TREDICESIMA GIORNATA: Sevilla-Barcelona 0-3: Eto’o; Messi; Messi.
È netta la divisione in due fasi di questa partita, divisione perfettamente corrispondente con i due tempi: nel primo il Barça è passato sì in vantaggio, ma non ha certo dimostrato quel dominio che invece ha evidenziato la seconda parte, praticamente perfetta.
Nei primi 45 minuti infatti la squadra di Guardiola non ha mai potuto imprimere il ritmo e la fluidità desiderata al suo possesso palla, e ha inoltre sofferto non poco sui ribaltamenti proposti in contropiede dal Sevilla. Jiménez, non è più un mistero, ha trasformato (secondo il sottoscritto un’involuzione) il Sevilla in una squadra bloccata sulle proprie posizioni difensive e legata in fase offensiva a giocate dirette e poco elaborate, in contropiede o sfruttando con i lanci l’abilità dei due attaccanti, Kanouté e Luis Fabiano, nel proteggere palla e crearsi praticamente da soli le occasioni. Strategia che è già costata qualche punto perso contro squadre altrettanto sulla difensiva, ma che certo nell’occasione ben si modella su quella che è la filosofia di gioco storica del Barça.
Con le linee di centrocampo (aiutato da Kanouté in fase di non possesso) e difesa del Sevilla ravvicinate e agguerrite, con Xavi costretto ad abbassarsi per prendere palla e con Messi seguito quasi a uomo da Fernando Navarro e puntualmente raddoppiato o addirittura triplicato, gli ospiti non riescono a far filtrare molti palloni sulla trequarti: uno dei pochi che ci riesce è quello condotto da Xavi al 20’, che però necessita della fortunosa carambola su Fernando Navarro per trasformarsi in assist per Eto’o: sviluppo dell’azione fortunoso, però nella conclusione del camerunese, un repentino collo-esterno di prima intenzione che si insacca sotto la traversa, c’è tutto l’istinto del killer.
Va in gol il Barça, domina anche il possesso-palla ma non domina in ultima istanza la partita, perde palla e difetta nelle transizioni difensive, rimanendo pericolosamente esposto al contropiede sevillista. La fascia destra, quella nettamente più produttiva nell’aspetto creativo (ma in questa occasione il fatto che Márquez giochi sul centro-sinistra e sul centro-destra giochi Piqué, fa perdere qualche punto di precisione ai lanci verticali sulla corsa di Alves), è al tempo stesso la più problematica in fase difensiva, e il Sevilla lo sa meglio di tutti avendo oltrettutto beneficiato per 5 anni dei servizi di Alves.
Siccome in questo primo tempo il Barça non pressa tanto alto, a palla persa si tratta di ripiegare, e qui casca l’asino: Messi aiuta ma non sempre, Xavi ha limiti dinamici arcinoti quando si tratta di tornare nella propria metacampo, e Alves non può certo materializzarsi in due posti contemporaneamente. Aggiungiamoci poi che le due punte che impiega il Sevilla sono particolarmente scomode per il Barça, perché due punte impegnano i due centrali limitando la possibilità per questi di tempestive chiusure laterali (ma Puyol terzino sinistro mitiga quest’aspetto, perché spesso stringe come stopper aggiunto a disegnare quasi una difesa a tre), e capiamo come gli imbarazzi non trascurabili per il Barça del primo tempo vengano soprattutto da questo versante, pensiamo ad esempio alla deviazione fuori di poco di Kanouté su cross proprio dalla sinistra di Adriano.
Dalla sinistra ma non solo vengono i pericoli: i difensori centrali blaugrana faticano a prendere le misure a Luis Fabiano e Kanouté, non sempre tengono la linea del fuorigioco (e li grazia qualche svista del guardalinee) e soffrono ogni volta che c’è una palla lunga da contendere: già Piqué aveva rischiato il rosso per un contrasto dubbio con Kanouté in area di rigore (uno di quei penalty che si possono dare o non dare quasi indifferentemente), poi ancora una volta un’inspiegabile disattenzione dell’ex-Manchester United in area di rigore su lancio di Maresca smarca Kanouté sottomisura, fermato solo dalla traversa.
I meriti accumulati nel primo tempo dal Sevilla svaniscono però in una ripresa che il Barça letteralmente narcotizza, con la personalità della squadra superiore. Quello che i blaugrana nel secondo tempo fanno nel migliore dei modi è difendersi con il pallone, la maniera più economica ed elegante che esista, come già dicemmo a suo tempo della Spagna. Il Barça mette sotto chiave il vantaggio perché semplicemente non permette più al Sevilla di avvicinarsi alla sua porta, a malapena facendogli superare la metacampo. La superiorità culé nasce da una gestione paziente del possesso-palla e un’occupazione estremamente razionale della metacampo avversaria.
