanto dotati essi siano.
Il 4-3-3 statico e tiranneggiato dai solisti che, in mancanza di altro, chiedevano palla sul piede e partivano all’avventura, presenta ora una quantità e una qualità di soluzioni per il portatore di palla davvero invidiabile, che rende agevole la creazione di sbocchi di finalizzazione: l’ anno scorso Eto’o rimaneva sempre solo a centro area come unica possibile opzione di finalizzazione, quest’anno non solo al camerunese non manca mai l’aiuto in inserimento di una delle due mezzali, ma spesso questo tiene impegnati i due centrali avversari e favorisce il successivo inserimento di un terzo uomo (vedi i gol segnati finora da Xavi o anche quello di Busquets a Basilea); alla creazione di questi spazi collaborano anche i due esterni del tridente, che non rimangono sempre larghi con l’ unica possibilità di accentramento deputata all’ azione palla al piede (oserei dire addirittura che Messi sta migliorando anche nel gioco senza palla).
Questo Barça di partita in partita ha imparato a occupare con sempre maggior razionalità ed efficacia il campo: non solo i movimenti degli attaccanti ad aprire gli spazi e gli inserimenti dalla seconda linea difficili da leggere per gli avversari, ma anche un’ ampiezza sempre garantita.
Se nelle prime gare notavamo come la manovra fosse eccessivamente sbilanciata sul lato destro e legata in prevalenza all’abilità del triangolo Alves-Xavi-Messi, ora il Barça distribuisce il gioco sfruttando tutto il campo, sebbene Henry e Abidal non rimangano in assoluto opzioni esaltanti sulla sinistra (ferma restando la presenza semi-obbligata di Abidal, la mia idea per questa zona sarebbe quella di schierare Iniesta largo nel tridente e Hleb mezzala sinistra: il potenziale nelle combinazioni palla a terra si avvicinerebbe di più a quello della fascia destra): nella zona dove si sviluppa l’ azione il portatore di palla ha almeno due opzioni di passaggio, ma di fronte a una pressione dell’ avversario in questa zona è sempre presente l’opportunità di cambiare gioco verso l’altra fascia, opportunità quanto mai praticabile in una squadra nella quale le doti di palleggio abbondano anche nei difensori. Stando così le cose e circolando il pallone a una velocità così elevata, diventa complicato per l’avversario coprire e vigilare tutto il campo, sia sugli esterni che negli spazi fra le linee.
Alla ricchezza di soluzioni, collettive e individuali, nella fase di possesso, si abbina poi una crescita sensibile, in termini di occasioni e gol incassati, in quella di non possesso, nella quale il pressing alto e l’ intensità stanno tornando una costante decisiva.
Al dato tecnico-tattico bisogna poi aggiungere quello psicologico, essendo evidente come Guardiola abbia restituito convinzione e motivazioni a una rosa non così diversa da quella della passata stagione. “Cattiveria” ed entusiasmo che animano sempre più tutti i giocatori, che il tecnico sta facendo sentire importanti in egual misura (oddio, qualcuno come Messi, Iniesta, Xavi ed Alves è chiaramente più uguale degli altri, per dirla alla Orwell): la doppietta di Basilea è stata un tonico per un Bojan precedentemente un po’ abbacchiato; Abidal, pur non potendo offrire quello che non è in grado di offrire, è sempre più in sintonia col resto della squadra; anche Touré, dopo un inizio di stagione veramente modesto, sta ritrovando ritmo e piena affidabilità. I canterani, senza essere invocati come salvatori della patria come erroneamente accadeva l’anno scorso con Bojan, sono una parte integrante dell’ organico e non un addobbo, mentre Henry, pur essendo un giocatore chiaramente in parabola discendente, non viene fatto sentire tale dal tecnico.
Insomma, la squadra c’è, sta venendo fuori, e se anche è vero che il Barça non ha ancora incontrato le altre big, nella Liga i punti in palio sono sempre tre, e le partite come quella di ieri, le partite che finora la squadra di Guardiola ha dimostrato di saper vincere meglio di tutte, sono la stragrande maggioranza in un campionato.
I MIGLIORI: Fare i nomi di Eto’o, Xavi, Iniesta (questi due meritano una menzione per il modo sempre più convincente nel quale si propongono per l’inserimento o la conclusione a rete) o Messi è scontato, quindi voglio parlare di Alves, del quale va elogiata un’intelligenza e una capacità di adattamento che andava tutta verificata in estate.
Approfittando del gran gol su punizione di ieri, vi confesso che l’Alves del Sevilla non lo vedrete mai più, almeno finchè davanti a lui giocherà Messi. Ciò però non significa che non vedrete un buonissimo Alves, come è stato ieri e anche mercoledì: significa che il giocatore che dalla posizione di terzino destro trascinava la sua squadra, portando palla e incendiando le zone centrali del campo, al Barça non serve e anzi può essere pure controproducente. L’Alves che nella prima col Numancia si aggiungeva testardamente a Messi al centro e faceva perdere alla sua squadra ogni sbocco esterno ha lasciato progressivamente spazio a un Alves che coordina sempre meglio i propri movimenti con quelli di Messi, che si sovrappone senza palla lateralmente, portando via l’ uomo al compagno e assicurando sempre l’ampiezza.
Non è mai stato in discussione il suo protagonismo offensivo (preoccuparsi del fatto che la fase difensiva non è il suo forte o che avrebbe dovuto rimanere bloccato a coprire Messi era un falsissimo problema in una filosofia di gioco come quella blaugrana) quanto piuttosto le modalità di questo protagonismo. Il caso di Alves dimostra che a volte il sacrificio di un po’della ribalta individuale di un campione può portare un grosso beneficio al collettivo.