Interessante in tal senso la variante presentata nell’occasione da Guardiola: il modulo che in fase di non possesso è il solito 4-3-3, in fase di possesso diventa una sorta di 3-4-3. Mentre Márquez rimane al centro, Piqué si allarga tantissimo, fino a fare il terzino destro ad inizio azione: in questo slittamento di posizioni, Messi dalla destra si accentra muovendosi fra le linee e liberando tutta la fascia destra per Alves che di fatto gioca da ala. Fernando Navarro come detto segue quasi a uomo Messi, e il rimescolamento di posizioni effettuato da Guardiola obbliga Adriano a retrocedere quasi costantemente come terzino aggiunto su Alves (poi entrerà Diego Capel per De Mul spostando Adriano a destra, ma ciò non modificherà le linee maestre del match): facendo due più due, il Sevilla si trova così a riconquistare palla lontanissimo dalla porta avversaria, con troppi metri da percorrere e con la lucidità che sicuramente fa difetto più a chi imposta la partita per correre dietro all’avversario rispetto a chi preferisce far correre il pallone.
Il Barça accorcia nella metacampo avversaria, e una volta depresso ogni entusiasmo avversario, si tratta solo di infliggere il colpo di grazia. Se ne incarica Messi, che col tempo è passato a giocare stabilmente da falso centravanti (Eto’o si defila sulla destra) e offre respiro ai tre centrocampisti nello sviluppo dell’azione.
Sul primo gol Palop potrebbe almeno abbozzare l’intervento, ma è notevole la determinazione dell’argentino nello scappare a Fernando Navarro (prima volta nel match) e insaccare di controbalzo da fuori. Già nel recupero è poi Hleb (subentrato ad Henry: partecipe ma ancora una volta privo di mordente il francese) a ispirare in profondità Messi, che evidenzia una differenzia di passo imbarazzante con Fazio, scarta Palop e deposita in rete da posizione defilata. Nel mentre Luis Fabiano trova il modo di farsi cacciare per una sbracciata/gomitata su Busquets con annesso accenno di scenata isterica verso il guardalinee… salterà il Real Madrid.
I MIGLIORI: Messi stavolta non ha lo stesso protagonismo all’interno della manovra delle altre partite, il sistema difensivo del Sevilla in qualche modo lo limita, però piazza due guizzi di classe per chiudere la gara. Ancora bene Alves, il solito Eto’o e poi anche un Touré molto prezioso in certi ripiegamenti e chiusure soprattutto nelle fasce sguarnite.
I PEGGIORI: De Mul bocciato: era una grossa chance per il belga l’opportunità di sostituire lo squalificato Navas (il miglior giocatore della stagione sevillista finora e l’assenza più grave immaginabile), ma se oltre all’inadeguatezza ci aggiungiamo la ruggine di tante partite fra panchina e tribuna, il risultato è predeterminato. Molto sottotono il centrocampo, specie Fazio che non tiene neanche da difensore quando entra Renato.
Sevilla FC (4-4-2): Palop 5,5; Mosquera 6, Squillaci 6(Renato s.v., m.74), Escudé 6, Fernando Navarro 6,5; De Mul 5(Diego Capel s.v., m.53), Fazio 5,5, Maresca 5,5(Romaric s.v., m.63), Adriano 6; Kanouté 6,5, Luis Fabiano 5,5.
In panchina: Javi Varas, Konko, Dragutinovic, Duscher.
FC Barcelona (4-3-3): Víctor Valdés 6; Daniel Alves 6,5, Piqué 6, Márquez 6, Puyol 6,5; Xavi 6(Gudjohnsen, m.87), Touré Yaya 6,5, Keita 6(Sergio Busquets s.v., m.75); Messi 7, Eto'o 7, Henry 6(Hleb 6, m.90).
In panchina: Pinto, Cáceres, Sylvinho, Bojan.
Goles: 0-1, M.20: Eto'o. 0-2, M.78: Messi. 0-3, M.92: Messi.
Árbitro: Alberto Undiano Mallenco (Comité Navarro). Expulsó con roja directa al sevillista Luis Fabiano (m.85) tras ser informado el colegiado por uno de sus asistentes que le había dado un codazo a Sergio Busquets. Además, amonestó a los visitantes Eto''o (m.31), Márquez (m.62) y Piquet (m.76).
Incidencias: Partido disputado en el estadio Ramón Sánchez Pizjuán ante unos 45.000 espectadores que casi llenaron las gradas. Terreno de juego en buenas condiciones. Antes del choque representantes del Sevilla FC de Puerto Rico enseñó desde el césped el trofeo de campeón de Liga de este país americano.