I PEGGIORI: Nella partita dell’Almería, vistosi travolto dopo aver pure tentato di giocare alla pari nelle primissime fasi, è ovviamente impossibile fare nomi (e a momenti sarebbe più comodo mettere a tutti un “senza voto”) se non quello di Negredo, per sottolineare la suprema idiozia della sua espulsione: l’entrata molto pericolosa su Márquez, al 29’ e già sul 4-0, ha ricadute indesiderate anche sul futuro prossimo dell’ Almería, che dovrà infatti fare a meno del proprio irrinunciabile cardine offensivo nella prossima gara col Real Madrid.
Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Alves 7 (72'), Márquez 6,5, Puyol 6,5, Abidal 6,5; Xavi 7,5, Touré 6,5 (58'), Iniesta 7,5; Messi 7, Eto’o 7,5, Henry 6 (65').
In panchina: Pinto, Piqué, Busquets, Hleb s.v. (58'), Cáceres, Bojan s.v. (65').
Almería (4-2-3-1): Diego Alves 6 (72'); Bruno 6, Carlos García 5,5, Pellerano 5,5, Guilherme 5,5(87'); Soriano 5, J. Álvarez 5,5; J. Ortiz 5,5 (80'), Corona 5, Crusat 5 (46'); Negredo 4.
In panchina: Esteban, José Ortiz s.v. (87'), Juanito, Acasiete, Uche, Natalio s.v. (80'), Mané s.v. (46').
Goles: 1-0 (5'): Etoo. 2-0 (14'): Henry. 3-0 (21'): Etoo. 4-0 (24'): Etoo. 5-0 (37'): Alves.
Árbitro Pérez Burrull, colegio cántabro. Amonestó a Crusat (29'), J. Ortiz (43'), Soriano (80'), y expulsó con roja directa a Negredo (29').
Incidencias Camp Nou. 63.566 espectadores. Se guardó un minuto de silencio en memoria de Ricard Maxenchs, fallecido esta semana.
5 Comments:
C'è soltando da complimentarsi con questo Barcelona di Guardiola. Grandissima prestazione quella di ieri, chapeau.
A me questo Barca non solo sembra l'unica favorita,ma potrebbe addirittura "uccidere" questo torneo a breve.
Il Siviglia si è spento in casa nel derby col Malaga(che dimostra di essere meglio di come è stata dipinta),il Villarreal ha offerto una prova patetica ed imbarazzante, quando sopra di 2 gol e con un uomo in più si è fatto raggiungere dal derelitto Atletico di Aguirre,rischiando anche di farsi superare.
Il Valencia ha impattato a Huelva e non rimane che il Real(che gioca adesso) a fare il prurito a questo Barca.
Barcellona che demolisce gli avversari.
Comunque: i pochi investimenti di quest'estate mi sembra che abbiano fatto perdere un pò di smalto a questa Liga,che si allontana(per valere generale)di molto dall'oramai irraggiungibile Premier League inglese nella lotta tra i due migliori tornei al mondo.
Il "gap" mi pare che inizi ad essere davvero eccessivo.
Almeno questo è il mio parere.
Ciao;-)
Purtroppo sono d'accordo con vojvoda sul gap che c'è tra la Premier League e tutti gli altri campionati (Liga compresa).
Attenzione non serve solo fare gol a go-go ora, bisogna vedere che cosa farà in primavera. E il Madrid non credo farò solo il prurito al Barca, l'anno scorso i blau-grana si presero 5 gol tra andata e ritorno, quindi occhio... Il Madrid c'è sempre!
Scusate il ritardo delle risposte, in questo periodo faccio un po' di fatica ad aggiornare il blog.
Do una risposta generale sui temi toccati dai vostri commenti:
-Non credo ucciderà il campionato il Barça, perchè il Real Madrid resta una squadra estremamente affidabile che, ricordiamolo, non ha necessariamente bisogno di giocare bene per vincere. Certo, se poi chiedono a un appassionato neutrale quale squadra preferisca veder giocare, questi risponderà quasi sempre Barça, ma si tratta di un discorso diverso.
Comunque mi sembra che si vada verso una conferma del duopolio anche quest'anno, l'unica che vedo con qualche possibilità di inserirsi è il Sevilla.
-Sul paragone Premier-Liga: sono d'accordo solo in parte. Credo sia netta la superiorità inglese per quanto riguarda le prime quattro squadre, però scendendo nella graduatoria, è mia convinzione che il livello sia tecnico che tattico del calcio spagnolo sia migliore, che la Liga abbia la migliore classe media d'Europa.
Il vero punto debole della Liga rispetto alla Premier è di non avere degli Arsenal e Liverpool, cioè due squadre che possano avvicinarsi a competere seriamente con Real Madrid e Barça.
Però attenzione, per quanto un Chelsea possa avere più denaro, credo che Real Madrid e Barça abbiano un valore aggiunto nel "marchio" (scusate la parola, non mi piace) che solo il Manchester United ha nel mondo, che continuerà a renderli competitivi.
Ora come ora non vedo così drammatico questo gap, certo il rischio che la forbice si allarghi ulteriormente c'è, ma bisogna anche mettere in chiaro che i club spagnoli, anche quelli più ricchi, non possono e non potranno competere con quelli inglesi sul piano economico, per cui dovranno continuare a fare quello che secondo me hanno fatto benone in questi ultimi anni, in particolare investire sulla qualità tecnica nei settori giovanili, mediamente superiore a quella inglese, che aggiunta a conoscenze tattiche di primo livello. Le basi per competere ai massimi livelli coi club mi pare ci siano tutte.
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